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Guru del forum
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Moderatore Buona Forchetta
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Ladri e Narcosi
Mai come oggi il bombardamento di notizie che ci vengono propinate dai media necessita di verifiche attente ed obiettive, vagliate con buon senso e modestia che sono qualità che molto spesso vengono trascurate dagli autori degli articoli che leggiamo. Diversamente Il risultato sarebbe proprio il terreno fertile in cui crescono le cosiddette leggende metropolitane se non le vere e proprie bufale. Avrete spesso sentito parlare nell’ambito degli articoli di cronaca degli (haimè sempre più frequenti) furti in abitazioni durante la presenza dei legittimi proprietari nelle stesse e con quale disinvoltura sia entrata nell’uso corrente l’utilizzo dell’espressione :“narcotizzati con bombolette spray”. Quello che più lascia sconcertati è l’assoluta insistenza da parte dei malcapitati che, in tutta buona fede e convinzione, affermano di essersi risvegliati il mattino seguente o dopo un congruo lasso di tempo quando il fatto sia stato consumato in ore diuturne, con un feroce mal di testa, un intontimento e torpore generalizzati. Quel che ancor più colpisce è l’affermazione da parte di molte vittime che anche il “fido” di casa sia stato oggetto di simil trattamento e che sia quindi venuto meno al suo sacrosanto dovere di guardiano e tutore della Domus. Le affermazioni che di seguito utilizzerò non vogliono essere in alcun modo una sminuizione dell’obiettività o della bona fide delle numerose vittime di simili disavventure ma solo la volontà di analizzare con il maggior rigore scientifico possibile i fatti così come vengono riportati, tenendo sempre presente il detto toscano che recita: “quando la gente mormora se non proprio nero almen can bigio sarà”. La mia curiosità è stata da tempo solleticata da simili accadimenti ma il tutto è stato “aggravato” dall’essere lo scrivente Medico Anestesista Rianimatore che, per mestiere e formazione ha, gioco forza, una “certa dimestichezza” con anestetici, fisiopatologia della narcosi e mezzi per la realizzazione della stessa. Purtroppo questa branca della nostra specialità (Anestesiologia e Rianimazione) è sempre stata pochissimo compresa dal grosso pubblico che in gran parte pensa che basti una “puntura per far dormire” un paziente in modo che possa essere opportunamente “accoltellato” dai colleghi chirurghi in tutti i modi ed in tutte le forme previste dalla chirurgia. Questo è quanto, in effetti, visto e vissuto dal paziente operando che, naturalmente, perdendo conoscenza, non sarà mai coscio delle manovre e del trattamento cui sarà sottoposto ai fini della prosecuzione della narcosi chirurgica: curarizzazioone, intubazione orotracheale, connessione ad un respiratore automatico ed agli innumerevoli apparecchi di monitoraggio, più o meno invasivo, per il controllo dei parametri vitali indispensabili ad una quanto più possibile sicura performance interventistica. Tra i sofisticatissimi apparecchi che intervengono nella realizzazione della narcosi mediante anestetici volatili (comunemente ed impropriamente chiamati “gas”, troviamo gli evaporatori che permettono di formare le miscele di gas titolate e controllate da analizzatori elettronici che, inviate a circuiti di ventilazione (comunemente detti respiratori) dotati di altrettanto sofisticatissimi sistemi di controllo che permettono di somministrare in dosi e modi rigorosamente controllati questi farmaci (i gas di cui sopra) al nostro paziente attraverso il sistema respiratorio. Sia ben chiaro che non finisce tutto qui. Gli anestetici miscelati nelle previste concentrazioni ad Ossigeno e protossido di azoto oppure ad aria arricchita in O2 solitamente al 30 -40% devono arrivare a livello alveolare polmonare con modalità pressumetriche e volumetriche ben controllate, da lì passare nel sangue del torrente circolatorio con delle modalità strettamente regolate da principi chimico fisici tipici dei farmaci utilizzati da caso a caso. Il sangue veicolerà nel suo perfondere l’organismo gli agenti anestetici al cervello dove l’anestetico diffonderà dal sangue al tessuto nervoso cerebrale con fini e ben precisi equilibri secondo coefficienti di ripartizione tipici dei vari agenti, attuando nei confronti delle cellule nervose dell’encefalo i ricercati effetti narcotic ed anestetici con una serie di effetti collaterali possibili dai più innocui ai più pericolosi, legati ad innumerevoli fattori così come in sede di altri importantissimi organi indispensabili alla nostra vita (cuore, fegato, rene….) che, se non controllati e pilotati, possono facilmente portare alle conseguenze più nefaste. Non me ne vogliano colleghi ed insegnanti della disciplina per questa pedestre sintesi quintessenziale della narcosi gassosa ma ritengo che per poter comprendere ciò di cui vogliamo dissertare (il famoso addormentamento con bombolette spray) si debba minimamente comprendere di che cosa si stia parlando. Va da sé che queste brevemente citate manovre e fenomenologie biochimiche e biofisiche necessitano di tempi e di mezzi per potere attuare i voluti effetti che, nel nostro discutere, sono rappresentati essenzialmente nella incoscienza (sonno farmacologico ) delle nostre, per così dire, vittime. In altre parole è necessario che un soggetto inspiri per un certo tempo una miscela di gas (aria ed anestetici volatili) in una certa concentrazione e, possibilmente, senza accorgersene. Qui arriva uno dei punti nodali del problema. In primo luogo quale agente? Teniamo ben presente che nel determinismo di una azione criminosa, di cui stiamo molto modestamente dissertando, non sono molti gli agenti disponibili sul mercato ed a prezzi convenienti, posto che si riesca ad ottenerli con facilità da parte di malintenzionati. Forse l’unico a buon mercato (ma sempre di difficile disponibilità ad un non addetto ai lavori) è rappresentato dall’alothane (nome commerciale Fluotano) anestetico volatile datato ma ancora molto usato specialmente nei paesi non avanzati. Penso all’alothane perché dobbiamo restringere la cerchia ad agenti che abbiano anche la caratteristica di non essere esplosivi come invece tipico di vecchi ed efficaci anestetici come il ciclopropano e consimiliì L’alothan rappresenta un probabile ipotetico candidato in considerazione delle sue caratteristiche fisico chimiche, per il prezzo abbordabile (chi penserebbe di andare a rubare in un appartamento spendendo 1000 euro, o giù di lì, per un sufficiente quantitativo di Sevorane o Desflurane ? Ladri si, ma mica scemi! Un altro elemento che corrobora la mia ipotesi è il ricordo della tragedia del teatro Dubrovka di Mosca dove morirono il 22 ottobre 2002 160 ostaggi su 800 detenuti da terroristi Ceceni.. Sapete che cosa immisero i Russi nei circuiti di ventilazione del teatro nel tentativo di narcotizzare e mettere fuori combattimento i terroristi Ceceni ? (ed ovviamente gli 800 ostaggi): Una miscela costituita da aria, Alothano con l’aggiunta di un a noi ben noto farmaco anestetico: il Fentanil, un oppiaceo, utilizzato da noi anestesisti in somministrazione endovenosa per ottenere il livello analgesico durante le narcosi chirurgiche, molto potente, con effetti collaterali importanti come la depressione ventilatoria e la perdita del controllo delle vie aeree (così come del resto effetti collaterali ascrivibili ad alte dosi o dosi incontrollate degli anestetici volatili). I risultati sono noti a tutti: un bel po’ di vittime innocenti anche se, nella tragica economia dei fatti considerate effetti collaterali accettabili (17 % )! Ma l’interrogativo dopo questa disquisizione è: non passa a nessuno per la mente che un paese militarmente evoluto come l’ex Unione Sovietica, in possesso di tutte le diavolerie nel campo delle armi chimiche e, nella fattispecie, dei gas psicoattivi militari, non abbia trovato nulla di meglio che una metodica pericolosa e “facilmente letale” laddove esistessero banali metodiche (che non hanno mai ucciso nessuno secondo quanto riportato dalle cronache se non qualche cefalea) a disposizione di ladri di galline e scavalcafinestre più o meno evoluti? Suvvia! non penso sia facilmente sostenibile. Chi volesse saperne di più può leggere un dotto articolo di LYnn Klotz et alii www.fas.org/bwc/papers/sirens_song.pdf Sin qui abbiamo solo dissertato della fattibilità teorica individuando quantomeno una classe chimico farmacologia eleggibile. Ora proveremo ad analizzare l’attuabilità pratica nell’ utilizzazione criminosa, nei luoghi e nei confronti di vittime ovviamente non consenzienti. Se da una parte un requisito ritenuto indispensabile dai militari per un agente incapacitante è la rapidità di azione al fine di precludere qualsiasi contromisura finanche la risposta suicida degli obiettivi ( il tempo di un minuto viene considerato eccessivo) dall’altra non riesco a capire quanto tempo abbia a disposizione il nostro invasore di appartamenti abitati che se ne stia caparbiamente abbarbicato ad una finestra del 5° piano con un “dispositivo di vaporizzazione” intento a saturare un ambiente dove i padroni di casa bellamente dormienti non si accorgono di nulla e men che meno il feroce cagnone accovacciato nei dintorni (come è stato più volte dichiarato). Permettetemi ora di introdurre un concetto riguardante la dispersione e la “saturazione” dell’ambiente incriminato che possiamo assumere come camera da letto. Consideriamo il nostro “teatro d’azione” come un vano di m 4 x m 4, avremo necessità di “interessare” con il nostro agente narcotico un volume pari alla superficie indicata per almeno m 1,50 di sviluppo verticale pari ad un volume di m3 24 equivalenti a litri 24.000 d’aria ambiente. Considerando di voler somministrare un agente come il sopraccitato alothane e tenendo presente che la nostra “vittima” non sta respirando in un circuito d’anestesia confinato e controllato (in cui noi immettiamo le percentuali di vapori anestetici programmati) saremo costretti ad ottenere, grossomodo, delle percentuali efficaci in tutto l’ambiente interessato. Si consideri che NON BASTA UNA INALATA PROFONDA o un bel respirone a cadere in un coma profondo e si tengano ben presenti quelle rudimentali informazioni di fisiopatologia che abbiamo fornito poc’anzi. Ora una concentrazione di anestetico, come quello preso ad esempio, necessiterà di un minimo dello 0,5% per poter produrre gli effetti desiderati e, poiché 1ml di alothane liquido produce volatilizzando ml 212,7 di vapori narcotici, necessiteranno 24.000 x 0.5% = 120 litri di vapori ; da cui l 120/ 212,7 = 0,565 l che rappresentano il quantitativo di Agente in forma liquida necessario ad ottenere la miscela che abbiamo ipotizzato. Ma tutto non finisce qui. Quali mezzi per l’evaporazione? Ricordiamo il volume non indifferente di liquido che dovremo vaporizzare! Non basta versarlo sul pavimento: il vapore, più pesante dell’aria, stratificherà in alte concentrazioni sulle zone basse del locale senza gli effetti desiderati. Non pensate di spruzzarlo in faccia ad un dormiente con un dispositivo tipo “Flit ammazzamosche”: tutto quello che otterreste sarebbe di vegliare inopportunamente il vostro malcapitato perché l’aerosol sarebbe molto freddo e decisamente maleodorante anche per una persona che dorme il profondo sonno del giusto. Ricordiamoci, altresì, che al di la delle nostre schematizzazioni teoriche di misura, il nostro “ladro gasista” dovrà, a sua volta, introdursi nell’ambiente contaminato per portare a termine l’azione criminosa e dovrà, quantomeno, essere dotato di un apparato respiratorio protettivo con adatti filtri per non essere, a sua volta, vittima di almeno uno stato confusionale. A questo punto è chiaro che l’espressione narcotizzare con uno spray diventa poco credibile anzi, estremamente improbabile. Allora quale spiegazione? Mi ricordo che molti anni fa un nostro infermiere del pronto soccorso dell’Ospedale dove lavoravo, in una notte d’estate stranamente calma e libera dal solito via vai di pazienti, si era sdraiato su una barella in corridoio per schiacciare un pisolino. Lo spirito goliardico (quando si può ben venga) di un collega burlone lo spinse con circospezione fuori dall’ingresso del P.S. nel bel mezzo del piazzale dell’Ospedale. Il nostro bell’addormentato continuò a dormire per un paio d’ore e si svegliò solo alle prime gocce di un acquazzone estivo! Possiamo solo chiedere la collaborazione di qualche “addetto ai lavori” qualora,in modo assolutamente anonimo, volesse cortesemente illuminarci, contribuendo ad apportare una ulteriore goccia al mare della scienza. Oizirbaf
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"...Apri la mente a quel ch'io ti paleso e fermalvi entro; ché non fa scienza, sanza lo ritenere, avere inteso..." |
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#53 | |
Guru del forum
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Buona notte. |
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#54 |
Guru del forum
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#55 | |
Motore di ricerca
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Non è la prima offesa che mi rivolge, in questa discussione , ed in altre e soprattutto non è la prima volta che ha questa condotta incivile ed irrispettosa. Non mi abbasserò al miserrimo livello di questa persona nel rispondere , chiedo che lo faccia un moderatore in nome del rispetto che ogni partecipante al forum dovrebbe avere. E ai signori presenti che leggono e che nulla hanno da dire.... Non dico nulla, si commentano da soli come già successo nel passato.
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Ultima modifica di Livia1968; 23-06-22 a 11:46 PM |
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#56 |
Guru del forum
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Livia, l'abbiamo messa sullo scherzo. Invitandoci con Danguerriero a parlar di tartufi. Il tono è questo. Credevo che avesse letto le battute mie e di Danguerriero sulla cattura del tartufo. Benedetta ragazza, non prenda quel che dico come negatività verso di Lei. Io sono abituato a discutere soprattutto con persone che non la pensano come me; con chi ha il mio stesso sentire che gusto c'è; che verifica sulle idee ci potrebbe essere. Io sono una persona sincera, leale e rispettosa. Guardi, facciamo una cosa: io mi impegno a non commentare più i suoi post e lei i miei. Se li va bene (penso di si, visto l'andazzo).
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#57 |
Guru del forum
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Oizirbaffone, mi inchino alla sapienza ed alla coerenza, cose rare in un forum--ah, che bella l'uguaglianza fittizia della tastiera, che permette al calzolaio di andare ultra crepidam e redarguire l'arte dello scultore!
Anch'io, nel mio piccolissimo, ho fatto l'anestesista... veterinario. No, non ho la laurea in medicina veterinaria. Dopo diversi mesi di gavetta, cominciai ad ottenere qualche posizione piu' responsabile. Di certo l'iniezione di morfina od altro narcotico iniziale e l'intubazione di cani e gatti era lasciata ai veterinari veri. Io ero addetto ad auscultare il battito del cuore dell'animale sul tavolo operatorio, erogare un po' piu' di gas se il cuore cominciava ad accellerare, o diminuirlo se rallentava troppo. Inoltre tenevo d'occhio il "pallone," e se necessario gli davo una pompata a mano per incrementare il flusso d'aria nei polmoni. E senza essere in alcun modo un esperto, posso azzardare l'opinione che a meno che il derubando non subisca prima un'iniezione di calmante per non renderlo conscio di una maschera posta sulla sua faccia per fargli inalare il gas soporifero, si svegliera' piuttosto incazzato. Anche qualcosa di drastico come il cloroformio deve essere inalato per diversi secondi direttamente da un panno applicato su faccia e naso. Difficile che uno non reagisca, e piu' difficile ancora che non se ne ricordi dopo essersi svegliato. Escludo la pssibilita' di una saturazione dell'ambiente in cui famiglia, cani, gatti e canarini dormono, a meno che il derubante non sia salito sul tubo della grondaia con due bombole di gas narcotico da 30 kg l'una che basterebbero appena a saturare una sola stanza. A proposito di cloroformio, in Italia un mio amico farmacista me ne vendeva ogni tanto una bottiglietta di straforo. Era il sistema piu' umano di "far addormentare" gattini appena nati e non desiderati. E di gatte che ne scodellavano a dozzine ne avevamo diverse. Li mettevo in un grosso barattolo da caffe' quando ancora avevano gli occhietti chiusi, imbevevo uno straccio di cloroformio e lo mettevo nel barattolo, che poi chiudevo ermeticamente col coperchio di plastica. Anche con quella concentrazione, li sentivo miagolare per parecchi secondi, forse anche piu' di trenta, sempre piu' piano, finche' poi non si addormentavano e morivano, non so se per l'effetto del gas o per la mancanza di ossigeno. Ma di sicuro non soffrivano. Comincio a pensare che la bomboletta soporifera sia invece il fiasco ormai vuoto sul tavolo dove il derubato ha cenato prima di andare a letto. Di libera vendita, facilmente ottenibile, e dal piacevole effetto.
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#58 |
Guru del forum
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Eppure internet dice che su alcuni furti negli appartamenti, la polizia ha trovato bombolette spray di gas soporifero
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#59 |
Guru del forum
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Sta a da' retta a l'Internette, che de cazzate n'ariporta a cuccumetti pieni...
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#60 |
Moderatore Buona Forchetta
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Si tratta di evidenti balle giornalaie.
Ho buone conoscenze in quell'ambiente e di reale non c'è nulla. Sono leggende metropolitane. Mostratemene una e la spiegazione sarà immediata. Io porto fatti. Il resto sono chiacchiere. ![]() Federation of American Scientists Working Group on Biological Weapons ----------------------------------------- Position Paper Chemical Incapacitating Weapons Are Not Non-Lethal “Oh, What a Lovely War, If No One Dies,” exclaims the title of a recent New York Times article (William Broad, November 3, 2002) about so-called non-lethal weapons. But the fact is that chemical incapacitating weapons are as likely as bullets to cause death. A number of events have brought “non-lethal” chemical incapacitating agents into the news recently, most prominently, their use in the rescue of hostages held in a Moscow theater in October 2002. The rescue of most of the hostages encouraged advocates of the military development of such weapons, but others were alarmed that 17% of the hostages died from the effects of the chemical agent, and almost all of their captors were executed by security forces while they were comatose, in violation of international law. Approximately 120 of the hostages died. Is this level of lethality typical of incapacitating agents? Are truly non-lethal chemical weapons feasible? To investigate these questions we have developed a mathematical model to predict fatalities from such agents (see “Beware the Siren’s Song: Why ‘Non-Lethal’ Incapacitating Chemical Agents are Lethal,” Lynn Klotz, et al., March 2003). Applying this model to an incapacitating agent that is exceptionally safe by pharmacological standards (therapeutic index (TI) =1000),1 delivered under ideal conditions to a uniformly healthy population, 9% of victims would die when the goal is to incapacitate almost everyone (99%) in a particular place (often an enclosed space), as in hostage rescue or urban military operations. Considerably higher levels of lethality are predicted when typical pharmaceutical agents (TI= 100 or less?) are used as incapacitating weapons. This is exactly what happened in the Moscow hostage rescue, where lethality was 17%. The agent reportedly used was a derivative of the analgesic/anesthetic fentanyl. In clinical settings, anesthetics are not usually fatal because dose can be precisely controlled, and any potentially fatal consequences can be managed—conditions that clearly would not obtain in military or police use. This is so even for exceptionally safe incapacitating agents, for several reasons. First, it is difficult to deliver a chemical agent quickly and uniformly to a large area. Thus, concentration will not be uniform throughout the area. Where the concentration is higher, lethality will be greater; and where the concentration is lower, the agent will be less effective. The only practical way to maintain effectiveness in the face of uneven 1 The safety of a drug is commonly expressed as its therapeutic Index (TI), which is the ratio of drug concentration causing 50% fatalities to the concentration causing the desired effect in 50% of cases. For an incapacitating agent, a TI of 1,000 means it will take 1,000 times more drug to kill 50% of victims than to incapacitate 50%. Most anesthetics have TIs well below 100. concentration is to use enough agent to guarantee that the minimal concentration in any area exceeds that needed to achieve effective incapacitation. However, this will mean that some areas will contain higher concentrations of the agent, enough to cause significant lethality. Second, the agent will need to act quickly, before the victims can react with defensive or offensive action. Anesthetics generally take at least a few moments to act. The requirement for faster incapacitation will require greater doses, and concomitantly will inflict more deaths. Third, when aerosol agents (droplets or tiny particles) are used in enclosed spaces, they do not dissipate quickly and are likely to remain close to the original concentration for some time. Thus, the total dose that individuals receive will continue to increase until all casualties are evacuated, because even after incapacitation, the agent will continue to be inhaled. This overdosing can easily increase the planned dose by ten-fold or more, leading again to more deaths. This was undoubtedly a problem in Moscow. None of these technical problems are likely to be soluble. But even if they were, there is the added complication of considerable variation within a population in sensitivity to the effects of any pharmaceutical agent. Typical civilian populations are quite heterogeneous, with very young, old sickly, malnourished, or otherwise more susceptible members. Again, since the minimal concentration of agent delivered must be based on the dose required to incapacitate the ideal healthy individual, the targeting of civilian populations or mixed civilian/military groups—which is specifically envisaged for these weapons—will inevitably lead to significant levels of death. Taking all these effects into consideration, it is obvious that chemical incapacitating agents are anything but non-lethal. It should be of concern to the pharmaceutical and insurance industries that lawsuits may be filed if these agents should be used in a domestic situation, with significant fatalities. Non-combatants are the ones who will suffer the fatalities, because if these weapons are adopted, hostage-takers and terrorists will quickly learn to equip themselves with protective gas masks or antidotes. For more information please contact: Mark Wheelis, PhD e-mail: mlwheelis@ucdavis.edu Tel: 530 752 0562 Lynn C. Klotz, PhD e-mail: lynnklotz@cs.com Tel: 978 281 6015 ancora: Beware the Siren’s Song: Why “Non-Lethal” Incapacitating Chemical Agents are Lethal Lynn Klotz,1 Martin Furmanski,2 and Mark Wheelis3 March, 2003 A number of events have brought “non-lethal” chemical incapacitating agents into the news recently. Most prominently, their use in the rescue of hostages held in the Moscow theater in October 2002 encouraged advocates of the military development of such weapons, since most of the hostages were rescued. Detractors were alarmed that over 15% of the hostages died of effects of the chemical agent (as well as all of the captors, who were executed by security forces while they were comatose). In this paper we address only the causes of the high level of lethal effects among the captives in Moscow, and ask if that is typical, and whether truly non-lethal chemical weapons are feasible. We conclude that this level of mortality is to be expected, and that genuinely non-lethal chemical weapons are beyond the reach of current science. (l'articolo consta di nmerose pagine anche un po' ostiche per i non addetti che risparmioo...) ancora (solo l'introduzione: INCAPACITATING BIOCHEMICAL WEAPONS Science, Technology, and Policy for the 21st Century Alan Pearson Military interest in incapacitating biochemical weapons has grown in recent years as advances in science and technology have appeared to offer the promise of new ‘‘non-lethal’’ weapons useful for a variety of politically and militarily challenging situations. There is, in fact, a long and unfulfilled history of attempts to develop such weapons. It is clear that advances are opening up a range of possibilities for future biological and chemical weapons more generally. The treaties prohibiting biological and chemical weapons make no distinction between lethal and ‘‘nonlethal’’ weapons*all are equally prohibited. Indeed, a sharp and technically meaningful distinction between lethal and ‘‘non-lethal’’ biological and chemical weapons is beyond the capability of science to make. Thus, interest in incapacitating biochemical weapons, and efforts on the part of various states to develop them, pose a significant challenge to the treaty regimes, to the norms against biological and chemical warfare that they embody, and, ultimately, to the essential protections that they provide. Preventing a new generation of biological and chemical weapons from emerging will take concerted efforts and action at the local, national, and international levels. KEYWORDS: Biological weapons; Chemical weapons; Biochemical weapons; Chemical incapacitating agents; Non-lethal weapons; Arms control; Fentanyl Ho altri impegnativi articoli sul tema che tedierebbero chiunque non sia scientificamente e professionalmente interessato, nonchè adeguatamente preparato. L'unica conclusione scientificamente accettabile cui esperti e scienziati pervengono, non giornalai orecchianti, ci inducono quantomeno a dubitare che ci siano "bombolette di incapacitating agents" cosi perfetti, innocui ed attivi, a buon mercato e di agevole uso a disposizione di qualsivoglia "scavalcafinestre" neanche fossero spray al peperoncino. Oizirbaf
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