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#1 |
Moderatore Buona Forchetta
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E’ recente notizia che durante i lavori per la costruzione della Metropolitana di Roma sia stata rinvenuta una sorta di Novella Commedia Venatoria che gli studiosi ancor non sono riusciti ad allocare temporalmente ma si ritiene che sia contemporanea al sommo Padre Dante. L’opera sarebbe da attribuire ad un non meglio noto Giovante Allocchieri. come si firma. giustificando la parzialità della sua "comedia" ridotta nelle sole cantiche di Inferno e Paradiso perchè: -“Qui finisce il viaggio attraverso l'Inferno Venatorio. Illustrare un "Purgatorio Venatorio" parmi ridicolo, in virtu' dello nome dalla buffa risonanza; risonanza che impedi' a quasiasi pontefice di terminar l'uso del nome Sisto dopo che i previi cinque Sisti sparirono nella notte dei tempi. Percio' semmai, se mi pungesse vaghezza di continuare questa inane e triviale parodia della eccelsa opera dantesca, passero' direttamente al Paradiso."
Questo è quanto mi è riuscito di trafugare: "Sin da quando iniziai questa mia vita La caccia e' sempre stata mia natura. E per perseguitare preda ambita, Mai ebbi esitazione, ne' paura. Lodole, tordi, estive tortorelle Donarono la vita allo mio schioppo, Ma non mi limitai soltanto a quelle Alate specie e non mi curai troppo Di leggi venatorie e di divieti. Percio' sparavo a tutto che passava A tiro, da Nettuno a Rieti, Dovunque la mia FIAT mi portava. Da trampolieri a Maggio, in risalita, A conigli selvatici insidiati Dove la caccia da tempo era bandita, Sapeste quanti capi io ho ammazzato Che l'etica di caccia e la coscienza M'avrebbero proibito di insidiare. E con la piu' completa indifferenza Andavo allegramente a trucidare Persin specie protette, usando mezzi Di certo non legali, ne' morali, Catturando con ignobili attrezzi Poveri ed innocenti animali Scriccioli, cince, e graziosi pettirossi E persino una rondine giuliva Feci fuori, e mai io mi commossi Ne' rimorso mai il cuore mi feriva. Per tanti anni fu la stessa strage: Pispole, cardellini, e ballerine finivano nel frigo del garage per poi condir polenta e fettuccine. Ma quando poi, migrato ad altri suoli, A conoscer costumi differenti E leggi che puniscono i mariuoli Che uccidon tutto da turpi incoscienti, E soprattutto una grande abbondanza Di selvaggina, non di uccellettini Che intorno a una civetta fanno danza E che pesano meno dei pallini Della cartuccia a loro indirizzata, Cominciai a comportarmi in altro modo E a non voler piu' fare la cazzata Di sforar limiti e cacciar di frodo. Pervaso un giorno da cotal pensieri, In una macchia fitta mi addentrai Finche' non persi vista di sentieri Finche' non piu alcun uomo incontrai. Mi persi alfine in una fitta bruma E quando l'aria si chiari' di nuovo Vidi con gran terrore un grosso puma Accucciato a due passi dal suo covo. A morir fatto a pezzi e divorato Gia' mi accingevo, e al Cielo mi rivolsi. Pregai d'esser da tale fin salvato, E Dio che fece? Mi mando' tre orsi. Da tante bestie grame circondato Pensai: Questa e' la legge del taglione. Chi fa del male, dal male e' poi spacciato... Ma morire cosi', come un cogglione? Se fare il bracconiere e' un gran peccato, Che l'alma mia all'inferno ha condannata, Fa, Signor, che il mio corpo sia salvato Dal divenir di bestie una cagata. Colui che tutto puote, intenerito Diedemi di salvarmi un'occasione, E insiem con gli orsi il puma era svanito E al loro posto apparve un grosso omone. "Chi sei,?" gli domandai. "Chi t'ha mandato?" E lui rispose, "Ahime', giorno funesto! Mi tocca far da guida a un imbranato... Non mi conosci? Sono il Divo Ernesto! Io scrissi di Parigi, e della Spagna. Delle corride e della caccia grossa, Della guerra in Italia, su in montagna, Quando guidavo per la Croce Rossa. Io nacqui Americano, purosangue, Non come te, importato d'oltremare. Dio mio, come mia sorte adesso langue Un tal kretino da dover guidare!" "Ma, veramente, proprio non saprei Chi siete, ne' la vostra provenienza..." "Gran deficiente, sono Hemingway E gia' son stanco della tua scemenza!" Mentre il Maestro cosi' mi insultava, Li' fra i cespugli ed i rovi intricati Un portale la bocca spalancava, Con un cartello, "Cacciator Dannati." "Andiamo, su', non esitare ancora, Scendiamo quelle scale, facciam presto, Di osservar quell'Inferno e' giunta l'ora..." Cosi' mi esortave il Divo Ernesto. Scendemmo, io con qualche esitazione Seguii il Divo dai motti assai severi A vedere qual grave punizione Aspetta chi ha illegittimi carnieri. Nel mezzo di una squallida pianura A bocca aperta stavan cacciatori Guardando in cielo mentre la lordura Che usciva dallo cu10 di avvoltori Pioveva in bocca ad ogni sfortunato. "Costor son quelli che ad animal protetti Senza esitar avean sempre sparato, E adesso a mangiar ***** son costretti." Cosi' mi disse lo magistro mio Mentr'io tremavo che' per tal peccato Forse cosi' sarei finito anch'io: Lercio di ***** ed in bocca cacato... "Magistro mio, soffermati un momento! Vorrei parlar con uno dei dannati E addimandargli se mai pentimento Fosse soggiunto, in vita, dei peccati Commessi contro specie ben protette. Forse per me ancora c'e' speranza. Forse quell'addannato non credette Nell'amor di Divina Provvidenza E mai chiese perdon, mai rinuncio' Al suo peccar quando ancor era vivo Ma io, che sono vivo, cessero' Di peccar pria che mia morte sia in arrivo." "Quanto sei strontzo," rispose il Divo Ernesto, "A pensar che una vita di peccato Tu possa cancellar con un sol gesto Ed essere alla fine perdonato." "Annamo, Erne', puro te te ce metti!" Risposi io alquanto scoraggiato. "Ma ecco, uno di questi poveretti Vuole parlarmi, e sembra un po' agitato." Siccome un cesso da feci otturato Gorgoglia e poi erutta sputacchiando, Cosi' il dannato, a noi appropinquato, Mi disse: "Blashputtglubmushflupptando!" Il viso ripulendomi dai spruzzi, Dissi: "Magistro mio, che ca22o dice?" "Ha detto che di ***** anche tu puzzi Perche' a te lo perdono non s'addice!" Depresso e mesto, tenendo gli occhi bassi, Dal giron di color che mangian cacca, Il cammin nostro fra gli antichi sassi Mi porto' ad un rumore di risacca... Seduti sulla terra in folte schiere, C'eran dannati intenti a vomitare. "Sono gli sforatori di Carniere," Mi disse il Divo, "e tu non scivolare Sull'immondo liquam che scaturisce Dalle bocche di chi non obbediva Al limite al carniere che impartisce La giusta autorita' legislativa. Avidi e ghiotti della selvaggina, Ne ammazzavano piu' del consentito E portate le prede alla cucina Le divoravan con grande appetito. Ed ora degli eccessi loro fanno ammenda Rigurgitando tutto cio' che in bocca Si ficcavan: pranzo, cena e la merenda. Questo e' cio' che agli ingordi poi qui tocca." Ed io pensai a tutte quelle volte Che su un sedil dell'auto mia io ascosi Le prede in piu', nei panni miei avvolte Per celare i miei atti vergognosi Da qualche guardiacaccia assai zelante. Quale dilemma! Una bocca pien di cacca, O eterno vomitare tutte quante Le prede ascose sotto la mia giacca? Dal giron di chi sfora lo carniere, Passammo poi ad un montano passo. Bocconi in terra, con nudo il sedere Scontavano i dannati il contrappasso. Accanto ad ogni vile peccatore Giaceva un fonofil da mille ampere E la voce del falco, dell'astore , Del picchio, di poiana, e di sparviere, Invece dei sasselli e dei bottacci, Prorompeva violenta fino al piano. Cosi' chiamati, stormi di uccellacci, Laceravan dei dannati il deretano. Con becchi e artigli forti e acuminati. Il coro dei lamenti era assordante, Ma quel ch'adopra mezzi si' vietati Merita tale pena torturante. "Magistro mio," io dissi a Hemingway, "Almeno queste cose non le ho fatte. Percio' fra questi tali io mai sarei, Non sono reo di queste malefatte." "Ah, si'?" rispose a questo il Divo Ernesto "Forse che non ricordi usar gli archetti, Il vischio, la tua fionda e tutto il resto? Che Dio l'abbia scordato tu t'aspetti? Usar mezzi vietati e' tutto uguale, Non importa con che rubi ai colleghi Cio' che a loro anche spetta, e' naturale, Ma tu dei lor diritti te ne freghi!" Da li' noi discendemmo alla pianura Ma per far prima, lo Magistro mio, Che di finire il tour avea premura Giunti sull'orlo d'un ripido pendio Batte' le mani ed ecco, da una grotta Con ali nere e con pelliccia roscia Sbuco' chimera con faccia da mig..tta Venne da noi e ci mostro' la coscia. "Questa," mi disse lo mio Cicerone, "Odia la caccia e dice peste e corna Dei cacciator. Ed in televisione Regolarmente a blaterar ritorna. Ma non aver timore, lei non morde. Succhia soltanto, e se le dai il tuo perno Del core suo tu tirerai le corde Volar lei ti fara' sopra l'Inferno Per trasportarti a destinazione." Noi la... montammo e con veloce volo Lei ci porto' ad un altro girone Ma il prezzo che pagai fu poi lo scolo. "Questo e' il girone dei millantatori," Disse 'l Magistro mio, al qual son servo, "Se vanno a caccia e uno storno fan fuori, Divien lo storno sei magassi e un cervo. Di questi rei e di ogni loro storia Ne trovi sempre tanti all'osteria, E pure al forum della Migratoria Le loro foto son niente ma bugia. Per cinque mesi, ad ogni occasione Un bottaccio od un merlo e' surgelato E poi alla fine di ogni stagione L'intero mucchio vien fotografato. Poi ogni foto su Migra e' pubblicata E chi le vede dice 'Che Nembrotte!' Ma quei che ci propinan tal cazzata Non son altro che figli di mi....tte! E qui li vedi," prosegui' l'Ernesto "Ai quali li demoni ognor prometton Dicendo, 'Non fa male, faccio presto!' E poscia un membro enorme in cu1 lor metton. La menzogna proviene dalla bocca E pare giusto che dal lato opposto La punizion provenga a chi gli tocca Ficcandola ben bene in quel tal posto." Gemono gli bugiardi a pecorone E poiche' di bugie siam tutti rei Lasciai in gran fretta tal tristo girone Non volendomi fare... i ca22i miei! Anche a me spetteranno, son sicuro Per avere mentito tante volte Anche in me ficcheran turpe siluro Pur come a quelle anime sconvolte. Guardo' il suo orologio il Divo Ernesto E mando' un gran sospiro di sollievo. "Il mio dover di guida scade presto. Mai in vita o in morte io ebbi tale allievo." Io mi sentii orgoglioso. "Ma, Ragazzo," Ei aggiunse, con tono assai severo. "Volevo dir che tu non vali un ca220 Come poeta o come passeggero Fra le pene d'Inferno Venatorio. Torna a tua casa, torna a scribacchiare Va a giocare a calcetto all'oratorio, Ma a me le palle piu' non le scassare!" Ed ei spari' nella bruma invernale Lasciandomi cosi', solo e intristito Ma dalla stessa bruma, qual fanale, Da una luce benigna fui investito... LA DIVINA COMMEDIA VENATORIA. Paradiso e conclusione Una figura esile, muliebre Dalla soffusa luce emerse piano. Era Melissa, cacciatrice celebre! Melissa Bachman mi prese per mano, E in dolci toni cosi' fece favella: "Giovanni, non pensare ai tuoi peccati, Con me pensa soltanto a quant'e' bella, La caccia, a tutti i capi incarnierati In pien rispetto di etica e leggi, All'albe ed ai tramonti che hai goduto. Finche' lo schioppo in mano tua tu reggi. Credimi, l'alma tua noi hai perduto. Tu vivo sei, ed ancora tu potrai Mostrare a Iddio il tuo pentimento Se a caccia bene ti comporterai: Se limitar carnier ti fa contento, Se da mezzi illegali ti asterrai, Se rispetterai tu specie protette, E mai piu' a caccia chiusa caccerai... Certo, codeste regole son strette, Ma il tuo rimorso per il tuo peccare Rimorso vero, nel core ben sentito, Portera' certo Iddio a perdonare Mosso com'e' dal suo amore infinito Pe' i colpevoli come pe' innocenti." Cosi' parlo' Melissa, ed ai suoi piedi Bocconi mi gettai, occhi piangenti, Mani tremanti... E se, lettor, mi chiedi Cosa provai 'n quel sommo momento Quando Dolce Melissa mi sostenne, Ho una parola sola: Pentimento, Un pentimento ver, forte e solenne. Con lei entrai in ascensor divino Che ci deposito' alle Sacre Porte Del posto che de' probi e' lo destino. Ancor pria che incontrassi la mia Morte. "Guarda quei cacciatori in quel capanno," Disse Melissa, puntando con la mano, "Nessuno in terra alcuno faria danno A quegli augelli che volano lontano Cosi' lontan dal loro nascondiglio. Eppure, guarda, guarda quei bottacci." Sebbene mi parevan quasi un miglio Ad ogni colpo cadevan come stracci. Ma appena poi toccavano il terreno Risuscitati, riprendeano 'l volare. "Cosi' volse per loro il Dio sereno Che per amore tutto puote fare," Disse Melissa, e mi porto' piu' avanti, Dove grandi canizze risuonavan.. Cani alati, volanti ed ululanti Un verro enorme accaniti incalzavan. Il verro ad una posta passo' accanto, Ed un de' postaioli, con un arco Scocco' un dardo, che a cotenna giunto Rimbalzo' senza far nel corpo un varco. Ed il verro, fermatosi di botto Si giro' verso l'uomo e si inchino'. "Waidmannsheil!" disse, e riparti' a gran trotto E verso un'altra posta se ne ando'. "Anche i cignali," commento' Melissa, "In Paradiso non e' bene ammazzare. Qui certo non esiste l'idea fissa Che uccidere e' lo stesso di cacciare, E come vedi, collega cacciatore, Pur se morte non segue la sua azione, Sorride quel nembrotte con amore Per la sua preda e la soddisfazione Di aver messo a bersaglio lo suo strale. Questa di caccia vera e' pura essenza: L'uomo non caccia come un animale Soltanto per riempire la dispensa." "Melissa mia," diss'io, "saggia tu sei. Capire in pieno cosa sia la caccia Ora e' ben fisso nei pensieri miei, Quel che facevo pria era robaccia, Indegna di un moderno cacciatore. Un ver nembrotte ama l'animale, Non e' soltanto un vile annoccatore. Chi uccide con piacer non e' normale!" Era ormai quasi giorno sulla Terra. Entrammmo noi nel divino ascensore. Al mondo dei viventi questo atterra E ci rilascia nel vago chiarore Di un'alba bella, in gran foresta verde. "Addio, Giovanni," mi dice Melissa E fra gli alberi fitti poi si perde... "IBAL! le grido. "Addio, dolce Melissa. Ora so senza dubbio che in futuro Io mai piu' compiro' nefandi atti. No non voglio finir nel luogo oscuro, Ove li bracconieri son coatti! Nota dell’autore: E qui finisce la Divina Commedia Venatoria. Spero che vi sia piaciuta. E domani vado a caccia. E se si presentasse una bella cerva, bella, ma seguita da uno yearling, sebbene sia perfettamente legale per me abbatterla perche' gli Yearlings sono svezzati da tanto tempo, mi asterro' dal creare un orfano privo dell'insegnamento materno, prima difesa contro coyotes e bobcats. "Fatti non fummo a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza." (Dante--Quello verace!) Giovante Allocchieri
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"...Apri la mente a quel ch'io ti paleso e fermalvi entro; ché non fa scienza, sanza lo ritenere, avere inteso..." |
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#2 |
Utente abituale
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Bella.
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Se dici la verità non dovrai mai inventarti nulla |
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#3 |
Guru del forum
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Non sapendo chi fosse questa novella Beatrice, Melissa Bachman, che guido' il sommo poetastro attraverso il Paradiso dei Cacciatori, ho fatto una ricerca su Internet ed ho trovato questo video della Beata Bachman a caccia di orsi Kodiak. Si dice che e' proprio a Kodiak che Giovante Allocchieri, trasportato come per incantamento da Colui che tutto puote nelle brume di quell'isola dopo essere stato mandato a quel paese dallo magistro suo americano, che probabilmente non vedeva l'ora di andarsi a ubriacare per la milionesima volta, abbia incontrato la sua Beatrice. Da Kodiak i due, si dice, avrebbero preso l'ascensore celeste che trasporta chi lo merita alle Porte Paradisiache.
E siccome Melissa e' una donna pratica, dicono che dopo aver lasciato Giovante libero di continuare, ma onestamente! la sua carriera venatoria, lei approfitto' dell'occasione per farsi una battuta di caccia all'orso che ha reso famosa quest'isola.
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Chi se fa' pecora, la lupa arabbiata se lo magna! |
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#4 |
Motore di ricerca
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E pensare che a me, per aver osato dire molto meno son volati stracci e "complimenti".....
Sarà perché non sono Beatrice/Melissa e qui non siamo in paradiso? ![]() Inviato dal mio HMA-L29 utilizzando Tapatalk
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#5 |
Guru del forum
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Mi e' appena pervenuta un'email da nientepopodimeno che quell'imbroglione millantatore di "Giovante Allocchieri" (col cavolo che era un contemporaneo del Sommo Ghibellin Fuggiasco!!!) nella quale dichiara, sempre usando motti contraffatti volti a scimmiottare le parole del Sommo Poeta, cio' che segue:
"Parvemi opportuno, qualora io fussi colto da desio di addentrarmi in altre mistiche contrade, in luoghi ove mortali genti non sono solitamente ammesse da Volonta' Divina, di seguir virtute e canoscenza ne lo Paradiso Alieutico, laddove in luogo di bestie pennute e pelose si perseguitan esseri coperti di squame. Per cotale impresa chi altri se non Luiza poteria esser la mia Beatrice? Le sue virtuti alieutiche van di pari passo con altre virtuti con facilita' discernibili da tutti color che con Brunetto Latini non spartiscon lo pane condito con i semi di finocchio... Ah, quanto fa' ribrezzo, tal pane altrui, lo sugger per goder lo perno grezzo Quando sia si' normale ramazzare, tal damigella intenta nel pescare!
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#6 | |
Moderatore Buona Forchetta
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"...Apri la mente a quel ch'io ti paleso e fermalvi entro; ché non fa scienza, sanza lo ritenere, avere inteso..." Ultima modifica di Oizirbaf; 17-10-22 a 07:30 PM |
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#7 |
Utente abituale
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![]() ![]() A bel sorriso! Ti piace vincere facile vero, con la tua carabinetta e i due/tre guardaspalle pronti a salvarti le terga,se avessi fallito il colpo, dall’orso incazzato. Io non sono cacciatore, non ho nulla contro i cacciatori, non lo sono diventato perché ormai in età avanzata e per il rispetto della mia famiglia che non vedeva di buon occhio la cosa, ho preferito rinunciare ad un antico desiderio. Non mi piace questo tipo di caccia. Per me la caccia è una sfida, per dirla all’americana un OK CORRAL, non un agguato. Se “bel sorriso” avesse affrontato l’orso come facevano i nativi,(Er Merecano” conosce usi e costumi meglio di tanti altri), tanto di cappello, e avrebbe avuto anche la mia ammirazione. Mi dispiace, così no! Ho voluto esprimere un mio pensiero. Spero di non avere urtato la sensibilità dei tanti cacciatori che frequentano il forum. Buona sera.
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Ogni mattina si alzano un furbo e un coglione. Se si incontrano l'affare è fatto. Waltere (gigiproietti) |
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#8 |
Moderatore Buona Forchetta
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Con tutto il rispetto per le opinioni di un non cacciatore...ti assicuro, caro Pippo, che non è proprio tutto così certo, piano, scontato ed a senso unico.
Non sei mai stato in posti dove circolano dei bestioni intorno ai 400 Kg o anche solo dei Black dai 100 ai 300 Kg vero? Certo è meglio se sei in compagnia ma, ti assicuro, che in parecchi, anche in compagnia ben armata ed esperta, hanno preso certi spaventi se non peggio... Se non sei daccordo con la caccia, specialmente con la caccia all'aspetto, rispetto le tue idee come ho già detto, ma non credere si tratti di opera di macellazione...balistica. Oizirbaf
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"...Apri la mente a quel ch'io ti paleso e fermalvi entro; ché non fa scienza, sanza lo ritenere, avere inteso..." |
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#9 |
Guru del forum
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Bisogna parlare con cognizione di causa. Sempre. Quindi una cosa che deve essere detta qui, e' che Ms. Bachman, a caccia di orsi Kodiak, in osservanza alle vigenti leggi che disciplinano l'attivita' venatoria in Alaska, DOVEVA avere una guida con se' perche' stava cacciando una specie animale pericolosa. Dura lex, sed lex. Quindi non e' per vigliaccheria che aveva dietro di se' qualcuno pronto a fermare una carica, qualcuno del quale ha dimostrato di non avere assolutamente bisogno, dal momento che il primo colpo sarebbe stato sufficiente, e che il successivo era cio' che e' chiamato "assicurazione" (sulla vita). Inoltre ho visto Ms. Bachman uccidere altri animali pericolosi, fra i quali un grosso orso nero che, attratto dal richiamo a bocca sapientemente usato dalla Bachman, stava correndo verso di lei. E Ms. Bachman non aveva ne' un fucilone ne' una "carabinetta," ne' accompagnatori, oltre al cameraman, ma arco e frecce, e con una freccia ben piazzata a pochissimi metri di distanza ha ucciso l'orso. Proprio come i Nativi Americani di cui, caro Pippo, lei parla e che, secondo lei, mostravano un coraggio che Ms. Bachman, sempre secondo lei, non ha. Per sua conoscenza, i Nativi americani, fra i quali ho vissuto sette anni nel Montana e ventinove anni in Alaska, questo coraggio a cui lei allude non e' che lo mostrassero in singolar tenzone con animali pericolosi, preferendo invece attaccarli in massa, con frecce e lance, come in un altro continente, in Africa, i Nativi ancora attaccano ed uccidono i leoni. Una drammatica visuale di tali metodi crudeli e barbarici e' possibile osservarla nel vecchio film "Africa Addio." Io se fossi un animale, pericoloso o no, preferirei di gran lunga essere colpito da una o due palle di fucile e rendere lo spirito a Dio entro pochi secondi, che la tortura di diversi minuti a cui venivano sottoposti gli animali, pericolosi e non dai Nativi Americani ai tempi belli, romantici, e mai veramente esistiti ai quali lei allude. Io abitavo, nel Montana, vicino ai cosiddetti "buffalo jumps." Questi erano precipizi alla fine di una piana verso i quali i Nativi nel passato, sventolando pelli e coperte, guidavano grandi mandrie di bisonti. Spaventati da dozzine di uomini, donne e bambini che gridavano e sventolavano pelli, e forse usavano anche torce accese, i bisonti arrivavano all'orlo del precipizio, e anche se cercavano di fermarsi venivano spinti verso la loro fine da quelli che li seguivano, accecati dalla paura. Alla fine di questo massacro, ai piedi del precipizio rimanevano centinaia di bisonti morti o morenti. Poi uomini, donne e bambini cominciavano a lavorare, ricavando cio' che potevano utilizzare, ma non di piu'. I reperti archeologici trovati ai piedi di questi precipizi mostrano ossa che presentano le intaccature dei coltelli di pietra usati nella macellazione, ma anche scheletri che non presentavano alcun segno di macellazione. Una banda di una cinquantina, magari anche un centinaio di persone non poteva di certo macellare anche un paio di bisonti maschi, femmine, e dei loro vitelli, conservare ed utilizzare le tonnellate di carne, pelli, ossa, corna, e tendini, e trasportarli al loro accampamento. La maggior parte delle vittime veniva lasciata a lupi, coyotes, aquile, e altri animali carnivori. Una scena ben diversa da quella della cacciata "sociale" ai bisonti nel film "Dances with Wolves," una scena epica, eroica, dove i Nativi cavalcano nel mezzo della mandria di bisonti uccidendo in vari modi, e sempre incuranti del pericolo... Ma si sa, Hollywood va col vento politico che soffia. Ai tempi di Randolph Scott e John Wayne, i Nativi erano i "cattivi" ed i bianchi i "buoni." Oggi e' il contrario. La realta', come sempre, non e' ne' nera ne' bianca, ma di innumerevoli sfumature di grigio. Non si affidi a Hollywood per formarsi le sue opinioni.
Tornando al tema, non vedo nulla di non etico in cio' che ha fatto Ms. Bachman in quel filmato. Anzi. Un paio di colpi ben assestati, e l'orso e' morto. Poi, aturalmente, lei e' libero di pensare e dire cio' che vuole, ma come non-cacciatore dichiarato, e' ovvio che la cognizione di causa di cui parlavo all'inizio non c'e', nel suo caso. Cio' detto, mi complimento con lei, se non per l'accuratezza dei suoi argomenti, almeno per la pacatezza dei suoi toni in questa discussione. Ho visto di molto peggio nei discorsi di chi, pur dichiarandosi "non-cacciatore," mostrava invece di essere un fanatico, un idrofobo anticaccia.
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#10 |
Utente abituale
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Esprimere in piena libertà il proprio pensiero in modo pacato e sereno, assieme alla onestà di pensiero e comportamentale, è forse una delle mie poche qualità apprezzate da chi mi conosce.
Ho fatto una valutazione mia,personale, magari non accettata da altri, ma in piena serenità. Da mio padre, grande cacciatore, ho imparato che la caccia è sfida, etica comportamentale e rispetto anche per la preda. Ad es. da lui non ho mai sentito dire:” ho ucciso tre beccacce” ma :” Ho preso tre beccacce”. Un grande uomo, genitore severo, anche con se stesso, poi con gli altri. Molte mie note caratteriali sono le sue, e non mi dispiace. Da Er Mericano oggi ho appreso anche altre cose, per me nuove vivendo in una società diversa e che in realtà a volte misconosciuta. Un po’ “invidio” Giovanni per le sue esperienze di vita, che mi hanno fatto conoscere cose nuove, e che a volte richiamano uno spirito di avventura che oggi sembra anacronistico. Sono piccole considerazioni. Buona giornata.
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commedia, divina, venatoria |
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