La stagione venatoria è finita ed al suo fianco anche quella inerente le prove di caccia, quelle che più si avvicinano alla caccia vera e che maggiormente sono prese come riferimento dal cacciatore cinofilo che segue le gesta dei propri beniamini o cerca prossimi riferimenti per futuri guadagni allevatoriali e zootecnici.
Per me, trattando di prove, è stata una stagione splendida: in particolare non riesco a dimenticare Imperia e Burgio, (prove a beccacce) e anche Gonnoscodina, (prove a pernici sarde), tra novembre e dicembre 2018.
In queste pagine abbiamo disquisito molto sull'effettiva utilità delle prove di lavoro e abbiamo anche cercato di farne una distinzione, seguendo e mantenendo valenza, le differenti "note di concorso" : quelle che ho citato sopra sono sicuramente le più apprezzate e vissute con gioia dal sottoscritto.
Mentre scrivo in Andalusia si corrono le prove su pernici: gonfio di soddisfazioni incontrastabili nate da splendide prestazioni di caccia nelle prove a beccacce e pernici sarde, ascolto allibito al racconto di alcune prestazioni. Parrebbe poco opportuno la citazione in queste righe, ma il termine di paragone aiuta, almeno nella, purtroppo, constatazione che sempre più si rischia di perdere la raffigurazione del cane campione in quanto "CACCIATORE".
"Un turno bellissimo, (immaginatelo davvero bello per come lo intendete), verso la fine avverte e dimostrando tutto il suo stile risale e va a fermare. Credimi, sarà stato almeno a duecento metri. Chiamo il punto e corro....il cane tenta di guidare....si ferma ancora ed è sempre molto lontano da me...ti giuro almeno duecento metri. Davanti a lui, almeno ad una cinquantina di metri, vola un fragoroso branco di pernici. Grido per farlo stare fermo e sparo subito, si siede e mi attende. Che punto!".
Vi concedo il pensiero: "Marco è rincoglionito!".
No, mi sono limitato a raccontare, relata refero. E, ripeto, sono allibito.
Lasciamo stare l'evolvere della classifica nella prova perchè cosa meno importante, almeno irrisoria rispetto alla soddisfazione, (che se volete possiamo concedere) del conduttore che li sta lavorando e cerca "risultati", pensando bensì a come si possa continuare nel perpetuarsi nell'inseguire false chimere. Come potremmo godere di una simile prestazione, almeno chi animato da intenti predatori, cacciatori, chi cerca un cane da caccia. E, per favore risparmiatemi, non ditemi mai "quelle son prove".
Torno a noi, alla stagione trascorsa ed alle prove assistite. Imperia e Burgio a beccacce, belle entrambi, la seconda mirabile: siamo in Sicilia dove ospitalità, omertà, sincerità e lealtà non mancano mai. Beccacce? Tante ma sopratutto tanto brave da evidenziare magnifici cani. Ho visto eccezionali kurzhaar, drahthaar, bracchi francesi e setter davvero eccellenti a beccacce. Poi chiudo con Gonnoscodina in Sardegna, (domo mea) a pernici sarde: queste son davvero barbare, difficili, ma il bravo cane da caccia riesce impegnandosi ad averla vinta, magari anche con stile oltre che con determinazione e sapienza. Non vi racconto i turni lasciando sottinteso che chi va a punto ha saputo cercare questo speciale selvatico, le ha cercate, inseguite, (perchè anche corrono), fermate e messe nella condizione di essere arrestate dall'ipotetica fucilata. Vi racconto Zara e Mike, (kurzhaar), Fumo della Cesinola e Maxifrancy Acheronte, (setter), che sono stati capaci di "lasciare a terra attonite" le pernici fino a che noi stessi non siamo sopraggiunti. Chissà se le mie parole sono in grado di rendere chiarezza a tutto ciò.
Ebbene, rifacendomi al thread, mi sono limitato a parlare di beccacce e pernici sarde ma mi sarei potuto allargare a fagiani, beccaccini, cotorne ed altro, sempre però restando nella "nostra cinofilia", in quanto sento la necessità di rivalutare i nostri confini, la nostra caccia ed i cani che la praticano, di conseguenza quelle meravigliose manifestazioni zootecniche che in Italia si realizzano e che, forse troppo, non godono dell'opportuna luce. Viva noi!
In sos muntonarzos, sos disamparados, Chirchende ricattu, chirchende...In mesu a sa zente, in mesu, A s’istrada dimandende
Sa vida s’ischidat pranghende.
Onore alla mia terra.






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