L'argomento è: le prove su starne di Zara.
Conosco questa località da oltre venti anni e ho assistito ai cambiamenti che pian piano hanno condotto ai giorni nostri. Oggi le starne di Zara sono calate, ma ci sono ancora.
Intanto, mi voglio riferire a questa nota di concorso: caccia su starne.
Sono prove ben identificate per le quali l'appellativo è chiarissimo: punto primo, nascono indirizzate ai branchi. Già, altrimenti perché chiamarle "Caccia su starne"! Ciò vale non solo per questa nota di concorso sia per continentali che per inglesi, ma si spinge anche (nei setter e pointer) nella grande cerca, perché anche questa, in origine, si correva solo sui branchi.
Viene poi la necessità di organizzare e praticare le prove a starne anche in primavera, e qui la cosa cambia (chiaramente) perché i branchi non ci sono (o dovrebbero) essere più. E allora, vai, facciamole anche a marzo e aprile. Stesse prove, stessa nota di concorso, stesso giudizio (secondo il regolamento) ma differente selvatico. Lo sa solamente chi ha cacciato branchi di starne e ha allenato il cane sulle coppie. Non è uguale.
Parrebbe logico, eppure, si odono sfondoni da mal di pancia.
Restiamo in argomento di questa nota e dei branchi: solo in autunno è possibile e opportuno; non ci sono storie.
Mi spiego meglio: come possiamo paragonare il comportamento del branco a quello della coppia?! Di conseguenza il cane si deve comportare differentemente, eppure, trattandosi della stessa nota è giudicato secondo il medesimo criterio. E' uno sfondone! Mi allargo un momento sulle coppie: qui sarebbe, anzi é, forse più opportuno parlare di nota classica, ma comunque è il solito "arrangiamento tricolore" per espletare le prove anche nei mesi primaverili.
I branchi di Zara: sono appena rientrato dalle prove dei giorni dal 5 al 8 dicembre. Credo di essere stato fortunato perché mi é stata assegnata una zona nuova, dove ho potuto censire fino a 8 branchi diversi (minimo erano 6) con la batteria della giornata. Posto meraviglioso perché idoneo habitat per i branchi. Praticamente è come erano anche gli altri terreni un tempo, ancora oggi utilizzati ma che, questi ultimi, ora soffrono della carenza di branchi. Cosa é cambiato?
La caccia alle starne è vietata, quindi il fucile non ha colpa.
Dopo la guerra si é assistito ad un costante e continuo abbandono delle campagne: andati via i serbi, notoriamente conosciuti come coltivatori "vecchia maniera" l'ambiente è cambiato. Coltivazioni a monocoltura (erbe mediche e frumenti, oltre a impianti di diverso tipo) molto estese, oppure ampi pascoli per sole pecore (a branchi) che puliscono tutto.
Il branco delle starne ha bisogno di habitat differente: piccoli coltivi, alternati da campi lavorati, erbai, frutteti e vigne, tutto come un puzzle variopinto composto da "piccoli" pezzi. Siepi, bordure, poche strade, tranquillità. Ecco come era. Oggi ho rivisto solamente nella zona che ho frequentato questa tipologia di terreno e, guarda caso, i branchi c'erano, eccome, anche se i 4 giorni sono stati caratterizzati da incessanti piogge che hanno allagato davvero tanto tutto.
Ho assistito alle prestazioni di epagneul breton, kurzhaar, drahthaar, korthal, langhaar, vizsla, bracchi francesi (pirenei), bracchi italiani e spinoni. Avrei potuto dire tutti ma mancavano weimaraner (ai miei occhi) e bracchi danesi per esempio.
Tutti mi hanno regalato piacevoli sensazioni. Con chi mi sono divertito di più? Alla domanda che probabilmente mi verrebbe fatta, rispondo: bracchi italiani e francesi, quì ho provato forti "brividi". Ma, ripeto, anche gli altri davvero bravi.
Sottolineo ancora "branchi": cercare di reperire il branco necessita della dovuta esperienza e senso del selvatico (questo vale per tutte le note di "caccia") e confrontarsi con le starne non è come cercare fagiani, beccacce, beccaccini o altro selvatico.
Intanto una mia convinzione: la starna (branco) é nata per il cane da ferma e viceversa. Nessun selvatico diverso può indossare l'abito del "professore" e insegnare al cane da ferma come riesce il branco di starne. Come imparare a guidare con la (vecchia) 500: poi le guidi tutte!
Lo "starnista": ne ho sentite di tutti i colori! E' colui che, semplicemente, ha capito le abitudini del branco, riesce a individuare i possibili ricetti e li esplora con determinazione cercando di restare in vantaggio su di lui per poterle avvertire a buona distanza, risalire e bloccarle a terra, fermarle li fino a quando si involano solo spaventate dal sopraggiungere dell'essere umano. Mentalità, determinazione, padronanza dei propri mezzi olfattivi, raziocinio, venaticità. Lo stile si può ammirare durante tutto il lavoro, dall'esame delle emanazioni alla presa di punto, poi (SOLO POI) nel movimento. Non esiste "destra-sinistra", o per lo meno, non è la regola. Chiaramente molto dipende dalla tipologia del terreno, ma per come ho descritto l'habitat ideale, è difficile assistere a cerche geometriche, poco opportune, forse appariscenti, ma inadatte.
Infine, sono felice di aver apprezzato la situazione che, laddove il terreno si è conservato come richiede l'ideale, la starna ancora sopravvive, e che, grazie a lei, ho potuto ammirare prestazioni come quella di Olmo (Polcevara's), e anche di altri.
Possiamo inventarci di tutto, tentare di ripopolare, ma se l'habitat non torna ad essere quello che era non potremmo mai più parlare di branchi selvatici di starne. Criticabile se volete, ma è la dura verità, e i surrogati che riusciamo ad ottenere, si forniscono utili indicazioni zootecniche ma mai paragonabili a quelle derivate da ciò di cui sto parlando. Che mai si perda Zara e gli altri luoghi a noi lontani che al momento frequentiamo.
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