Io lo voglio così

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Ugo Casa L. A.
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  • Ugo Casa L. A.

    #1

    Io lo voglio così


    Nel corso della selezione e, quindi, della evoluzione del Bracco Italiano sono entrati in gioco fattori ambientali, climatologici, alimentari e di esigenze sociali, che, come tasselli appartenenti a un gigantesco e complesso puzzle, incastrandosi perfettamente, ne hanno determinato, nel corso dei secoli, la funzionalità che è il risultato di complesse selezioni indotte. L’uomo assegnando la procreazione ai soggetti più efficienti, in relazione a specifiche scelte, ne ha determinato la struttura cerebro-morfologica. Se ne deduce che il Bracco Italiano è quello che è perché funzionale a superare meccanicamente gli ostacoli che si sono interposti tra esigenze venatorie ed efficienza. “La funzionalità di un organismo vivente è il complesso delle caratteristiche anatomico-fisiologiche, che si sono evolute nel corso di numerose generazioni”. (Charles Darwin Shrewsbury, Shropshire 1809 - Down, Kent 1882)
    Ergo, la scultura morfologica viene modellata dalla funzionalità e la funzionalità altro non è che tutto l’apparato fisiologico-sensitivo e meccanico-motorio al servizio di un determinato scopo. Raggiunta la panmissi, nel Bracco Italiano, si è lavorato e si lavora, su un pool genetico dove conta più la qualità che la quantità.
    Tuttavia alcuni “Baroni” lo vorrebbero più diffuso tra i cacciatori per mere questioni economiche e commerciali. Lo vorrebbero come? Vorrebbero adattare la sua taglia alle esigenze pratiche dei cacciatori e dei cofani delle loro automobiline; lo vorrebbero più agonistico; lo vorrebbero più nevrile. Teorie aberranti!
    La strategia vincente dell’accuratissima selezione (mi riferisco a quella attuata in quest’ultimo quarantennio), sta proprio nell’equazione quali-quantitativa che ha permesso la individuazione dei soggetti fenotipici più vantaggiosi i quali, accoppiandosi e procreando, hanno moltiplicato i propri geni mantenendo il genotipo in ottimo stato di salute. La sopravvivenza del genotipo è stata garantita solo dalla produzione dei fenotipi in possesso delle qualità funzionali più vantaggiose (quali il tipo di pigmentazione dell’ occhio, l’equilibrio mentale, la simmetria e il colore del manto, la massa muscolare, oppure la spiccata capacità al trotto spinto, al portamento, alla solidità della ferma, al consenso spontaneo, ecc..), permettendo alla razza di conservare il proprio patrimonio ereditario. La funzionalità può, dunque, essere considerata come la somma aritmetica di tanti fenotipi che hanno favorito la duplicazione dei geni da cui essi stessi hanno avuto origine, essendo sottoposti a forze selettive, determinate a loro volta da specifiche esigenze contestuali.
    Oggi, si sentono suonare campanelli d’allarme un po’ ovunque e ciò sta significare che esiste una schiera braccofila che agogna un bracco più snello, con giogaia poco vistosa, con pelle meno abbondante, con orecchie più corte. E’ innegabile che è cominciata una selezione di tendenza, dato che già si possono osservare (di traverso per quanto mi riguarda) soggetti portatori di queste nuove caratteristiche morfologiche. Una schiatta, frutto di una futura clamorosa débâcle.
    Non arrivo a trovare il nesso, né logico né scientifico, a queste frenesie di cambiamento; non arrivo a comprendere quale sia il disegno ultimo dei propugnatori del bracco snello, asciutto, più piccolo e più veloce, se non quello di ottenere brutte copie di razze fermatrici già esistenti e ampiamente diffuse.
    La manipolazione selettiva che tende a modificare la struttura, o parte di essa, in una specie, ancorché spinta da scopi ben precisi, non è, tuttavia, sempre immediatamente comprensibile. I rischi di nuovi disegni morfologici e strutturali fanno pendere il piatto della bilancia, onusto di enigmi, dal lato delle incognite.
    Più propriamente, così agendo, si accettano eventi ologenetici e ci si espone alla perdita irrimediabile dei traguardi vantaggiosi fin qui raggiunti.
    Qual’è il limite al quale si possono spingere i nostri allevatori di Bracchi Italiani in relazione alle nuove e, dico io, pericolose tendenze senza correre il rischio di ritrovarci tra le mani un fermatore che del Bracco Italiano porti solo il nome?
    Quali sono le garanzie che offre una selezione esasperata se non quella di smagliare la funzionalità raggiunta fin qui dal nostro Bracco?
    Cosa potrebbe succedere apportando una benché minima modifica morfologica?
    Estinguere l’unica (insieme allo Spinone) razza da ferma trottatrice del mondo; la Siberia dei braccofili!
    E’ nel trotto che stabula l’essenza del Bracco Italiano. Il suo portentoso incedere è la risultanza di informazioni complesse, che partendo dagli organi preposti a questo compito (orecchio, pelle, occhi), arrivano al cervello, per essere poi elaborate e trasformate in una sorta di equilibrio dinamico che lo porta a trottare.
    L'orecchio, oltre ad essere l’organo preposto a raccogliere le onde sonore, è un sistema complesso di cavità e di condotti pieni di liquido, chiamati canali semicircolari. I canali semicircolari e il vestibolo sono gli organi deputati al mantenimento del senso dell'equilibrio. Le ciglia delle cellule presenti in questi canali, simili a quelle delle cellule che formano l'organo di Corti, rispondono alle variazioni di posizione della testa.. I canali semicircolari si estendono dal vestibolo più o meno ad angolo retto uno rispetto all'altro e fanno registrare agli organi di senso i movimenti della testa in ciascuno dei tre piani spaziali: su e giù, avanti e indietro, a destra e a sinistra. Sopra le cellule ciliate del vestibolo sono disposti alcuni cristalli di carbonato di calcio, gli otoliti. Quando si inclina la testa, gli otoliti si spostano e le ciglia poste sotto di essi registrano il mutamento della pressione. L'organizzazione delle cellule ciliate, informa il cervello dell'altezza del suono e dello spazio. Anche gli occhi e alcune cellule sensoriali della pelle e dei tessuti interni contribuiscono al mantenimento dell'equilibrio.
    Il Bracco trotta perché sicuramente è in possesso di un senso di equilibrio, che risiede nelle cavità dei suoi orecchioni, maggiore che negli altri cani da ferma. Tant’è che il galoppo, per una questione di forza cinetica, abbisogna di minore equilibrio, minori elaborazioni cerebrali e tanto più è la velocità dei galoppatori tanto meno sarà il senso di equilibrio e tanto meno le elaborazioni cerebrali. Una modifica sostanziale alla estensione della pelle e/o all’orecchio potrebbe irrimediabilmente modificare gli organi deputati al mantenimento del senso dell'equilibrio, facendo così snaturare non solo l’andatura ma anche il portamento della testa. Come dire aver completamente modificato una razza!
    Il Bracco Italiano oggi ha raggiunto adattamenti che rappresentano le soluzioni più vantaggiose, plasmate dall’opera selettiva dell’uomo, di problemi altamente specifici posti dalla complessità dell'ambiente, nei suoi aspetti biologici, fisici, chimici, ecologici, venatori e sociali. Problemi che gli antenati del nostro Bracco hanno incontrato e risolto nel corso della loro storia (perché di storia ne ha da vendere!!), trasmettendo le funzioni selezionate positivamente alle generazioni successive. Quindi, ciascun Bracco Italiano custodisce, al proprio interno, le tappe di sviluppo che gli hanno permesso di giungere, così e com’è, fino ai giorni nostri. Questo è il Bracco Italiano: fiero, imponente, trottatore; dispettoso, caparbio, dolce; orecchiuto, bavoso, languido; affettuoso, altero; cacciatore, ragionatore e filosofo.
    Io lo voglio così.

  • andrea silvagni
    Premio Eleganza 2013
    • May 2005
    • 4699
    • Latina, Latina, Lazio.
    • bi_ Fiamma e Aramis kz_ Iulia

    #2
    cavolo che entrata , benvenuto
    Silvagni Andrea


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    • enrico
      ⭐⭐⭐
      • Apr 2006
      • 7098
      • Casarza Ligure, Genova, Liguria.
      • bracco italiano

      #3
      Più che un'entrata , sembrava un' arringa da avocato difensore!, tra tutti i malati di braccofilia questo Sig. Ugo mi sembra incurabile,cmq anch'io lo voglio così.
      Benvenuto tra noi! [wel] [wel] [wel] [wel] [wel] [wel] [wel] [wel] [wel] [wel]





      enrico
      enrico

      le opinioni personali sono come le palle.... ognuno ha le sue

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      • Lucio Marzano
        Lo zio
        • Mar 2005
        • 30090
        • chiasso svizzera
        • bracco italiano

        #4
        caro Casa,
        che tu lo voglia così è più che legittimo, ma non concordo con la presentazuione fatta prima di tutto sul piano storico, il bracco non è un monumento creato nel 1500 da un famoso scultore che è rimasto inalterato nel museo e che ora qualche scriteriato vuole modificare, il bracco è un cane antico che ha subito nel corso degli anni moltissimi mutamenti.
        Tanto per cominciare prima della fissazione dello standard c'erano due distinte razze regolarmente certificate da infiniti scritti, una pesante ed una leggera e lo standard non ne ha definita una sola ma ha allargato misure e pesi (come è facilmente constatabile leggendo lo standard attuale) per compendiare in un unica razza le due precedenti. Quindi il preferire soggetti più pesanti o più leggeri nell'ambito della enorme forbice prevista è PERGETTAMENTE LEGITTIMO e spesso ci troviamo a vedere cani con tali differenze strutturali, ma perfettamente entro limiti dello standard,da domandarsi se appartengano alla stessa razza o a due diverse.
        Credo che quindi il desiderio di unificare il tipo non sia frutto di farneticazioni di un pazzo ma di semplice analisi della storia passata e della realtà attuale.
        Forse caro Casa non ti rammenti come andavano (o meglio come non andavano)i bracchi di qualche decennio fa ed in questo periodo sono stati resi più nevrili, più atletici e più funzionali all'attività per la quale sono stati selezionati, la caccia. Senza questo processo di modernizzazione i già pochi bracchi esistenti sarebbero ancora meno e relegati alla sola attività espositiva. Io dell'antico bracco, grosso, bavoso, con eccesso di pelle, dinamica limitata e trotto da animale stanco , non sento proprio nostalgia. Mi piace invece cacciare con cani dinamici, efficienti, trottatori naturali e dotati di fondo, in grado di reggere sul terreno il confronto con cani di ogni altra razza.
        Le caratteristiche morfologiche non funzionali, soddisfano il mio gusto estetico, ma non devono essere eccessivamente marcate (giogaia, orecchie, pelle ossaatura) ed il Bracco a mio persoale avviso, non deve pesare più di 33/35 kg. con un altezza di 62/65 cm. per i maschi, il colore mi interessa meno a me piacciono bianco arancio di qualuque gradazione(ma non entro nel merito, il colore non aiuta ad andare meglio a caccia)
        Comunque, caro Casa, di immissioni spurie nel Bracco Italiano ne hanno fatte parecchie, a cominciare dal Papà della razza , ma questo è successo in TUTTE le razze da ferma moderne, in maggiore o minore misura. I cani poi sono lo specchio dei tempi e le razze si adattano, lentamente alle esigenze degli utilizzatori, un po' come accade al linguaggio e l'immobilismo
        non mi sembra una strategia pagante. salvaguardamo tutto quello che vuoi, il trotto il portamento e altre caratteristiche ma a condizione che il Bracco sia UN CANE DA CACCIA EFFICACE. I monumenti stanno in piazza, immobili tutti li guardano e nessuno li usa.
        Un ultima osservazione riguardo alla diffusione, so benissimo che il bracco non sarà mai un cane di "largo consumo" ma per assicurare il futuro alla razza bisogna contare su un numero minimo di correnti di sangue e noi siamo al limite della sopravvivenza, soprattutto perché non possiamo, come altre razze continentali, contare su un ceppo estero cui far capo.
        E per diffondere di più la razza o andiamo a cercare "clienti" nel campo delle expo o in quello della caccia , io sono per questa ultima scelta, che però COMPORTA ANCHE PRECISE SCELTE D'ALLEVAMENTO.
        Io non ho la pretesa di essere il depositario della verità braccofila, esprimo solo i miei pensieri e le mie preferenze auspicando che le opinioni vengano poi verificate nell'unico modo che conti, quello della selezione, dell'allevamento e della preparazione dei cani. Perché le teorie sono belle, ma senza verifiche pratiche rimangono discussioni sul sesso degli angeli.
        Comunque per la cronaca io lo voglio, fermatore, atletico, nevrile, ardente di passione, resistente, dall'azione spettacolare, a fare il pensatore ed il filosofo ci penso io, e data l'età ci riesco meglio dei miei bracchi, che invece, devono pensare a trovare la selvaggina ed a farlo con la loro NATURALE eleganza, ma negli sporchi, in cima ai calanchi, dall'altra parte del vallone, a riportare dai rovi e dall'acqua CI DEVONO ANDARE LORO, a me basta guardarli compiaciuto.
        lucio

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        • Ugo Casa L. A.

          #5

          Caro Marzano,
          porgo i miei saluti e ti ringrazio per avermi letto con senso critico; tuttavia, mi permetto di constatare che la Tua risposta vada al di là del mio pensiero e sia avulsa da ciò che ho scritto, giacché mi metti in bocca affermazioni preterìte.
          Infatti ho affermato che “La strategia vincente dell’accuratissima selezione (mi riferisco a quella attuata in quest’ultimo quarantennio), sta proprio nell’equazione quali-quantitativa che ha permesso la individuazione dei soggetti fenotipici più vantaggiosi…”.
          Credo sia lampante che riferendomi a quest’ultimo quarantennio abbia omesso di osannare “quei bracchi pingui e opulenti d’epa” che erano in circolazione tra la fine del XIX° e l’inizio del XX° secolo, tant’è che, proprio quei soggetti, appartenevano ad una schiatta di bracchi figlia dell’esigenza sociale, economica ed alimentare di quei tempi.
          Come Tu ben saprai, la necessità di andare a procacciarsi carne a costo zero era una priorità: le diffusissime riserve di caccia fungevano da serbatoi a cui si poteva attingere. Si visitavano di notte, con cani dalla taglia extra large, lenti, con cerca ristretta, preferibilmente di pelo scuro per favorirne la poca visibilità agli occhi di eventuali guardacacia (di notte certo non era auspicabile né la grande cerca né il colore bianco arancio, da ciò puoi dedurre che anche il colore del cane, al contrario delle Tue affermazioni, è molto importante), abituati ed addestrati alla rete e, sovrattutto, grandi fermatori.
          La famigerata parolina “bracconiere” deriva proprio dal fatto che la caccia di frodo veniva praticata proprio da coloro che possedevano bracchi di tal fatta e addestrati all’uopo.
          Detto ciò, caro Marzano, ritorno a tratteggiare il mio agognato “ab antiquo bracco” dalle gentili sembianze, come il Baruccio di Benvenuto Cellini o, meglio ancora, come i bracchi bianchi di Caterina de’ Medici, che in qualità di moglie del Re di Francia, non credo andasse a caccia a piedi.
          Vorrei sottolineare l’importanza di questa notizia storica (Agosto 1537) perché, anche se non esplicitamente espressa, si intuisce quale doveva essere l’andatura del Bracco Italiano, dato che, il Re e la Regina di Francia andando a caccia in groppa a cavalli anch’essi regali, certo non potevano battere i terreni con ansimanti cani da caccia che trotterellavano dietro le chiappe dei loro equini! Da ciò deduco, oltre al fatto che i Bracchi Italiani alla corte di Re Enrico II di Valois erano tenuti in somma considerazione (altro che il Tuo “sesso degli angeli”), che il Nostro doveva essere tutt’altro che pingue, grossolano e geneticamente stanco.
          Come vedi, caro Marzano, hai confuso il Bracco Italiano VECCHIO, col Bracco Italiano ANTICO e, sperando che questo “qui pro quo” non venga adottato, vieppiù, anche nella selezione, ribadisco la fisiognostica del mio Bracco Italiano “ideale”, che a differenza dell’idea del Tuo bracco “moderno”, che nasce da un processo mentale, dalle Tue “scelte di allevamento” e lo vedi nei suoi 62 cm, perché lo tocchi, per me è un’entità esterna che può essere “vista” solo con la mente.


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          • Lucio Marzano
            Lo zio
            • Mar 2005
            • 30090
            • chiasso svizzera
            • bracco italiano

            #6
            Caro Casa
            prendo atto con soddisfazione e piacere che non ti riferisci a quei cani lenti ed impacciati che avevano una ragione d'esser quando la selvaggina era tanto abbondante da non richiedere una cerca estesa. Il bracco filosofo e pensatore è fortunatamente un retaggio del passato e là è bene che rimanga.
            Riguardo ai bracchi bianchi che Caterina de' Medici chiese gli fossereo mandati dal padre, ti rammento che il Duca di Firenze scrisse alla figlia che già allora non ve n'erano più.
            A quei tempi cacciavano il "francolino" ,come avrai letto nelle cronache dell'epoca, e quasi sempre ci andavano di notte, dunque non avevano certo cani da grande cerca ed il colore chiaro era essenziale, così nella caccia con la rete e in quella col falco dove i bracchieri che accompagnavano i "signori" erano decine con relativi cani. Che il colore scuro sia stato una necessità da bracconieri può essere la spiegazione di situazioni particolari, non certo di una selezione così voluta , il bracco non era cane da bracconieri che utilizzavano invece dei mezzo sangue di tipo griffone, più rustici e più facilmente reperibili.
            Riguardo alle misure il "mio" modo di vedere un bracco al massimo a 60/63 cm rimane ancora molto ma molto lontano dallo standard che prevede un minimo di 55 cm. e questa è una misura non
            "mia" ma indicata dallo standard ufficiale di razza, ma d'altra parte tu hai completamente ignorato l'esistenza di un bracco leggero e le problematiche ad esso connesse e trasparisce chiaramente la tua preferenza per il tipo pesante che io invece non preferisco, ma de gustibus non est disputandum.
            Difficile parlare di un bracco antico, senza riferimenti certi bisogna dedurre,supporre, intuire, il bracco vecchio lo conosciamo invece bene e non credo avrebbe oggi alcun seguito, discutiamo del bracco contemporaneo,moderno se così ti va di definirlo, dove abbiamo termini di confronto reali,dato che possiamo metterli sul terreno e confrontarne l'efficienza.
            E dove possiamo farlo ? o a caccia o alle prove , sarebbe bello discutere dei bracchi con i ns. soggetti sul terreno a dimostrare che la realtà si può vedere benissimo con gli occhi e con la mente pur mantenendo ognuno le sue preferenze.
            lucio

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            • paolo fineo

              #7
              Concordo pienamente con il pensiero del Sig. Marzano,ritengo che ritornare indietro nel tempo non giovi sicuramente al nostro amato bracco,ritengo secondo un mio modesto parere di conoscitore della razza che oggi si sono ottenuti degli ottimi risultati sulla morfologia del bracco ,riuscendo ad ottenere bracchi con un ottima muscolatura che gli permette di coprire vasti terreni senza essere lenti e pesanti e non affaticandosi.

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              • Lucio Marzano
                Lo zio
                • Mar 2005
                • 30090
                • chiasso svizzera
                • bracco italiano

                #8
                Paolo diamoci tutti del tu, per piacere
                penso proprio che il lavoro di selezione fatto negli ultimi decenni abbia portato a risultati apprezzabili per quanto concerna la dinamica, la resistenza e il consolidamento della ferma.
                Il lavoro è tuttaltro che finito, bisogna occuparsi di migliorare il riporto ed il recupero che erano doti scontate del bracco e che oggi mi appaiono spesso appannate e consolidare i risultati raggiunti mettendo così in condizione l'acquirente di un bracco di accertata genealogia da lavoro, di avere la quasi certezza di poter disporre di un ausiliare venatoriamente valido.
                lucio

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                • Cristian De Monte
                  ⭐⭐⭐
                  • Mar 2006
                  • 5573
                  • Goito, Mantova, Lombardia.
                  • Afra - BI-RM Dora - SPRINGER

                  #9
                  Ciao a tutti,
                  concordo su quello che dice Lucio e cioè il riporto,
                  la mia bracchetta anche se a solo dodici mesi ferma bene e acconsente sempre quando un altro è in ferma ma con il riporto non c'è niente da fare.
                  Per adesso stò cercando di abbituarla con un bastone e devo dire che si comporta molto bene nella fase di recupero e di riporto fino ad un certo punto (trottando a testa alta), il problema è che il recupero non avviene mai nelle mie mani ma sotto una siepe per mordicchiarsi il bastone.
                  De Monte Cristian

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                  • Lucio Marzano
                    Lo zio
                    • Mar 2005
                    • 30090
                    • chiasso svizzera
                    • bracco italiano

                    #10
                    ecco che implicitamente rilanciamo le prove a selvatico abbattuto e le sant'Uberto che hanno subito molte critiche per la scarsa qualità della selvaggina, ma che, riguardo al riporto,
                    si propongono come utilissima verifica.
                    Un'altra considerazione, cattivella lo ammetto, i cani da prova sono poco verificati nel riporto ed ecco che la carenza viene rilevata anche dagli utilizzatori ad uso solo venatorio, direi che quindi un nesso fra cani da prove/selezione e cani da caccia c'é !
                    Personalmente dei tre cani che attualmente utilizzo ne ho due che sono riportatori naturali, il sempiterno Laerte e Ondine, mentre Alboino ha dovuto essere corretto perché si portava in giro la selvaggina e la dava quando era comodo lui e per di più parecchio strapazzata, d'altra parte suo nonno ( da due parti) Eolo era un grande riportatore e recuperatore ma dal dente duro (non mi ricordo di aver ricevuto da lui un selvatico che non fosse ben morto) il padre Pomellato invece riportava benissimo e recuperava anche e, malgrado le dimensioni delle fauci,
                    non schiacciava la selvaggina ad eccezione delle quaglie che ....gli scivolavano in gola !!!
                    lucio

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                    • enrico
                      ⭐⭐⭐
                      • Apr 2006
                      • 7098
                      • Casarza Ligure, Genova, Liguria.
                      • bracco italiano

                      #11
                      Anch'io Lucio ho problemi con il riporto, il mio cane recupera e porta gli animali ma non arriva mai a posarli vicino a me, lò'ultima volta gli ho lasciato una quaglia che ha recuperato in una siepe e senza chiamarlo mi sono allontanato.
                      vedevo con la coda dell'occhio che masticava, ho pensato povaro me, che quando sarei riuscito a prenderla sarebbe stata poltiglia!
                      Dopo una decina di minuti si è avvicinato, e con un ordine perentorio mi ha dato la quaglia, mio stupore era intatta e neanche bagnata!, come ami questo comportamento?, quando in casa prende una ciabatta e gironzola come un trofeo, al comando porta qui, mela porta subito!
                      Cmq devo dire che dalle prime volte è migliorato un pochino e non accetta neanche una ricompensa, un pezzo di biscotto o un pezzo di wurstel.

                      enrico
                      enrico

                      le opinioni personali sono come le palle.... ognuno ha le sue

                      Commenta

                      • Lucio Marzano
                        Lo zio
                        • Mar 2005
                        • 30090
                        • chiasso svizzera
                        • bracco italiano

                        #12
                        il tuo cane Enrico con un minimo di applicazione diventerà un buon riportatore.
                        pobabilmente la quaglia se la rigirava in bocca, lo faceva anche il mio Rosso ma dopo un paio di rigirate....la ingoiava come una pastiglia per la tosse.
                        Comunque il riporto dovrebbe essere nel bracco una dote innata, invece vedo che ci sono molti soggetti, anche di gran sangue , che hanno problemi e la cosa non può piacermi e sarebbe importante che anche questa dote fosse scrupolosamente verificata.
                        lucio

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                        • enrico
                          ⭐⭐⭐
                          • Apr 2006
                          • 7098
                          • Casarza Ligure, Genova, Liguria.
                          • bracco italiano

                          #13
                          forse Lucio ho un po troppo premura di vedere un cane ad un anno e mezzo gia fatto come un cane vecchio, ma la voglia di avere soddisfazioni è tanta spero in una annata di caccia più fortunata di quella scorsa, cercherò con l'aiuto di Maurizio di continuare a corregerlo nel migliore dei modi. Grazie .




                          enrico
                          enrico

                          le opinioni personali sono come le palle.... ognuno ha le sue

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                          • Cristian De Monte
                            ⭐⭐⭐
                            • Mar 2006
                            • 5573
                            • Goito, Mantova, Lombardia.
                            • Afra - BI-RM Dora - SPRINGER

                            #14
                            Avete un consiglio da darmi perchè ormai sono 3 mesi che cerco di abbituarla ma niente da fare, con tutti gli altri cani non ho mai avuto problemi.
                            Forse è il bastone che non la convince, tra l'altro sua mamma fa la stessa cosa quando gli si lancia un bastone ma a caccia riporta sempre il selvatico senza rovinarlo, spero che sia così anche per la figlia.[:-clown]
                            De Monte Cristian

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                            • Ugo Casa L. A.

                              #15
                              Gradito Marzano,
                              non avrei mai pensato di suscitare tanto coinvolgimento nell’esprimere un’opinione, tra l’altro non molto lontana dal pensiero ortodosso corrente. Forse è mia impressione ma ho notato che si vuole a tutti i costi dare una linea di pensiero univoca, azzarderei dire un’ideologia tendente a preparare prima e ad assuefare dopo, il popolo degli Amici braccoflili a un radicale cambiamento.
                              Questo martellare, anche se non richiesto e non pertinente, sulla leggerezza di peso e taglia del Bracco Italiano, mi fa ritonare alla mente quando la pubblicità televisiva ci fece credere e poi convincere che i grissini erano più buoni del pane fatto in casa nonché le nuove abitazioni moderne, costruite con fragilissimi e sottilissimi mattoni forati, fossero migliori di quelle antiche, eppure quelle che restano sempre in piedi sono queste ultime.

                              Ma, ritornando in tema, vorrei dirimere la “questio”, perché ormai di ciò si tratta, con alcune precisazioni:

                              personalmente non ho mai lusingato le doti, né qui né altrove, di “….quei cani lenti e impacciati….”, anzi ho ammirato il lavoro degli allevatori, ovvero amatori-appassionati, svolto in questi ultimi quarant’anni sul Bracco Italiano, inteso come razza;

                              è sempre dello stesso periodo storico, cioè un po’ prima e un po’ dopo le due guerre mondiali, quando mi riferisco all’oblìo della Razza e alle malandrine “uscite notturne”, ma purtroppo il francolino, presente solo in Toscana e in Sicilia, si era già estinto da più di cento anni;

                              è vero che Caterina de’ Medici non fu soddisfatta nella sua richiesta per quanto riguarda il mantello bianco dei Bracchi Italiani, ma, dico io, per aver formulato questo desiderio significa che il Bracco Italiano bianco esisteva ancora, semmai in quel momento suo padre non era in grado di trovarne. E’ la stessa cosa se in questo momento chiedessi ad un allevatore un “tonaca di frate” o un “bianco marrone distinto” e non mi potrebbe soddisfare, ma è innegabile che il “tonaca di frate” e/o il “bianco marrone distinto” sono esistenti a tutt’oggi;

                              più volte Ti sei aggrappato allo “Standard Ufficiale di razza” che, giustamente come tu dici, adotta un margine troppo ampio sia nell’altezza che nel peso del Nostro; ma a prescindere da ciò vorrei oggettivamente ricordare a tutti che questo ampio margine viene adottato pressoché in tutte le razze e che gli uomini possono scarabbocchiare e cambiare tutte le carte che vogliono e possono adottare tutte le strategie Machiavelliche per adattare il Bracco Italiano alle “esigenze moderne”, alias “prove di lavoro” ed “esposizioni”. Un giorno le mode passeranno: panta rei.
                              Mi sembra troppo riduttivo, relegare le qualità del Bracco Italiano solo a queste, cioé “prove di lavoro” ed “esposizioni”. Semmai dovremmo cominciare a parlare di una realtà che divide, come sempre, geograficamente l’Italia: un’Italia, moderna e progredita, dove la selvaggina vera è solo un mero ricordo e un’altra Italia, antica e tradizionalista, dove la selvaggina di Dio è una realtà. Bene! Nella prima Italia valgono le “esigenze moderne”, relegate essenzialmente alle “prove di lavoro” ed “esposizioni”, quindi vincolate alla diffusione della razza, alla proclamazione di campioni, al commercio, in sostanza al denaro; nella seconda Italia, dove mi pregio di cacciare, misuro i miei “picciriddi”, dai quali non mi staccherei se non dopo avermi fatto ammazzare, con le coturnici, le lepri, le quaglie e i beccaccini; quivi emerge il Bracco Italiano antico, che, oltre a lavorarsi i selvatici di Dio, deve sapersi disdricare negli ampelodesmi, nei rovi, nell’euforbia, nei lentischi. Altro che “de gustibus” , tutt’altro ribatto: “necesse est!!”.Vedi, caro Marzano, quando un cane entra nella macchia degli Iblei, viene letteralmente inghiottito dalla vegetazione, ed è solo quella spanna in più che Tu disprezzi che mi consente di andare dove gli altri non possono. Negli acquitrini è il plantare extra large di quel Bracco che ha una spanna in più che gli consente di andare dove gli altri cagnini sfondano fino all’òmero. Nella palude è la famigerata spanna in più che gli consente di cacciare agevolmente nei salicorneti e nei fragmiteti, dove gli altri cani annaspano.

                              Il Bracco Italiano è, deve essere e rimanere, filosofo e pensatore; caratteriche imprescindibili che fanno parte dei recessi ancestrali della sua psiche: se non fosse filosofo non sarebbe così affettuoso e nello stesso tempo altero, ardito a caccia e docile in compagnia, temerario nei recuperi e giocherellone a casa. E se non fosse ragionatore non sospenderebbe, naso al vento, la cerca per poi decidere ragionando la direzione più utile da prendere; sempre se non fosse ragionatore non vedremmo mai sublimi accostate, geometriche filate e spettacolari ferme morbide e, nello stesso tempo, perentorie, decise, ineffabili!. Se non fosse filosofo e ragionatore non volterebbe il suo testone indietro, quando è in ferma, per vedere come e dove sei piazzato; se non fosse furbo e malizioso, non ti fregherebbe con quello sguardo sornione che sciorìna al momento opportuno. Le “esigenze moderne”, alla fine, daranno un bracchetto un po’ più veloce nei primi 15/20 minuti, con una testolina anonima e con un carattere omologato alla pedissequiosità.
                              Le “esigenze moderne”, alla fine, Gli strapperanno l’anima e quando l’anima sarà divelta, Lo avremo perso per sempre.
                              Se non avesse un’anima, il mio, il Tuo, il Nostro Bracco Italiano, compagno di decennali avventure, non affronterebbe la morte, trapassando sereno, guardandoti negli occhi e con la zampa sulla tua spalla.

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