Il bracco oggi

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Giovanni Barbieri
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    Il bracco oggi

    Il bracco oggi
    In una vecchia intervista di alcuni anni fa, facendo il punto sulla razza , affermavo che grazie al lavoro dei nostri competenti allevatori, primi tra tutti Ciceri ed Amaldi. Il Bracco Italiano si è alleggerito, asciugato, adeguandosi alla mentalità venatoria del nostro tempo.
    A distanza di anni si può con tranquillità confermare quella asserzione.
    I nostri cani sono sempre più diventati validi compagni per una moltitudine di cacciatori che è rimasta delusa da altre razze che a stento fanno ricordare di essere da caccia e che oltre alla quantità del carniere vogliono che la fucilata sia anticipata da quelle intensa emozioni che solo il bracco sa dare.
    Ormai è consolidata l’immagine di un cane cacciatore che trottando con avidità e bramosia, sbatacchiando le orecchie al vento, copre tutto il terreno il terreno a disposizione raggiungendo distanze che fino a ieri erano inimmaginabili.
    Proprio alcuni giorni or sono ero fuori con una mia bracca di cinque anni a cui avevo accodato per una delle prime uscite una cucciolona di sei mesi. Ebbene la Nella avanti con aperture incredibili, ma sempre pronta a rientrare al minimo tocco di fischietto, con sgambate da brivido per ampiezza e potenza ma la tempo stesso morbida, pronta a cambiare marcia ad ogni accenno di emanazione, alzando e abbassando il collo sopra la dorsale come deve fare ogni bracco che si rispetti e la giovane Fedra dietro, alternando trotto e galoppo, ma senza alcuna paura o titubanza.
    Cani così farebbero felici anche i cacciatori più esigenti ed i miei cani non sono affatto un’eccezione.
    Noi dobbiamo dare in mano ai cacciatori cani eclettici, dalla grande mentalità, dalla ferma solida e dal riporto sicuro, solo così , nonostante il declino della caccia, riusciremo ad avere un futuro che sarà tanto più roseo quanto più sapremo contrapporci a soggetti di altre razze, per la maggior parte galoppatori folli, inservibili in un anormale giornata di caccia.
    Bracchi solidi muscolosi, nevrili, di giusta taglia ma che nello sguardo mantengano quella nobiltà, quella serenità, quella dolcezza che rappresentano il marchio di fabbrica della nostra razza.
    La ferma. Un tempo era un problema , troppi nostri cani fermavano (!) con la coda in movimento. Ora non più, questo problema lo abbiamo lasciato ad altri......
    Le ferme dei nostri bracchi sono solide e prolungate anche senza la catalessi dei pointer, lo sanno bene coloro che usano il bracco italiano in alta montagna. Ricordo lo scorso anno i primi giorni di ottobre, una domenica mattina a quaglie sulle colline umbre tra erba medica, stoppie ed incolti. Una mia giovane bracca di sedici mesi, figlia del Blek di Grecchi, usatelo allevatori, usatelo! in una medica ferma: vola una quaglia che butto giù di prima, la cagnina va al riporto e, mentre cerca la quaglia abbattuta, ferma di nuovo, altra quaglia e giù di terza, la Kea va di nuovo al riporto e ferma di nuovo;allora mi tolgo il gilet per marcare il punto dove avevo sparato e corro a servire il cane ma l’otturatore aperto e l’automatico scarico: Ed io che non porto mai la cartucciera! Torno indietro a cercare il gilet , ma l’erba alta me lo nasconde, intanto con la coda dell’occhio controllo la bracca: ferma, calma, rigidissima. Trovo dopo alcuni interminabili minuti il gilet, carico e torno dalla cagna, mi accosto e vola la terza quaglia. Quella mattina ne ho fatte dodici. Grande, grande bracca non solo brava ma anche bella visto che a 11 mesi era già Giovane Promessa Enci.
    Del trotto abbiamo già detto, lungo, veloce, potente con rachide giustamente mobile e con una psiche che lo porti a sviluppare la cerca non per monotone diagonali rettilinee, ma adeguando metodo di cerca e velocità alle caratteristiche morfologiche del terreno.
    E’ proprio per questo che i bracchi italiani , come del resto tutti gli altri continentali possono cacciare insieme ma non a coppia , proprio perchè cacciare in coppia non significa rispetto reciproco ma uno scambiarsi il terreno con un ovvio aumento della competitività che non è e non sarà mai una caratteristica dei nostri cani.
    L’attitudine al riporto e più ancora al recupero sono caratteristiche di razza ben fissate e riscontrabili nella stragrande maggioranza dei soggetti. Attenzione però , troppo spesso i cani che fanno le prove non riportano e quelle a selvatico abbattuto sono considerate figlie di un dio minore. A lungo andare può divenire un problema , evitiamo di complicarci la vita! Un cane corretto anche se abbocca qualche selvatico facilmente tornerà corretto al frullo e noi godiamoci i nostri cani tutto fare.



    Scritto Da - giovanni barbieri il 08 Marzo 2005alle ore 13:08:03

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