Quando ho iniziato, anni fa, in casa mia vi erano i setters gordon e laverack a cui mio padre era legato. Poi un amico, l'ing. Lordi mi invitò per una cacciata in una riserva di Rieti. In quella circostanza conobbi Mario Buroni, titolare dell'affisso di Montepetrano,e Vittorio Garozzo e per la prima volta vidi REA di Montepetrano (figlia del grandissimo Lir 2° dei Ronchi e di Nanà). Rimasi a bocca aperta. Non conoscevo assolutamente il bracco italiano. Ma quando vidi quel trotto serrato, quelle ferme a distanza, quell'avidità, quella testa alta, quel modo di muoversi, quella morbidezza e quegli occhi che mi guardavano, quando a fine cacciata mi avvicinai per accarezzarla,.....pensai che non vi potesse essere da quel momento altro cane che il bracco. Pregai subito Buroni di darmi un cucciolo, mi fece aspettare sei mesi ed alla fine acquistai Eolo di Mntepetrano. Ma fui presto ancora più fortunato, infatti dopo pochi mesi l'ing.Lordi, per motivi familiari, si tolse i cani che aveva e mi regalò i suoi bracchi: Rubina di Montepretano, sorella di Rea e già campione italiana di bellezza e Gaddo (Rocco,fratello di Rea, X Rena dei Ronchi).Di Gaddo entrai subito in possesso, perchè a Napoli, Rubina era a Muro Lucano, presso una proprirta del Lordi. Quando andai a prendere il cane lo trovai in fin di vita, forse avvelenato. Grande dispiacere ed il primo rimpianto.
Iniziai così l'annata venatoria dell'anno successivo con i miei primi due bracchi: Eolo b.a. e Gaddo r.m. Trascorsi tutto l'autunno nella riserva di S.Pietro Infine, vicino Cassino, una splendida tenuta di mille ettari, ricca di fagiani e starne che volavano molto bene. Eolo in breve divenne molto bravo. Non c'era fagiano o starna che non fermasse e con grande stile. Gaddo, invece, non bloccava mai, aveva una passione sfrenata ma di fermare non se ne parlava, era un galoppone continuo. Ero avvilito dal comportamento di quel cane. Poi verso metà dicembre, ormai stanco dei soliti fagiani e starne, lasciai la riserva verso le 11,00 e mi recai in una località del casertano ove sapevo vi erano molti beccaccini. Ovviamente volevo provare Eolo, gia ottimo fermatore, ma nel far scendere i cani dalla macchina il primo a saltare fu Gaddo che partì a galoppo sfrenato senza curarsi del padrone. Richiusi l'altro cane in auto perche andare a beccaccini con due cani è impossibile, presi fucile e cartucce e mi incamminai, senza alcuna speranza nella direzione che aveve preso il cane. Cosa avrebbe potuto fare quel pazzo sfrenato che fino ad un'ora prima, per l'ennesima volta, aveva sfrullato tutti i fagiani che aveva avvertito? Ebbene quello che vidi quel giorno non lo dimenticherò mai. Mentre Gaddo galoppava come un pazzo, avvicinandosi ad una zona ove c'era dell'acqua appantanata, frullarono due beccaccini; il cane li vide e rallentò all'improvviso, incominciò a trottare e sfrullò un terzo beccaccino poco avanti a lui, alla partenza del quale fece letteralmente un salto, poi con la testa alta incominciò ad avanzare lentamente e dopo una ventina di metri si bloccò in ferma. Sembra una grandissima cazzata eppure è la sacrosanta verità. Dopo pochi minuti arrivai lentamente dietro al cane ed in quel momento partì un quarto beccaccino 7/8 metri avanti a Gaddo. Ero talmente frastornato ed incredulo che non sparai neppure. Ritorneremo successivamente su tutto questo perche ci darà agio ad iniziare una interessantissima discussione sulle correnti di sangue e sull'addestramento.
Due mesi dopo andai in Montenegro a beccace e beccacini, per la precisione nella velle di Shalbiac (ci vorrebbero ore per raccontarvi di questo posto venatoriamente incantevole). Gaddo migliorava sempre di più, aveva una grande avidità ma aveva imparato a metterla al servizio della sua azione ed in quella settimena mi incominciò a fermare le prime beccacce. Eolo, invece, perfetto in riserva, sulla selvaggina naturale non era lo stesso cane. Ormai assaporavo le prime soddisfazioni e le prime vendette con gli amici che avevano i setters. Ad agosto partii per la Serbia, per l'apertura a quaglie, in una localita della Voivodina, ai confini con l'Ungheria. C'erano tante quaglie ma le stoppie erano tagliate a mano, secche e sembravano lame di coltello; ebbi subito timore per i miei cani. Comunque l'indomani iniziai a cacciare, prima con Eolo, ma con scarsi risultati: le quaglie pedinavano molto, il cane avvertiva con disagio, fermava poco ed a corta distanza. Dopo un'ora rinchiusi Eolo nella mia prima Land Rover che avevo acquistato un mese prima e feci scendere Gaddo. La musica cambiò subito, una ferma dietro l'altra, qualche bel colpo e qualche padella (sono abituato a sparare di stoccata e la quaglia con la sua lentezza mi induce a mirare e padello, fortunatamente non spesso). Alle 9'00 smisi per il gran caldo e ripresi il pomeriggio, ma dopo poco più di un'ora, avevo già fatto un buon carniere, Gaddo incominciò a sanguinare dai piedi. Quelle maledette stoppie. Si stava verificando quello che avevo temuto: il cane, pur in quelle condizioni, non accennava cedimenti anzi l'azione, per il numero dei selvatici, era ancora più avida, ma si stavano spaccando i piedi. Potete immaginare la mia rabbia, fermai il cane e rimandai al giorno dopo, sperando di trovare una zona diversa. Niente da fare: tutti quei terreni presentevano grandi campi di granone e sopretutto di girasoli, per il resto erano stoppie, solo stoppie, neanche un metro di medicaio o altra vegetazione simile. Il giorno dopo avvenne la stessa cosa e così con il cane sofferente, ma vi assicuro per niente intimidito nonostante il dolore,decisi di smettere, i piedi del mio povero Gaddo mandavano solo sangue. Poichè nei girasoli vi erano molte tortore mi dedicai a quella caccia, ma senza alcun entusiasmo.
Adesso mi fermo qui; la prossima volta, se avrete trovato interessante le mie esperienze, vi parlerò di altri cani ed incominceremo, eventualmente, a fare il punto della situazione: cosa avevo imparato fino a quel momento? cosa incominciava a turbarmi? e cosa occorreva fare per meglio addestrare il bracco alla caccia?
A presto, un salutissimo a tutti e se avete delle domande particolari da farmi, avanti. Compatibilmente con il tempo vi risponderò con la meticolosità e la passione di sempre.
Edgardo de Martino
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