Lo spinone secondo Luca Massimino
Razza molto antica e da sempre tanto apprezzata dai cacciatori per le qualità di naso, resistenza, rusticità, ferma e riporto, il tutto in ogni circostanza di luogo e di tempo; cane adattabile a cacciare su tutti i terreni e ogni tipo di selvatico, ma impareggiabile nei canneti, negli acquitrini e ovunque la macchia rappresenti un ostacolo. Lo spinone può essere il cane da ferma di tutti i cacciatori, anche di quelli più esigenti… bisognerebbe solo provare a conoscerlo meglio!
Nei secoli di vita della razza, lo spinone italiano ha vissuto momenti di alti e bassi, ma da alcuni anni a questa parte, grazie al lavoro certosino del Club Italiano Spinoni e degli allevatori, il fermatore burbero e bonario d’Italia ha riconquistato estimatori e appassionati tra il popolo delle doppiette. D’altronde parliamo di un cane che non teme le temperature torride, né le rigide, non teme i campi puliti, né quelli sporchi, caccia costantemente collegato con il cacciatore e si adatta a ogni tipo di selvatico; se a queste qualità venatorie si aggiungono quelle caratteriali di dolcezza, sensibilità e sguardo che sa di umano, beh, ecco un cane tutto fare e tutto essere!
Dello spinone italiano ne abbiamo parlato con Luca Massimino; figlio d’arte, dal padre Angelo ha ereditato la passione per la caccia e per i cani. Allevatore della razza spinone dal 1980, è titolare dell’affisso Ferentum e giudice esperto Enci dal 1987.
Come vede, oggi, lo stato della razza Luca Massimino.
Sono stato eletto presidente del Cisp nel 1987, avevo 28 anni e da allora mi viene posta periodicamente questa domanda. Lo stato della razza spinone è in continuo divenire; sicuramente, rispetto a molti anni fa i progressi sono sotto gli occhi di tutti, sia sotto il profilo venatorio sia nel settore delle prove. Però si potrebbe fare di più ovviamente, migliorando i criteri d’allevamento e della selezione, conquistando proseliti nei cacciatori.
Oggi più di ieri, la caccia richiede cani adattabili a cacciare selvatici diversi su terreni assai differenti tra loro: dalle riserve a fagiani, ai boschi a beccacce e agli acquitrini a beccaccini; la circostanza può essere un punto di forza per lo spinone?
La crisi della caccia, specie nelle forme monotematiche, deve indurre il cacciatore a utilizzare ausiliari che sappiano adattarsi a tutto. Tranne casi eccezionali motivati da ambienti particolari, ormai nessun cacciatore può dedicarsi a una sola caccia: si inizia con la selvaggina dell’apertura (fagiani, starne, quaglie) e si prosegue con la migratoria autunnale. A ciò lo spinone risponde alla grande per adattabilità a selvatici e a terreni; questi discorsi sembrano luoghi comuni, ma invece è la pura verità. Terreni ristretti, fossi, i proverbiali confini delle riserve e Zrc, per non parlare di gerbidi abbandonati dove lo spinone diventa insostituibile. Sono anni che faccio l’apertura in Maremma, in terreni con gerbidi altissimi dove nessun cacciatore con altre razze si avventura; potrei cominciare anche alle otto del mattino che sarei sempre solo.
Sul terreno di caccia i continentali italiani devono fare i conti con la “concorrenza” degli inglesi, ausiliari con caratteristiche venatorie differenti. Questo confronto, e l’esigenza di soddisfare le esigenze dei cacciatori, ha dato una spinta decisiva allo spinone, invogliando gli allevatori a far evolvere la razza; in che modo è migliorato il nostro cane? E quali peculiarità tipiche ha conservato intatte?
Non mi piace pensare a una competizione tra razze e cacciatori. Avevamo uno spinone che i sacri testi ci avevano consegnato come resistente alla fatica, la pelle spessa come un bue e altre caratteristiche volte a etichettarci come rustici “trattori” per terreni paludosi e forre inestricabili. Adesso la razza forse ha dovuto mediare alcune di queste caratteristiche; la pelle è rimasta spessa, l’occhio è sempre da sognatore, il pelo è ruvido, ma l’animus è quello di un cane energico, senza timori di affrontare qualsiasi terreno, pronto a soddisfare il cacciatore esigente che a gennaio sfida il gelo del Kirghizistan o insidia anatre e folaghe nella laguna di Orbetello, passando per i boschi appenninici. Mi rendo conto di essere ripetitivo, ma resta fondamentale l’allevamento: non bastano dieci superspinoni, ma occorrono caratteristiche elevate in ogni cucciolata per ridurre gli scarti al minimo. Lo scarto è un insuccesso, ma anche un grosso problema per chi introduce in casa un cucciolo; infatti, se venatoriamente parlando il cane poi fallisce, allora si crea una situazione complicata, perché a quel punto il cane fa parte della famiglia! E l’insuccesso diventa un boomerang negativo per la razza.
Parliamo di spinoni e beccacce: in origine le prove su beccaccia erano viste con una certa diffidenza, oggi invece coinvolgono un elevato numero di appassionati e si è creato anche un trofeo per le razze continentali, il Chelini, un’ottima occasione per mettere “in vetrina” lo spinone e farlo conoscere e apprezzare ancora di più ai cacciatori. Che cosa ne pensa?
Prima dell’avvento delle prove doc e del boom della caccia alla beccaccia, le prove su questo scolopacide erano un fenomeno di nicchia, anche perché nel momento clou della stagione si preferiva cacciarle che inseguirle per una qualifica. Negli anni Ottanta, alla Roccaccia di Tarquinia organizzavamo una speciale di razza frequentata soprattutto quando l’8 dicembre ricadeva di martedì o venerdì. Adesso ci abbiamo riprovato nel ripasso, sia alla Roccaccia che a La Faggiola, in provincia di Pesaro Urbino, con buone prestazioni e qualifiche, e discreto successo anche di partecipazione; questo proprio per sfatare un altro luogo comune del passato, che voleva lo spinone un ottimo ausiliare da beccacce, ma nelle prove non c’era quasi traccia di questo nostro cane. I numeri ancora poco eclatanti di partecipazioni alle prove su beccaccia sono da attribuire anche all’atavica diffidenza del mondo venatorio per quello delle prove; spesso si sente dire ancora che un cane non idoneo per le prove si può dirottare sulla caccia. Invece l’essenza della questione è l’esatto contrario: infatti, il cane da prove non è altro che un grande cane da caccia.
Quali qualità rendono lo spinone una razza particolarmente indicata nella caccia alla beccaccia? Cosa è emerso dalle prove di lavoro su beccaccia disputate fino a ora? In cosa si dovrebbe ancora migliorare?
Ovviamente le qualità che esaltano lo spinone sono la volontà, la passione, l’adattabilità a terreni boscosi di varia natura, come le macchie maremmane, il cisto della Sardegna e i boschi d’alto fusto. A beccacce in particolare è fondamentale la cerca, il naso, la ferma, il collegamento spontaneo e le doti di recupero e riporto. L’andatura tipica del trotto consente allo spinone di cacciare veramente per tutta la giornata. Pelo e pelle lo proteggono da spine e temperature rigide. Inutile girarci intorno, sono queste le doti principali dettate da fisico e psiche ideale. Le prove di febbraio e marzo hanno evidenziato proprio queste qualità. Invece, si può migliorare nella partecipazione. Oltre a servire per la selezione della razza, le prove sono importanti per far conoscere lo spinone al meglio, per mostrare le sue caratteristiche ai cacciatori, per far capire loro che il nostro cane da ferma a pelo duro può essere il loro compagno di caccia; è molto bello godere del proprio cane a caccia, ma le prove costituiscono un importante momento di selezione dei cani da caccia e, inoltre, sono una grande vetrina.
Ci sono spinoni italiani utilizzati pressoché solo a beccacce? Selezionare lo spinone alla ricerca dello specialista a beccacce o anche a beccaccini lo trova un fattore positivo o negativo per la razza?
Quando ero ragazzo, insieme a mio padre andavamo a beccacce sistematicamente in Lucania e Calabria; cominciavamo a novembre e finivamo il 31 marzo. Gli incontri erano numerosi e quasi garantiti. Allora aveva un senso utilizzare il cane solo in quella caccia e una stagione era sufficiente a verificare le qualità dell’ausiliare; come detto, oggi la stagione è terribilmente ridotta nei tempi, oltre ad ambiti e quant’altro possa limitare gli spostamenti (altro discorso è quello della caccia all’estero). Probabilmente esistono zone del sud dove le beccacce arrivano nel momento del passo e svernano, permettendo l’incontro da novembre fino alla chiusura; in questi casi esistono spinoni utilizzati solo a beccacce. Io non trovo positivo selezionare lo spinone solo per la ricerca dello specialista, soprattutto visto il numero limitato di nascite, attestato intorno alle 500 iscrizioni annue; inutile mettere troppi paletti alla selezione della razza. Non parliamo poi dei beccaccini, una caccia ancora più in pericolo per l’esiguità delle zone umide.
In ogni razza sono fondamentali le femmine, spesso lontane dai circuiti delle prove di lavoro; tra esposizioni e prove di lavoro, com’è lo stato delle femmine nella razza?
Le femmine sono fondamentali nella stessa misura in cui lo sono i maschi: entrambi al 50%. Il DNA è costituito dal 50% di ogni genitore; sorrido quando ripenso a certi discorsi empirici che attribuivano al maschio o alla femmina percentuali variabili. Il prevalere di alcune caratteristiche, invece, è un altro discorso. La vera differenza è che la fattrice sceglie lo stallone! Questa è l’importanza maggiore della femmina. Negli ultimi anni si sono messe in luce femmine importanti con vittorie nel Derby e campionati di lavoro. Nell’ultimo raduno di Proceno-Grotte di Castro, nel Viterbese, il podio della combinata è stato occupato da tre femmine: almeno Eccellente in prova e qualcosa di più in raduno. Ora, il punto cruciale è la scelta del maschio: se gli allevatori di spinoni resisteranno alla tentazione di usare il proprio, o quello più vicino, renderanno migliore lo stato della razza e non vanificheranno le indicazioni tecniche scaturite da manifestazioni ufficiali.
Vedrebbe positiva per la selezione delle nostre razze l’organizzazione di prove di lavoro miste tra continentali italiani ed esteri?
Le prove miste già esistono, ma spesso per motivi logistici un continentale italiano non riesce a partecipare a entrambe; in qualche caso avviene, specie nelle tournée estere.
Sul terreno di caccia e di prova si vedono sempre più spinoni che, pur mantenendo le caratteristiche morfologiche dettate dallo standard di razza, mostrano taglie più contenute e pelo meno lungo. Che cosa pensa al riguardo?
Quanto alla taglia, nella selezione questa spesso si riduce, specie se si alleva con una certa consanguineità. Il pelo dello spinone deve essere ruvido e non lanoso; tutto questo non per pura estetica, ma per funzionalità, evitando così al cane di beccarsi lappe e quant'altro; inoltre, associato come dovrebbe alla pelle spessa, il pelo “giusto” lo ripara dal freddo e dalle spine. Quando riporta folaghe e anatre in laguna, il mio Romeo si asciuga rapidamente. Tutto ciò che è contenuto negli standard riguarda bellezza fisica, psichica e funzione.
Per concludere, parliamo del Trofeo Angelo Massimino: quanti spinoni ha passato in rassegna questa pluridecennale manifestazione? Quanto successo ha avuto il Trofeo e quali sono stati i soggetti più importanti ad avervi partecipato?
Giunto alla sua 24ª edizione, il Trofeo Massimino fu ispirato dal desiderio di ricordare mio padre, cinofilo e cacciatore viterbese nato nel 1920. Grande passione e competenza, ma pessimo carattere. Lo abbiamo voluto ricordare inizialmente nella zona di Vetralla, poi dopo 17 anni siamo passati a Borghetto di Civitacastellana, sempre nel Viterbese e sempre nella stessa data, il weekend prima di Natale. Nel trofeo Massimino sono passati tutti gli spinoni degli ultimi trent’anni; si può dire lo stesso anche per i bracchi. Un vero campionato invernale con selvatico abbattuto per continentali italiani! Ricordo tante serate davanti al fuoco di Capacqua con Luigino Bottani, il primo dei tanti nomi che ora mi viene in mente; ma in questa o quell’altra edizione, alla fine tutti gli appassionati vi hanno partecipato. Il Trofeo è stato sempre una festa tra amici, ma senza mai perdere d’occhio l’aspetto tecnico della prova; l’albo d’oro è pieno di nomi importanti, impossibile ricordarli tutti.
a cura di Stefano Belloi