Rompo il ghiaccio io?
Gennaro e' un napoletano trapiantato a Londra per fare qualche soldo da portare a Vicolo Scassacocchi, dove sua moglie, che abita in un "basso," lo vede soltanto un weekend al mese, ma e' felicissima del buon salario che le porta ogni volta che viene e che le permette di vestirsi, calzarsi e di truccarsi in modo da destare l'invidia delle sue vicine, e l'ammirazione dei suoi vicini...
E' da cinque anni che Gennaro e' diventato il maggiordomo di Sir Andrew Montgomery, un ricco conte sposato ad un'avvenente donna irlandese dai capelli di fiamma. Tornando con Gennaro. suo fedele factotum, da una battuta alla grouse in una sua tenuta scozzese, Sir Andrew sale le scale della sua maestosa abitazione ancora con la doppietta in mano, impaziente di abbracciare la sua splendida moglie. Gennaro, che porta le valigie del nobile, lo segue a ruota. Sir Andrew apre la porta della camera da letto, e scopre sua moglie nuda, a letto con un giovanissimo altrettanto nudo, i due avvinti in un amplesso furioso...
"Gesummaria!" Esclama Gennaro. "Acca' mo' succede 'nu quarantott'! O padrone mio ancora tene 'o ribotto (la doppietta) in mano--chillo guaglione va a feni' mort'acciso!"
Ma il nobile inglese, dopo un momento di furia appena contenuta, si riprende e con freddezza, mentre il giovane afferra i suoi vestiti e scappa via giu' per le scale, si erige davanti alla moglie, che s'e' coperta le pudenda con un lenzuolo, e scandisce freddamente queste parole: "Fedifraga! Concubina! Credevo di aver sposato Cornelia, madre dei Gracchi, ma ora mi accorgo che tu non vali neanche Messalina... E avrei altre cose da dirti, ma la parola mi muore qui, nella strozza." Poi si volta e scende lentamente le scale.
"Padrone mio," lo consola Gennaro, "Vuie site veramente 'o cchiu' nobbile dei nobbili. I' l'aviss' accisa, 'sta malafemmena, ma vuie l'avit' trattata comm' se lo meritava, ma senza sporcarvi 'e mman'... Bravo!"
"Si', si', Gennaro, ma adesso ti prego, lasciami solo col mio dolore. Non voglo vedere nessuno, neanche te, mio fedele servitore, per almeno un mese. Ecco, prendi queste cinquemila sterline e va' in vacanza a Napoli, con la tua moglie, che di sicuro e' piu' nobile della mia!"
"Grazie, signo', grazie!" E Gennaro fa la valigia e torna a Napoli. Arrivato alla porta d'o' vascio (basso) la spalanca ed irrompe dentro, gridando, "Mari', mari', songo turnat' e t'aggio purtato 'na sporta 'e sterline!"
Gennaro si blocca, esterrefatto, fulminato. Maria e' a letto, nuda, con il macellaio del Rione Sanita', nudo anche lui. Il macellao acchiappa vestiti e scarpe e corre via nudo, a rivestirsi in strada, e Gennaro afferra un padellone di ghisa, pronto a spaccare la testa alla moglie infedele. Ma prima dell'estremo atto si ferma. Pensa al suo padrone e come lui ha reagito alla stessa offesa, in maniera... nobile. Fa un profondo sospiro, ed ergendosi davanti alla moglie, che sta singhiozzando dalla paura e dalla vergogna, scandisce freddamente queste parole: "Fotografa! Concolina! I' credev' c'avivo spusat' Cornacchia, madre dei tricch-tracch, ma m'accuorg' ca tu nun vali neanche mezza lira. E 'i t'aviss' a dicere ate cose, ma la parola me more acca', stronza!"
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Proseguo, in questo pomeriggio domenicale piovoso, uggioso, con niente di meglio da fare che cazzeggiare al computer...
Gigetto compie quindici anni. Il padre lo prende da parte e gli dice: "A Gigge' mo' ciai quindici anni. L'hai fatto mai l'amore?"
"No, papa', ma me piacerebbe da fallo."
"E te credo che te piacerebbe! Io all'eta' tua gia' ero stato sverginato da 'n'anno, da la serva dell'inquilino der piano de sopra. Vabbe', ecchete 30 Euro. Va su la Salaria co' l'autobusse, e trovate 'na strappona. Ma occhio, eh? Trovatene una pulita e pija le precazzione necessarie. Mettete questo, prima da inzuppa' er biscottino ner lattemmiele,
m'ariccomanno."
Gigetto esce di casa, e alla fermata dell'autobus incontra sua nonna. "Ando' vai, Gigge'?"
"Vado a fa' l'amore per la prima vorta!"
"E co chi? Gia' ce l'hai la regazza?"
"No, ma papa' m'ha dato li sordi pe' trovanne una."
"Ma che porco, quer fijo mio! Ma nun ce lo sa che te poi pija' quarche brutta malattia a anna' a minniotte? Annamo, va', vie' a casa mia che te 'mparo io a fa' l'amore, e nun me devi neanche da paga'!"
Dopo qualche ora, Gigetto torna a casa, visibilmente esausto... "Allora, Gigge', come e' ita?"
"Benissimo, papa'! M'e' piaciuto tanto che domani ce vojo rianna'."
"E vabbe', ecchite 'n'antri trenta Euri, ma nun ce fa' l'abbitudine, che sinno' me costi troppo!"
"No papa', cio' ancora li trenta che m'hai dato oggi..."
"Aho! E spiegheme come hai fatto! Mica me voi aricconta' che 'na minniotta te l'ha data a gratise?"
"No, papa', nun so ito co' na minniotta. Ho incontrato nonna e lei m'ha imparato a fa' l'amore senza vole' esse pagata..."
"Porco! Schifoso! Pervertito! Incestinato! Ma come, hai fatto sesso co mi' madre? Ma io te ammazzo de botte, disgrazziato!"
"Aho, papa'! E carmete 'n po'! So' qundici anni che te fai sesso co' mi madre e io nun t'ho mai detto gnente!
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Larga e' la foglia, stretta e' la via, dite la vostra che' io ho detto la mia...
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Due amici toscani sono in viaggio a Roma. Uno dei due dice all'altro: "Ovvia, te tu vuo' vedere home faccio stizzire un romano?" "Fammelo vedere," risponde l'altro. Entrano in un negozio di vestiti e biancheria, e il toscano chiede al negoziante: "O quanto hosta hodesta hanotta (canottiera)?" "Cinque Euro," risponde il romano."E quanto hostan hodeste mutande?" "Tre Euro ar paro." "Grazie," e i due escono dal negozio. "Te tu ha' visto home lo faccio stizzire?" "Io 'un ho visto nulla. 'Un mi pareva punto stizzito." "Perche' 'un gli e' finita. Aspetta e te tu vedrai." Rientrano nel negozio. "O quanto hosta hodesta hanotta?" "Cinque Euro." E hodeste mutande?" "Tre Euro." "Grazie."
I due escono dal negozio. L'amico chiede a quello che vuole far stizzire il romano: "O che tu fai? 'Un mi pare miha stizzito." "Perche' 'un gli e' finita. Vedrai." I due rientrano nel negozio. "O quanto hosta hodesta hanotta?" "Dieci Euro." "E hodeste mutande?" "Un Euro." "O perche' m'alza la hanotta e mi hala le mutande?" "Perche' si nun smammi te faccio 'n cu10 come 'na capanna!"
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