Rimessa del sommacco, 9:30 am
C'è una piuma che danza nel vento. Una piuma leggera. Spezzata a metà danza cullata dal vento del nord. Il profumo dell'agrifoglio, freddo pungente, per terra segni di recenti pasture.
Qualche ora prima. A casa. Preparativi. 06:00 am
Scendo giù dal letto prima che l'odiata sveglia suoni. quattro passi incerti, pigri. fuori è sereno. La scintilla sul gas è quasi simbolica. Si comincia con lentezza. Un buon caffè forte, il latte fresco lascia una bella camicia bianca sul bicchiere, un buon sapore dolce tra le labbra. Su una poltrona ci sono i vestiti che mi aspettano, i soliti cari affidabili di ogni volta. Esco fuori. Fa freddo. Forse sono un pò leggero, meglio così. Nella strada buia e ancor deserta solo qualche cane che si allarma, solo i miei passi sul selciato. Passo davanti casa del vecchio caro amico. Chissà se anche lui si sta preparando per andare. Ma non sento i suoi cani. Non ci sono più. Anche lui, ormai. Il cervello fa brutti scherzi.
Passo a prendere i cani. Già perchè oggi si fa un giro non distante e si torna presto. Un giorno buono per far sgranchire il vecchio Clint ormai messo a riposo..
La Regina delle pietre. 9:25 am
Imparare è come respirare. Finchè sei vivo. Se non ti manca modestia o umiltà. Ogni giorno, se vuoi, può essere una prova, un'occasione per rimettere in discussione una convinzione e impararne qualcosa.
La regina non è dove mi aspettavo che fosse.
La regina era dove non mi aspettavo che fosse.
Volata via lontana e nervosa, grossa e scura. Contro ogni ipotesi, convincimento, sembra essersi burlata della mia presunzione o ingenuità. Attila, il buon vecchio pointer zoppo, mi guarda perplesso: come mai in tanti anni non hai ancora capito?
La strada e la montagna. 7:00 am
I cani dietro nella gabbia sono già in fermento. Rumori di code che sbattono come bacchette su una batteria, uggiolano di gioia e trepidazione. Riprendiamo il sentiero sconnesso che sale verso la montagna. Quanto tempo è passato? Non saprei. O forse si. Fauno aveva nemmeno un anno l'ultima volta..Già Fauno, meglio non pensarci. Ma non è acqua passata, ancora, forse mai, brucia dentro ancora.
Arriviamo che è giorno da un bel pezzo. Ci sono già due fuoristrada posteggiate dove muore la stradella fangosa.
Con pochi gesti, i soliti d'abitudine, mi preparo, Scarponi, trisacca, doppietta, collari. Si parte.
La prima rampa in salita è la più brutta. vuoi perchè non hai ancora rotto il fiato, vuoi perchè ripida e fangosa.... Supero le prime alture. Amara sorpresa.
"L'acqua d'inverno" non c'è più.
"L'acqua d'inverno" era il nome che avevamo dato ad una vallata incastonata tra le montagne. aveva tutte le carte in regola per essere un bel posto da beccacce. Era un bel pascolo invernale tutt'intorno circondato da ginestreti e macchia mediterranea, qualche vecchio e maestoso leccio isolato. Circondato da rilievi importanti era piuttosto riparato da buona parte dei venti impetuosi dell'inverno. In estate era un posto particolarmente asciutto, ma data la conformazione della vallata, dopo le prime piogge autunnali era ricco di rigagnoli, prati allagati e zone umide. Le ginestre formavano lunghe lingue fitte di macchia, abbastanza alte e sgombre nella parte inferiore. I numerosi bovini al pascolo fornivano adeguata concimazione e contribuivano a tenere pulito..
E l'8 dicembre, per tanto tempo, era meta sicura, una vecchia cara abitudine che non deludeva mai.
"L'acqua d'Inverno" non c'è più...
Al di là della collina non c'è il verde delle ginestre. Un incendio, sicuramente in questi ultimi anni che non ho più frequentato il posto, ha totalmente distrutto tutta la macchia più importante. Restano solo sparuti ciuffi, qualche avvallamento coperto dai rovi. Per fortuna i lecci sono ancora al loro posto. Le ginestre stanno ricominciando a crescere, bruciate si ma ancora con la forza di lottare e andare avanti. Non so che fare. La cacciata è compromessa. Non sembra di certo un buon posto da beccacce. Ma non ho alternative, non posso andare altrove, le mie donne mi aspettano a pranzo, promesso.
la vallata conduce ad una bella montagna, enorme, una cacciata che non fai in un'intera giornata.. ma non è il caso. Una montagna impegnativa ma che regala spesso incontri inaspettati, dietro un pizzo, cenge o morene puoi aspettarti un volo di cotorne, ma non si può, ho incontrato qualche volta anche il cinghiale, ma si porta via dietro i cani e non è cosa buona, può esserci la lepre... Sempre, nella stagione, si può incontrare la beccaccia.
Ma c'è da camminare molto, oggi non è il caso.
I cani battono comunque tutto il terreno disponibile, non tralasciano zone riparate, macchie, rovi, piccoli arbusti superstiti. Ma ci rendiamo conto tutti e tre che non è cosa....siamo nel posto sbagliato.
Ormai siamo qui, non resta che cercare qualche piccolo angolino ancora interessante. Resta l'ultima rimessa in alto, ai piedi delle pareti della montagna, un pò staccata dal resto della macchia c'era una lingua di sommacco, un piccolo boschetto con enormi massi coperti da edere e felci. Quasi sempre una o due regine dimoravano in quegli angoli silenziosi. Saliamo l'ennesima altura. per fortuna il boschetto è stato risparmiato dal fuoco. Mi avvicino coi cani a questa piccola oasi superstite, convinto che come al solito Attila cominci a perlustrarla dal basso, prima sul margine esterno e poi all'interno...Invece.. Nulla. Il cane si avvicina al boschetto, dà un paio di colpi di naso e va via, comincia ad allargare verso la montagna...Ma che ca...
Inutili i miei richiami, il cane sembra completamente fuori controllo, anarchia allo stato puro.. guardo Clint, che sembra non capire "Clint, oggi con Attila non sembra proprio giornata...."
Richiamo il cane. Si ferma a distanza, mi guarda. Sono convinto che rientri, almeno lo do per scontato. Così gli volto le spalle e torno ad interessarmi ai sommacchi dove adesso sta lavorando, come può, il vecchio Clint.
La regina delle pietre. (reprise) 9:25 am
Cerco di scorgere la sagoma del bianconero tra i sommacchi. Nulla. Guardo tra i massi, negli angoli..Nulla. Il cane non è rientrato. Mi darebbe molto fastidio dover dare ragione alle sirene che declamano i cani robot e denigrano gli anarchici fantasisti...Mi duole, ma il cane fuori controllo mi fa pensare seriamente a tutto ciò...Conosco bene le rimesse, o meglio conoscevo, tutte, angoli e avvallamenti. Conosco questa buona rimessa..e lui che fa? se ne va. ca...o non siamo a cotorne, lo sai, che ci vai a fare lassù...
Mentre tra sconforto e nervosimo questo penso, comincio a sentire in lontananza il beeper del cane. Tra quelle rocccie in alto da qualche parte è in ferma. sicuramente dopo i primi pizzi, sul primo pianoro sopra di noi... Cotorne?
non ho intenzione di seguirlo, non è nei miei programmi. Mi aspetto di verdere da un momento all'altro qualche fragorosa gallina scendere in picchiata.. Il beeper smette di suonare. Nulla. Dopo un pò vedo il cane fare capolino dai pizzi un centinaio di metri sopra di me. scende verso di me euforico. A tratti lo vedo a tratti avvallamenti e rilievi lo coprono alla mia vista. Lo scorgo una cinquantina di metri sopra di me, é fermo e sembra guardare nella mia direzione. Suona di nuovo il beeper, il cane è in ferma.
Con sorprendente velocità e rabbia una beccaccia parte dalle rocce. Come una cotorna!
Mi passa al limite del tiro, un tiro di stoccata come se fossi a cotorne. Azzardo due fucilate rapide, confidando più sulla seconda munita di un buon piombo 7. Infatti sulla seconda accusa il colpo, sembra debba cadere, ma invece sfrutta la velocità raggiunta in picchiata per risalire ancora più in alto, nella stessa direzione in cui avevo sentire suonare il beeper la prima volta...
Sono costretto a salire, contro i miei piani, le mie previsioni, le mie piccole convinzioni venate di presunzione, tutta umana.
La salita è tutta d'un fiato. Mi fa pensare a quante volte ho grattato le vibram su queste pietre per inseguire cotorne.
Scavalcati i primi contrafforti si apre una bellissima conca, prati, pascoli, e diversi enormi scuri lecci abbarbicati sulle lame di calcare.
Cerco la regina nei pressi di alberi e cespugli. nessuna traccia. ma non credo abbia fatto tanta strada. Può esser ovunque. se le piacciono le rocce, può esser davvero in ogni dove. Attila lo sa e comincia ad allargare ed allargare ancora...ma dove va?
Secondo me fa un giro folle, ma non voglio interferire, ho già sbagliato una volta, il genio è lui, lui sa io imparo. Va a prendersi il vento in fondo a questo grande anfiteatro di pietra, rientra e ad una cinquantina di metri la mette tra lui e me, da vero demonio. La bella maliarda non è da meno e parte indiavolata ma non ha carte buone in questo giro. Temendo qualcosa del genere ho messo due cartucce più generose questa volta e la carica di 34 gr del 7 la colpisce senza via di scampo. Non ho una tavolozza di espressioni sufficientemente ricca per descrivere l'espressione del cagnone un pò bislacco quando mi ha guardato mentre accarezzavo quel bellissimo animale che mi aveva regalato.
Non ho le prove che i cani pensino come noi, nè che nel loro cervello formulino pensieri simili a quelli che noi esprimiamo, ma ho la certezza di aver visto qualcosa nei suoi occhi, una soddisfazione, una luce spavalda che mi ha fatto pensare "Sono quasi due lustri che scarpiniamo insieme, quando smetterai di voler fare di testa tua e invece aver un pò più di fiducia in me? lo vedi quel che so fare?"
Se così fosse credo abbia ragione. Mi siedo su un enorme sedile di roccia, segnato da acqua, vento, sole, gelo, licheni e muschi, animali. Chissà da quanto è qui. Da quanto prima di me e per quanto tempo dopo di me... Cerco nuove misure, in un rapporto tra me e ciò che mi circonda, mi sento piccolo ed effimero. Ma sto bene, in un paesaggio che sa di selvaggio, dove tutto ciò che vedi ha il gusto dell'autentico, sto bene, qui con i miei cani e una bellissima preda tra le mani. Li carezzo mentre dalla vecchia fiaschetta scende il profumo di torba di un buon Lagavulin 16 anni.
Facciamo un bel giro prima di tornare al fuoristrada. Più per godersi l'ambiente che per cacciare. Guardo le ginestre. So che cresceranno. Nulla è perduto. Non so quando ma saranno di nuovo belle e portatrici di belle emozioni.
Io ci sarò, sarò qui ad aspettarle, come chi ha freddo aspetta la primavera.
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