Il programma è ambizioso: sabato al camoscio e domenica apertura al gallo/cotorna/lepre bianca.
Complicato anche gestire doppio cane (fortuna che la setter e la bavarese si intendono bene e non si disturbano), doppio fucile, mangiare per tutti, ecc.
A metà viaggio il mitico Forester prima serie e 250.000 km mi riserva una brutta sorpresa: la frizione va giù a fondo corsa e le marce non entrano più. Si direbbe ci sia una perdita nel circuito idraulico. Il liquido è a livello giusto, cerco di capire dove è il problema finché mi accorgo che il tappo in plastica della vaschetta ha un'aletta mezza rotta e quindi è pregiudicata la tenuta in pressione. Riesco a risolvere: mi tolgo le scarpe, le metto entrambe sul tappo e chiudo a forza il cofano che forza il tutto garantendo la tenuta [:D]
Arrivo in baita appena prima del buio, in mezzo alla nebbia e agli "abbai" dei caprioli che mi percepiscono senza vedermi.
L'indomani mattina esco sul far del giorno e sono subito contento per essere riuscito a sorprendere i caprioli, con Efra sempre corretta al dietro: un bellissimo maschio a 110 metri da me pascola, 10 minuti dopo un altro, infine la femmina con due piccoli; appoggio in mira sul bastone, animale bello fermo nel reticolo, click con l'otturatore bloccato [;)] anche se ho il braccialetto per loro non sparo, oggi cerco il camoscio.
Arrivo alle 7.30 su un colle sopra una alta falesia rocciosa a 2.200 metri di altitudine, luogo molto amato da un branco di camosci; preferirei sparare allo yearling, ma ho anche il braccialetto per l'adulto. C'è purtroppo vento piuttosto sostenuto e rafficato, certo non mi aiuta dato che varia pure di direzione e non riesco quindi a controllare il mio odore. Dopo pochi minuti ai limiti di un gruppo di larici sento infatti un forte rumore di animale che mi ha percepito; penso al cervo e rimango con la carabina a riposo.
Pochi secondi e di nuovo forte rumore di vegetazione e.... un affare nero e bello incazzato esce dai rododendri prendendo la mia direzione: d'istinto alzo il fucile, lo metto in mira e lascio partire il colpo con lui di punta.
Sono 70/80 metri, poche difficoltà nel tiro.
In alta montagna ho particolare avversione verso il cinghiale: passa l'estate a disturbare e far danni alle nidiate di tetraonidi e poi, ai primi dell'autunno, se ne scende più a valle nelle nocciole impedendo la caccia (se non in battuta, che non faccio).
Centrato in testa e fulminato rotola lungo il pendio e....maledizione salta giù dalla falesia e non si ferma per almeno 4/500 metri! Il recupero non sarà facile, cado malamente un paio di volte e rotolo giù con la carabina (sarà da controllare, dato che un colpo secco sul cannocchiale lo ha preso) rischiando grosso. Benedico la corda che porto dietro e in due passaggi mi calo in corda doppia col cane che fa un lungo giro piuttosto che farsi mettere nello zaino.
Raggiunto il cinghiale vedo che ho sbagliato il riconoscimento: invece che i 40/50 kg che ho stimato è un grosso verro intorno al quintale! Maledico me stesso; l'unica possibilità che ho è continuare la discesa finchè la pendenza lo permette e poi andare a cercare l'aiuto degli amici Tendaschi che sono impegnati in battuta più a valle.
Tralascio i particolari della "via crucis" che ho affrontato, arrivo infine al sentiero principale, insanguinato (fortuna non mio), sporco e distrutto.
Tutto però si trasforma in grande festa e lauto pranzo con loro nella borgata a fondo valle (1.400 m) con polenta, capriolo e funghi. Mi contengo eprchè ho due ore e mezza di salita per tornare in baita.
Alle 5 del pomeriggio trovo pure i camosci, in buona posizione (un grosso becco, capra con capretto, un paio di sub adulti) ma non ho la forza di intraprendere un'azione di caccia.
L'indomani sarà un'altra bella giornata di caccia, ma è un'altra storia.
Ancora oggi sono tutto dolorante, esperienza da non ripetere ma è stato certamente e nonostante tutto un bel weekend.
Allego un paio di foto
Saluti a tutti
matteo
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