costeggiare paurosi burroni, per non trovarti in fondo al canalone. si caccciava con i nostri 4 pointer: Mira la mia femmina, Lilla la femmina di Ezio e i due maschi Rudi e il vecchio Bill quelli di Franco; i cani la setacciavano con cura con brevi arresti sulle emanazioni di fresche fatte, lasciate sul terreno dai cotorni, dopo mezzora che cercavamo senza trovare niente, Franco esperto cacciatore di montagna e profondo conoscitore della zona disse:"presumibilmente, i cotorni si sono messi in ala prima che arrivassimo", pertanto essi potrebbero aver sfiorato quelle punte rocciose che si trovano sotto di noi e piegando a sinistra, dovrebbero essersi rimesse nel vallone in basso, in quella pietraia dove si vedono quei pini mughi." Fiduciosi del suo dire, ci mettemmo in cammino e raggiungemmo la zona; prima di arrivare dai pini nani, Franco con un preciso colpo uccise un biancone e i cani cercavano di strapparselo l'uno dall'altro, il vecchio Bill intanto risaliva la pietraia e da come si comportava aveva le coturnici che gli pedonavano davanti, poi fermò.
Lo raggiungemmo, i cani giovan erano in basso che si disputavano la lepre, vedendoci salire di premura la lasciarono e ci raggiunsero, la mia Mira e la Lilla consentirono su Bill, poi tutti e tre rompendo e fermando ci portarono davanti ad un grosso masso, sotto di esso il terreno rientrando creava una specie di nicchia, quà e là in mezzo alle pietre vi era qualche cespuglio di mirtillo e di rododendro; Io mi appostai un poco più in basso e sulla destra dei cani in ferma. Ezio sulla mia sinistra, Franco avvicino i cani, fece rumore e li incitò a far partire, fece rotolare alcune pietre, il più giovane dei pointer Rudi, mise la testa nel buco della nicchia e incominciò ad abbaiare e ci indicava chiaramente la presenza del selvatico, dissi a Franco che a parer mio, dentro ci doveva essere una marmotta ho una lepre variabile ; egli mi fece cenno di tacere e quindi mi indicò sul terreno le fatte fresche dei cotorni, salì sopra il masso, si inoltrò per alcuni metri in mezzo ai rododendri,si fermò e chiuse con delle pietre una probabile via di uscita del selvatico, io presi al guinzaglio i cani e li agganciai ai rami di un pino secco che si trovava poco distante, poi mi sedetti in mezzo a loro e cercavo di tenerli buoni. Ezio e Franco appogiarono il fucile presso il masso; Franco rimboccandosi le maniche, bisbigliando ci disse:"Questa volta se tutto va bene le catturiamo vive e le rilanciamo in quella zona dove da due anni manca il volo" si abbassò e incominciò da allargare il foro, tolse per mezzora pietre aiutato da Ezio che vista la sua età, faceva quel che poteva, dopo circa un'ora Franco strisciando si portò fino a meta busto dentro al foro e poco dopo esclamò, eccone una, tieni! porgendo a Ezio un magnifico cotorno, poi un'altro e un'altro ancora, questi ne aveva due nella mano sinistra e le teneva per le gambe , se ne mise una nella cacciatora, poi vidi Franco che gli porgeva il quarto cotorno, Ezio si abbassò per prenderlo, la sua cacciatora si aprì quel tanto da lasciare scappare quello che in precedenza vi aveva introdotto; questi con un metallico batter d'ali, si buttò nel vuoto, Ezio istintivamente, si girò di scatto per prendere il fucile che aveva in precedenza appoggiato al masso, inciampò nei piedi di Franco con il triste risultato di fargli sfuggire la coturna che gli porgeva, Ezio per non cadere e ripararsi, aprì le mani lasciando le altre due, tuttavia fece in tempo a prendere il fucile e salutarle con un rabbioso doppietto, che naturalmente andò a vuoto. I cani vedendo volare quel ben di Dio e sentendo sparare, tirando, fecero rompere il ramo del pino secco in cui erano legati e cominciarono così a fare la grande cerca nella pietraia di montagna. Enzo si girò triste e sconsolato, guardò Franco che, sporco, lacero e graffiato si era seduto a terra due metri davanti al foro, questi si teneva la testa tra le mani, il suo sguardo e la sua espressione non mi piacevano per niente; dietro di lui, tre coturnici, uscirono dal buco e prendendo il volo lo sfiorarono. Istericamente gridò a noi:" sparate,sparate" io ero distante ma Ezio le puntò e tirò i grilletti e clic ...clic...si accorse di non aver ricaricato il fucile. Ezio aveva i capelli bianchi e Franco che aveva 27 anni, era molto più giovane di lui, sperò intensamente che se lò ricordasse, venne fissato con rabbia da Franco, l'espressione di Ezio era di un uomo mortificato, con un filo di voce disse:"Franco sei proprio malconcio, hai ragione se ti arrabbi, ma vedi ecc. ecc.
Non sò chi dei due fu il primo, ma incominciarono a ridere sino a farsi venire le lacrime agl'occhi. Io avevo recuparato tre cani, scesi in basso e presi il biancone e lo misi nella cacciatora. Li chiamai e loro mi fecero cenno di proseguire, sino al punto in cui i cotorni sparirono dalla nostra visuale, andammo sulla rimessa e riuscimmo a uccidere due cotorni sotto la ferma dei cani.
Sulla via del ritorno, il sole del tramonto colorava di rosso le montagne e l'Ischiador nella parte innevata, e dove vi era l'ombra era di un tenue celeste e rosa dove ancora batteva il sole. Il canto dei cotorni che si chiamavano nella pietraia per radunarsi giunse sino a noi; ci fermammo per ascoltarli e sottovoce per paura di rompere quell'incantesimo dissi a Franco:"oggi in questo magnifico scenario Alpino, noi tre
abbiamo vissuto un'esperienza incredibile, che certamente non dimenticheremo mai più.
Queste note le ho scritte alla fine dell'anno di caccia 1966, non le ho mai pubblicate, Ezio mi fece promettere di non farlo, adesso che lui non c'è più mi sono permesso di pubblicarlo sul Forum, cambiando i nomi.
Lui pensava che questo fatto non sarebbe mai stato creduto. Io vi dico che è vero.
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