Veri episodi di caccia vissuti e fedelmente trascritti

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aurelio
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  • aurelio

    #1

    Veri episodi di caccia vissuti e fedelmente trascritti

    Ezio, uomo posato, serio e di poche parole, sessantadue anni, un fisico asciutto, capelli bianchissimi e sguardo acceso, così racconta: nel 1966 nel mese di ottobre, io, gli amici Franco e Aurelio ci trovavamo in Alta Valle stura. vicino ai confini con la Francia, nella Valle dell'Ischiador, sui crinali di quella alta montagna, andavamo a caccia di (culumbane) così gli indigeni chiamano le coturnici, zona ideale con presenza di molti voli, ubicati in terreni di poca vegetazione, molto impervi e sassosi, sia difficile per i cani che per noi, dovevamo stare attenti nel camminare e
    costeggiare paurosi burroni, per non trovarti in fondo al canalone. si caccciava con i nostri 4 pointer: Mira la mia femmina, Lilla la femmina di Ezio e i due maschi Rudi e il vecchio Bill quelli di Franco; i cani la setacciavano con cura con brevi arresti sulle emanazioni di fresche fatte, lasciate sul terreno dai cotorni, dopo mezzora che cercavamo senza trovare niente, Franco esperto cacciatore di montagna e profondo conoscitore della zona disse:"presumibilmente, i cotorni si sono messi in ala prima che arrivassimo", pertanto essi potrebbero aver sfiorato quelle punte rocciose che si trovano sotto di noi e piegando a sinistra, dovrebbero essersi rimesse nel vallone in basso, in quella pietraia dove si vedono quei pini mughi." Fiduciosi del suo dire, ci mettemmo in cammino e raggiungemmo la zona; prima di arrivare dai pini nani, Franco con un preciso colpo uccise un biancone e i cani cercavano di strapparselo l'uno dall'altro, il vecchio Bill intanto risaliva la pietraia e da come si comportava aveva le coturnici che gli pedonavano davanti, poi fermò.
    Lo raggiungemmo, i cani giovan erano in basso che si disputavano la lepre, vedendoci salire di premura la lasciarono e ci raggiunsero, la mia Mira e la Lilla consentirono su Bill, poi tutti e tre rompendo e fermando ci portarono davanti ad un grosso masso, sotto di esso il terreno rientrando creava una specie di nicchia, quà e là in mezzo alle pietre vi era qualche cespuglio di mirtillo e di rododendro; Io mi appostai un poco più in basso e sulla destra dei cani in ferma. Ezio sulla mia sinistra, Franco avvicino i cani, fece rumore e li incitò a far partire, fece rotolare alcune pietre, il più giovane dei pointer Rudi, mise la testa nel buco della nicchia e incominciò ad abbaiare e ci indicava chiaramente la presenza del selvatico, dissi a Franco che a parer mio, dentro ci doveva essere una marmotta ho una lepre variabile ; egli mi fece cenno di tacere e quindi mi indicò sul terreno le fatte fresche dei cotorni, salì sopra il masso, si inoltrò per alcuni metri in mezzo ai rododendri,si fermò e chiuse con delle pietre una probabile via di uscita del selvatico, io presi al guinzaglio i cani e li agganciai ai rami di un pino secco che si trovava poco distante, poi mi sedetti in mezzo a loro e cercavo di tenerli buoni. Ezio e Franco appogiarono il fucile presso il masso; Franco rimboccandosi le maniche, bisbigliando ci disse:"Questa volta se tutto va bene le catturiamo vive e le rilanciamo in quella zona dove da due anni manca il volo" si abbassò e incominciò da allargare il foro, tolse per mezzora pietre aiutato da Ezio che vista la sua età, faceva quel che poteva, dopo circa un'ora Franco strisciando si portò fino a meta busto dentro al foro e poco dopo esclamò, eccone una, tieni! porgendo a Ezio un magnifico cotorno, poi un'altro e un'altro ancora, questi ne aveva due nella mano sinistra e le teneva per le gambe , se ne mise una nella cacciatora, poi vidi Franco che gli porgeva il quarto cotorno, Ezio si abbassò per prenderlo, la sua cacciatora si aprì quel tanto da lasciare scappare quello che in precedenza vi aveva introdotto; questi con un metallico batter d'ali, si buttò nel vuoto, Ezio istintivamente, si girò di scatto per prendere il fucile che aveva in precedenza appoggiato al masso, inciampò nei piedi di Franco con il triste risultato di fargli sfuggire la coturna che gli porgeva, Ezio per non cadere e ripararsi, aprì le mani lasciando le altre due, tuttavia fece in tempo a prendere il fucile e salutarle con un rabbioso doppietto, che naturalmente andò a vuoto. I cani vedendo volare quel ben di Dio e sentendo sparare, tirando, fecero rompere il ramo del pino secco in cui erano legati e cominciarono così a fare la grande cerca nella pietraia di montagna. Enzo si girò triste e sconsolato, guardò Franco che, sporco, lacero e graffiato si era seduto a terra due metri davanti al foro, questi si teneva la testa tra le mani, il suo sguardo e la sua espressione non mi piacevano per niente; dietro di lui, tre coturnici, uscirono dal buco e prendendo il volo lo sfiorarono. Istericamente gridò a noi:" sparate,sparate" io ero distante ma Ezio le puntò e tirò i grilletti e clic ...clic...si accorse di non aver ricaricato il fucile. Ezio aveva i capelli bianchi e Franco che aveva 27 anni, era molto più giovane di lui, sperò intensamente che se lò ricordasse, venne fissato con rabbia da Franco, l'espressione di Ezio era di un uomo mortificato, con un filo di voce disse:"Franco sei proprio malconcio, hai ragione se ti arrabbi, ma vedi ecc. ecc.
    Non sò chi dei due fu il primo, ma incominciarono a ridere sino a farsi venire le lacrime agl'occhi. Io avevo recuparato tre cani, scesi in basso e presi il biancone e lo misi nella cacciatora. Li chiamai e loro mi fecero cenno di proseguire, sino al punto in cui i cotorni sparirono dalla nostra visuale, andammo sulla rimessa e riuscimmo a uccidere due cotorni sotto la ferma dei cani.
    Sulla via del ritorno, il sole del tramonto colorava di rosso le montagne e l'Ischiador nella parte innevata, e dove vi era l'ombra era di un tenue celeste e rosa dove ancora batteva il sole. Il canto dei cotorni che si chiamavano nella pietraia per radunarsi giunse sino a noi; ci fermammo per ascoltarli e sottovoce per paura di rompere quell'incantesimo dissi a Franco:"oggi in questo magnifico scenario Alpino, noi tre
    abbiamo vissuto un'esperienza incredibile, che certamente non dimenticheremo mai più.

    Queste note le ho scritte alla fine dell'anno di caccia 1966, non le ho mai pubblicate, Ezio mi fece promettere di non farlo, adesso che lui non c'è più mi sono permesso di pubblicarlo sul Forum, cambiando i nomi.
    Lui pensava che questo fatto non sarebbe mai stato creduto. Io vi dico che è vero.
    File allegati
    Ultima modifica Ospite; 08-09-09, 16:47.
  • aurelio

    #2
    sulla sinistra:
    foto n° 1 - la montagna dell'Alta Valle Stura.
    foto n° 2 - sulla sinistra io, mia moglie Rita e mia figlia Patrizia, dietro a noi il massiccio dell'Ischiador.
    foto n° 3 - sulla sinistra Ezio, l'amico che prese parte alla cacciata dei cotorni.
    foto n° 4 e 5, le montagne dell'Alta Vale Stura.
    foto n° 6 - cacciata in montagna io e i miei pointer.
    foto n° 7 - io e l'amico cacciatore di montagna Franco, artefice della cattura dei cotorni.
    Ultima modifica Ospite; 01-07-09, 18:49.

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    • Shark
      ⭐⭐
      • Jun 2008
      • 430
      • Aspromonte - Calabria
      • Spinone e Bracco Italiano 💚🤍❤️

      #3
      Soltanto un parola:

      GRAZIE.

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      • ursusarctos

        #4
        Racconto davvero incredibile,un'esperienza del genere rimane per tutta la vita,grazie.

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        • Sergordon
          Cow Kill 2014
          • Jan 2007
          • 6416
          • Divignano, Novara, Piemonte.
          • Setter gordon. Ara, Tom Bassotta. Schatzi

          #5
          Grazie Aurelio del bel racconto, leggendolo ho partecipato anchio alla sfortunata cattura delle cotorne e sopratutto alla risata finale, condivido, sono esperienze irripetibili che ti rimmarranno sempre nei ricordi, pensa che il 1966 è stato anche per mè una bellissima esperienza, era la mia prima licenza!!!! Ciao Aurelio [:D] [:-golf]
          La saggezza di un uomo non si misura dalla sua esperienza, ma dalla capacità di fare esperienza![:-golf]

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          • angelo1929

            #6
            Bellissimo il racconto,e piacevole la lettura che ti coinvolge e ti fa partecipe in tutti i suoi eventi. Un saluto.

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            • Francesco Petrella
              ⭐⭐⭐
              • Oct 2006
              • 4883
              • L'Aquila, Abruzzo.
              • Setter inglese

              #7
              Bellissimo racconto veramente suggestivo una cosa similie è capitata anche a me: cercavo un branco di cotorne dopo che da giorni infuriava la tempesta, pioggia e vento avevano martellato ininterrottamente per tre giorni. Non pioveva più. Il cielo era però carico di nubi e la montagna fradicia. Ero convinto che un volo che mi aveva fatto più volte fesso, dopo questo buriana sarebbe stato più abbordabile. Trovo il volo quando ormai avevo perso ogni speranza, sarà che era tardi mattina oppure che avevano avuto il tempo di mangiare abbondantemente, sarà che mi trovai ad abbordarle dall’alto verso il basso oppure sarà che doveva andare così, comunque non ressero la ferma dei miei due setter e mentre tentavo l’avvicinamento frullarono via. Le vidi piegare a sinistra e scomparire dietro un ripido costone. Andai a ribatterle, questa volta dal basso verso l’alto, i cani ben presto le fermarono ancora e di nuovo fullarono prima che mi potessi piazzare, dopo che i cani avevano inseguito mentre rientravano li vidi rallentare e fermare sicuri in direzione di grossi massi. Corsi lì e notai che i cani fermano una roccia posta circa d un metro di altezza, guardai ma non vidi nulla, mi avvicinai, niente, tiro un sasso niente, i cani sono esperti e non è possibile una ferma a vuoto così prolungata, penso che la cotorna sia davanti e loro non la guidino perché in qualche modo il sasso da loro fastidio. Passo avanti aggiro il sasso e mi aspetto il frullo, niente, incito i cani a guidare spostandomi ancora avanti, niente sono fermi lì. Un dubbio mi assale: vuoi vedere che è una vipera?n Trono indietro e afferro lentamente il primo per il collare e lo sposto piano, piano, la cucciolona che consentiva a questo punto si fa sotto. Cerco di afferrarla ma non ci riesco lei infila il muso in un buco della roccia, l’afferro e la tiro via. A questo punto dal buco, come tre topi, escono tre cotorne che immediatamente frullano verso il basso, e io rimango a guardare con i due cani in mano e il fucile a spalla. Se mi avessero morso gli attributi avevano ragione.
              Posta alla beccaccia?
              No grazie, roba da sfigati

              Francesco Petrella
              www.scolopax.it

              www.scolopaxrusticola.com

              sigpic



              We te ne
              nee te sa
              (chi salva l'aquila, salva il futuro. Detto navajo)

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              • bracchetto
                ⭐⭐
                • Jan 2008
                • 882
                • rieti, Rieti, Lazio.
                • Epagneul breton

                #8
                la caccia è anche questo, equivoco, delusione, ma anche ironia, amicizia, e EMOZIONI!
                solo chi caccia, puo' condividere questi stati d'animo, e partecipare ai racconti degli amici....
                Grazie Aurelio, e grazie Francesco.
                Marco

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                • aurelio

                  #9
                  Grazie Francesco Petrella, mi hai levato un peso, la parte degli spovveduti non è tanto che le coturne ci hano fatti fessi, ma, perchè noi ne avevamo quattro nelle mani e le volevamo rilanciare nella zona che da due anni mancava il volo, ma sopratutto per la fatica che fece il nostro compagno di caccia per prenderle e tutta la pantomina che successe dopo.Grazie anche a te bracchetto. aurelio.
                  Ultima modifica Ospite; 02-07-09, 17:29.

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