Una telefonata dagli amici di caccia, mi aveva avvisato che Domenica, saremmo andati in quelle zone, quindi sabato mi sono svegliato alle nove e dopo aver fatto un'abbondante colazione, inizio i preparativi per partire: controllo il fucile, sistemo le cartucce nella ventriera, il porto d'armi, il libretto regionale, il tesserino della zona Alpi, il siero antivipera, la biro che assolutamente non bisogna dimenticare! Una cura particolare per i scarponi, quindi gli indumenti con relativo ricambio, sò bene come in montagna il tempo sia capriccioso; credo di avere preso tutto quello che mi serve, il cibo lo comprerò a Vinadio, sempre lo stesso: un panino con marmellata e prosciutto, due barrette di cioccolato e due mele, la borraccia con il te freddo, il sacchettino con due manciate di mangime secco per i cani, ricontrollo tutto e li sistemo in macchina, infine la ciotola del cane e il mangime, in somma credo di avere proprio tutto, mi giro e come sempre mia moglie che ha seguito in silenzio i miei preparativi annuisce e mi dice: che ora vuoi partire oggi, in risposta me l'abbraccio e gli sussurro alle ore 14.
E alle 14 partenza! Savona - Mondovì - Cuneo qui mi femo ad osservare le tre punte della "Bisalta" che hanno sul versante Nord una spruzzata di neve, proseguiamo , Borgo S. Dalmazzo prendiamo la strada a destra per Demonte lo sorpassiamo e dopo 15 Km. arriviamo a Vinadio alle ore 16,45; il tempo di scaricare la roba, sistemo il cane, accendo la stufa e, mentre mia moglie và a comprare quello che ci manca, per poi prepararmi la cena, io mi reco nel solito Bar dove i miei compagni di caccia, mi aspettano e per passare il tempo giocano a carte, li saluto e il più anziano dei due Antonio si alza e viene a parlarmi, dicendomi:"Ti ricordi quando per tre volte siamo andati un quella zona dove avevamo trovato le vecchie fattte dei cotorni e della bianche? Ebbene un pastore mio amico, mi ha riferito di averne visto un volo di quattordici coturne proprio sotto la punta del "Varirosa" e domani si và sù". Certo che me lo ricordavo, anche perchè in quella zona il pensiero che un giorno dietro le fatte vecchie, si potesse trovare anche chi le aveva fatte...Tutte le volte che si andava a caccia sul Monte "Vaccia" loro sempre me la indicavano, Essa si trovava dirimpetto a noi, al di là del vallone e della strada nazionale che porta in Francia, quel giorno una leggera foschia rendeva tutto un poco irreale e mi sembrava strano che da quella posizione si potesse salire. Io un poco titubante dissi:"Ma non saliamo per la solita strada; di lì non si sale mica?" Si sale, si sale... e poi il volo dei cotorni e proprio sotto al Varirosa alto 2.275 mt.sl.m. e quella punta lassù è il Monte "Antes" che è più ripido e si staglia nel cielo e la sua estremità raggiunge i 2.286 mt.s.l.m. in mezzo a loro ettari, ettari di rocce grigie e pietraie, una volta era il regno dei cotorni; in basso dopo le rocce, la vegetazione inizia con radi larici in mezzo ai prati di rododendri, mirtilli e lamponi, poi i larici si infitiscono e incominciano i faggeti e poi scendendo, molti boschi di castani sino a ragiungere il fondo valle, dove lo Stura il fiume che raccoglie le acque degli innumerevoli ruscelli che scendono dalla montagna la trasporta a valle. Stò con loro nel Bar ancora un'oretta, ci mettiamo d'accordo sull'orrario di partenza e poi raggiungo casa, insieme a mia moglie parlo della cacciata che mi aspetta, il sonno stenta ha venire, prima che la sveglia suoni mi alzo, faccio colazione, poi con il mio zaino , il fucile e il cane a guinzaglio attraveso il paese, sono le cinque esatte, la gente dorme e nell'ovattato silenzio i passi risuonano, pesanti sulla strada, in lontanaza un cane abbaia; guardo il cielo che è sereno e pieno di stelle, tiro un sospiro di sollievo, alungo il passo ed arrivo puntuale. Li trovo già seduti in macchina; prendo posto vicino al guidatore e sento l'amico che sta dietro di mè, cha sta lottndo con i cani che non gli lasciano spazio: Il mio accovacciato in mezzo alle mie gambe, prende le carezza che gli faccio in mezzo alle orecchie, chiude gl'occhi e sbadiglia, sembra, è un momento magico, apre gl'occhi e mi fissa, una scintilla d'amore verso il suo padrone, per colui che ama più della sua stessa vita, non solo in queste occasioni, che noi lo ricambiamo della stessa intensita, ma che per lui in quasiasi momento, sempre ha per noi.
Arriviamo in zona che sta albeggiando, prendiamo quello che ci occorre e con i cani a guinzaglio, che incominciano ad essere nervosi e a tirare, incominciamo a risalire uno stretto irto sentiero che taglia la montagna e ci porta in quota. Dopo un'ora di faticosa ascesa, il sentiero si fa più largo e meno ripido. Ci troviamo ai piedi di una pietraia, mi viene indicato un pino nano e mi fano segno di fermarmi lì, loro proseguono e si portano in alto vicino al Varrirosa, aspettiamo di sentirli cantare e poi lasceremo andare i cani per cercarle, dopo mezzora che aspetto sento come i gracidare di una rana, intuisco che una pernice variabile è in zona, ma di cotorni niente, adesso è abbastanza chiaro, scruto la zona che mi circonda, vedo il sentiero che abbiamo percorso e i baratri paurosi sotto di esso e ancora, strapiombi pericolosissimi, rocce e pietre aguzze da per tutto e sembra impossibile di poterci camminare sopra; un strano rumore e dìistinto alzo gl'occhi, il volo compatto dei cotorni mi passa sopra e sparisce in basso sulla destra del canalone. Sono ancora assorto nella visione, quando sento cantare sulla mia sinistra a non più di cento metri, una pernice bianca, fischio e con un fazzolettto richiamo l'attenzione dei miei compagni di caccia, dopo poco arrivano e spiego loro quanto ho visto e sentito, decidiamo di andare sulla rimessa dei cotorni allargandoci a ventaglio, quindi sciogliamo i cani e incominciamo a scendere, passo dove in prededenza ho sentito il canto della pernice bianca e Ned la ferma, la guida lungamente, la riferma e quando parte leggera, sembra un colombaccio la fulmino, subito la riporta e le metto nello zaino, mi rimetto in battuta e arrivo in mezzo alla pietraia; facciamo passare la zona sia in alto che sotto, per due ore le cerchiamo, ci allunghiamo anche nel secondo canalone dove il terreno è più abbordabile, poi ci fermiamo per fare il punto e un poco di colazione, ci dissettiamo poi da Antonio mi viene fatta la domanda maligna:"Sei sicuro di averli visti?" Uno sguardo è la mia risposta affermativa, lo mette a tacere; decidiamo di fare una sosta e poi di riprendere a cercarle, dentro di mè mi interrogo, sarà che li ho sognati? Ma ecco la realtà, il pointer di Antonio e fermo in mezzo alla pietraia, avviso gli altri, Walter Rebella, quello in basso con il suo setter inglese cerca di portarsi sulla traiettoria del pointer; il mio griffone Korthaal intanto va ha fermare di autorità in una posizione in mezzo ai grossi massi che un cane non vede l'altro, Antonio mi raggiunge e osserviamo la scena, copriamo i 50 metri che ci separano dai cani e li raggiungiamo, il pointer in posa contorta tira di naso è splendido, magnifico e penso come si fa ad essere così belli? io accarezzo il mio Ned che è altrettanto magnifico lo faccio guidare e mi porta nella direzione del pointer in ferma si vedono e si rispettano; con difficoltà entrambi seguono sicuri l'effluvio del selvatico, che a nostro avviso li porta vicino ad un pino secco dove ci sono degli arbusti ed enrambi rifermano, osservo l'occhio, cattivo e sbarrato del pointer, le sue nari sono dilattate e aspira con vollutuà l'emanazione dei selvatici, che la legggera brezza trasporta fino a lui, il griffone e sceso 10 mt. più in basso e le a chiuso la via di fuga. lo invito a concludere, cauto le risale per circa 5 metri e poi le riferma, osservo Antonio che si è portato in posizione di poter sparare e mi fa cenno di essere a posto, Ned mi indica abbassando la testa, che le ha davanti, il cuore mi batte forte, non devo sbagliarle! Appena cerco di appoggiare bene i piedi, in quel momento i cotorni esplodono, buttandosi a capofitto in basso. Lascio partire la botta sulla prima che vedo e la centro in pieno, di sotto l'amico fa cantare il suo fucile con una rabbiosa doppietta. Mi affacio alla scarpata e vedo il mio cane, che ha il cotorno in bocca e me lo porta, Antonio raggiante mi indica che il suo è caduto nella pietaia e il suo cane lo sta cercando.
A testimonianza di quanto di bello oggi è avvenuto, alcune piume trasportare dallla brezza vengono verso di noi. Walter è rimasto molto indietro e noi scendiamo per andargli incontro, lo troviamo seduto su un masso con ai piedi il suo cane e si rigira tra le mani una splendida pernice variabile, quasi totalmente bianca. E così ci racconta: "Volevo portarmi nella direzione dei vostri cani che vedevo fermi nella pietraia, ma mi sono trovato davanti un burrone, eravate a circaa duecento metri da mè ma, non potevo raggiungervi, quando il mio setter, avverti l'effluvio e incominciò a guidare in mezzo alle pietre, lo seguito per un quarto d'ora circa, senza che riuscisse a fermare, poi si irrigidi e davanti a lui vidi la pernice che di pedina si sottaeva, lo incitai e lui la fece partire, sparai ma la ferii, io ho sentito che voi avete sparato e le vostre affermazini di gaudio, mi confermavano che avevate ucciso i cotorni, ma io ero arrabbiato perchè il mio cane non riusciva a recuperarmi la mia pernice e quando avevo già perso ogni speranza d trovarla, il cane fermò in quella buca sotto quel masso; poi si inoltrò e la prese e me la riportò; guardate che bella e noi di rimando e tu guarda che cotorni.
Scendiamo dalla montagna, arriviamo dalla macchina quando un'imprecazione ci ferma:"La mia bianca non cè lo più" Walter rifece per venti minuti il sentiero che avevamo percorso per scendere e quando la trovò era quasi buio, noi seduti in macchina ci riposavamo ma già prima che ci raggiungesse dalle sue grida di esultanza avevamo capito che tutto oggi era andato bene.
Come al solito a casa dovetti raccontare tutto quanto a mia moglie e con dovizia di particolari, per rivivere con lei la felice giornata trascorsa e quindi solo allora mi dette da mangiare...
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