Dal mio libro:"Lassù sulle montagne tra boschi e valli d'or..."

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aurelio
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    #1

    Dal mio libro:"Lassù sulle montagne tra boschi e valli d'or..."

    Nella piana che fiancheggia il fiume "Stura", io per la mia competenza in merito alle prove cinofile, aiutavo quelli dell'organizzazione, "La Pro Loco di Vinadio" Avevo fatto parecchie telefonate a molti concorrenti che conoscevo, quindi una cinquantina d'iscrizioni tra continentali ed inglesi le avevamo, niente male per una prova attitudinale su quaglie, che si svolgeva in una zona circondata dallo spettacolo delle montagne Alpine.
    Nel programma oltre ai premi in coppe e medaglie, si leggeva:"Al 1° classificato, 3 giornate di caccia in zona Alpi - al 2° Class. 2 e al 3° Class. una.
    Gli amici di Enzo che mi aveva presentato a Demonte, Orazio Giavelli e Rodolfo Arrosti, oltre a far parte del comitato organizzatore, (il primo depositava le quaglie in campo e poi presentava il suo Kurzhaar nella prova; il secondo fungeva da sparatore, Enzo Delbuono aiutava in segreteria.) Alla fine della prova che risultò riusitissima, tutti e quattro ci trovavamo seduti a tavola, il discorso come sempre in quelle occasioni, si svolgeva sui cani, sulle zone e sulla fauna, non saprei se come premio per averli aiutati, o per simpatia, ma credo forse per vedere lavorare sui terreni di montagna il mio pointer Asso 4°, da loro fui invitato all'apertura di caccia nelle zone in cui loro andavano a caccia e precisamente in "Rio Freddo" sopra la diga, edd'io accettai con entusiasmo.
    L'Alta Valle Stura e specialmente il consorzio n°5, della zona Alpi, comprendeva:"Il Colle della Lombarda, ed il Colle Della Maddalena.
    Da sempre appassionato della montagna, ebbi occasione tramite Enzo, di andare con la mia famiglia in villeggiatura a Demonte CN. e subito fummo entusiasti delle Alpi; per tre anni cacciai con Enzo e Carlo in posti meravigliosi; con la mia famiglia quando la caccia era chiusa, andavamo a girare su per le montagne, i posti che ci destavano entusiasmo, eramo proprio quelli che oggi mi venivano proposti dai nuovi amici di Vinadio. Lungo le strade che portano alle due frontiere per la Francia, si aprono molte ampie vallate, esse sono il regno incontrastato dei camosci, delle marmotte, delle pernici bianche e delle lepri variabili, ma sopratutto dei cotorni e dei galli forcelli.
    La zona in cui cacciammo si dimostrò alquanto impervia, seppi molti anni dopo che era stata scelta apposta, per mettere alla prova le mie capacità, quelle del mio cane e se nel caso...di farmi desistere dal cacciare in montagna.
    Si cacciava ognuno con il proprio ausiliare ma, non vicini, ciascuno lungo un diverso canalone, per ritrovarci poi in posti prestabiliti, insieme facevamo colazione e ci scambiavamo le nostre impressioni, indi in compagnia si riprendeva a cacciare.
    Quello che fece pendere l'ago della bilancia in mio favore, fu senza dubbio lo splendido lavoro eseguito dal mio pointer ed i due galli forcelli da me abbattuti sotto la sua ferma. Rodolfo dopo un'occhiata d'intesa con Orazio mi disse:"Come spari lo abbiamo visto ed il valore del tuo cane pure, se da oggi vuoi fare squadra con noi ci sta bene". Quanti posti ho conosciuto con loro: Pelvo, Neraisa, Rio Freddo, Bagni di Vinadio, Monte Vaccia, Lago di S. Bernolfo, Ferere, Argentera, Bersezio e tanti altri.
    Da allora per tanti anni cacciammo insieme. Orazio gli piaceva dire:"Siamo tre solitari che dividono questa gran passione". Arrosti m'insegnò a raccogliere con parsimonia e rispetto i frutti che la montagna ci donava,(achillea, genepy e qualche stella alpina); molte volte mi disse:"Aurelio noi siamo gelosi dei posti che ti facciamo conoscere, se ci vai da solo o con uno di noi due ci sta bene, altrimenti cerca di dimenticarteli",capisco solo addesso come aveva ragione, vi sono zone, luoghi, posti e angoli che trovi per incanto, sembrano di tua esclusiva proprietà ed incontrando altre persone sembra che il tuo posto venga violato e ci rimani male.
    Rodolfo sembrava un uomo chiuso, quasi superbo. La realtà si comprendeva quando lassù, in alto, quasi al contatto con il cielo, lui raccontava delle cacciate fatte con il suo setter inglese, in quei tempi in cui il selvatico era molto abbondante e i cacciatori quasi inesistenti, sembrava lo facesse con arte di sostare nelle zone in cui i suoi ricordi gli erano più cari e meticolosamente si comportava così:"Si accendeva una sigaretta, la fumava sino a metà e poi la riponeva, osservava la vallata e poi ti raccontana ogni cosa di quella zona, momenti belli da lui vissuti, che riguardavano, la flora, la fauna e la caccia e con il suo dire, ti sembrava di viverne il momento."
    Prima della chiusura della caccia, mi recai con Orazio a casa sua e ci mettemmo d'accordo per recarci nella zona di "Neraiza" Ci trovammo alle ore tre al solito posto, partimmo in macchina e arrivammo in loco che era ancora buio, con i cani a guinzaglio e con Rodolfo che faceva l'andatura, si cominciò a salire per portarci in quota, ci volevano quasi due ore, intercallate da qualche breve sosta; nel breve riposo, Rodolfo si sedeva sulla solita pietra e in silenzio come sempre si fumava la solita mezza sigaretta; notai quel giorno qualcosa di strano; le soste mi parevano più frequenti e più lumghe le pause. Tendevamo l'orrechio ed ascoltavamo: il silenzio era rotto solo dal rumore dell'acqua che saltando di roccia in roccia, scendeva spumeggiando a valle, là in alto, dallo stormire dei larici che si lasciavano accarezzare dal vento. Nella pietraia, vicino alle loro tane le marmotte che erano di guardia, fischiando avvertivano i loro simili che degli intrusi si stavano avvicinando. Prima di uscire dal bosco di ontani, lassù dove già il sole incominciava a schiarire a circa 200 mt. sopra di noi in mezzo a un prato di rododendri e mirtilli, si sentì il rugulare del forcello, aspettammo che i chiarore del mattinino fosse più accentuato e scorgemmo che la zona saliva ripida, in alto, l'enorme pietraia con enormi massi la sorastava e di fianco, un vasto prato con in mezzo 5 larici isolati; aspettammo ancora che il sole schiarisse la nostra visuale.
    I cani impazienti incominciarono a tirare e volevano essere sciolti. Poco dopo il soffio carateristico del selvatico, ci avvisava che era sceso in pastura, quindi per salire alla loro ricerca sganciammo i nostri cani, che partirono con grande bramosia, come al solito prendemmo tre direzione diverse che poi dovevano confluire sui i 5 larici lassù in alto, dove speravamo si dovesse trovare il vecchio.
    La zona era meravigliosa e prendeva molto sole, seppur la stagione di caccia fosse alla fine, le bacche e alcuni frutti di mirtillo rimasti facevano gola al vecchio forcello, che più di una volta ci aveva fatto scarpinare nella sua direzione e poi con astuzia aveva vinto lui,
    lasciandoci con la speranza in cui arrivasse il giorno di vincere noi.
    Si decise che ci saremmo disposti: io sulla sinistra e Rodolfo sulla destra; Orazio avrebbe atteso circa venti minuti e poi doveva scioglere il suo Kurzhaar e salire direttamente in zona; io mi avviai e dopo venti minuti di salita prestabiliti, mi fermai ansimando nel posto dove altre volte il gallo era sceso in volo, per poi andarsi a rimmetere più in basso, sul costone dove finiva la grande pietraia e incominciava il bosco di larici; era il tragitto che nelle due volte precedenti aveva fatto ed io ci speravo: Legai Asso e aspettai un tempo imprecisato ma, non accadde nulla,sguinzagliai il mio cane e incominciai a cacciare, egli cercava con grande avidità, lo vidi allungare e passare guardingo la pietraia e giù in basso nel campo di rododendri e prima del bosco di abeti in una chiazza di mirtillo ancora presente, fermò in bella espressione, mi era difficile raggiungerlo ma, con fatica mi inoltrai nella pietraia, lo raggiunsi e lo invitai a concludere, ruppe e fece partire, con un preciso colpo lo presi, dopo il ricupero di Assso lo presi in mano gli misi a posto le piume, ma mi accorsi che non era il vecchio che cecavamo. Aspettai per circa mezzora e non vedendo arrivare nessuno. mi rimisi a cacciare, 30 metri in basso sul filo del bosco di larici rifermò e incominciò una lunga guidata, sia nei rododendri sia nei fitti arbusti delle piante di lampone; lo lasciai fare, scese ancora e andò a rifermare a circa sessanta metri più in basso, nella stessa radura dove in precedenza noi avevamo stabilito di ritrovarci per fare insieme colazione. Guardai nella direzione in cui doveva venire Orazio e lo vidi salire con fatica. si trovava in una zona d'ombra ma, quando il sole lo illuminava, il suo fucile come uno spechio rifletteva e mandava sprazzi di luce. Rodolfo più in alto era intanto arrivato e si era seduto su un masso della pietraia, mi accorsi che era molto stanco e se pur faceva freddo con il fazzoletto si detergeva continuamente il sudore, non era da lui accusare così la montagna, egli aveva assistito a tutta la scena e con il gesto della mano mi indicò Orazio e il mio cane, ci si guardò e di facile intesa sapendo che l'amico dopo poco sarebbe arrivato sul cane si decise di lasciargli a lui l'opportunità di servirlo e quindi di sparare. Orazio percorse gli ultimi 50 metri e vide il cane in ferma, si guardò intorno meravigliato di non vederci e si preocupò di portarsi a tiro utile, poi con voce tremante disse:"Aurelio hai il tuo Asso in ferma", di rimando Arrosti gli rispose:"Sono dieci minuti che è fermo, ma che di questa stagione vi sia un maschio che regga così tanto non ci credo proprio". Quasi a confermare ma, subito dopo a smentire le sue parole, partì prima una femmina e contemporaneamente un maschio che si tuffò a capofitto nel vuoto; un'attimo e il sole giocò su di lui facendo brillare le sue splendide piume nere dai riflessi blu, i gradi bianchi sulle sue ali, indicandoci senza ombra di dubbio che si trattava del "vecchio" che noi cercavamo; mentre entrava nei larici, Orazio lo raggiunse con il secondo colpo, una piuma portata dal vento, testimoniò che quel giorno lui aveva perso.
    Rodolfo ed io osservammo il pointer riportare quel raro frutto che la montagna ci aveva donato nel'ultimo giorno di caccia. Per ricordarsi di quell'irripetibile meraviglioso momento, scattammo un'ultima foto e poi piano, piano scendemmo con l'augurio di ritrovarci l'anno venturo...Il destino crudele però aveva stabilito gli eventi in modo totalmente diverso.

    Nell'anno venatorio 1975, cacciai l'ultima volta con Rodolfo Arrosti.

    IN PRRIMAVERA NEL MESE DI APRILE. Piangendo Orazio mi telefonò per farmi sapere che l'amico Rodolfo il nostro compagno delle nostre cacciate, era deceduto.

    Sapeva di stare poco bene già da quindici mesi. Ci rendemmo conto in quel momento del perchè, quando si saliva, le sue soste erano più frequenti e le pause più lunghe.
    Orazio Giavelli, Antonio Giusto ed io, avevamo l'appuntamento presso il cimitero di Vinadio, il cielo era grigio, quasi in lutto. Rodolfo aveva predisposto di venire seppolto in quella terra di montagna, vicino alla selvaggina che lui predileggeva, a quelle coturnici che quando nevicava scendevano in basso sino ai fianchi del cimitero, mi è caro pensarlo, vicino a noi, ai suoi amici che lo stimavano sia come cacciatore, come marito e padre, ma sopratutto come uomo.
    Ogni volta che saliamo lassù, vicino al cielo, dove l'uomo si sente piccolo ed insignificante, ma più buono, verso la sua famiglia ed il mondo che lo circonda.

    Il mio prossimo articolo sarà: Riflessioni di un Giudice.
    Pubblicato su "Diana" n° 24, del 4 Dic. 1981.
    File allegati
    Ultima modifica Ospite; 07-09-09, 16:06.
  • aurelio

    #2
    foto n° 1 - si sale in mezo alle pietraie.
    foto n° 2 - io e mia moglie in paradiso...
    foto n° 3 - l'ultima foto con il mio campagno di cacca Rodolfo Arrosti, io, lui. i mio fucile sovraposto "Breda" e i due vecchi forcelli.
    foto n° 4 - il gruppo che per tanti anni ha cacciato insieme in montagna, il mio vecchio Asso, io, Orazzio Giavelli e Rodolfo Arrosti, i due forcelli presi nell'ultimo giorno di caccia.
    foto n° 5 - Io la testa di Asso e due vecchi forcelli, sulla destra il kurzhaar di Orazio.
    foto n° 6 - Montagna che passione.
    foto n° 7 - Il paese di montagna con il cimitero dove...
    foto n° 8 - Il mio pointer Asso 4° Ch. di B. e grande cacciatore di montagna.
    Ultima modifica Ospite; 03-09-09, 14:40.

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    • gbemme
      ⭐⭐
      • Aug 2009
      • 210
      • alba
      • setter inglese

      #3
      Gent. sig. Garelli mi fa piacere sentir parlare dei "miei" posti da chi li a frequentati e ne a ricavato le stesse emozioni che provo ora io.
      I galli a Neraiza ci sono anche quest'anno ( non moltissimi ) e alla croce ci sono anche le gaje, qualcuno c'è anche in Pala e sabato faccio un giro alle Lose
      cordialmente

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      • aurelio

        #4
        Carisimo Giuseppe Monchio, Pala, Lose, dalla croce, quanti ricordi, quanta nostalgia, quando e lassu si soffermi un attimo e pensi a Aurelio Garelli, a mè che per tanto tempo è salito per quei sentieri, con i suoi cani e che oggi con il pensiero li salgo con lei. in bocca al lupo per la prossima apertura. da aurelio.
        P.S. - Non parlo mai dettagliatamente dei miei posti di caccia, se pur non lo frequenterò più, ne sono ancora geloso, visto che lei a fatto dei nomi, io le facio i miei:" Pelvo, Neraisa, Rio Freddo, Bagni di Vinadio, Monte Vaccia, Lago di S. Bernolfo, Ferrere, Argentera, Bersezio e tanti altri. Tutti posti in cui ho cacciato con i miei cani e con i miei amici.
        Ultima modifica Ospite; 07-09-09, 15:53.

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