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  • Cristian De Monte
    ⭐⭐⭐
    • Mar 2006
    • 5573
    • Goito, Mantova, Lombardia.
    • Afra - BI-RM Dora - SPRINGER

    #1

    articolo interessante

    La funzione del bello

    Incredibile ma vero: nell’anno del Signore 2004 ci sono ancora allevatori di cani da ferma che si arrovellano nel sostenere l’importanza della tipicità morfologica per l’espletamento della funzione venatoria.

    Gli allevatori di cavalli da corsa scelgono i riproduttori consultando il cronometro, quelli delle vacche olandesi privilegiano i litri di latte e la percentuale di grasso: loro invece, per far nascere buoni cani da caccia, dissertano sui testi sacri del Solaro e del Barbieri circa “la spezzatura all’undicesima vertebra” dei Bracchi italiani e l’angolazione della groppa dei trottatori. Sarebbe come se Tesio, per far nascere Ribot, avesse preferito Tenerani perché aveva la giusta inclinazione della spalla!. Ma se approfondisci la discussione con questi teologi della morfologia, ti accorgi che non hanno capito che la malefica spezzatura non è dovuta alla colonna vertebrale, bensì alle apofisi – cioè alle “creste” che sporgono sopra le vertebre. Quanto poi all’inclinazione della groppa, dopo interminabili disquisizioni magari salta fuori che misurano l’angolo sbagliato.

    E cosa c’è dietro a queste argomentazioni astruse, tanto care soprattutto a certi allevatori di Continentali italiani?

    In effetti il loro scopo recondito è di rivalutare criteri di selezione validi per razze da compagnia, ma del tutto inadeguati per razze da caccia. E siccome allevare cani belli e bravi è più complicato che sfornare cani solo belli, allora cercano di convincere “il colto pubblico e l’inclita guarnigione” che la bellezza da loro selezionata non è fine a se stessa, bensì è funzionale per la caccia.

    Ed è una colossale bufala.

    La selezione di cani da caccia non può prescindere dalla rigorosa verifica dell’efficienza funzionale, ma siccome ci sono molte razze da ferma, ciascuna deve preservare le diversità funzionali e morfologiche che le distinguono. Quindi la morfologia non è importante per ottenere buoni cani da caccia, ma è l’imprescindibile presupposto del concetto stesso di razza. Altrimenti finiremmo per avere un’unica razza di cani da ferma, tutti uguali. E non è un paradosso, ma quel che è successo coi cavalli da corsa!.

    È un falso dilemma quello di chi si chiede se è il tipo che determina la funzione o se viceversa è la funzione che crea il tipo, perché funzione e tipo sono le due inscindibili facce della medesima medaglia.

    E ancora, ha ragione chi sostiene che non c’è razza senza tipicità morfologica, ma in primis è altrettanto vero che – per i cani da ferma – non c’è razza senza efficienza venatoria.

    Detto tutto ciò, la soluzione è concettualmente semplice, ma maledettamente difficile da mettere in pratica: bisogna selezionare cani bravi, fra i quali scegliere quelli più tipici morfologicamente. Come dire, i più belli fra i più bravi.

    Bracchi italiani e Spinoni allevati all’estero come cani da compagnia, senza la probante verifica della caccia, vengono profondamente snaturati e son da considerare tutt’al più “derivati Bracchi italiani” e “derivati Spinoni” destinati solo a suscitare la curiosità per “razze rare” quando in terra straniera i loro padroni li portano a passeggio. Forse potranno anche diventare numerosi – perché se ci sono riusciti i Retriever, teoricamente anche i Continentali italiani potrebbero aver successo al di fuori dell’utilizzo venatorio. Ma non saranno più i Bracchi italiani e gli Spinoni che ci son stati tramandati e che ci siamo adoperati per conservare sino ad ora.

    Ripeto: diventeranno un’altra razza, così come è successo per i Setter irlandesi o per i Weimaraner negli U.S.A.

    Per il bene delle razze da ferma italiane, speriamo che la salvezza venga dalla “Produzione Selezionata”, sempre che le Società Specializzate abbiano la ferma volontà di imporre verifiche serie e rigorose sulla validità venatoria dei soggetti a cui rilasciare il pedigree differenziato, escludendo cioè i cani allevati solo per bellezza.

    ---

    Ma è proprio vero che non esiste un nesso fra tipicità morfologica ed efficienza venatoria?

    Le asserzioni estremizzate sono fuorvianti e val la pena di approfondire l’argomento.

    Incominciamo dalla testa, ovvero dalla regione in cui risiedono i caratteri maggiormente diversificanti e costitutivi della tipicità.

    Stendiamo un pietoso velo sulla teoria del tele-olfatto e del mega-olfatto che, secondo il Solaro, sono in funzione delle dimensioni dei seni frontali, che a loro volta dipendono dall’orientamento degli assi cranio- facciali. Il tutto basato su di un ruolo olfattivo dei seni frontali, frutto di pura fantasia.

    Idem per la funzione dell’orecchio abbondante che dovrebbe trattenere le particelle d’odore depositate sul terreno: anche ai “grandi” è occasionalmente consentito sparar cavolate. Purtroppo però fra coloro che si occupano di Continentali italiani c’è un manipolo di creduli boccaloni che, anziché sorridere a certi parti creativi, li prendono sempre maledettamente sul serio.

    È sempre il Solaro a suggerire che la divergenza degli assi craniofacciali richiede un più alto portamento della testa, a sua volta coerente col trotto, laddove il galoppo impone di sporgere in avanti la testa per spostare il baricentro e rendere così instabile l’equilibrio a beneficio della velocità.

    E son tutte rarefatte elucubrazioni più lontane della luna.

    Una mia famosa bracca trottava divinamente, aveva un portamento di testa magnifico ed era maledettamente convergente.

    Per contro, se volete vedere Bracchi italiani e Spinoni divergenti e che portano la testa peggio di un somaro, avete solo l’imbarazzo della scelta.

    Quindi, lasciamo perdere!

    Passiamo alla costruzione.

    Il trottatore deve stare nel quadrato o nel rettangolo?

    Il Solaro – estensore dell’originario standard morfologico del Bracco italiano – si dice fu contraddetto dal Barbieri ed il bisticcio venne risolto da una revisione dello standard di Bracchi e Spinoni in cui suppergiù si afferma salomonicamente che il cane deve essere costruito in un quadrato ....che tende al rettangolo.

    Va là che vai bene, ha vinto il buonsenso.

    Ho conosciuto personalmente il Barbieri (che era amico e collega di mio padre, mi regalò il mio primo pastore tedesco) ed il senso della sua teoria era che i trottatori possono anche permettersi di essere nel rettangolo, ma nulla osta a che siano nel quadrato. Ed è semplicemente una questione di buonsenso.

    Veniamo ora all’inclinazione della spalla e della groppa.

    Ricordo che un “esperto” braccofilo – uno di quelli che sanno molto ma capiscono poco – vide un mio Bracco italiano con una spalla effettivamente troppo dritta e sentenziò che, costruito com’era, quel cane non poteva avere un bel trotto. Lo sciolsi e gli feci fare un turno a dimostrazione del contrario. L’esperto allora, per non contraddirsi ri-sentenziò che a causa della brutta spalla quel cane sciupava energie nell’andatura e quindi non poteva essere resistente. Ed era un’altra cazzata perché quel cane cacciava da mattina a sera, giorno dopo giorno. Però è vero che – a parità di altre condizioni – il cane con una spalla ben inclinata è avvantaggiato. Ma le “altre condizioni” sono così tante ed incontrollabili che il confronto rimane una inattuabile astrazione. In pratica allora, come volevasi dimostrare, quel che conta è che il cane abbia un bel trotto e …chissenefrega dell’inclinazione della spalla.

    Altra vexata quaestio è la groppa che i trottatori possono permettersi di avere più inclinata dei galoppatori. In effetti la groppa tendente all’orizzontale è un pregio in assoluto perché le conseguenti angolazioni articolari consentono la maggior spinta indispensabile per il galoppo, ma che è senz’altro benvenuta anche per il trotto, tanto più per quello potentissimo dei moderni Continentali italiani. In effetti nessuno penalizzerebbe mai un Bracco italiano perché ha la groppa troppo orizzontale, laddove una eccessiva inclinazione è considerata difetto. Oltre a ciò, la groppa poco inclinata è sempre anche più lunga e ciò è un pregio in assoluto, in quanto “braccio di forza” della leva responsabile del movimento.

    Ho chiesto ad uno spinonista frequentatore di prove di lavoro se ricordasse buoni trottatori con la spalla molto inclinata: mi ha guardato perplesso e – dopo aver riascoltato la domanda con una più dettagliata descrizione di cosa si intende per groppa inclinata, ha risposto di aver capito: “No – mi ha detto – non ho mai visto cani col culo rotondo che fossero buoni trottatori.” Il culo rotondo è una inedita descrizione della groppa scoscesa, che però rende l’idea.

    A sentire invece gli eroi delle esposizioni, i cani con la groppa ben inclinata son quelli che trottan meglio. Per quel che vale la mia esperienza di quarant’anni di allevamento, ho avuto ottimi trottatori con groppa tendente all’orizzontale ed altri con groppa più obliqua.

    La verità è che la groppa è solo una delle molteplici variabili responsabili della qualità del trotto ed una volta ancora mirare alla funzione tramite la morfologia è come andare da Milano a Como, via Palermo.

    ---

    Per aver qui contraddetto i testi sacri della cinofilia qualcuno mi considererà eretico: recentemente una signora palesemente incazzata mi ha detto: “Io ho studiato sui libri dei Maestri. Se lei ora vuol sostenere il contrario, prima scriva anche lei un libro”. Le ho risposto “Già fatto, signora, già fatto!”

    De Monte Cristian
  • Valerio
    ⭐⭐⭐
    • Apr 2005
    • 4181
    • Torre del Lago Puccini, Toscana
    • Bracco Italiano

    #2
    Per correttezza aggiungo che l'articolo è firmato da Cesare Bonasegale ed è pubblicato sul sito dogjudging.com
    Valerio

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    • Cristian De Monte
      ⭐⭐⭐
      • Mar 2006
      • 5573
      • Goito, Mantova, Lombardia.
      • Afra - BI-RM Dora - SPRINGER

      #3
      si, scusa Valerio non mi ero accorto di essermi dimenticato la firma...
      De Monte Cristian

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      • Lucio Marzano
        Lo zio
        • Mar 2005
        • 30090
        • chiasso svizzera
        • bracco italiano

        #4
        E' un discorso antico che va affrontato con cautela.
        Diciamo, noi utilizzatori pratici, che la funzione deve condizionare il tipo, ma anche che vogliamo mantenere le caratteristiche di lavoro originarie e rifuggiamo dal "monotipo" cui si arriverebbe se utilizzassimo metri aritmetici per selezionare. Dato che non produciamo nè cavalli da corsa nè vacche da latte, non possiamo avere dei parametri aritmetici fissi, cronometro o litri prodotti, allora abvremo due diverse prospettive ; quella della funzione, vista però secondo lo stile di razza e quella della tipicità, vista come caratteristica che certifichi che il nostro sia un bracco italiano e non solo un cane da caccia.
        Abbiamo uno standard di lavoro ed uno standard morfologico, che non devono essere intesi come dogmi immutabili, ma che devono essere adattati alle mutate esigenze degli utilizzatori, cioé adattati alle
        funzioni NEL MOMENTO STORICO CONTINGENTE cercando di conservare le carartteristiche di lavoro e di morfologia che distinguono la nostra dalle altre razze, quindi laddove un particolare morfologico fosse NOCIVO
        alla funzione (o alla salute del cane) questo andrebbe corretto e così andrebbero nello standard di lavoro contemplate le esigenze e soprattutto LE REALTA' che sio osservano nell'osservazione giornaliera dei soggetti di riferimento.
        Nessuna razza è nata così com'é, tutte sono state formate da incroci e selezione ed i mutamenti avvenuti nell'ultimo secolo sono marcati e visibili a tutti coloro che si daranno al pena d osservare qualche fotografia, non vedo perché oggi questo processo, logico e naturale, dovrebbe arrestarsi nel rispetto di uno sciocco dogmatismo. Comprendo perfettamente che le mutazioni debbano avvenire per gradi, valutate nel tempo, ma DEVONO poi, una volta o l'altra, essere certificate negli standard di razza. "Panda rei" , il linguaggio, le abitudini, la morale, perchè non dovrebbero cambiare anche le razze canine, che sono, non dimentichiamolo mai, create in funzione delle esigenze dell'uomo, quindi mi sembra perfini banale dirlo, cambiando le esigenze, devono cambiare anche le razze.
        lucio

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        • Francesco
          Utente fondatore
          • Mar 2005
          • 945
          • Cecina, Livorno, Toscana.
          • Bracco Italiano Otto di Montericco Pointer Liù

          #5
          Sarebbe come se Tesio, per far nascere Ribot, avesse preferito Tenerani perché aveva la giusta inclinazione della spalla!.


          Tutte cose giuste ma attenzione a non prendere come esempio certi casi particolari .... Ribot era un cavallo inguardable e chiunque l'abbia visto da giovanotto avrebbe sicuramente sentenziato l'impossibilità di quel soggetto a correre veloce, ed invece ..... solo che non credo ci sia un solo discendente stretto di Ribot ad aver combinato qualcosa di buono.
          Francesco Parietti

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          • Lucio Marzano
            Lo zio
            • Mar 2005
            • 30090
            • chiasso svizzera
            • bracco italiano

            #6
            Tenerani era un fondista e la mamma di Ribot, Romanella, era invece una velocista, per una volta è venuto fuori un giusto cocktail.
            E' vero Ribot non era l'Apollo dei purosangue, come lo era per esempio il suo progenitore Nearco, ma aveva una circonferenza toracica assolutamente inusuale, tanto che dovevano adattargli dei sottopancia speciali, era quindi dotato di polmoni assolutamente straordinari che gli permettevano nei finali delle classiche di cambiare andatura inserendo un'altra marcia lasciando sul posto gli avversari.
            Quando vinse il primo Arc de Trionphe i francesi torsero il naso, tirando fuori fortuna e casualità, così l'anno dopo, Enrico Camici giunto sul rettilineo finale, incitò Ribot, che ,senza nemmeno essere sollecitato dalla frusta, lasciò il secondo a sette lunghezze ridicolizzando tutti gli avversari e zittendo anche il più chauvin dei francesi, se ben ricordo nessun cavallo gli arrivò nemmeno alla coda , eccetto Gail che a San Siro perse per un'incollatura, ma su un terreno pesantissimo dove Gail che mi sembra fosse della razza Ticino, era quasi imbattibile.
            A noi non basta che il cane abbia fondo e non ce ne frega niente che sappia cambiare velocità, ancor meno ci importa che vada più o meno forte di un Pointer o di un Poitvin, ci importa che abbia doti fisiche che gli permettano di reggere 5-6 ore , ma soprattutto che sappia usare il naso, che sappia trattare la selvaggina, che cacci collegato con noi.
            La corretta morfologia aiuterà il cane ad esprimersi meglio atleticamente, ma non sarà condizione indispensabile , potendo il soggetto supplire con doti fisiologiche alle carenze di costruzione. La morfologia sarà invece più importante per permettere al soggetto di muoversi in stile di razza. Ma l'efficacia dipenderà soprattutto dalle capacità psichiche del cane e queste capacità specifiche si possono affinare soltanto con una selezione basata sull'utilizzo venatorio.
            Sono quindi in perfetta linea con quanto scritto dal Bonasegale, anche con riferimento alle assurdità di teleolfatto, di funzionalià delle linee divergenti e di capacità olfattive dipendenti dai seni frontali. Va detto a giustificazione degli estensori di teorie oggi inproponibili, che le conoscenze tecnologiche hanno nel frattempo rivoluzionato completamente il mondo della scienza.
            lucio

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            • colpetrosa
              ⭐⭐
              • May 2005
              • 748
              • PETRITOLI, FERMO, Marche.
              • BRACCO ITALIANO

              #7
              Pur condividendo sostanzialmente la sostanza dell'articolo, durante la lettura percepivo una sensazione sgradevole di assolutezza del sapere, nell'estensore, come di onnisapienza.

              Sarà un caso di allergia epidermica, ma il modo d'esporre le cose, di proporsi è sempre lo stesso: IO SONO DIO, LA VERITA' E LA LUCE, DIETRO DI ME REGNA SOLO IL BUIO.

              << Altra vexata quaestio è la groppa che i trottatori possono permettersi di avere più inclinata dei galoppatori. In effetti la groppa tendente all’orizzontale è un pregio in assoluto perché le conseguenti angolazioni articolari consentono la maggior spinta indispensabile per il galoppo, ma che è senz’altro benvenuta anche per il trotto, tanto più per quello potentissimo dei moderni Continentali italiani. In effetti nessuno penalizzerebbe mai un Bracco italiano perché ha la groppa troppo orizzontale, laddove una eccessiva inclinazione è considerata difetto. Oltre a ciò, la groppa poco inclinata è sempre anche più lunga e ciò è un pregio in assoluto, in quanto “braccio di forza” della leva responsabile del movimento >>.

              Sulla groppa e sulle angolazioni abbiamo già ampiamente dissertato in passato e non voglio ripetermi, ma una groppa poco inclinata e quindi lunga come sostiene l'estensore dell'articolo va benissimo, ma deve accompagnarsi SEMPRE ad una massa muscolare poderosa dei flessori, data si dall'allenamento, ma soprattutto dalla genetica, senza la quale, "il braccio di forza" invece di un pregio diviene difetto.

              Diventa, come ebbi ad affermare qualche post addietro, un arco molto dritto che imprimerà una notevole energia cinetica alla freccia ad esso ancorata, ma per tenderlo sono necessari muscoli possenti di arciere esperto e molto ben allenato.

              Inoltre, se un soggetto di tali caratteristiche venisse impiegato solo in pianura, svilupperebbe andatura molto redditizia e piacevolissima a vedersi, ma in montagna a cotorni caro Lucio (a parità di stazza), sarebbe ugualmente redditizia come l'andatura espressa da soggetto con caratteristiche della groppa meno esasperate?
              Secondo me su certi tipi di terreni, montagna od alta collina, quindi superfici particolarmente sconnesse, potrebbe diventare un handicap.

              Luigi Marilungo
              colpetrosa

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              • braccoitaliano
                • Oct 2005
                • 156
                • roma, Roma, Lazio.
                • bracco italiano

                #8
                Al di la del fatto che ognuno può sentirsi " Dio" in terra (mi si perdoni la bestemmia) credo che si stia travisando il concetto di standard morfologico .Senza voler fare adesso una lezione sulla morfologia, di cui non mi sento neanche in grado e dal momento che esimi studiosi di fisiologia canina e cinetica fisica delle leve e del movimento hanno negli anni redatto e aggiornato lo standard , vorrei raccontare di un soggetto di mia proprietà.Allora, un po di anni fa ho accquistato una cucciola femmina bracco italiano ba da un noto allevamento italiano , che subito ha rivelato i segni premonitori della distrofia bilaterale dell'anca.Le lastre eseguite ad alcuni mesi di età hanno evidenziato la patologia che si è confermata anche ad una successiva indagine radiografica eseguita ad un anno e mezzo di età.Questa bracca , che l'allevatore , anche di fronte all'evidenza , si è rifiutato di sostituirmi, si è poi rivelata un'ottima cacciatrice con una grandissima passione e una presa di terreno notevole tanto è vero che chiunque la vedeva stentava a credere che fosse distrofica . Aggiungo che ad una speciale anche molto affollata raggiunse il secondo migliore di razza (per fortuna a poco più di due annni e mezzo è morta di leshmania, perchè l'allevatore voleva pure che la facessi riprodurre per le indubbie qualità venatorie e morfologiche).
                Morale : che vogliamo accettare pure la distrofia visto che magari può essere compensata da una buona muscolatura ?

                Spero che la mia estremizzazione possa chiarire il concetto che volevo esprimere .
                Siamo cauti sulle modifiche da apportare allo standard ,altrimenti ci ritroveremo presto che una razza completamente snaturata e che invece apprezziamo perchè ha le sue distintive caratteristiche di fondo.


                Braccoitaliano

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                • nic

                  #9
                  Non è vero che si ama il bracco italiano perchè è efficiente; per questa razza forse anche più che per altre vale, secondo me, il connubio fra estetica e funzione (bello e buono, kalos kai agazos come dicevano i Greci).
                  Non si deve poi dimenticare che il fascino del bracco italiano viene anche dal fatto che possiede un'identità storica che poche razze possono vantare, per rispetto della quale è ancora più difficile pensare ad una selezione solo in termini di funzionalità venatoria.
                  E se è facile sconfessare oggi le tesi del passato sul collegamento fra certe caratteristiche anatomiche e le attitudini funzionali sviluppate dalla razza, non è detto che non avvenga la stessa cosa sulle modifiche morfologiche che oggi si vorrebbero accettare su pressupposti di funzionalità che domani potrebbero rivelarsi del tutto insussistenti.
                  E se è vero che si snatura una razza da lavoro selezionando solo il lato estetico del cane, succede altrettando quando si ricerca solo il lato funzionale.
                  Il bracco-pointer non piaceva a nessuno.
                  In conclusione, e per tornare al punto essenziale della discussione, credo che la molla che deve spingere un allevatore di bracco italiano è la ricerca continua del connubio fra estetica e funzione, mai la pevalenza dell'uno sull'altro.
                  In questo modo, quando necessario, si trova anche la strada dell'evoluzione degli standards.

                  Commenta

                  • Lucio Marzano
                    Lo zio
                    • Mar 2005
                    • 30090
                    • chiasso svizzera
                    • bracco italiano

                    #10
                    <div align="center" id="quote2"><table class="quote"><tr><td class="quotetd"></td></tr><tr><td class="quotetd2"><span class="quotetext">Inoltre, se un soggetto di tali caratteristiche venisse impiegato solo in pianura, svilupperebbe andatura molto redditizia e piacevolissima a vedersi, ma in montagna a cotorni caro Lucio (a parità di stazza), sarebbe ugualmente redditizia come l'andatura espressa da soggetto con caratteristiche della groppa meno esasperate? </span></td></tr></table></div align="center" id="quote2">

                    caro Luigi, in montagna a cotorni più che le caratteristiche della groppa sono determinanti le funzioni "vitali" cioé la capacità toracica e la potenza cardiaca, a parità di queste caratteristiche e di stazza si potrà iniziare a parlare di groppa

                    <div align="center" id="quote2"><table class="quote"><tr><td class="quotetd"></td></tr><tr><td class="quotetd2"><span class="quotetext">Morale : che vogliamo accettare pure la distrofia visto che magari può essere compensata da una buona muscolatura ?</span></td></tr></table></div align="center" id="quote2">
                    non diciamo esagerazioni, nessuno ha detto di accettare patologie o difetti di costruzione, se si estremizzano i concetti si fa passare per deficiente chi scrive, si voleva solo spiegare che un bel modello
                    può essere poco valido se non accompagnato da caratteristiche vitali importanti tutto qui senza andare ai paradossi.

                    <div align="center" id="quote2"><table class="quote"><tr><td class="quotetd"></td></tr><tr><td class="quotetd2"><span class="quotetext"> Non è vero che si ama il bracco italiano perchè è efficiente</span></td></tr></table></div align="center" id="quote2">
                    questa è la TUA opinione, per esempio non è la mia !! e niente é più soggettivo della definizione di "bello" , bello in assoluto, secondo gli standard di razza, come cane da caccia, quello che per uno é "bello" per un altro può essere repellente, per esempio un Bull-Dag

                    <div align="center" id="quote2"><table class="quote"><tr><td class="quotetd"></td></tr><tr><td class="quotetd2"><span class="quotetext">non è detto che non avvenga la stessa cosa sulle modifiche morfologiche che oggi si vorrebbero accettare su pressupposti di funzionalità che domani potrebbero rivelarsi del tutto insussistenti</span></td></tr></table></div align="center" id="quote2">
                    la verità assoluta non esiste, quello che ieri era considerato utile oggi può essere limitante e domani ancora riproposto come valido, esigenze e costumi cambiano e bisogna stare con i tempi, io non gradisco la forbice tra il minimo di 25 kg ed il massimo di 40, soprattutto perché un soggetto di 40 kg. non mi sembra né attuale nè funzionale,
                    esprimo la mia opinione, e som perfettamente che rimarrà una voce nel deserto, ma lo dico lo stesso..........

                    <div align="center" id="quote2"><table class="quote"><tr><td class="quotetd"></td></tr><tr><td class="quotetd2"><span class="quotetext">Il bracco-pointer non piaceva a nessuno</span></td></tr></table></div align="center" id="quote2">
                    io non sono proprio daccordo con te, c'erano moltissimi estimatori di questo incrocio tanto che ancora oggi si parla di quei cani, ed in termini altamente elogiativi. Poi bada che il Kurzhaar di oggi, i vari bracchi francesi ed altre razze che non cito per non suscitare vespai, sono state "formate" con il talvolta dichiarato talatra no, determinate contributo del pointer, e sono tanto piaciute che il "tipo" originario
                    non se lo rammenta più nessuno.
                    Nella mia modestissima selezione , io privilegio ESCLUSIVAMENTE le caratteristiche venatorie ed atletiche dei cani, ma lo faccio onestamente, senza scorciatoie, cioé immissioni sottaciute di sangue esterno, e gareggio con soggetti che non hanno mai
                    avuto alcun "aiuto" chimico, nemmeno di integratori alimentari e tanto meno di stimolanti, e di questo mi faccio personalmente garante.


                    lucio

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                    • nic

                      #11
                      Caro Lucio,
                      è ovvio che il concetto di bello è soggettivo, ma io non ho affatto inteso imporre un canone universale per tutte le razze, mi sono limitato a dire che non puoi prescindere dall'aspetto estetico quando fai selezione.
                      Inoltre l'esempio del Kurzhaar è secondo me, controproducente: quella è una razza che è nata alla fine dell'ottocento, ed è evidnte che qundo crei dal nulla hai mano libera nel privilegisre l'aspetto funzionale e la commistione di sangue.
                      Ma la testa, lo sguardo del bracco italiano sono apprezzati e conosciuta da centinaia di anni e reputo sia un delitto modificarli con il sangue di pointer.
                      Tant'è che l'incrocio non solo è stato abbandonato, ma ne è stata addirittura sancita la damnatio memoriae: oggi anche la più piccola macchia nera sul pelo del bracco porta alla squalifica, per il timore che si tratti di un bracco-pointer!
                      Ciao
                      Nic

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                      • Lucio Marzano
                        Lo zio
                        • Mar 2005
                        • 30090
                        • chiasso svizzera
                        • bracco italiano

                        #12
                        Nic ma chi ha suggerito di incrociare col pointer ??? non farmi dire quello che non ho detto e che non penso.
                        In passato il pointer l'hanno messo dappertutto e credo anche nel ns. bracco, ma mi pare di essere stato chiarissimo nel dire che allevo in ASSOLUTA purezza.
                        Affermo invece che lo standard di razza non può essere un dogma immutabile e che 40 kg. per un cane da caccia di 67 cm sono troppi,
                        questa è la MIA opinione.
                        Sei tu che fai affermazione assolute "il bracco pointer non piaceva a nessuno" che io non condivido per nulla, perché ho fatto a tempo a vederne e ti assicuro che piaceva , eccome !!!
                        lucio

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                        • braccoitaliano
                          • Oct 2005
                          • 156
                          • roma, Roma, Lazio.
                          • bracco italiano

                          #13
                          Scusa Lucio , con la mia estremizzazione non intendevo assolutamente far passare nessuno per deficente . Mi è sembrato un modo lampante ed efficace per sottolineare che bisogna essere cauti nel voler modificare alcune caratteristiche del bracco specialmente su caratteri fondamentali . In quanto al peso, verso i valori massimi accettati dallo standard, sono d'accordo con te e d'altronde mi sembra che sia universalmente accettata una mole inferiore se diamo uno sguardo alla totalità dei soggetti che si vedono nelle prove e nelle esposizioni. D'altra parte credo che quelle stazze elefantiache che si potevano osservare un tempo erano retaggio di trascichi di linfatismo dovuti ad una cattiva alimentazione e allevamento ormai facenti parte del passato. Ribadisco comunque che certe caratteristiche morfologiche e comportamentali è quanto meno azzardato modificarle perchè potremmo trovarci poi in mano un'altra razza.


                          braccoitaliano

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                          • Lucio Marzano
                            Lo zio
                            • Mar 2005
                            • 30090
                            • chiasso svizzera
                            • bracco italiano

                            #14
                            cari Nicolo' e Francesco,
                            se oggi fosse ridotto il peso massimo a 37 kg., praticamente nessun bracco in italia verrebbe escluso, non così all'estero dove la verifica venatoria è pochissimo attuata. Così da noi moltissimi certificati campioni se non fossero stati condizionati da intensivo uso della braga non trotterebbero affatto o lo farebbero solo dopo due o tre ore, quando forse trotta anche un pointer e così ci capita sempre più spesso di incontrare soggetti, discendenti da quei campioni, che di trotto non ne fanno e ci sentiamo chiedere dai proprietari dove possano trovare la braga. Siamo passati dal cane molle e poco dinamico, rispondente a quel negativo immaginario che ha tanto nuociuto alla razza,a soggetti iperdinamici ma che non sanno più trottare. E forse la verità sta nel mezzo, ma non dobbiamo prenderci in giro da soli e dobbiamo dirci la verità senza falsi timori e senza ipocrisie.
                            Quindi cari amici i cambiamenti sono già in atto, si tratta di cercare di incanalarli in modo che non si crei un dualismo fra cane da expo e cane da caccia ed un altro fra cane da prove e cane caccia.
                            lucio

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                            • giuseppe

                              #15
                              Daccordissimo con lucio riguardo al peso,cani sui 25-27 kg e'l'ottimo ricordiamoci che sono cani robusti,ma principalmente devono essere giusti nel cervello,cani che galoppano per 2-3 ore ma che quando avvertono l'usta del selvatico automaticamente si riducono al trotto mettendo in mostra l'indole bracca sono sicuramente i piu'appezzati,poi ogni razza e' favorita riguardo ad una caccia,a cotorni il bracco parte sfavorito per la mole e la peggiore elasticita' dei movomenti,mentre a beccaccini e' sicuramente favorito per il portamento di testa e l'indole paciosa che si trasmette con il trotto.Riguardo alla costruzione piu'o meno perfetta,credo che sia relativamente inportante,ho visto setter tutti storti andare da favola e fermare con grandissima classe,pointer vaccini alzare letteralmente la polvere in ferma,l'importante che siano soggetti che nella loro psiche siano conformati alla razza di appartenenza.Poi riguardo alle gare,credo in quello che lucio asserisce,ma altrettanto sicuramente sono convinto che sappia che quasi tutti i professionisti e non solo facciano uso di sostanze che diciamolo aiutano i cani ad ottenere prestazioni che senza ne farebbero dei buoni cani,ma non in grado di competere ad alti livelli....(peccato che non facciano i test come per i ciclisti senno altro che tour de france).

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