Caro Massimo C., perdonami se ti do del tu ma ti leggo da tanto tempo e sempre con molto piacere, così che mi permetto di prendere questa licenza anche perché avendo la stessa passione il Lei lo trovo fin troppo formale.<O:p</O:p
Forse sono stato frainteso o non mi sono spiegato bene, quello che voglio sottolineare è che non parlo di certo della “canzone di carnevale” bensì di aspetti a mio parere sicuramente più PRATICI che teorici.<O:p</O:p
Se avessimo voluto parlare degli altri, siccome il tema della discussione riguarda appunto lo Standard di Lavoro del Setter, ci saremmo soffermati sugli aspetti stilistici, ad esempio sulla meccanica del galoppo, con i difetti che comportano le non corrette angolazioni degli arti e della groppa, sulla “radenza”, sulla “rapidità” (intesa non come velocità ma come battute di giusta frequenza e ampiezza), sulla “compostezza” ecc ecc…<O:p</O:p
Di tutto ciò però non se n’è discusso, e raramente purtroppo se ne parla probabilmente perché ritenuto noioso e inutile ai più; al contrario ci siamo soffermati su quelle che dovrebbero essere le capacità che un cane “mestierante” ha acquisito per lo più con la PRATICA (e anche l’intelligenza), vedi la capacità di stare sul vento e ciò non vuol assolutamente dire che non siano mai concesse alcune deroghe quando necessarie, anche perché gli accertamenti quando dovuti e risolti con rapidità molte volte sono quei piccoli indicatori di una spiccata intelligenza. I soggetti robotizzati che corrono a perdifiato senza mai interrompere un lacet o fare una risalita li consideriamo alla pari dei “dettagliatori” forsennati che tanto piacciono a taluni ma che in realtà peccano solo in doti olfattive e… materia grigia.<O:p</O:p
S’è parlato dei RIENTRI, argomento anche questo raramente disquisito ma che sottolinea anche qui la capacità intellettiva del cane e la praticità ottenuta con l’esperienza.<O:p</O:p
Un altro aspetto di cui s’è parlato che non può di certo essere considerato “teorico” è quello del ribattere più volte lo stesso terreno già perlustrato in precedenza… è ovvio che se ad esempio a destra c’è una parete della montagna e a sinistra un burrone il cane mica si arrampica e nemmeno si getta nel vuoto, ma in altre occasioni eviterà di perlustrare nuovamente il terreno appena battuto pochi minuti prima a meno che non sia proprio un somaro per di più insicuro dei propri mezzi o perché costretto dal proprio conduttore a battere e ribattere lo stesso fazzoletto di terreno accompagnato magari da una bella orchestrina del fonofil piazzato la sera prima...
Poi è ovvio che il cane intelligente saprà adattare la cerca al terreno in cui sta cacciando, così come l'esperienza gli permetterà di attuare tutte le strategie possibili per finalizzare l'azione nel modo migliore.
Se invece volessimo inoltrarci in un discorso prettamente teorico, facendo delle considerazioni tecniche sul galoppo del setter inglese sarebbe cosa forse molto interessante e gradita, e poi non si andrebbe nemmeno troppo in OT.
Si potrebbe partire ad esempio dallo Standard di Lavoro del Pastrone e commentare gli aggettivi da lui utilizzati che sono molto semplici, ma che nello stesso tempo danno un'idea ben precisa senza lasciare dubbi a rigurado.
Io provo a dare il LA, vediamo se qualcuno mi segue...
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