La ricerca, la più approfondita di tutti i tempi (gli intervistati sono più del doppio di quelli interpellati per i sondaggi effettuati anche recentemente), commissionata da CNCN e FACE Italia (Federcaccia, Enalcaccia, Liberacaccia, Anuu), condotta su un campione di 2.200 italiani fra i 18 e gli 80 anni d'età, rapportabile a oltre quarantasei milioni di nostri concittadini, dimostra che ben il 48% delle persone adulte che vivono nel nostro paese sono vicine alla caccia. Contro un 38% di estranei alla caccia e un 13% di assolutamente disinformati. Andando ad approfondire, si scopre che i dati fino ad oggi forniti sono stati completamente ribaltati. Infatti, solo il 40,7% degli italiani risulta contrario alla caccia (soprattutto perchè disinformato, almeno per un terzo del campione), di fronte a un 40% favorevole e a un 19,3% che non esprime alcun punto di vista sull'argomento.
Sull'indice di positività nei confronti dell'attività venatoria, il 18,5% è entusiasta, il 14,5% è sostanzialmente positivo, il 21,3% è comunque positivo, mentre solo il 30,9% è negativo, con un 14,8% nullo o ambivalente. Il punto più critico lo si individua in un 19,9% di persone che odia la caccia è ostilissima ed è semignorante sulla materia, costituito prevalentemente da donne che vivono nel contesto urbano, sicure di sé, ambientaliste di sinistra, e - purtoppo - “opinion leader”. Ovvero impegnate sul fronte anticaccia e che fanno opinione. In sostanza pochi numeri e molto molto potere mediatico.
Il profilo dei cacciatori. Nettamente sopra la media statistica troviamo i 25-34enni, residenti nel centro Italia (Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche), laureati, imprenditori/dirigenti/professionisti, e – un po' meno - commercianti/esercenti/artigiani e operai/commessi/braccianti. Ciò smentisce la tesi, diffusa anche nel mondo venatorio, per cui andare a caccia è un'attività prevalentemente vecchia, e propria dei gruppi sociali più bassi e marginali.
In ogni caso, la stragrande maggioranza degli italiani non ha niente da obiettare nei confronti di una caccia esercitata nell'ambito delle regole previste dalla vigente normativa. E questo è purtroppo ciò che ci fa soffrire di più, in quanto, il campione interpellato ha fatto emergere una verità inquietante. La stragrande maggioranza degli italiani a oggi non è assolutamente informato di come stanno le cose. Molti, troppi, a nostro avviso, hanno creduto alle baggianate dei supercomunicatori anticaccia, che continuano a descrivere la caccia italiana per quello che non è. E qui, noi, tutti noi, ci dobbiamo chiedere il perchè. E soprattutto adoperarci per ristabilire la verità.
E' questo l'impegno che soprattutto le nostre associazioni venatorie devono assumersi immediatamente. Informare quell'altissima fetta di disinformati che la caccia – come già riconoscono quasi due italiani su tre – è una bella realtà con la quale fa piacere convivere.
La ricerca è ricchissima di dati che non mancheremo di fornire e di commentare. Un primo indirizzo che già i ricercatori si sono sentiti di fornire è che se vogliamo allargare il fronte degli entusiasti nei confronti della nostra attività, dovremo intensificare l'informazione sugli attuali vincoli dell'attività venatoria, abbandonare i toni “fondamentalisti”, promuovere e sostenere una caccia normata, responsabile e sostenibile.
fonte: Big hunter