«Trenta quaranta,
tutto il mondo canta
canta lo gallo
risponde la gallina...
Socchiusi gli occhi, sto
supino nel trifoglio,
e vedo un quadrifoglio
che non raccoglierò [....]
Socchiudo gli occhi, estranio
ai casi della vita.
Sento fra le mie dita
la forma del mio cranio:
ma dunque, esisto! O strano!
vive fra il Tutto e il Niente
quella cosa vivente
detta guidogozzano!»
Quando mi metto a leggere queste opere (lo faccio abbastanza spesso!) mi dolgo di essere così ignorante (o forse anche solo smemorato) di non ricordare tutto il bello della letteratura italiana che, purtroppo, viene giorno per giorno...aborrita, dimenticata, violentata ed ignorata.
Sono sempre stato un amante del Leopardi anche quando, critico e ribelle scolaro delle medie, ne apprezzavo ancora incoscientemente, la cantilena con cui recitavo a memoria le sue poesie.
Ci sono ritornato con le "successive" maturità della vita a rileggerle, senza gli obblighi della scuola e del dovere, scoprendo un nuovo mondo...fatto anche di apparenti banalità come i personaggi del "Il sabato del villaggio"e della "La quiete dopo la tempesta", prodromici alla epigonica tristezza:
"Altro dirti non vo’; ma la tua festa
Ch’anco tardi a venir non ti sia grave."
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