Anniversario Grande Guerra

Comprimi

Riguardo all'autore

Comprimi

arfo Scopri di più su arfo
X
 
  • Ora
  • Visualizza
Elimina tutto
nuovi messaggi
  • arfo
    ⭐⭐⭐
    • Feb 2013
    • 1459
    • Provincia di Lodi
    • Deutch drahthaar

    #1

    Anniversario Grande Guerra

    L’anno scorso si è celebrato il centenario dello scoppio della Prima guerra mondiale, il prossimo 24 maggio sarà l’anniversario dell’entrata in guerra dell’Italia. Mi sembra doveroso ricordare questa triste ricorrenza, perché la Grande Guerra è stato uno degli eventi più drammatici ed epocali della Storia, paragonabile per dimensioni forse soltanto al secondo conflitto mondiale, e riguarda da vicino tutti noi, come italiani e come europei.
    Ciò che rende la Prima guerra mondiale diversa da qualunque guerra precedente, al di là dell’estensione intercontinentale e del coinvolgimento internazionale, furono soprattutto il livello di mobilitazione delle nazioni coinvolte (la cosiddetta mobilitazione totale, qualcosa di inimmaginabile al giorno d’oggi) e le caratteristiche tattico/strategiche del conflitto: una guerra di posizione e di logoramento dalle immani proporzioni. Guerra di logoramento, vale a dire guerra di esaurimento: la vittoria poteva giungere (e giunse) solamente con il letterale esaurimento delle forze avversarie. Quando gli Imperi centrali infine collassarono, dopo 51 mesi di guerra, gli stati maggiori tedesco e austro-ungarico non erano ormai da tempo in grado di sostituire caduti e feriti, perché non c’erano più uomini da chiamare alle armi! E ancora più drammatiche erano le condizioni degli approvvigionamenti di ogni genere di prima necessità, dai viveri al semplice vestiario, tanto per le truppe al fronte quanto soprattutto per la popolazione civile.

    Ma quando si parla di guerre, la crudezza dei numeri (approssimativi, perché le dimensioni del conflitto fecero letteralmente perdere il conto dei morti e non solo) vale da sola più di tante parole. Perciò eccone alcuni, a cominciare dai caduti:

    ·Russia 1.700.000/2.500.000<O:p</O:p
    ·Germania 1.800.000<O:p</O:p
    ·Francia 1.350.000<O:p</O:p
    ·Austria-Ungheria 1.300.000
    ·Gran Bretagna 750.000<O:p</O:p
    ·Italia 650.000<O:p</O:p
    ·Romania 300/350.000
    ·Turchia 300/350.000
    ·Serbia 300/350.000
    ·Stati Uniti 100.000
    ·Bulgaria 100.000<O:p</O:p
    ·Australia 60.000
    ·Canada 60.000
    ·Belgio 50.000
    ·India 50.000
    ·Nuova Zelanda 16.000<O:p</O:p

    Complessivamente furono coinvolti 28 Paesi e mobilitati 65 milioni di uomini. In Italia, su 36 milioni di abitanti (di cui un sesto, però, emigrati), furono chiamati alle armi quasi 6 milioni di uomini, vale a dire tutti i maschi abili delle classi 1874-1900. Circa 4.200.000 (l'11,6% della popolazione, oltre la metà dei maschi tra i 18 e i 40 anni!) servirono in reparti combattenti, con una forza media al fronte di circa 2 milioni di uomini. I caduti a tutto il 1918 furono 500.000 (di cui un quinto per malattia), 600.000 caddero prigionieri (100.000 non fecero ritorno a casa) e 50.000 morirono dopo il 1918 per cause di guerra. Gli invalidi permanenti furono 452.000. Numerosi i sudditi di nazionalità italiana che servirono nell’Imperial-regio esercito: circa 60.000 trentini risposero alla chiamata alle armi austriaca, un migliaio di fuoriusciti si arruolò invece nell’Esercito italiano. Circa 30.000 italiani (trentini, triestini, giuliani e dalmati) caddero prigionieri in Galizia, sul fronte orientale; 2.500 ebbero la libertà accettando di imbracciare nuovamente le armi, ma sotto la bandiera italiana.

    Impressionante lo sviluppo delle industrie belliche e degli apparati a sostegno di una tale massa di soldati in una guerra di logoramento. Nel 1918, quando l’esercito italiano raggiunse il massimo livello di forza e i più brillanti risultati in termini di organizzazione, addestramento e comando, schierava 700 battaglioni (contro i 548 del ’15), 20.000 mitragliatrici (600 appena nel ’15), 7.700 pezzi d’artiglieria e 1.200 bombarde (2.100, tutto compreso, nel ’15). Uno sguardo alla produzione bellica italiana complessiva 1915-1918 rende bene l’idea dello sforzo: fucili e moschetti: 3.135.000; mitragliatrici: 37.000; bombarde: 7.000; artiglierie di vario calibro: 16.000; munizioni cal. 6,5 mm: 3.616.000.000; munizioni per bombarde: 7.300.000; munizioni per artiglierie: 70.000.000; bombe a mano: 22.360.000.
    I tre anni di guerra costarono allo Stato italiano qualcosa come sedici bilanci annuali in tempo di pace. Approssimativamente, le spese di guerra dei belligeranti ammontarono a 210 miliardi di dollari complessivi.

    Una strage senza precedenti. Un dramma collettivo intessuto da infiniti drammi personali. E non portò a nulla più che una pace precaria e la promessa di nuove guerre, nuove stragi, nuovi drammi.
    Non so voi, ma ogni volta che mi trovo a passare nel centro di una città o di un qualsiasi centro abitato della Penisola, il mio sguardo cerca quasi istintivamente il monumento ai caduti. Pensateci bene, non esiste comunità per quanto piccola che non abbia dedicato un monumento, una lapide o un semplice cippo ai suoi figli morti in guerra, così come non esiste famiglia che non abbia versato sangue! Certo, molte epigrafi e perfino sculture traboccano di una retorica a volte stucchevole, sicuramente datata. Ma quante madri, quante mogli, quanti figli e fratelli hanno visto partire qualcuno e ne hanno aspettato invano il ritorno?? Penso che quei monumenti, per costoro, avessero un significato ben più profondo delle belle parole di un oratore: non avevano tombe su cui piangere, non avevano nulla fuorché un nome inciso in lettere di bronzo su quel monumento! E quei nomi, quei cognomi e quelle date sono ancora lì, anche per noi, basta ritagliarsi un breve momento nelle nostre giornate affannate per leggerli, sussurrarli, e sembra quasi sentirli rispondere “non dimenticarti chi ero, non dimenticarti perché sono morto”. E poi, allargando lo sguardo, si scopre che a quell’elenco è stata poi aggiunta un’appendice: sono gli altri caduti, quelli dell’altra guerra. Stessi nomi, stessi cognomi, stessa giovane età...cambiano solo le date, ma passa appena un ventennio tra gli uni e gli altri, un nulla! E allora ci si rende conto di quanto poco ascolto gli uomini diano al passato.

    P.S.: mi scuso sinceramente per il papiro, ma non sono riuscito a limitarmi più di tanto! Spero non me ne abbiate. [:D]
  • borrelli mario
    ⭐⭐⭐
    • Feb 2011
    • 1726
    • vesuviano
    • setter Diana e Arno

    #2
    ·Italia 650.000 [:-cry] Veri UOMINI morti per NOI INUTILMENTE
    O povero po diventà ricco, o ricco po diventà povero, o scem rimane semp scem.

    Commenta

    • parsifal69
      ⭐⭐⭐⭐
      • Jul 2011
      • 10479
      • cittanova rc

      #3
      Originariamente inviato da borrelli mario
      ·Italia 650.000 [:-cry] Veri UOMINI morti per NOI INUTILMENTE
      Perché scrivere inutilmente????[:-bunny][:-bunny]

      Solo scriverlo, o pensarlo, rende la loro morte inutile, poi, è chiaro, fu un'inutile carneficina, per dirla con le parole del Santo Padre, ma credo che quella generazione debba essere ricordata per il coraggio, le sofferenze patite e per l'abnegazione dimostrata, dire che è stato tutto inutile non rende loro l'onore e il rispetto che meritano da parte di tutti noi.
      Parsifal? So nannte traümend mich einst die Mutter..

      Commenta

      • borrelli mario
        ⭐⭐⭐
        • Feb 2011
        • 1726
        • vesuviano
        • setter Diana e Arno

        #4
        Originariamente inviato da parsifal69
        Perché scrivere inutilmente????[:-bunny][:-bunny]

        Solo scriverlo, o pensarlo, rende la loro morte inutile, poi, è chiaro, fu un'inutile carneficina, per dirla con le parole del Santo Padre, ma credo che quella generazione debba essere ricordata per il coraggio, le sofferenze patite e per l'abnegazione dimostrata, dire che è stato tutto inutile non rende loro l'onore e il rispetto che meritano da parte di tutti noi.
        E' tutta un'altra storia, ho scritto e ribadisco INUTILMENTE perchè se quei Veri uomini che hanno creduto, al punto di dare la propria vita, in una Italia, unita, migliore, per il benessere dei loro discendenti ( noi ) avessero saputo come l'avremmo ridotta, ci avrebbero ripensato e proprio perchè apprezzo il loro valore, come uomini, militari e italiani, mi piange il cuore ammettere che tutto ciò sia stato vano, onore ne hanno tantissimo, siamo noi che non lo meritiamo.
        Ultima modifica borrelli mario; 02-04-15, 10:21.
        O povero po diventà ricco, o ricco po diventà povero, o scem rimane semp scem.

        Commenta

        • Lipe
          ⭐⭐⭐
          • Jan 2010
          • 3385
          • E. Romagna RIMINI

          #5
          Originariamente inviato da arfo
          L’anno scorso si è celebrato il centenario dello scoppio della Prima guerra mondiale, il prossimo 24 maggio sarà l’anniversario dell’entrata in guerra dell’Italia. Mi sembra doveroso ricordare questa triste ricorrenza, perché la Grande Guerra è stato uno degli eventi più drammatici ed epocali della Storia, paragonabile per dimensioni forse soltanto al secondo conflitto mondiale, e riguarda da vicino tutti noi, come italiani e come europei.
          Ciò che rende la Prima guerra mondiale diversa da qualunque guerra precedente, al di là dell’estensione intercontinentale e del coinvolgimento internazionale, furono soprattutto il livello di mobilitazione delle nazioni coinvolte (la cosiddetta mobilitazione totale, qualcosa di inimmaginabile al giorno d’oggi) e le caratteristiche tattico/strategiche del conflitto: una guerra di posizione e di logoramento dalle immani proporzioni. Guerra di logoramento, vale a dire guerra di

          esaurimento
          : la vittoria poteva giungere (e giunse) solamente con il letterale esaurimento delle forze avversarie. Quando gli Imperi centrali infine collassarono, dopo 51 mesi di guerra, gli stati maggiori tedesco e austro-ungarico non erano ormai da tempo in grado di sostituire caduti e feriti, perché non c’erano più uomini da chiamare alle armi! E ancora più drammatiche erano le condizioni degli approvvigionamenti di ogni genere di prima necessità, dai viveri al semplice vestiario, tanto per le truppe al fronte quanto soprattutto per la popolazione civile.


          Ma quando si parla di guerre, la crudezza dei numeri (approssimativi, perché le dimensioni del conflitto fecero letteralmente perdere il conto dei morti e non solo) vale da sola più di tante parole. Perciò eccone alcuni, a cominciare dai caduti:

          ·Russia 1.700.000/2.500.000<O:p</O:p
          ·Germania 1.800.000<O:p</O:p
          ·Francia 1.350.000<O:p</O:p
          ·Austria-Ungheria 1.300.000
          ·Gran Bretagna 750.000<O:p</O:p
          ·Italia 650.000<O:p</O:p
          ·Romania 300/350.000
          ·Turchia 300/350.000
          ·Serbia 300/350.000
          ·Stati Uniti 100.000
          ·Bulgaria 100.000<O:p</O:p
          ·Australia 60.000
          ·Canada 60.000
          ·Belgio 50.000
          ·India 50.000
          ·Nuova Zelanda 16.000<O:p</O:p

          Complessivamente furono coinvolti 28 Paesi e mobilitati 65 milioni di uomini. In Italia, su 36 milioni di abitanti (di cui un sesto, però, emigrati), furono chiamati alle armi quasi 6 milioni di uomini, vale a dire tutti i maschi abili delle classi 1874-1900. Circa 4.200.000 (l'11,6% della popolazione, oltre la metà dei maschi tra i 18 e i 40 anni!) servirono in reparti combattenti, con una forza media al fronte di circa 2 milioni di uomini. I caduti a tutto il 1918 furono 500.000 (di cui un quinto per malattia), 600.000 caddero prigionieri (100.000 non fecero ritorno a casa) e 50.000 morirono dopo il 1918 per cause di guerra. Gli invalidi permanenti furono 452.000. Numerosi i sudditi di nazionalità italiana che servirono nell’Imperial-regio esercito: circa 60.000 trentini risposero alla chiamata alle armi austriaca, un migliaio di fuoriusciti si arruolò invece nell’Esercito italiano. Circa 30.000 italiani (trentini, triestini, giuliani e dalmati) caddero prigionieri in Galizia, sul fronte orientale; 2.500 ebbero la libertà accettando di imbracciare nuovamente le armi, ma sotto la bandiera italiana.

          Impressionante lo sviluppo delle industrie belliche e degli apparati a sostegno di una tale massa di soldati in una guerra di logoramento. Nel 1918, quando l’esercito italiano raggiunse il massimo livello di forza e i più brillanti risultati in termini di organizzazione, addestramento e comando, schierava 700 battaglioni (contro i 548 del ’15), 20.000 mitragliatrici (600 appena nel ’15), 7.700 pezzi d’artiglieria e 1.200 bombarde (2.100, tutto compreso, nel ’15). Uno sguardo alla produzione bellica italiana complessiva 1915-1918 rende bene l’idea dello sforzo: fucili e moschetti: 3.135.000; mitragliatrici: 37.000; bombarde: 7.000; artiglierie di vario calibro: 16.000; munizioni cal. 6,5 mm: 3.616.000.000; munizioni per bombarde: 7.300.000; munizioni per artiglierie: 70.000.000; bombe a mano: 22.360.000.
          I tre anni di guerra costarono allo Stato italiano qualcosa come sedici bilanci annuali in tempo di pace. Approssimativamente, le spese di guerra dei belligeranti ammontarono a 210 miliardi di dollari complessivi.

          Una strage senza precedenti. Un dramma collettivo intessuto da infiniti drammi personali. E non portò a nulla più che una pace precaria e la promessa di nuove guerre, nuove stragi, nuovi drammi.
          Non so voi, ma ogni volta che mi trovo a passare nel centro di una città o di un qualsiasi centro abitato della Penisola, il mio sguardo cerca quasi istintivamente il monumento ai caduti. Pensateci bene, non esiste comunità per quanto piccola che non abbia dedicato un monumento, una lapide o un semplice cippo ai suoi figli morti in guerra, così come non esiste famiglia che non abbia versato sangue! Certo, molte epigrafi e perfino sculture traboccano di una retorica a volte stucchevole, sicuramente datata. Ma quante madri, quante mogli, quanti figli e fratelli hanno visto partire qualcuno e ne hanno aspettato invano il ritorno?? Penso che quei monumenti, per costoro, avessero un significato ben più profondo delle belle parole di un oratore: non avevano tombe su cui piangere, non avevano nulla fuorché un nome inciso in lettere di bronzo su quel monumento! E quei nomi, quei cognomi e quelle date sono ancora lì, anche per noi, basta ritagliarsi un breve momento nelle nostre giornate affannate per leggerli, sussurrarli, e sembra quasi sentirli rispondere “non dimenticarti chi ero, non dimenticarti perché sono morto”. E poi, allargando lo sguardo, si scopre che a quell’elenco è stata poi aggiunta un’appendice: sono gli altri caduti, quelli dell’altra guerra. Stessi nomi, stessi cognomi, stessa giovane età...cambiano solo le date, ma passa appena un ventennio tra gli uni e gli altri, un nulla! E allora ci si rende conto di quanto poco ascolto gli uomini diano al passato.

          P.S.: mi scuso sinceramente per il papiro, ma non sono riuscito a limitarmi più di tanto! Spero non me ne abbiate. [:D]




          Cavolo!! interessante.........

          Commenta

          • antonio franco
            ⭐⭐⭐
            • Nov 2008
            • 2145
            • scandicci FI

            #6
            Purtroppo, una guerra... che se ne fossimo rimasti fuori (come nella seconda) avremmo sicuramente ottenuto di più, perso meno uomini valorosi, e rifornito il resto dell'europa con la nostra industria rimasta intatta!! Questo capita quando a volte le decisioni le fà solo una persona (in questo caso mi risulta il piccolo Re V.E III, e nell'altro lo zio fester)

            Inoltre, uno dei 3 responsabili della disfatta di caporetto, tale Badoglio, viene addirittura promosso e ha fatto carriera!! Le cose in italia non son cambiate tanto dal 1915 a mio avviso.

            Entrare in guerra senza esserne preparati (entrare nell'euro senza esserne preparati)....Chi ci riemette sono sempre il ceto medio e la povera gente!! Corsi e ricorsi come diceva il buon Gianbattista Vico!!
            Ultima modifica antonio franco; 02-04-15, 18:54.
            Sipe e Barnesssssssssssssssssssssss

            Commenta

            • arfo
              ⭐⭐⭐
              • Feb 2013
              • 1459
              • Provincia di Lodi
              • Deutch drahthaar

              #7
              Originariamente inviato da antonio franco
              Purtroppo, una guerra... che se ne fossimo rimasti fuori (come nella seconda) avremmo sicuramente ottenuto di più, perso meno uomini valorosi, e rifornito il resto dell'europa con la nostra industria rimasta intatta!! Questo capita quando a volte le decisioni le fà solo una persona (in questo caso mi risulta il piccolo Re V.E III, e nell'altro lo zio fester)

              Inoltre, uno dei 3 responsabili della disfatta di caporetto, tale Badoglio, viene addirittura promosso e ha fatto carriera!! Le cose in italia non son cambiate tanto dal 1915 a mio avviso.

              Entrare in guerra senza esserne preparati (entrare nell'euro senza esserne preparati)....Chi ci riemette sono sempre il ceto medio e la povera gente!! Corsi e ricorsi come diceva il buon Gianbattista Vico!!
              Ahinoi, del senno di poi son piene le fosse. È proprio il caso di dirlo.
              :(:(:(

              Inviato dal mio GT-S6500D con Tapatalk 2

              Commenta

              • arfo
                ⭐⭐⭐
                • Feb 2013
                • 1459
                • Provincia di Lodi
                • Deutch drahthaar

                #8
                Buongiorno a tutti, richiamo questo vecchio thread per ricordare un altro, storico anniversario: oggi, cent'anni fa, cominciava la battaglia di Caporetto. Madre di tutte le sconfitte, ma anche principio del grande riscatto dell'Esercito e del Paese che ne scaturì.

                Le debolezze (troppo spesso stereotipate) e le grandezze degli italiani sono tutte lì, tra Caporetto e Vittorio Veneto, passando per il Piave e il Monte Grappa ("Monte Grappa, tu sei la mia patria!"). Credo sia giusto, oggi, guardare a Caporetto sotto questa luce.

                Inviato dal mio ASUS_Z00ED utilizzando Tapatalk

                Commenta

                • giuseppe770
                  ⭐⭐⭐
                  • Oct 2009
                  • 1801
                  • Italia

                  #9
                  Caporetto dal punto di vista tattico è stata una pesante sconfitta per il Regio Esercito. Dal punto di vista strategico è stato l'inizio della vittoria dell'intesa. Gli eventi che ne scaturirono ebbero lo stesso peso dell'entrata in guerra degli Stati Uniti sulla resa dell'Impero Tedesco. Con tutti i suoi limiti e le sue colpe, Cadorna è stato il regista della trasformazione della sconfitta in vittoria.

                  Commenta

                  • arfo
                    ⭐⭐⭐
                    • Feb 2013
                    • 1459
                    • Provincia di Lodi
                    • Deutch drahthaar

                    #10
                    Originariamente inviato da giuseppe770
                    Caporetto dal punto di vista tattico è stata una pesante sconfitta per il Regio Esercito. Dal punto di vista strategico è stato l'inizio della vittoria dell'intesa. Gli eventi che ne scaturirono ebbero lo stesso peso dell'entrata in guerra degli Stati Uniti sulla resa dell'Impero Tedesco. Con tutti i suoi limiti e le sue colpe, Cadorna è stato il regista della trasformazione della sconfitta in vittoria.
                    Vero Giuseppe. E in effetti ormai la storiografia inquadra l'evento (e il generalissimo) in quest'ottica. Purtroppo nell'immaginario collettivo e nella percezione che si diffuse soprattutto all'estero, Caporetto ha spesso assunto il peso di una sorta di marchio d'infamia: l'emblematica disfatta di un popolo imbelle. E se c'è una cosa che proprio non si può perdonare a Cadorna, è il noto bollettino di guerra in cui rovesciava sui soldati (addirittura accusandoli di viltà) la responsabilità della difficile situazione.

                    Inviato dal mio ASUS_Z00ED utilizzando Tapatalk

                    Commenta

                    • giuseppe770
                      ⭐⭐⭐
                      • Oct 2009
                      • 1801
                      • Italia

                      #11
                      Cadorna era figlio del suo tempo, basta guardare Orizzonti di gloria per vedere che la stessa cosa avveniva sul fronte occidentale. Questo atteggiamento é cambiato un poco sul Piave, ma su quel fronte le offensive le fece l'impero Austro-Ungarico. Cadorna ha avuto i suoi limiti e le sue colpe, ma le fortificazioni sul Grappa, le strade tra il Grappa e il Piave le ha fatte costruire lui. Oggi c'è anche chi dice che in un certo senso ha voluto lui stesso Caporetto per accorciare il fronte sul Grappa-Piave. Non credo. Ma l'individuazione della nuova linea di fronte e la preparazione delle difese sono esclusivamente opera di Cadorna.

                      Commenta

                      • arfo
                        ⭐⭐⭐
                        • Feb 2013
                        • 1459
                        • Provincia di Lodi
                        • Deutch drahthaar

                        #12
                        Originariamente inviato da giuseppe770
                        Cadorna era figlio del suo tempo, basta guardare Orizzonti di gloria per vedere che la stessa cosa avveniva sul fronte occidentale. Questo atteggiamento é cambiato un poco sul Piave, ma su quel fronte le offensive le fece l'impero Austro-Ungarico. Cadorna ha avuto i suoi limiti e le sue colpe, ma le fortificazioni sul Grappa, le strade tra il Grappa e il Piave le ha fatte costruire lui. Oggi c'è anche chi dice che in un certo senso ha voluto lui stesso Caporetto per accorciare il fronte sul Grappa-Piave. Non credo. Ma l'individuazione della nuova linea di fronte e la preparazione delle difese sono esclusivamente opera di Cadorna.
                        Cadorna era figlio del suo tempo e infatti sono sempre state ingiuste, ad esempio, le accuse di essersi intestardito in inutili e sanguinosi assalti frontali: Cadorna faceva guerra di logoramento...e la faceva bene! Non per niente l'offensiva tedesca di Caporetto fu determinata dal fatto che le forze austro-ungariche erano ormai sull'orlo del collasso e difficilmente avrebbero retto una nuova offensiva italiana sull'Isonzo.

                        Ma benché figlio del suo tempo, un comandante in capo non può accusare di viltà i propri uomini, specie nell'ora più dura, come fece Cadorna: "La mancata resistenza di riparti della II° Armata vilmente ritiratisi senza combattere, o ignominiosamente arresisi al nemico, ha permesso alle forze austro germaniche di rompere la nostra ala sinistra sulla fronte Giulia. Gli sforzi valorosi delle altre truppe non sono riusciti ad impedire all'avversario di penetrare nel sacro suolo della Patria. La nostra linea si ripiega secondo il piano stabilito. I magazzini ed i depositi dei paesi sgombrati sono stati distrutti. Il valore dimostrato dai nostri soldati in tante memorabili battaglie combattute e vinte durante due anni e mezzo di guerra, dà affidamento al Comando Supremo che anche questa volta l'esercito, al quale sono affidati l'onore e la salvezza del Paese, saprà compiere il suo dovere".

                        Quell'incipit infamante non aveva proprio ragion d'essere. E purtroppo rispecchiava in buona sostanza la considerazione che Cadorna aveva dei soldati che soccombessero al nemico: l'esercito italiano era l'unico tra quelli occidentali per cui, presso i comandi, valesse l'equazione soldato arresosi al nemico = traditore. E ne pagarono le conseguenze i prigionieri italiani in mano al nemico, che furono volutamente privati di soccorso materiale da parte italiana e condannati spesso a una morte per stenti.

                        Volevo solo sottolineare questo aspetto, senza nulla togliere alle evidenti, brillanti qualità del Cadorna stratega.

                        Inviato dal mio ASUS_Z00ED utilizzando Tapatalk

                        Commenta

                        • giuseppe770
                          ⭐⭐⭐
                          • Oct 2009
                          • 1801
                          • Italia

                          #13
                          Cadorna con ogni probabilità aveva in mente due reparti che erano posizionati al centro dell'attacco tedesco. In effetti i due reparti in questione non hanno sparato neanche un colpo. I tedeschi trovarono tutti morti, nelle loro posizioni con i fucili in mano, si parla di centinaia di ragazzi colpiti dall'attacco dei gas. Gli italiani hanno saputo che non si è trattato di codardia solo a guerra finita.

                          Commenta

                          • antonio franco
                            ⭐⭐⭐
                            • Nov 2008
                            • 2145
                            • scandicci FI

                            #14
                            Scusatemi signori, ma... anche se riempio le fosse.... la storia che ho letto è un pò diversa. Iniziando dalla morte sospetta del Generale Alberto Pollo, propositore dell'attacco di fianco e non frontale, poi sostituito da cadorna.

                            L'offensiva Austro Tedesca era conosciuta da 2 mesi, informati da dei soldati o informatori rumeni. Lo stato maggiore sapeva il giorno e l'ora dell'attacco. I cannoni non furono arretrati in posizione difensiva, ma rimasero in posizione di attacco. i Gen Cappello, Cavaciocchi e baddoglio feceso sì un bel lavoro, nella tradizione del nostro esercito, dove nella 3a guerra di indipendenza, la ruggine fra il Gen Cialdini e La Marmora con forze nettamente superiori si fecero fregare dal vecchi e Grande Radetscki, mentre Garibaldi era quasi a trento.....

                            Poi ognuno la storie se la interpreta come vuole, ma i nostri comandi a mio non qualificato parere sono sempre stati SCARSI.
                            Sipe e Barnesssssssssssssssssssssss

                            Commenta

                            • Mattone
                              ⭐⭐⭐
                              • Jul 2014
                              • 1881
                              • Ungheria

                              #15
                              io in questi ultimi anni ne ho approfittato per farmi delle belle passeggiate montane estive nei luoghi delle battaglie, forti Austriaci, sacrari vari, 52 gallerie del pasubio.

                              La cosa incredibile che, rileggendo la storia, gli austrungarici, pur avendo il vantaggio della posizione difensiva, furono sempre in fortissima inferiorità numerica e di mezzi...
                              Hatz und Gejaid ist edel Freud

                              Commenta

                              Argomenti correlati

                              Comprimi

                              Attendere..