Fabio Zanotti ..... tratto dal libro di Gianroberto Lupi ..... per ricordare

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    • Jan 2008
    • 1387
    • Catania

    #1

    Fabio Zanotti ..... tratto dal libro di Gianroberto Lupi ..... per ricordare

    FABIO ZANOTTI, L'ULTIMO DEI PURDEY ITALIANI.

    Difficile parlare di Fabio Zanotti maestro d'armi, difficilissimo trattare della sua arte complessa e multiforme, spesso apparentemente deviante dalla sua essenza che è quella di un retaggio archibugero altamente raffinato e fedele nei secoli a se stesso. Figlio di Tommaso, il più armaiolo degli Zanotti nel senso squisito e valido del sostantivo, ne ha ereditato
    tutta la potenza creativa e vi ha aggiunto di suo una continua impronta estrosa che ha raggiunto le più svariate espressioni artistiche, sempre spinta da una mente che non s'attarda sulle realizzazioni raggiunte, ma è in perpetuo evolversi. Una personalità, potrei dire, effervescente, del tutto contraria per temperamento a quella del padre, che era di tono patriarcale e tradizionale. Tommaso Zanotti profuse e spiegò il suo valore in una diuturna ma pacata ricerca di perfezionamenti e di geniali innovazioni meccaniche sempre però inerenti il suo fucile. Ché il fucile Zanotti così come fu offerto all'ammirazione del mondo archibugero nella sua forma più moderna, completa e perfetta, fu opera sua: la doppietta hamerless ejector Zanotti è una creatura di Tommaso, nel novanta per cento della sua concezione. E il fucile Zanotti per la sua linea, la caratteristica costruttiva dei suoi ramponi a perfetto triplice giro di compasso, la dimensione della sua bascula, è un'arma con una personalità tutta sua e inconfondibile. Gli Zanotti crearono dunque una linea, la loro linea, e perciò esiste unico e incomparabile il fucile Zanotti, così come esiste il fucile Purdey, il fucile Holland, e quello Greener, che esprimono armi di carattere assolutamente ineguagliabile e che furono capi-scuola nell'archibugeria moderna. E il fucile Zanotti fu riprodotto da grandi case estere fabbricanti armi da caccia di gran lusso, per clienti che desideravano un fucile di particolare robustezza per specifici impieghi, quali il tiro al piccione o cacce in regioni dove un'arma doveva assolutamente funzionare in qualunque condizione ambientale, senza pericolo di guasti. Fabio Zanotti invece, elargì e sfogò il suo ingegno, e questo è tuttora il suo modus vivendi, in una attività sempre armiera, sorretta da un uguale spirito
    esclusivamente teso alla perfezione, ma con indirizzi e caratteristiche spesso differenziantisi dal lavoro dei suoi padri. Ben pochi sanno infatti dei suoi studi, condotti in compagnia di un mio caro amico, anch'egli spirito inventivo e speculativo rivolto alla meccanica, benché uomo di scienza medica, tesi a carpire il perché del moto dei pesci nell'acqua. Passarono intere mattine di un'estate intorno al 1943, ad osservare dall'alto di un ponte che sovrasta un antico fiume ferrarese, il silente scorrere dei cavedani e delle carpe in quelle acque allora limpide e non ancora rese plumbe dagli scarichi nefasti degli opifici. Il loro paziente osservare non aveva scopi nautici e tantomeno pescatorii, bensì era rivolto all'ideazione di un bersaglio inanimato che sostituisce il piccione, ma che di questo avesse il più possibile forma, volo, velocità. Perché, come i pesci nell'acqua, così gli uccelli nell'aria si muovono sì per i loro naturali mezzi motori, ma anche grazie ad un fenomeno fisico che questi mezzi provocano e che abilmente creato e sfruttato, può essere applicato ad un bersaglio artificiale. A questo il Dr. Enrico Dal Buono e Fabio Zanotti miravano nelle loro esperienze, che furono in seguito completate e perfezionate da quest'ultimo e concretizzate oggi in un piccione artificiale costruito con un materiale modernissimo, e concepito con un disegno e una struttura meccanica interna particolarmente geniali ed efficacissime. Il sogno d'allora si è realizzato per l'opera sapiente di Zanotti, e ora è il più realistico e avvincente bersaglio che mai tiratore possa immaginare. Un industriale intelligente potrebbe, facendo suo il brevetto, offrire al mondo tiravolistico italiano e internazionale qualcosa di veramente eccezionale. E pochi sanno degli studi di Fabio Zanotti riguardanti i missili, e qui mi viene spontaneo il parallelo con altre menti di grande valore creativo, quali quelle di W.W. Greener che di missili (rockets) dissertò nel suo famoso libro: «The gun and its development» e di Joseph Manton che, poliedrico spirito, progettò e costruì, fra i suoi fucili da caccia dalla perfezione e stile favolosi, un congegno per misurare il tempo, per quell'epoca (1807) oggetto avveniristico dalla precisione impensabile. E ancora ai più è sconosciuto il dispositivo coprifuoco concepito e costruito dallo Zanotti per ridurre di più di due terzi la vampata prodotta dallo sparo di un fucile militare e che agiva pure da silenziatore. Questo dispositivo fu sperimentato con successo presso il balipedio dello Stabilimento Baschieri e Pellagri di Bologna negli anni intorno al 1941, e solo la mancanza di tempo e di appropiati appoggi non lo fece adottare dall'Esercito Italiano.
    Così come non a tutti sono noti i suoi studi in particolari settori della medicina traumatologica, avendo egli concepito e costruito speciali arti artificiali dotati di articolazioni ingegnosissime, particolarmente adatti a militari menomati per gravi amputazioni. Da qualche anno sono in un armadio di casa Zanotti, fra un superbo fucile monocanna a pietra dei
    suoi avi, qualche stupenda pistola a luminello a due canne del periodo dei cinque patriarchi fratelli Zanotti (1860 circa), e molti acciarini dell'epoca di Cassiano Zanotti, un paio di automatici progettati e costruiti da Fabio con la solita stupefancete forza creativa. Si tratta di un fucile a ripetizione automatica a cinque colpi e di uno a tre colpi, l'uno diverso per concetto dall'altro, ma entrambi realizzati con il solito stile e l'originalità caratteristica che ha radici ben profonde nel tempo e che si chiama tradizione Zanotti.
    A questi due si aggiunge, ultimo, il progetto di una arma automatica da caccia di cui Fabio mi ha fatto l'onore di essere il primo ad averne visione e di discutere con me, e che, sebbene di concezione eccezionalmente insolita, si ricollega per certi particolari costruttivi a famose soluzioni archibugeristiche dell'era eroica di quest'arte in Inghilterra: l'inizio del
    XIX secolo. Questo fucile è completo nel disegno-progetto, ed è per la sua parte funzionante già realizzato in maniera convincente, sebbene con un meccanismo ancora rozzo. Se il sogno sarà tramutato in realtà, al mondo delle armi da caccia verrà dato il più efficace e meraviglioso fucile a ripetizione che ingegno umano possa immaginare. Un fucile che avrà la linea leggermente un po' più alta di quella di una doppietta, ma che di questa tratterrà l'armonia e lo stile. Il buon gusto e la raffinatezza che sono scesi in Fabio Zanotti da una eredità di più di tre secoli d'arte armiera, non si smentiscono neppure in questa sua creatura, e anzi direi che quest'ultima opera ne è l'esaltazione. Nella fucina, vorrei chiamare istrionica, di Fabio, c'è anche un sovrapposto. E qui il discorso si fa quasi impossibile perché quest'arma è realizzata appena in bianco, ed è il prototipo. Le batterie che mi ha mostrato sono una meraviglia di fattura e di disegno: questo basti. Il sistema di Tamponatura è il più robusto che si possa costruire e che sia mai stato costruito, e, seppur in forma necessariamente diversa, ritiene il concetto Zanotti delle chiusure perfette e pressoché eterne delle loro armi a canne parallele che, dal 1906 fu giustamente loro esclusivo vanto. La linea è di gran carattere. Il tutto di somma arte. È questa un'arma che Fabio Zanotti ha lungamente vagheggiato e lentamente concepito, ma è senz'altro il suo capolavoro, l'opera in cui c'è tutto se stesso e tutta l'arte dei suoi vecchi messa assieme, quasi fosse quel fucile Io scrigno di Casa Zanotti. Quando a questo prototipo seguiranno altri, ma non potranno essere molti perché è un fucile che si costruisce con l'arte antica, chi lo ammirerà allora e ricorderà le mie parole di oggi, non le troverà inappropriate. Vidi l'abbozzo di quest'arma circa 8 anni fa: una bascula in legno potentemente significativa. Rividi il fucile intero ma finito grezzo in occasione del campionato del mondo di tiro al piccione di S. Marino.
    Qualche tempo fa Fabio mi ha rimesso in mano il suo gioiello ultimato e perfetto: non manca che l'incisione e la tempera. È il primo sovrapposto di grande classe a retrocarica e percussione centrale che uno Zanotti abbia costruito, se si fa eccezione per un pezzo unico che egli costruì per sé esclusivamente qualche anno fa, ed è quindi un'arma di significativo interesse direi quasi storico, perché potrebbe essere un oggetto dal valore non solo intrinseco, ma anche documentaristico della evoluzione armiera di gran nome in Europa. Il sovrapposto di Fabio Zanotti è il suo testamento artistico, perché espressione più alta della sua professione di fede. Qui Fabio Zanotti si dà la mano col suo antenato Cassiano e ne è degno continuatore. A quest'opera d'arte farà seguito entro breve periodo un altro modello di sovrapposto con ramponi laterali ma batterie montare sul ponticello, un fucile sempre di razza, ma eseguito con sistemi attuali di lavorazione perché anche uno Zanotti, purtroppo, deve un po' adeguarsi ai tempi. Questi fucili saranno fatti in serie, ma avranno il crisma di un grande nome, quindi un grande pubblico che non ha dimenticato l'antico prestigio della famiglia romagnola di S. Maria di Fabriago. Prestigio e tradizione che li rendono degni di essere considerati i Purdey italiani. Fabio Zanotti ha un amico bresciano che è incisore di altissimo valore di armi da caccia, ma di modestissime finanze per il suo temperamento innamorato dell'arte e spiccatamente disinteressato. Sono molto amici perché di uguale tempra: giudicano doveroso lavorare per creare il bello e il perfetto, per vivere nell'arte e per l'arte a qualunque costo. «Non sa, Zanotti, cosa diranno di noi fra cento o duecento anni e come parleranno dei nostri lavori quelli che avranno per le mani ogni cosa ottenuta in cinque minuti con uno stampo?» Queste le parole di intima esaltante soddisfazione dell'artista incisore. Questi gli uomini, sempre più pochi, che, come Fabio Zanotti, non intendono ammainare una bandiera che garrisce, pur consunta e solitaria, in un vento di nobilitante gloria artistica.
    Gianroberto Lupi
  • louison
    ⭐⭐⭐
    • Jul 2012
    • 4207
    • LUGO DI VICENZA
    • NESSUNO

    #2
    Con dispiacere rileviamo che anche Stefano Zanotti,(figlio di Fabio) ultimo esponente della storica famiglia di archibugieri, ha recentemente chiuso i battenti ( causa anzianità e pensionamento) ; purtroppo sembra che nessuno sia stato in grado di tenere in vita il marchio nemmeno il figlio che aveva lavorato con lui per anni ..........Anche il marchio Renato Zanotti Bologna a suo tempo rilevato da un abile armaiolo bolognese è da qualche anno che non realizza più i pregevoli e costosi giustapposti della tradizione Zanotti .....Nota : Renato Zanotti era cugino di Fabio .
    Ultima modifica louison; 04-08-25, 00:52.

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    • Kapital
      • Jan 2015
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      #3
      Originariamente inviato da gaetano2007
      FABIO ZANOTTI, L'ULTIMO DEI PURDEY ITALIANI.

      Difficile parlare di Fabio Zanotti maestro d'armi, difficilissimo trattare della sua arte complessa e multiforme, spesso apparentemente deviante dalla sua essenza che è quella di un retaggio archibugero altamente raffinato e fedele nei secoli a se stesso. Figlio di Tommaso, il più armaiolo degli Zanotti nel senso squisito e valido del sostantivo, ne ha ereditato
      tutta la potenza creativa e vi ha aggiunto di suo una continua impronta estrosa che ha raggiunto le più svariate espressioni artistiche, sempre spinta da una mente che non s'attarda sulle realizzazioni raggiunte, ma è in perpetuo evolversi. Una personalità, potrei dire, effervescente, del tutto contraria per temperamento a quella del padre, che era di tono patriarcale e tradizionale. Tommaso Zanotti profuse e spiegò il suo valore in una diuturna ma pacata ricerca di perfezionamenti e di geniali innovazioni meccaniche sempre però inerenti il suo fucile. Ché il fucile Zanotti così come fu offerto all'ammirazione del mondo archibugero nella sua forma più moderna, completa e perfetta, fu opera sua: la doppietta hamerless ejector Zanotti è una creatura di Tommaso, nel novanta per cento della sua concezione. E il fucile Zanotti per la sua linea, la caratteristica costruttiva dei suoi ramponi a perfetto triplice giro di compasso, la dimensione della sua bascula, è un'arma con una personalità tutta sua e inconfondibile. Gli Zanotti crearono dunque una linea, la loro linea, e perciò esiste unico e incomparabile il fucile Zanotti, così come esiste il fucile Purdey, il fucile Holland, e quello Greener, che esprimono armi di carattere assolutamente ineguagliabile e che furono capi-scuola nell'archibugeria moderna. E il fucile Zanotti fu riprodotto da grandi case estere fabbricanti armi da caccia di gran lusso, per clienti che desideravano un fucile di particolare robustezza per specifici impieghi, quali il tiro al piccione o cacce in regioni dove un'arma doveva assolutamente funzionare in qualunque condizione ambientale, senza pericolo di guasti. Fabio Zanotti invece, elargì e sfogò il suo ingegno, e questo è tuttora il suo modus vivendi, in una attività sempre armiera, sorretta da un uguale spirito
      esclusivamente teso alla perfezione, ma con indirizzi e caratteristiche spesso differenziantisi dal lavoro dei suoi padri. Ben pochi sanno infatti dei suoi studi, condotti in compagnia di un mio caro amico, anch'egli spirito inventivo e speculativo rivolto alla meccanica, benché uomo di scienza medica, tesi a carpire il perché del moto dei pesci nell'acqua. Passarono intere mattine di un'estate intorno al 1943, ad osservare dall'alto di un ponte che sovrasta un antico fiume ferrarese, il silente scorrere dei cavedani e delle carpe in quelle acque allora limpide e non ancora rese plumbe dagli scarichi nefasti degli opifici. Il loro paziente osservare non aveva scopi nautici e tantomeno pescatorii, bensì era rivolto all'ideazione di un bersaglio inanimato che sostituisce il piccione, ma che di questo avesse il più possibile forma, volo, velocità. Perché, come i pesci nell'acqua, così gli uccelli nell'aria si muovono sì per i loro naturali mezzi motori, ma anche grazie ad un fenomeno fisico che questi mezzi provocano e che abilmente creato e sfruttato, può essere applicato ad un bersaglio artificiale. A questo il Dr. Enrico Dal Buono e Fabio Zanotti miravano nelle loro esperienze, che furono in seguito completate e perfezionate da quest'ultimo e concretizzate oggi in un piccione artificiale costruito con un materiale modernissimo, e concepito con un disegno e una struttura meccanica interna particolarmente geniali ed efficacissime. Il sogno d'allora si è realizzato per l'opera sapiente di Zanotti, e ora è il più realistico e avvincente bersaglio che mai tiratore possa immaginare. Un industriale intelligente potrebbe, facendo suo il brevetto, offrire al mondo tiravolistico italiano e internazionale qualcosa di veramente eccezionale. E pochi sanno degli studi di Fabio Zanotti riguardanti i missili, e qui mi viene spontaneo il parallelo con altre menti di grande valore creativo, quali quelle di W.W. Greener che di missili (rockets) dissertò nel suo famoso libro: «The gun and its development» e di Joseph Manton che, poliedrico spirito, progettò e costruì, fra i suoi fucili da caccia dalla perfezione e stile favolosi, un congegno per misurare il tempo, per quell'epoca (1807) oggetto avveniristico dalla precisione impensabile. E ancora ai più è sconosciuto il dispositivo coprifuoco concepito e costruito dallo Zanotti per ridurre di più di due terzi la vampata prodotta dallo sparo di un fucile militare e che agiva pure da silenziatore. Questo dispositivo fu sperimentato con successo presso il balipedio dello Stabilimento Baschieri e Pellagri di Bologna negli anni intorno al 1941, e solo la mancanza di tempo e di appropiati appoggi non lo fece adottare dall'Esercito Italiano.
      Così come non a tutti sono noti i suoi studi in particolari settori della medicina traumatologica, avendo egli concepito e costruito speciali arti artificiali dotati di articolazioni ingegnosissime, particolarmente adatti a militari menomati per gravi amputazioni. Da qualche anno sono in un armadio di casa Zanotti, fra un superbo fucile monocanna a pietra dei
      suoi avi, qualche stupenda pistola a luminello a due canne del periodo dei cinque patriarchi fratelli Zanotti (1860 circa), e molti acciarini dell'epoca di Cassiano Zanotti, un paio di automatici progettati e costruiti da Fabio con la solita stupefancete forza creativa. Si tratta di un fucile a ripetizione automatica a cinque colpi e di uno a tre colpi, l'uno diverso per concetto dall'altro, ma entrambi realizzati con il solito stile e l'originalità caratteristica che ha radici ben profonde nel tempo e che si chiama tradizione Zanotti.
      A questi due si aggiunge, ultimo, il progetto di una arma automatica da caccia di cui Fabio mi ha fatto l'onore di essere il primo ad averne visione e di discutere con me, e che, sebbene di concezione eccezionalmente insolita, si ricollega per certi particolari costruttivi a famose soluzioni archibugeristiche dell'era eroica di quest'arte in Inghilterra: l'inizio del
      XIX secolo. Questo fucile è completo nel disegno-progetto, ed è per la sua parte funzionante già realizzato in maniera convincente, sebbene con un meccanismo ancora rozzo. Se il sogno sarà tramutato in realtà, al mondo delle armi da caccia verrà dato il più efficace e meraviglioso fucile a ripetizione che ingegno umano possa immaginare. Un fucile che avrà la linea leggermente un po' più alta di quella di una doppietta, ma che di questa tratterrà l'armonia e lo stile. Il buon gusto e la raffinatezza che sono scesi in Fabio Zanotti da una eredità di più di tre secoli d'arte armiera, non si smentiscono neppure in questa sua creatura, e anzi direi che quest'ultima opera ne è l'esaltazione. Nella fucina, vorrei chiamare istrionica, di Fabio, c'è anche un sovrapposto. E qui il discorso si fa quasi impossibile perché quest'arma è realizzata appena in bianco, ed è il prototipo. Le batterie che mi ha mostrato sono una meraviglia di fattura e di disegno: questo basti. Il sistema di Tamponatura è il più robusto che si possa costruire e che sia mai stato costruito, e, seppur in forma necessariamente diversa, ritiene il concetto Zanotti delle chiusure perfette e pressoché eterne delle loro armi a canne parallele che, dal 1906 fu giustamente loro esclusivo vanto. La linea è di gran carattere. Il tutto di somma arte. È questa un'arma che Fabio Zanotti ha lungamente vagheggiato e lentamente concepito, ma è senz'altro il suo capolavoro, l'opera in cui c'è tutto se stesso e tutta l'arte dei suoi vecchi messa assieme, quasi fosse quel fucile Io scrigno di Casa Zanotti. Quando a questo prototipo seguiranno altri, ma non potranno essere molti perché è un fucile che si costruisce con l'arte antica, chi lo ammirerà allora e ricorderà le mie parole di oggi, non le troverà inappropriate. Vidi l'abbozzo di quest'arma circa 8 anni fa: una bascula in legno potentemente significativa. Rividi il fucile intero ma finito grezzo in occasione del campionato del mondo di tiro al piccione di S. Marino.
      Qualche tempo fa Fabio mi ha rimesso in mano il suo gioiello ultimato e perfetto: non manca che l'incisione e la tempera. È il primo sovrapposto di grande classe a retrocarica e percussione centrale che uno Zanotti abbia costruito, se si fa eccezione per un pezzo unico che egli costruì per sé esclusivamente qualche anno fa, ed è quindi un'arma di significativo interesse direi quasi storico, perché potrebbe essere un oggetto dal valore non solo intrinseco, ma anche documentaristico della evoluzione armiera di gran nome in Europa. Il sovrapposto di Fabio Zanotti è il suo testamento artistico, perché espressione più alta della sua professione di fede. Qui Fabio Zanotti si dà la mano col suo antenato Cassiano e ne è degno continuatore. A quest'opera d'arte farà seguito entro breve periodo un altro modello di sovrapposto con ramponi laterali ma batterie montare sul ponticello, un fucile sempre di razza, ma eseguito con sistemi attuali di lavorazione perché anche uno Zanotti, purtroppo, deve un po' adeguarsi ai tempi. Questi fucili saranno fatti in serie, ma avranno il crisma di un grande nome, quindi un grande pubblico che non ha dimenticato l'antico prestigio della famiglia romagnola di S. Maria di Fabriago. Prestigio e tradizione che li rendono degni di essere considerati i Purdey italiani. Fabio Zanotti ha un amico bresciano che è incisore di altissimo valore di armi da caccia, ma di modestissime finanze per il suo temperamento innamorato dell'arte e spiccatamente disinteressato. Sono molto amici perché di uguale tempra: giudicano doveroso lavorare per creare il bello e il perfetto, per vivere nell'arte e per l'arte a qualunque costo. «Non sa, Zanotti, cosa diranno di noi fra cento o duecento anni e come parleranno dei nostri lavori quelli che avranno per le mani ogni cosa ottenuta in cinque minuti con uno stampo?» Queste le parole di intima esaltante soddisfazione dell'artista incisore. Questi gli uomini, sempre più pochi, che, come Fabio Zanotti, non intendono ammainare una bandiera che garrisce, pur consunta e solitaria, in un vento di nobilitante gloria artistica.
      Gianroberto Lupi
      🙏

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      • louison
        ⭐⭐⭐
        • Jul 2012
        • 4207
        • LUGO DI VICENZA
        • NESSUNO

        #4
        Un grandissimo armaiolo e la sua famosa famiglia meritavano qualche intervento o commento in più ..... Purtroppo c'è sempre meno cultura armiera ; sembra che prevalga la mentalità da supermarket ... Acquistando un fucile si guarda troppo al prezzo sul cartellino ; è solo importante che a fine giornata ci consenta di ottenere lo stesso carniere .

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        • Mannlicher
          ⭐⭐
          • Jan 2009
          • 454
          • Treviso

          #5
          Riprendendo cioʻ che un -difficilmente arrivabile- a controbattere quanto a lessico, competenza e classe, Gianoberto Lupi, al di là della voglia più o meno dettata dal tempo e dalle argomentazioni in essere, risulta realmente "difficile parlare di Fabio Zanotti maestro d'armi".. specie per chi preferisce dedicare commenti a discussioni più.. semplici.. unitamente ad una scarsa conoscenza ( e passione concreta) per le armi fini ma soprattutto verso colui che le ha studiate, progettate e realizzate.
          Quanto riportato dal Lupi non è solo una testimonianza, ma un viaggio emozionale in un mondo d'arte e maestria artigianale e geniale che purtroppo non esiste più. Suffragato da altre meraviglie tecnologiche di questo tempo, ritenute forse più interessanti, o degne di essere seguite.
          L'ingegno e l'abilità manuale si sa stanno cedendo il posto ad infornatica, intelligenza artificiale e macchine a controllo numerico, un poʻ in tutto il ventaglio di cose che ci circondano, non soltanto l'universo armiero. Sarebbe peroʻ utile ,anche per un semplice profano, leggere con attenzione qualche scritto come quello propostoci e trarne ispirazione e perchè no, immaginazione, di che uomini , di quali vite e di che arte ci stiamo con troppa facilità dimenticando, senza peratro siano trascorsi " più di cento o duecento anni" .

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          • Livia1968
            Moderatore Domande sul sito - Chiacchierando - aka Motore di ricerca
            • Apr 2019
            • 6198
            • Guidonia Montecelio (Roma)
            • Rocca e Brio del Buonvento -Bracco Italiano Davidensi's Tabacco-Spinone Italiano, Bia-Kurzhaar

            #6
            Ringraziando gaetano2007 , autore del post per aver voluto condividere un documento con il quale a qualcuno ha ricordato ad altri ha dato l'occasione di conoscere una cultura di cui oggi è difficile avere testimonianze, vorrei ricordare a chi si è sentito in dovere di criticare e giudicare la scarsa partecipazione, che un forum , a volte , può servire proprio a divulgare argomenti ed informazioni . Nel suo piccolo a seminare cultura.

            Uno scambio tra chi sa e chi non sa.

            E non è sempre detto che chi non sa sia un ignorante , un semplice, un superficiale.

            Semplicemente potrebbe non sapere perché vissuto in un altra epoca, ambiente, circostanza.

            Commentare qualcosa che non si conosce , alla volte può essere una forma di rispetto e non di menefreghismo.

            Ps. Il prezzo non è un aspetto poco rilevante. E vorrei vedere se non si guarda al cartellino...Ho visto dei Perazzi con incisioni da brivido costare quanto un appartamento a Roma.
            La verità è che il bello di qualità costa e la passione è l'unico fattore che potrebbe far chiudere un occhio alla necessità di arrivare a fine mese non proprio a secco.

            Personalmente nel mio piccolo l'ho fatto ma io un arma del genere neanche nei sogni potrei sperare di vederla nella mia vetrina e mi sono accontentata di acquistare un arma moderna ma di qualità e bella.
            "Ululò a lungo, ma poi mi fu addosso come un uragano, e io mi trovai, per così dire, avvolto in un turbine di furiosa gioia canina.” Konrad Lorenz

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            • louison
              ⭐⭐⭐
              • Jul 2012
              • 4207
              • LUGO DI VICENZA
              • NESSUNO

              #7
              Originariamente inviato da Livia1968

              Ps. Il prezzo non è un aspetto poco rilevante. E vorrei vedere se non si guarda al cartellino..
              La verità è che il bello di qualità costa e ........ la necessità di arrivare a fine mese non proprio a secco.
              Certo il prezzo ci frena in molte occasioni ma c'è anche l'alternativa dell'usato che ci permette di avere armi belle e raffinate in perfette condizioni a prezzi oggi molto più accessibili che in passato ...Certamente in questo contesto conta molto l'esperienza e la competenza personale ma in alternativa è prioritario rivolgersi a note armerie serie, specializzate e qualificate che ci daranno le massime garanzie sull'acquisto .

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              • claudio61
                • Dec 2015
                • 163
                • sezze - latina
                • drahthaar

                #8
                È sempre stato cosi, se non c'erano i vari mecenati che li sfamavano credete che avremmo avuto i vari Michelangelo, Leonardo ecc ? I vari Zanotti Toschi Zaccaria ecc hanno potuto creare dei capolavori perché hanno trovato estimatori che pagavano tutto il tempo che serviva per la loro realizzazione. Ma credete che oggi siano in tanti capaci di apprezzare e "capire" l'ultima cena o la Gioconda ? Così è per un Imperiale Montecarlo per una Gemini o per un Cosmi

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                • gaetano2007
                  ⭐⭐⭐
                  • Jan 2008
                  • 1387
                  • Catania

                  #9
                  Proprio per questo è importante parlarne confrontarci ......per poter capire e apprezzare ciò che vediamo

                  Commenta

                  • louison
                    ⭐⭐⭐
                    • Jul 2012
                    • 4207
                    • LUGO DI VICENZA
                    • NESSUNO

                    #10
                    Nell'articolo d'apertura si nota che il Lupi accenna anche a dei sovrapposti realizzati da Fabio Zanotti ....IL più noto è con chiusura robustissima del tipo a doppio rampone passante che molti per qualità lo hanno paragonato al famoso Browning B 25 .... Fu prodotto inizialmente in modo artigianale (anche in versione lusso) dallo stesso Fabio e in seguito dal 1957 al 1963 in serie da una società in cui partecipava lo stesso Zanotti con il marchio IAB Fabio Zanotti (IAB significava all'inizio Industria Armi Brevettate).... Con l'uscita di Fabio Zanotti nel 1963 si conserva solo il marchio IAB e la società con vari passaggi di proprietà e nuovi soci continua a fabbricare i fucili fino al 2009 (ultima denominazione IAB (Industria Armi Bresciane) Unicom S.p.a.) ....
                    E" giusto ora far vedere un bellissimo sovrapposto della prima produzione in serie di Fabio (bancato XV/1959) in condizioni eccellenti (come nuovo e finemente inciso) in cassetta corredato anche di un secondo paio di canne , attualmente in vendita presso armeria specializzata .
                    Usato. eccellenti condizioni. Finemente inciso. una canna lunghezza 65cm strozz. ****/***, seconda canna lunghezza 72 strozz. ***/* H-43
                    Ultima modifica louison; 03-08-25, 15:13.

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                    • Kapital
                      • Jan 2015
                      • 198
                      • como

                      #11
                      Buongiorno
                      basterebbe vedere da quanto tempo non si scrive più nella sezione dedicata del sito.
                      diciamo che il vero problema è che viene a mancare interesse verso un certo tipo di oggetti, nel nostro caso i fucili di qualità artigianale, vuoi per il declino dell’attività venatoria (forse oggi un po’ meno con l’espansione degli ungulati) vuoi anche perché anni fa l’acquisto di un arma di alto livello era anche visto come un investimento ma oggi chiunque acquisti un fucile nuovo dei migliori artigiani deve essere consapevole che non prenderà più i suoi soldi, anche se lo rivende come nuovo gli va bene se prende la metà di quanto ha speso e questo è un trend che dura da qualche anno basta seguire le aste dedicate vale per le armi inglesi, belghe e italiane.
                      Altro problema è che oggi viene meno la cultura dei prodotti fatti artigianalmente la gente preferisce spendere poco e cambiare più spesso un oggetto seguendo le mode del momento, questo vale per qualunque prodotto non solo per le armi, anni addietro si acquistava un prodotto perché durasse anche se costava di più.
                      Una cosa che ritengo importante ma spesso non tenuta in debito conto e’ che spesso il volano per lanciare i fucili di modelli rinomati erano le gare di tiro al piccione dove nelle rastrelliere degli stand si vedeva la migliore produzione mondiale di armi di altissimo livello, oggi se si va sui campi di tiro si vedono solo due marchi di fucili, il resto è una piccola percentuale.
                      Spesso si trovano in vendita armi che qualche appassionato conoscitore ha raccolto in una vita di ricerche o se più fortunato che si è fatto costruire direttamente dal fabbricante, che vengono ceduti quasi pur di levarsi un fastidio perché agli eredi non interessa minimamente la storia che c’è dietro, vi è un po’ più di attaccamento se a vendere sono le mogli dei defunti appassionati perché probabilmente hanno vissuto direttamente le gioie o i patemi di coloro che per lunghi anni hanno cercato gli oggetti dei loro desideri spesso anche rinunciando ad altro pur di poter avere quella doppietta sognata una vita,
                      ma questi sono i tempi odierni prendere o lasciare se rimani indietro nessuno ti aspetta.
                      cerchiamo di tenere viva la memoria di uomini e di cose che meritano perché temo che più passa il tempo e meno luce si vede in fondo al tunnel.

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                      • louison
                        ⭐⭐⭐
                        • Jul 2012
                        • 4207
                        • LUGO DI VICENZA
                        • NESSUNO

                        #12
                        Originariamente inviato da Kapital
                        Buongiorno
                        basterebbe vedere da quanto tempo non si scrive più nella sezione dedicata del sito.
                        C'è da dire che fino a poco tempo fa c'erano diversi frequentatori del forum esperti anche su armi fini che ora ci mancano forse anche causa anzianità ...In passato era più facile approfondire tutte le tematiche inerenti le armi perchè c'erano molti testi disponibili scritti da grandissimi esperti (es. sulle armi fini quelli di G. Lupi , Nobili, Appiano -- sulle incisioni M. Abbiatico) ; e molti quelli di balistica venatoria e ricarica (es. Granelli, Benassi, Corsi, Ugolini, Gatto, Gallina, Bonzani) ....Anche le riviste d'armi (come Diana Armi e TAC Armi) facevano la parte del leone perchè era l'unica soluzione per restare aggiornati e documentarsi su varie tematiche (allora non esisteva internet) ...... Le riviste d'armi attuali trattano molto le ultime novità del mercato armiero ma sono molto superficiali sui vari fattori tecnici e balistici inerenti le armi da fuoco ; comunque leggendole qualcosa di utile si ricava sempre anche per i novizi ed è meglio certamente che affidarsi solo a informazioni reperibili frequentando armerie e poligoni .
                        Ultima modifica louison; 03-08-25, 17:50.

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                        • Kapital
                          • Jan 2015
                          • 198
                          • como

                          #13
                          Originariamente inviato da louison

                          C'è da dire che fino a poco tempo fa c'erano diversi frequentatori del forum esperti anche su armi fini che ora ci mancano forse anche causa anzianità ...In passato era più facile approfondire tutte le tematiche inerenti le armi perchè c'erano molti testi disponibili scritti da grandissimi esperti (es. sulle armi fini quelli di G. Lupi , Nobili, Appiano -- sulle incisioni M. Abbiatico) ; e molti quelli di balistica venatoria e ricarica (es. Granelli, Benassi, Corsi, Ugolini, Gatto, Gallina, Bonzani) ....Anche le riviste d'armi (come Diana Armi e TAC Armi) facevano la parte del leone perchè era l'unica soluzione per restare aggiornati e documentarsi su varie tematiche (allora non esisteva internet) ...... Le riviste d'armi attuali trattano molto le ultime novità del mercato armiero ma sono molto superficiali sui vari fattori tecnici e balistici inerenti le armi da fuoco ; comunque leggendole qualcosa di utile si ricava sempre anche per i novizi ed è meglio certamente che affidarsi solo a informazioni reperibili frequentando armerie e poligoni .
                          Concordo
                          vero e’ che quando sulle riviste oggi si trova un articolo su un certo tipo di fucili il solo leggerlo fa venire il latte alle ginocchia, sembrano fatti con lo stampino.
                          e non che non ci siano argomenti da trattare nonostante si sia già scritto molto, ad esempio non ho mai visto articoli (se escludiamo scritti su alcuni vecchissimi TAC Armi ) su i metodi di costruzione di un fucile fine ad esempio come si tirano le canne o come si fa una vite o l’accoppiamento canne-bascula o i vari metodi di tempra ecc…
                          questo potrebbe incuriosire colui che fatica a capire perché queste armi hanno prezzi alti e lo aiuterebbero a capirlo.
                          ma più che le idee forse mancano anche gli uomini per portarle avanti.
                          dopo quelli elencati ai miei occhi solo il deserto si profilò all’orizzonte.

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                          • roma3
                            ⭐⭐⭐
                            • Nov 2010
                            • 1342
                            • SIENA
                            • JACK RUSSEL

                            #14
                            Io ho ancora il senso del bello e dai lungo rinculo breda franchi e Brwing mi sono concesso un'altro bel lungo rinculo
                            CHI CREDE CHE TUTTO ABBIA UN INIZIO ED UNA FINE.....NON POSSIEDE UN BREDA L.R. MARINO
                            ____________________________

                            Commenta

                            • louison
                              ⭐⭐⭐
                              • Jul 2012
                              • 4207
                              • LUGO DI VICENZA
                              • NESSUNO

                              #15
                              Congratulazioni ; il Cosmi a Lungo rinculo può essere considerato un fucile fine tra i semiatimatici a canna liscia ; oltre alla particolare meccanica è finito impeccabilmente con cura artigianale .

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