Difficile parlare di Fabio Zanotti maestro d'armi, difficilissimo trattare della sua arte complessa e multiforme, spesso apparentemente deviante dalla sua essenza che è quella di un retaggio archibugero altamente raffinato e fedele nei secoli a se stesso. Figlio di Tommaso, il più armaiolo degli Zanotti nel senso squisito e valido del sostantivo, ne ha ereditato
tutta la potenza creativa e vi ha aggiunto di suo una continua impronta estrosa che ha raggiunto le più svariate espressioni artistiche, sempre spinta da una mente che non s'attarda sulle realizzazioni raggiunte, ma è in perpetuo evolversi. Una personalità, potrei dire, effervescente, del tutto contraria per temperamento a quella del padre, che era di tono patriarcale e tradizionale. Tommaso Zanotti profuse e spiegò il suo valore in una diuturna ma pacata ricerca di perfezionamenti e di geniali innovazioni meccaniche sempre però inerenti il suo fucile. Ché il fucile Zanotti così come fu offerto all'ammirazione del mondo archibugero nella sua forma più moderna, completa e perfetta, fu opera sua: la doppietta hamerless ejector Zanotti è una creatura di Tommaso, nel novanta per cento della sua concezione. E il fucile Zanotti per la sua linea, la caratteristica costruttiva dei suoi ramponi a perfetto triplice giro di compasso, la dimensione della sua bascula, è un'arma con una personalità tutta sua e inconfondibile. Gli Zanotti crearono dunque una linea, la loro linea, e perciò esiste unico e incomparabile il fucile Zanotti, così come esiste il fucile Purdey, il fucile Holland, e quello Greener, che esprimono armi di carattere assolutamente ineguagliabile e che furono capi-scuola nell'archibugeria moderna. E il fucile Zanotti fu riprodotto da grandi case estere fabbricanti armi da caccia di gran lusso, per clienti che desideravano un fucile di particolare robustezza per specifici impieghi, quali il tiro al piccione o cacce in regioni dove un'arma doveva assolutamente funzionare in qualunque condizione ambientale, senza pericolo di guasti. Fabio Zanotti invece, elargì e sfogò il suo ingegno, e questo è tuttora il suo modus vivendi, in una attività sempre armiera, sorretta da un uguale spirito
esclusivamente teso alla perfezione, ma con indirizzi e caratteristiche spesso differenziantisi dal lavoro dei suoi padri. Ben pochi sanno infatti dei suoi studi, condotti in compagnia di un mio caro amico, anch'egli spirito inventivo e speculativo rivolto alla meccanica, benché uomo di scienza medica, tesi a carpire il perché del moto dei pesci nell'acqua. Passarono intere mattine di un'estate intorno al 1943, ad osservare dall'alto di un ponte che sovrasta un antico fiume ferrarese, il silente scorrere dei cavedani e delle carpe in quelle acque allora limpide e non ancora rese plumbe dagli scarichi nefasti degli opifici. Il loro paziente osservare non aveva scopi nautici e tantomeno pescatorii, bensì era rivolto all'ideazione di un bersaglio inanimato che sostituisce il piccione, ma che di questo avesse il più possibile forma, volo, velocità. Perché, come i pesci nell'acqua, così gli uccelli nell'aria si muovono sì per i loro naturali mezzi motori, ma anche grazie ad un fenomeno fisico che questi mezzi provocano e che abilmente creato e sfruttato, può essere applicato ad un bersaglio artificiale. A questo il Dr. Enrico Dal Buono e Fabio Zanotti miravano nelle loro esperienze, che furono in seguito completate e perfezionate da quest'ultimo e concretizzate oggi in un piccione artificiale costruito con un materiale modernissimo, e concepito con un disegno e una struttura meccanica interna particolarmente geniali ed efficacissime. Il sogno d'allora si è realizzato per l'opera sapiente di Zanotti, e ora è il più realistico e avvincente bersaglio che mai tiratore possa immaginare. Un industriale intelligente potrebbe, facendo suo il brevetto, offrire al mondo tiravolistico italiano e internazionale qualcosa di veramente eccezionale. E pochi sanno degli studi di Fabio Zanotti riguardanti i missili, e qui mi viene spontaneo il parallelo con altre menti di grande valore creativo, quali quelle di W.W. Greener che di missili (rockets) dissertò nel suo famoso libro: «The gun and its development» e di Joseph Manton che, poliedrico spirito, progettò e costruì, fra i suoi fucili da caccia dalla perfezione e stile favolosi, un congegno per misurare il tempo, per quell'epoca (1807) oggetto avveniristico dalla precisione impensabile. E ancora ai più è sconosciuto il dispositivo coprifuoco concepito e costruito dallo Zanotti per ridurre di più di due terzi la vampata prodotta dallo sparo di un fucile militare e che agiva pure da silenziatore. Questo dispositivo fu sperimentato con successo presso il balipedio dello Stabilimento Baschieri e Pellagri di Bologna negli anni intorno al 1941, e solo la mancanza di tempo e di appropiati appoggi non lo fece adottare dall'Esercito Italiano.
Così come non a tutti sono noti i suoi studi in particolari settori della medicina traumatologica, avendo egli concepito e costruito speciali arti artificiali dotati di articolazioni ingegnosissime, particolarmente adatti a militari menomati per gravi amputazioni. Da qualche anno sono in un armadio di casa Zanotti, fra un superbo fucile monocanna a pietra dei
suoi avi, qualche stupenda pistola a luminello a due canne del periodo dei cinque patriarchi fratelli Zanotti (1860 circa), e molti acciarini dell'epoca di Cassiano Zanotti, un paio di automatici progettati e costruiti da Fabio con la solita stupefancete forza creativa. Si tratta di un fucile a ripetizione automatica a cinque colpi e di uno a tre colpi, l'uno diverso per concetto dall'altro, ma entrambi realizzati con il solito stile e l'originalità caratteristica che ha radici ben profonde nel tempo e che si chiama tradizione Zanotti.
A questi due si aggiunge, ultimo, il progetto di una arma automatica da caccia di cui Fabio mi ha fatto l'onore di essere il primo ad averne visione e di discutere con me, e che, sebbene di concezione eccezionalmente insolita, si ricollega per certi particolari costruttivi a famose soluzioni archibugeristiche dell'era eroica di quest'arte in Inghilterra: l'inizio del
XIX secolo. Questo fucile è completo nel disegno-progetto, ed è per la sua parte funzionante già realizzato in maniera convincente, sebbene con un meccanismo ancora rozzo. Se il sogno sarà tramutato in realtà, al mondo delle armi da caccia verrà dato il più efficace e meraviglioso fucile a ripetizione che ingegno umano possa immaginare. Un fucile che avrà la linea leggermente un po' più alta di quella di una doppietta, ma che di questa tratterrà l'armonia e lo stile. Il buon gusto e la raffinatezza che sono scesi in Fabio Zanotti da una eredità di più di tre secoli d'arte armiera, non si smentiscono neppure in questa sua creatura, e anzi direi che quest'ultima opera ne è l'esaltazione. Nella fucina, vorrei chiamare istrionica, di Fabio, c'è anche un sovrapposto. E qui il discorso si fa quasi impossibile perché quest'arma è realizzata appena in bianco, ed è il prototipo. Le batterie che mi ha mostrato sono una meraviglia di fattura e di disegno: questo basti. Il sistema di Tamponatura è il più robusto che si possa costruire e che sia mai stato costruito, e, seppur in forma necessariamente diversa, ritiene il concetto Zanotti delle chiusure perfette e pressoché eterne delle loro armi a canne parallele che, dal 1906 fu giustamente loro esclusivo vanto. La linea è di gran carattere. Il tutto di somma arte. È questa un'arma che Fabio Zanotti ha lungamente vagheggiato e lentamente concepito, ma è senz'altro il suo capolavoro, l'opera in cui c'è tutto se stesso e tutta l'arte dei suoi vecchi messa assieme, quasi fosse quel fucile Io scrigno di Casa Zanotti. Quando a questo prototipo seguiranno altri, ma non potranno essere molti perché è un fucile che si costruisce con l'arte antica, chi lo ammirerà allora e ricorderà le mie parole di oggi, non le troverà inappropriate. Vidi l'abbozzo di quest'arma circa 8 anni fa: una bascula in legno potentemente significativa. Rividi il fucile intero ma finito grezzo in occasione del campionato del mondo di tiro al piccione di S. Marino.
Qualche tempo fa Fabio mi ha rimesso in mano il suo gioiello ultimato e perfetto: non manca che l'incisione e la tempera. È il primo sovrapposto di grande classe a retrocarica e percussione centrale che uno Zanotti abbia costruito, se si fa eccezione per un pezzo unico che egli costruì per sé esclusivamente qualche anno fa, ed è quindi un'arma di significativo interesse direi quasi storico, perché potrebbe essere un oggetto dal valore non solo intrinseco, ma anche documentaristico della evoluzione armiera di gran nome in Europa. Il sovrapposto di Fabio Zanotti è il suo testamento artistico, perché espressione più alta della sua professione di fede. Qui Fabio Zanotti si dà la mano col suo antenato Cassiano e ne è degno continuatore. A quest'opera d'arte farà seguito entro breve periodo un altro modello di sovrapposto con ramponi laterali ma batterie montare sul ponticello, un fucile sempre di razza, ma eseguito con sistemi attuali di lavorazione perché anche uno Zanotti, purtroppo, deve un po' adeguarsi ai tempi. Questi fucili saranno fatti in serie, ma avranno il crisma di un grande nome, quindi un grande pubblico che non ha dimenticato l'antico prestigio della famiglia romagnola di S. Maria di Fabriago. Prestigio e tradizione che li rendono degni di essere considerati i Purdey italiani. Fabio Zanotti ha un amico bresciano che è incisore di altissimo valore di armi da caccia, ma di modestissime finanze per il suo temperamento innamorato dell'arte e spiccatamente disinteressato. Sono molto amici perché di uguale tempra: giudicano doveroso lavorare per creare il bello e il perfetto, per vivere nell'arte e per l'arte a qualunque costo. «Non sa, Zanotti, cosa diranno di noi fra cento o duecento anni e come parleranno dei nostri lavori quelli che avranno per le mani ogni cosa ottenuta in cinque minuti con uno stampo?» Queste le parole di intima esaltante soddisfazione dell'artista incisore. Questi gli uomini, sempre più pochi, che, come Fabio Zanotti, non intendono ammainare una bandiera che garrisce, pur consunta e solitaria, in un vento di nobilitante gloria artistica.
Gianroberto Lupi

Ciao mi chiamo Donato, con la prossima sono cinquanta licenze, e solo da qualche anno ho iniziato a fare selezione. Mi è stato ceduto un fucile...
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