<O:p></O:p>
Quando si vive la triplice esperienza di lavorare per la caccia, di scrivere di caccia ed essere, soprattutto ed irrimediabilmente, cacciatori, può accadere, e accade, che le tre identità peculiari si scontrino, creando una sorta di cortocicuito paranoide che ti rende – a volte- pericoloso a te stesso e anche agli altri. E allora, poiché il lavoro è quello che ti dà il pane e il “mestiere” di cacciatore è cosa troppo seria perché possa essere comunque messo in discussione, chiedi al Sito amico (ilbraccoitaliano) di poter scrivere almeno due righette di disimpegno liberatorio: se non altro per ripulirti la mente e il cuore di tutte le incrostazioni gestionali e legislative che ti hanno condizionato la mente e la ragione di essere pronto a rientrare nel bosco con la stessa innocenza di 40’ anni fa.
Ho detto l’ altra volta che la Legge del ’92 va modificata. Tempus fugit. Ma qual’ è il modo migliore, se la 394 del 1991 resta tale e quale, blindata e piena di contraddizioni, se le Direttive UE “Uccelli” del ‘79 e “Habitat” del ’92, non vengono “aggiornate” non ostante le numerose esigenze gestionali che si sono inseguite vertiginosamente fino ad oggi? IO VADO A CACCIA ANCHE PER CAPIRE. Ecco perché non capisco il problema dello storno, e per certi versi neppure quello degli ungulati. Come continuo a non capire perché per andare a caccia all’ estero basta la carta….moneta, e per cacciare in casa nostra occorre invece la carta….bollata! Ma quel che più mi indispettisce, è il fatto del perché, ciò che non comprendo io, non è compreso neppure da chi è delegato DA NOI, per legiferare PER NOI e per l’ Europa intera (sich!), per il nostro Paese, per le nostre regioni e perfino per l’ orto che abbiamo dietro casa….(doppio sich!).
<O:p></O:p>
”Uniti nelle differenze” è lo slogan dell’ Europa moderna. Dipendesse da me direi “Uniti nelle diversità”, ma non perdiamoci nei dettagli, vi prego. I francesi, tre anni fa, bocciarono la Costituzione Europea con un referendum. Lo organizzarono anche gli olandesi. Le loro convinzioni? Che la birra nel Regno dove si coltivano i tulipani, checché ne dica l’ UE, rimane la migliore del mondo e per i transalpini, che il rosso “nouveau” è comunque “il vino che più rallegra gli animi in Europa”. Se lo dicono loro….Da noi la Costituzione Europea è stata ratificata senza indugi, anche se io, lo confesso, non l’ ho mai letta per intero! Vergogna, direte voi. E avete ragione. Ma la mia sana anarchia continua a suggerirmi che, non ostante tutto, è dissetante anche una modesta birra fabbricata in Italia, così come “rallegra l’ animo” pure un “novello” nazionale bevuto a casa del nostro amico di campagna. Non è così che si è diversi? Eccome! Crauti & birra, foie gras & rognon, paella & flamenco e….spaghetti & mandolino. Non è questa l’ “Europa delle diversità”?
<O:p></O:p>
Ma torniamo a noi. Lasciamo perdere il presente e guardiamo al futuro, affidandoci al “nuovo” che dovrebbe nascere con gli “aggiustamenti della 157” che tutti ci aspettiamo. Vogliamo modificare la normativa? Avanti dunque. Sono sul piatto una miriade di proposte, più o meno condivisibili. Mettiamoci a tavolino TUTTI INSIEME, magari invitando al confronto anche coloro che non se la sentono di megafonare dalla finestra “Votantonio”. In questo caso, ben venga la modifica per ridare a tutti la possibilità di “capire la caccia” del proprio Paese attraverso le capacità socio culturali che derivano inevitabilmente da una ragionata “mobilità venatoria”, senza balzelli né steccati; ben venga l’ allargare della forbice dei tempi e delle specie, purché concordati collegialmente con le esigenze gestionali auspicate da tutti i paesi dell’ UE; bene l’ utilizzo di richiami vivi appartenenti alle specie cacciabili e bene il rafforzamento dei criteri già contenuti nel comma –3 dell’ art.–10 relativo alle percentuali del territorio a.s.p. stabilite; bene l’ eliminazione dell’ opzione di caccia, e ancora bene, bla, bla, bla….Sono più di dieci anni, cribbio, che sussurro le stesse cose all’ orecchio del mio cavallo! Lui sa tutto, ma….non lo dice a nessuno!.
<O:p></O:p>
Cosa ne pensate, amici, nell’ impegno innovativo, di tralasciare finalmente espressioni lessicali superate, come “protezione”, “entro”, “caccia”, con altre come “conservazione”, “entro e non oltre”, “caccia sostenibile”, “utilizzo durevole delle risorse naturali”? E’ una rivoluzione copernicana portare la validità del calendario venatico regionale a cinque anni? e la messa in discussione dell’ effettiva validità scientifica del cosiddetto “silenzio venatorio”, italico compromesso inventato da ambo i contendenti, più per mettere a tacere elucubrazioni da scrivania che per meri vantaggi biotici? e la possibilità, per i rappresentanti dei cacciatori, di partecipare ai lavori del Ministero dell’ Ambiente, là dove si parla di gestione e di prelievo, dove la mettiamo? Allora sì, vivadiana, che gli italiani (anche quelli che ci amano….poco!) potrebbero finalmente parlare a tutto tondo di “gestione integrata della natura”! Che dire ancora di rafforzare una volta per tutte e con determinazione, i criteri voluti dalla maggioranza dei parlamentari nel 1992, quelli improcrastinabili della “conservazione della fauna” ivi compresa quella migratrice, della “pianificazione del territorio”, della “programmazione del prelievo “, dei “criteri di congruenza” e di “ricostruzione delle popolazioni selvatiche autoctone” conseguenti alle strutture contenute anch’ esse nella medesima riforma, quali quelle dei “rifugi per la riproduzione e la sosta della fauna selvatica come le oasi, le zone di ripopolamento e cattura, i centri pubblici di riproduzione di fauna”? Ben vengano questi istituti, se finalmente saranno una cosa seria. Non ultimo, a mio avviso, non bisognerebbe trascurare gli strumenti e i programmi appropriati per incoraggiare a livello comunitario il (co-)finanziamento di una politica finalizzata ad una ragionata “gestione integrata della natura”. Infine, permettetemelo amici, fra le proposte, non vedrei fuori luogo neppure l’ inserimento di un “Codice deontologico del Cacciatore”, una sorta di decalogo di “etica comportamentale” che, se potrebbe tornare utile a tutti noi che andiamo a caccia ANCHE PER CAPIRE, di certo lo sarà ancor di più per tutti coloro che fino ad oggi NON CI HANNO MAI CAPITI.
<O:p></O:p>
Gli aggiustamenti della 157 dovranno perciò rappresentare, non solo il superamento di concetti di per sé limitanti e vessatori nei confronti degli Uomini dei Boschi, ma un vero e proprio biglietto da visita, una sorta di “Libro Bianco” finalizzato alla concreta rivalutazione della figura di uno dei protagonisti indiscussi della continuazione dello sviluppo durevole e delle tradizioni del nostro Paese. La soluzione è così ovvia e antica che non ritengo necessario neppure suggerirla:
il cacciatore.
<O:p></O:p>
Sergio Gunnella