Come tantissimi altri colleghi, sparsi un pò in tutte le regioni italiane, appassionati della caccia agli uccelli acquatici, anch'io per praticare questa nobile ed antica caccia, ormai da anni ho intrapreso la via del ripristino di habitat una volta naturali ed oggi persi in nome dell'urbanizzazione del territorio, dell'eccessivo sfruttamento agricolo, quando, di contro, dell'abbandono delle pratiche agricole tradizionali se non dell'abbandono stesso delle zone rurali.
Poi, ciliegina sulla torta, la parcomania che ha tolto territorio umido alla gestione venatoria trasferendo zone accoglienti per i nostri amici alati alla gestione parassita di associazioni di protezione che tali lo sono solo di facciata. L'interesse economico delle proprie tasche è in contrasto con quello della salvaguardia ambientale, così paludi, stagni, laghi che una volta ospitavano una ricca fauna, con il passaggio in mani animaliste, si sono visti privare dei principi fondamentali della conservazione di una volta seppur giustificati dal corretto prelievo venatorio ( il quale si annullerebbe senza attenta gestione).
Ecco allora, che i necessari e costosi lavori di mantenimento e controllo qualità dell'acqua, flora ed in generale dell'ecosistema necessario per il sostentamento di tutte le specie animali hanno lasciato il posto a poltrone e denari ad ingrassare l'incompetenza. Il tutto ovviamente a spese del cittadino.
Così arriviamo noi, poveri e vezzeggiati cacciatori, in quei pochi lembi aridi superstiti della parcomania.
Ci mettiamo il nostro sudore ed i nostri denari, sommersi dalla burocrazia anche quando si vuol ridare vita là dove la stessa è stata stuprata dei valori naturalistici.
Ed ecco quindi fazzoletti di territorio precedentemente vittime di bonifiche a favore dell'agricoltura intensiva e poi abbandonati, riprendere vita.
Con l'avvicinarsi della primavera migliaia e migliaia di uccelli di centinaia di specie che riprendono il viaggio inverso per tornare nei luoghi di nidificazione trovano ristoro necessario ai loro lunghi viaggi in queste tante " pozzanghere " sparse in ogni dove, grazie al lavoro di recupero di chi verosimilmente per pochi capi prelevati di una manciata di specie in un breve periodo, offrono la possibilità di conservazione delle stesse e di una moltitudine di altre che, forse, senza questi sacrifici, conoscerebbero l'estinzione tra territori cementificati e paludi inquinate ( la triste vicenda dell'oasi di Valle della canna a Ravenna ... insegna ).
Sabato scorso, per lavoro, ero in maremma e quale miglior occasione per uno spuntino all'ora di pranzo gustato al mio chiaro nel litorale viterbese, con vista sulla vera e selvaggia natura in ambiente " umido ".
Un tripudio di alzavole oltre agli immancabili fenicotteri. Qualche mestolone e 3 spatole. Il tutto a pochi metri. Selvatici veri e non anatre germanate messe in acqua per la gioia della scolaresca " pagante " in una delle tante mal gestite oasi off limts per l'appassionato amante dell'Ars, ma anche off limits per gli esseri viventi che si vorrebbero preservare.
Siamo appena all'inizio, a Marzo comincerà il vero " ripasso ", ed allora gli avvistamenti si moltiplicheranno. La mia " pozzanghera " verrà presa come base di sosta di uccelli ormai coi colori dell'amore e non sbiaditi come in periodo autunnale. Questo, stranamente, è il periodo in cui più amo essere a capanno ... incredibilmente senza fucile, armato solo di binocolo e del ridicolo telefonino per qualche criticabile ripresa di cui trasmetto un fermo immagine di sabato scorso.
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