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Io amo la caccia. E’ con questo credo, è con questo simbolo, è con questo slogan che dobbiamo scendere in piazza a primavera.<O:p</O:p
Una primavera di riscatto, di coscienza, di lealtà. E’ questo che vogliono i Rurali d’ Italia; ed è per questo che intendono riscattare, in piena coscienza e con la lealtà che contraddistingue il popolo degli Uomini dei Boschi, la dignità violata, il diritto stravolto, la tradizione buttata alle ortiche. Ma lasciamo a casa i simboli delle ns. associazioni venatiche, vi prego. Stiamo uniti, per una volta.<V:p</V:p<O:p</O:p
E’ importante essere iscritto all’ organizzazione di Roccacannuccia, a quella di Vattelappesca o all’ altra di Vattelacaccia, quando lo stile di vita scelto fin dall’ età della ragione ci porta tutti a frequentare i medesimi boschi, le medesime forre, i medesimi chiari?<O:p</O:p
I nostri sindacati sono importanti. Se non ci fossero, qualcuno dice che dovremmo addirittura inventarli. Ma, paradosso megarico, sono i nostri stessi stendardi, ormai triti e ritriti, a dividerci inesorabilmente sulle cose importanti.<O:p</O:p
Perché noi Uomini dei Boschi, in fondo, non siamo che dei bambini, degli incurabili sognatori. E come tutti i bambini di questo mondo, ci facciamo prendere per mano e ci facciamo accarezzare. Basta una strizzata d’ occhio, una promessa più o meno mantenuta, per farci seguire strade diverse, per dividerci senza possibilità di scelta. Chimere che molto spesso….non ci portano da nessuna parte. Ma servono molto a coloro che sfruttano la nostra incurabile ingenuità per raggiungere la “loro” di strada. Ci adattiamo, ci adagiamo, anzi, deleghiamo alle organizzazioni di caccia i nostri sogni, le nostre speranze, le nostre aspirazioni. Affidiamo loro la licenza sperando così di risolvere tutti i nostri problemi. Ed ogni anno che passa, perdiamo un briciolo di terra, un pezzo di continente. Ma nessun uomo è un’ isola, intero in se stesso. Ogni uomo è un briciolo di terra, un pezzo di continente. Lo disse Emingway, fatalmente cacciatore.<O:p</O:p
Andiamo in piazza a primavera, amici. Ma questa volta facciamolo in nome della caccia, vivadiana! E marciamo sereni con le nostre “mimetiche”! Che saranno anche strappate, magari sporche di fango e di sudore, ma che –ancora vivadiana!- non saranno MAI sporche di cose delle quali vergognarsi. Nel nostro mondo che qualcuno si ostina ancora e disgraziatamente a considerare violento, non c’ è droga, non c’ è alcolismo, non c’ è stupro, non c’ è macchia alcuna. Portiamoci a Roma qualche amico, le nostre mogli e i nostri figli. Perché LORO sono il nostro futuro e LORO devono avere il diritto di scegliere, in piena libertà, i propri sogni, senza costrizioni e senza menzogne.<O:p</O:p
Perché ostinarsi sempre a marciare con i vessilli della propria associazione? Che lo facciano i nostri dirigenti, per una volta! Dimostrino costoro, finalmente a tutti i cittadini, quanta gratitudine debbono a NOI e alle nostre bandiere per aver permesso loro di “lavorare CON la caccia”! Per noi, per tutti coloro che vanno in cerca di fortuna con il proprio cane, per noi che lavoriamo “PER” la caccia, non occorre farlo sventolando un vessillo o un simbolo particolare: basta e avanza quello che inneggia alla nostra comune passione, e cioè alla caccia!: “io amo la caccia”. Punto e basta.<O:p</O:p
840mila firme per cambiare la 157/ 92. Questa è storia d’ oggi. Chi può prendersi la responsabilità di asserire che le firme sono state apposte solamente da “alcuni” cacciatori, piuttosto che da “altri”? Perché se è vero –come è vero- che diverse organizzazioni venatiche hanno scimmiottato questo enorme successo, come spiegare un numero così importante di firme che supera di per sé il totale dei cacciatori esistenti nel ns. Paese? Avrà firmato qualcuno che a caccia non va? Questo è sicuro e noi tutti li ringraziamo per la solidarietà dimostrata. Ma è altrettanto sicuro che avrà firmato anche una buona parte di cacciatori alla faccia del proprio dirigente che gli aveva promesso bacchettate sulle dita se solo ci avesse pensato! Ciò sta a significare che, quando è in gioco la sua stessa esistenza, il cacciatore lascia da parte i personalismi e le promesse da marinaio ricevute, si mette a camminare da solo, smette di guardare a destra e a manca e respira finalmente il vero profumo dell’ unità e della coesione.<O:p</O:p
Guardate, amici, che quello delle 840mila firme è stato un segnale forte, credete a me. Molto più forte di quanto si possa pensare. Le battaglie comuni vanno fatte insieme. Ma stavolta lasciamo a casa il nostro vessillo. La caccia, quella cacciata, appartiene a tutti i cacciatori. E’ nostra.<O:p</O:p
Stavolta non è in gioco il nome dell’ associazione venatoria alla quale abbiamo dato (e forse continueremo a dare) la nostra fiducia, ma la nostra stessa filosofia di vita.<O:p</O:p
La primavera è alle porte: è tempo di cambiamento; è tempo di riforma, amici. Questa volta non dobbiamo farlo in nome di una bandiera o di uno stendardo, ma in nome della nostra stessa sopravvivenza.<O:p</O:p
Continuiamo ad essere uniti: a Roma come con le nostre 840mila firme.<O:p</O:p
Un unico appello deve sortire dalla nostra voce, dai nostri stendardi e dai nostri striscioni: “IO AMO LA CACCIA”.
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Dott. Sergio Gunnella <O:p</O:p
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