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Mi pare molto interessante la rubrica delle interviste agli allevatori, che ne pensate?
E, chiedo a chi sa, a che punto siamo con i regolamenti sulle prove per continentali (turni in coppia ecc)?ValerioCommenta
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Riguardo al regolamento delle prove c'è un articolo di Barbieri,
"I furbetti della cinofilia" che in sostanza dice che siamo ancora in alto mare e che ci sono notevoli differenze di opinioni in merito, fra le varie società specializzate.
Fare delle interviste agli allevatori è senza dubbio una cosa interessante, perché dagli allevatori dovremmo apprendere quali sono i piani di allevamento e quali i loro obbiettivi, poi però quello che conta e che fa testo sono comunque i soggetti che vediamo sul terreno e sui ring.
Gritti (Cascina Croce)punta sulla passione, sulle prove serie, sulla valorizzazione dei soggetti validi a raduni e speciali da organizzarsi in zone selettive e con giudici specialistici
Laro (Della Croccia) parla di eccellenza morfologica coniugata a tipicità di lavoro, lamenta (e condivido) che c'è troppa timidezza che va combattuta.
Vorrei che Laro fosse più esplicito quando dice che vorrebbe nelle prove più onestà intellettuale, da chi la vuole ??? se dai concorrenti mi sentirei alquanto offeso.
I personalismi e le partigianerie, sono cose di cui ci si lamenta a bordo ring da sempre, l'unico modo per evitarle sarebbe di far vincere tutti.
Ancora Laro dice che un suo cane, Raul , non avrebbe goduto di alcuna segnalazione dalla SABI ; non voglio assumere il ruolo di avvocato d'ufficio della SABI, ma cosa volete che faccia la società specializzata altro che riportare su giornale ed annuario i risultati conseguiti dai cani con relativi giudizi?????
Poi laddove sono in completa antitesi con Laro è quando afferma che chi fa un paio di cucciolate all'anno fa più male che bene alla razza , trovo che sia un'espressione oltremodo infelice, anche se esprime un parere personale che come tale è rispettabile.
Il mio pensiero in merito è che chi fa un paio di cucciolate all'anno, ed io sono fra questi, lo fa mirando con grande attenzione alle caratteristiche che ritiene, per lui decisive(io guardo a quelle di lavoro) ed i risultati mi sembrano più che apprezzabili tanto che i soggetti prodotti da questi "nocivi per la razza" sono poi utilizzati anche dagli allevatori con affisso a dimostrazione che non sono stati prodotti dei "disastri" ma dei cani che, distinguendosi alle prove anche nel contesto dei continentali esteri, valorizzano TUTTA la razza. Spetta poi agli allevatori "di nome" valutare se i singoli soggetti possono essere utili al "programma" genetico del proprio allevamento, ma con la scarsità di correnti di sangue della razza, non credo proprio che si possa fare a meno dell'allevatore da una due cucciolate all'anno e nemmeno "delle correnti di sangue del nord "fritte e rifritte" così si esprime il Dott. Laro !!!!!
lucioCommenta
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Riguardo al regolamento delle prove c'è un articolo di Barbieri,
"I furbetti della cinofilia" che in sostanza dice che siamo ancora in alto mare e che ci sono notevoli differenze di opinioni in merito, fra le varie società specializzate.
Fare delle interviste agli allevatori è senza dubbio una cosa interessante, perché dagli allevatori dovremmo apprendere quali sono i piani di allevamento e quali i loro obbiettivi, poi però quello che conta e che fa testo sono comunque i soggetti che vediamo sul terreno e sui ring.
Gritti (Cascina Croce)punta sulla passione, sulle prove serie, sulla valorizzazione dei soggetti validi a raduni e speciali da organizzarsi in zone selettive e con giudici specialistici
Laro (Della Croccia) parla di eccellenza morfologica coniugata a tipicità di lavoro, lamenta (e condivido) che c'è troppa timidezza che va combattuta.
Vorrei che Laro fosse più esplicito quando dice che vorrebbe nelle prove più onestà intellettuale, da chi la vuole ??? se dai concorrenti mi sentirei alquanto offeso.
I personalismi e le partigianerie, sono cose di cui ci si lamenta a bordo ring da sempre, l'unico modo per evitarle sarebbe di far vincere tutti.
Ancora Laro dice che un suo cane, Raul , non avrebbe goduto di alcuna segnalazione dalla SABI ; non voglio assumere il ruolo di avvocato d'ufficio della SABI, ma cosa volete che faccia la società specializzata altro che riportare su giornale ed annuario i risultati conseguiti dai cani con relativi giudizi?????
Poi laddove sono in completa antitesi con Laro è quando afferma che chi fa un paio di cucciolate all'anno fa più male che bene alla razza , trovo che sia un'espressione oltremodo infelice, anche se esprime un parere personale che come tale è rispettabile.
Il mio pensiero in merito è che chi fa un paio di cucciolate all'anno, ed io sono fra questi, lo fa mirando con grande attenzione alle caratteristiche che ritiene, per lui decisive(io guardo a quelle di lavoro) ed i risultati mi sembrano più che apprezzabili tanto che i soggetti prodotti da questi "nocivi per la razza" sono poi utilizzati anche dagli allevatori con affisso a dimostrazione che non sono stati prodotti dei "disastri" ma dei cani che, distinguendosi alle prove anche nel contesto dei continentali esteri, valorizzano TUTTA la razza. Spetta poi agli allevatori "di nome" valutare se i singoli soggetti possono essere utili al "programma" genetico del proprio allevamento, ma con la scarsità di correnti di sangue della razza, non credo proprio che si possa fare a meno dell'allevatore da una due cucciolate all'anno e nemmeno "delle correnti di sangue del nord "fritte e rifritte" così si esprime il Dott. Laro !!!!!
lucioCommenta
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Riguardo al regolamento delle prove c'è un articolo di Barbieri,
"I furbetti della cinofilia" che in sostanza dice che siamo ancora in alto mare e che ci sono notevoli differenze di opinioni in merito, fra le varie società specializzate.
Fare delle interviste agli allevatori è senza dubbio una cosa interessante, perché dagli allevatori dovremmo apprendere quali sono i piani di allevamento e quali i loro obbiettivi, poi però quello che conta e che fa testo sono comunque i soggetti che vediamo sul terreno e sui ring.
Gritti (Cascina Croce)punta sulla passione, sulle prove serie, sulla valorizzazione dei soggetti validi a raduni e speciali da organizzarsi in zone selettive e con giudici specialistici
Laro (Della Croccia) parla di eccellenza morfologica coniugata a tipicità di lavoro, lamenta (e condivido) che c'è troppa timidezza che va combattuta.
Vorrei che Laro fosse più esplicito quando dice che vorrebbe nelle prove più onestà intellettuale, da chi la vuole ??? se dai concorrenti mi sentirei alquanto offeso.
I personalismi e le partigianerie, sono cose di cui ci si lamenta a bordo ring da sempre, l'unico modo per evitarle sarebbe di far vincere tutti.
Ancora Laro dice che un suo cane, Raul , non avrebbe goduto di alcuna segnalazione dalla SABI ; non voglio assumere il ruolo di avvocato d'ufficio della SABI, ma cosa volete che faccia la società specializzata altro che riportare su giornale ed annuario i risultati conseguiti dai cani con relativi giudizi?????
Poi laddove sono in completa antitesi con Laro è quando afferma che chi fa un paio di cucciolate all'anno fa più male che bene alla razza , trovo che sia un'espressione oltremodo infelice, anche se esprime un parere personale che come tale è rispettabile.
Il mio pensiero in merito è che chi fa un paio di cucciolate all'anno, ed io sono fra questi, lo fa mirando con grande attenzione alle caratteristiche che ritiene, per lui decisive(io guardo a quelle di lavoro) ed i risultati mi sembrano più che apprezzabili tanto che i soggetti prodotti da questi "nocivi per la razza" sono poi utilizzati anche dagli allevatori con affisso a dimostrazione che non sono stati prodotti dei "disastri" ma dei cani che, distinguendosi alle prove anche nel contesto dei continentali esteri, valorizzano TUTTA la razza. Spetta poi agli allevatori "di nome" valutare se i singoli soggetti possono essere utili al "programma" genetico del proprio allevamento, ma con la scarsità di correnti di sangue della razza, non credo proprio che si possa fare a meno dell'allevatore da una due cucciolate all'anno e nemmeno "delle correnti di sangue del nord "fritte e rifritte" così si esprime il Dott. Laro !!!!!
lucioCommenta
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<div align="center" id="quote2"><table class="quote"><tr><td class="quotetd"></td></tr><tr><td class="quotetd2"><span class="quotetext">Messaggio inserito da Lucio Marzano
Poi laddove sono in completa antitesi con Laro è quando afferma che chi fa un paio di cucciolate all'anno fa più male che bene alla razza , trovo che sia un'espressione oltremodo infelice, anche se esprime un pare personale che come tale è rispettabile.
Il mio pensiero in merito è che chi fa un paio di cucciolate all'anno, ed io sono fra questi, lo fa mirando con grande attenzione alle caratteristiche che ritiene, per lui decisive(io guardo a quelle di lavoro) ed i risultati mi sembrano più che apprezzabili tanto che i soggetti prodotti da questi "nocivi per la razza" sono poi utilizzati anche dagli allevatori con affisso a dimostrazione che non sono stati prodotti dei "disastri" ma dei cani che, distinguendosi alle prove anche nel contesto dei continentali esteri, valorizzano TUTTA la razza. Spetta poi agli allevatori "di nome" valutare se i singoli soggetti possono essere utili al "programma" genetico del proprio allevamento, ma con la scarsità di correnti di sangue della razza, non credo proprio che si possa fare a meno dell'allevatore da una due cucciolate all'anno.
</span></td></tr></table></div align="center" id="quote2">
Daccordissimo con te!!!
Dai privati, sono usciti molti campioni.
Gli utilizzatori di Bracchi italiani, sono ancora considerati degli "AMANTI" della razza (sappiamo benissimi che se un cacciatore non cinofilo, deve comprarsi un cane da caccia, quasi certamente non prenderà un bracco), quindi potranno fare di tutto tranne che danneggiarla!De Monte CristianCommenta
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<div align="center" id="quote2"><table class="quote"><tr><td class="quotetd"></td></tr><tr><td class="quotetd2"><span class="quotetext">Messaggio inserito da Lucio Marzano
Poi laddove sono in completa antitesi con Laro è quando afferma che chi fa un paio di cucciolate all'anno fa più male che bene alla razza , trovo che sia un'espressione oltremodo infelice, anche se esprime un pare personale che come tale è rispettabile.
Il mio pensiero in merito è che chi fa un paio di cucciolate all'anno, ed io sono fra questi, lo fa mirando con grande attenzione alle caratteristiche che ritiene, per lui decisive(io guardo a quelle di lavoro) ed i risultati mi sembrano più che apprezzabili tanto che i soggetti prodotti da questi "nocivi per la razza" sono poi utilizzati anche dagli allevatori con affisso a dimostrazione che non sono stati prodotti dei "disastri" ma dei cani che, distinguendosi alle prove anche nel contesto dei continentali esteri, valorizzano TUTTA la razza. Spetta poi agli allevatori "di nome" valutare se i singoli soggetti possono essere utili al "programma" genetico del proprio allevamento, ma con la scarsità di correnti di sangue della razza, non credo proprio che si possa fare a meno dell'allevatore da una due cucciolate all'anno.
</span></td></tr></table></div align="center" id="quote2">
Daccordissimo con te!!!
Dai privati, sono usciti molti campioni.
Gli utilizzatori di Bracchi italiani, sono ancora considerati degli "AMANTI" della razza (sappiamo benissimi che se un cacciatore non cinofilo, deve comprarsi un cane da caccia, quasi certamente non prenderà un bracco), quindi potranno fare di tutto tranne che danneggiarla!De Monte CristianCommenta
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