La nonna qui richiamata è quella di Alpha63, (presente, dormiente, anche su questo pianerottolo!) cuoco di di vaglia, passione e… forchetta, nonché non trascurabile storiografo della cucina sicula, incolante nella zona che il siracusano Ierone chiamò Etna e Plutarco in greco "Katà Aitnet"
(dalla rubrica “Buon Appetito” del Forum Goliarmi).
…u cascavaddu divenne anche pietanza ufficiale della dieta clericale, entrando a far parte del menù delle suore del monastero di San Castrenze a Monreale. Ma a parte regnanti e prelati,quelli erano tempi in cui il popolino tirava la cinghia ed il piatto domenicale era leccarsi la sarda.
Ecco allora che l’ingegno commerciale dei putiari (bottegai) trovò la soluzione inventando "u pani cu sciauru". Per pochi soldi si permetteva alla povera gente di strofinare con veemenza il pane caldo sulle forme di cascavaddu insaporendolo.
Alla faccia delle norme HACCP. Ma una delle ricette più apprezzate con il caciocavallo lo dobbiamo all’astuzia della moglie di un orafo in via Argenteria a Palermo. In un momento in cui le cose andavan male la donna, volendo salvare le apparenze, mise a cuocere una fetta spessa di caciocavallo con spezie e aceto, il cui odore somigliava molto a quello del coniglio alla stimpirata, apannaggio riservato a categorie abbienti.
Ingredienti:
- Una fetta di caciocavallo “spessa a sentimento”
- Mezzo bicchiere di aceto bianco
- Un cucchiaino di miele
- Olio di oliva
- Pepe a sentimento
- Uno spicchio d’aglio
- Origano a sentimento
Prendete il caciocavallo e "insivatelo" (ungetelo) bene bene con l’olio, successivamente cospergetelo di pepe. In una ciotola emulsionate l’aceto bianco ed il miele. Quindi mettete il caciocavallo in una padella e cominciate a fare abbrustolire la superficie del cacio girandolo. Non appena vedete il formaggio cominciare ad ammorbidirsi versate l’aceto ed il miele in padella assieme all’aglio schiacciato, e coprite con il coperchio per un minuto.
Non appena sarà tutto evaporato impiattate e spolverate di origano come se non ci fosse un domani.
Sedetevi, versate un bicchiere abbondante di vino, mettete vicino una generosa porzione di pane, che sia di semola, e buon appetito.
PS
In Sicilia non esisteva, fino a poco tempo fa, la dizione "QB" ma "a sintimentu", a sentimento ovvero a intuito.
Esempio: "A pasta non si pisa, si cala a sintimentu". Perchè la pasta non si butta, si cala.
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