Perchè non debba ripetersi:
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Freddo, aria tagliente secca e fredda, i bambini giocavano qui, sono sotto le travi ora. Non avevo paura, quasi nessuna l’aveva, quando è arrivata la prima scossa ci siamo guardati e…….siamo andati a dormire. Alla seconda non ci siamo nemmeno svegliati, alla terza il drago si è liberato, un mostro che dal centro della terra ti sale sulle gambe e ti arriva allo stomaco, mentre non ti reggi in piedi e niente si regge in piedi.
Il drago è libero.
Si scrolla da secoli di torpore e ruggisce spazzando via ogni ostacolo, case e palazzi, ponti e laghi, sogni e speranze. La montagna trema: profondi solchi, lunghi e larghi la segnano, rocce e neve, sassi e boschi.
Ed ecco allora che non capisci più niente, cose illese e cose distrutte, il caso colpisce alcuni e risparmia altri, non esistono regole, non c’è formula, tutta la scienza umana è inutile, puoi solo fuggire o rimanere fermo, puoi solo sbagliare.
E mentre il drago ti scuote, mentre tutto vibra, dovresti solo avere paura, fuggire o immobilizzarti dal panico, invece sei incosciente e ripeti a lei che non è niente, che non succede niente, ma il ruggito è più forte della tua voce poi, ancora da incosciente, con calma ti vesti sulla scala, non trovi la giacca, non trovi le chiavi, sei al buio, e il drago ancora ti scuote. Infine convinto e illuso di essere il più forte ti avvii all’uscita, dentro casa solo un vaso rotto, questo drago urla, ma in fondo non è cattivo.
Sei fuori.
Odore di gas, polvere, pali dell’alta tensione a terra, scintille ovunque, odore di gas, urla e strilli, odore di gas. Le case dei tuoi vicini sono intatte, ma chi urla? Saranno solo spaventati, odore di gas, apri il cancello, ma manca la corrente, eppure il lampeggiante si accende, eppure il cancello si muove, metti in moto, i fari tagliano la polvere, esci dal giardino e vedi il drago, con le zampe ha stappato case e chiese, dove non vedevi adesso c’è il cielo, poi polvere, la coda deve aver tagliato quella casa lì, è sparito il primo piano, poche macerie, con le ali deve aver fatto volare il resto, un’intera città non può avere così poche macerie.
Scendi dall’auto chiami chi conosci, urli, vai tre quelle macerie, non pensi che il drago possa tornare, possa colpire ancora, poi senti la voce di chi cerchi, stai bene, non pensi più ai morti. Poi gli altri, il cellulare diventa torcia, sfera di cristallo, torni in auto, corri dagli altri, il drago torna, ti passa vicino, urla, scuote l’auto, ma non ti fermi, polvere e gas. Sei confuso, e stranamente però sai cosa fare, lo hai sempre saputo, predi la torcia, il coltello, ti bloccano, sirene e divise, torni a casa, non ti spieghi come sei vivo, immagini tutto distrutto, porti fuori i tuoi cani, li infili nella suzukye li lasci in mezzo ad un prato…… li lasci lì, casa sembra intatta, il drago passa e ripassa, se potessi gli spareresti, metteresti fine a questa storia.
Riparti torni da chi manca all’appello, e scavi, scavi, sono vivi, qualcuno viene fuori, ma poi muore, ti fermano, ci sono i pompieri, agganciano le gru, arrivano le ruspe, 4 piani all’improvviso sono diventati <st1:metricconverter productid="2 metri" w:st="on">2 metri</st1:metricconverter> di macerie e <st1:metricconverter productid="4 metri" w:st="on">4 metri</st1:metricconverter> di cratere, poi li trovano, no…. sono cani, cani vivi illesi, sporchi li prendi e li porti via, sono i cani dei bambini se c’è l’hanno fatta loro………
E invece no gli uomini non sono fortunati come gli animali, e tutto finisce all’improvviso tra lacrime e conati, tra polvere e sudore, e il drago passa e ripassa.
Devi pensare ai vivi, devi salvare loro, un gilet giallo fluorescente tra mille cose, lo indossi, sai che ti aprirà molte porte, c’è una tendopoli, ci trasferiscono anche i morti, prendi tutti e li porti lì. Non c’è nessuna tendopoli, le montano ora, fai sdraiare le persone care, cerchi un po’ d’ombra, arrivano divise, sirene, elicotteri e persone. E’ solo l’inizio.
Arrivano persone, gente che conosci, tocchi, abbracci, fai, cerchi l’acqua, ti siedi, poi sei in piedi, c’è da fare, cambia il tempo, devi passare la notte.
I tuoi cari sono lì, sotto una tenda coperti da un lenzuolo, poi arrivano feriti, sangue, bende, medicinali, anziani, brande…… si montano le tende e poi divise, sirene, elicotteri, pensi ai cani che la sera prima ululavano perché sentivano il drago, ma non l’hai capito, ripensi alla pazzia di rimanere calmo, chiami i tuoi amici gli chiedi di venire a prendere i cani, di portarti benzina, tanta benzina, ti devi muovere, poi arriva il cibo, ti dai da fare, non puoi pensare, dai da mangiare alle persone strette sotto la tenda, piove, grandina, fa freddo, la terra trema e il drago torna, ma all’aperto non fa paura, un ragazzo di vent’anni crolla, sono 20 ore che soccorre feriti, trasporta cose, ed ha la casa distrutta. Lo metti nella tua auto, dormirete in tre. E’ giorno, capisci che i tuoi vecchi non possono andare vanti così, non ci sono più posti e piove, ancora si scava, ancora si cercano vite, cerchi un amico, gli chiedi un camper, prendi le armi e attraversi le montagne, scendi al mare, abbracci l’amico, prendi il camper, lasci le armi e torni su.
Ed il drago non vuole e mentre attraversi la gola, lo vedi strappare il castello sulla roccia, poi sassi davanti, ne eviti uno, due, cento, ma non ti fermi, il drago non ti fermerà. E vai avanti, una casa, una casa sicura su quattro ruote dove dormire, dove evitare la pioggia, una casa dove il drago non può niente, una casa appoggiata vicino ai morti.
E passano i giorni così, con il drago che ti scuote e le giovani vite spezzate vicino nell’immensa sala dalle infinite bare.
Un giorno tanta gente, tutta insieme porterà le 307 vite nell’ultima dimora, capi di stato, prelati e iman, tutti insieme sono estremamente ridicoli.
Accompagni le bianche bare negli ultimi metri, sulle spalle sono pesanti, ma è un dovere che non vuoi delegare ed ora sei qui. Due mesi oggi e questa città è ancora il fantasma di se stessa. L’odore se è possibile è anche peggiorato, al cimitero l’aria è irrespirabile, la gente sotto pochi millimetri di tenda è esasperata, influenza e pidocchi, ritmi imposti e solidarietà. Sfiducia e rassegnazione, forti e gentili, dignità e orgoglio, mi sembra solo che manchi un po’ di vasellina, ma speriamo che mi sbagli. Sono in quest’albergo in riva al mare, roba di lusso, una bella prigione, ma non pensavo che mi potessero mancare certe cose, il colore delle pareti, l’odore della parquet, le piantine tra la sala e la cucina. Prendermi cura delle mie cose, la carne alla brace, l’odore dell’olio dei fucili, comprare il cibo per i cani, costruire cucchiaini da pesca. Certo c’è l’altra casa ma è lontana da tutto, e poi ci dormono già in quattro e noi non ci stiamo. Respiro l’odore di salsedine e il lato buono di tante persone, gli altri, coloro che non posseggono tanta bontà, si sono persi dentro la loro meschinità, oppure dentro qualche wisky bevuto in solitudine. E’ la rivincita delle persone giuste: magra consolazione!!
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