Dalla spiaggia lo abbraccio come nessun altro può fare.
Passeggiando sulla battigia si può parlare solo se lui non c’è, diversamente si può solo ascoltarlo. Sa come tagliare i rami secchi e portarsi via i miei pensieri.
Chi bazzica questi luoghi d’inverno, sa che razza di prepotente è il vento. Aggredisce la mia persona e le schiene dei miei cani, strappa, scippa, strepita.
Certe notti mi piace abituarmi alla sua voce fino a non sentirlo e accorgermi che c’è solo quando per un momento smette. Fa una pausa, un silenzio che precede la nuova rincorsa.
Il vento è una persona. E siamo amici.
Gli parlo, gli racconto. Penso gli piaccia ascoltarmi. Comincio a bisbigliargli qualcosa, una preghiera, una canzone … e pare che mi stia a sentire, che si fermi un poco. Oppure grida più forte in risposta, per raccontare lui.
La sua furia è la voglia di essere ascoltato.
Il vento qui è il padrone del tempo.
Non so per quanto tempo ancora vivrò qui, ma alla fine sono certa che potrò riassumere il periodo di vita trascorso in questo luogo dicendo : ”ho fatto compagnia al vento”.
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