una provocazione? Forse no/forse si....chissà

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    #1

    una provocazione? Forse no/forse si....chissà

    Una lettura per spunti di riflessione/discussione....
    Il ministro Lollobrigida si è detto disponibile ad accogliere suggerimenti per modificare la bozza di decreto sulla caccia, nel solco della biodiversità. Eccone uno: difendere rondini, passeri e pettirossi
  • Shelby
    ⭐⭐
    • Apr 2025
    • 269
    • Chiavari

    #2
    Colgo l'occasione per chiedervi una cosa, i pappagalli come vengono considerati?

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    • Livia1968
      Moderatore Domande sul sito - Chiacchierando - aka Motore di ricerca
      • Apr 2019
      • 6201
      • Guidonia Montecelio (Roma)
      • Rocca e Brio del Buonvento -Bracco Italiano Davidensi's Tabacco-Spinone Italiano, Bia-Kurzhaar

      #3
      Petulanti , rumorosi, verdi.
      Rubano la frutta e schiamazzano se a rubarla sei tu o i cani.
      "Ululò a lungo, ma poi mi fu addosso come un uragano, e io mi trovai, per così dire, avvolto in un turbine di furiosa gioia canina.” Konrad Lorenz

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      • Shelby
        ⭐⭐
        • Apr 2025
        • 269
        • Chiavari

        #4
        Originariamente inviato da Livia1968
        Petulanti , rumorosi, verdi.
        Rubano la frutta e schiamazzano se a rubarla sei tu o i cani.
        😁 intendevo dal punto di vista della protezione .

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        • Livia1968
          Moderatore Domande sul sito - Chiacchierando - aka Motore di ricerca
          • Apr 2019
          • 6201
          • Guidonia Montecelio (Roma)
          • Rocca e Brio del Buonvento -Bracco Italiano Davidensi's Tabacco-Spinone Italiano, Bia-Kurzhaar

          #5
          Originariamente inviato da Shelby

          😁 intendevo dal punto di vista della protezione .
          Anche io.

          AI Overview

          "Non tutti i pappagalli sono specie protette. Alcune specie, come il parrocchetto monaco e il parrocchetto dal collare, (il parrocchetto monaco (Myiopsitta monachus) e il parrocchetto dal collare (Psittacula krameri) sono diffuse a Roma e non sono considerate specie protette. Altre specie, invece, sono protette dalla Convenzione di Washington (CITES) e richiedono autorizzazioni per la detenzione."



          Questa una informazione di servizio del Comune di Roma:


          Specie sinantrope. Partiranno a breve gli interventi di rimozione dei nidi di Parrocchetto monaco per la pubblica incolumità

          7 feb 2020

          Programmato entro il mese di febbraio l’intervento di rimozione dei nidi di Parrocchetto monaco (Myiopsitta monachus) presenti sui rami del cedro nel giardino di Piazza Vittorio. Si tratta di una specie di pappagallo di origine sudamericana, che in Italia si è acclimatata e diffusa in diversi parchi ed aree verdi, anche nella città di Roma.



          Uno dei nidi si trova al di sopra del marciapiede esterno al giardino di Piazza Vittorio, è quindi necessario ed urgente, e sarà effettuato nel rispetto del benessere dei parrocchetti e prima che inizi il loro periodo riproduttivo.

          Questi nidi, realizzati per lo più con rami secchi raccolti a terra, ma a volte ottenuti spezzando direttamente i rametti dalle piante circostanti, aumentano di volume via via che le famiglie si accrescono, arrivando a pesare fino a 200 Kg.

          Questa ingombrante presenza è di danno agli stessi alberi prescelti (per lo più cedri o palme del genere Phoenix), come risulta evidente se si osservano le misere condizioni in cui versa il cedro interessato.

          Ma soprattutto preoccupa il notevole rischio costituito dalla possibile caduta del nido stesso, o dall’eventualità che si spezzi e cada il ramo su cui il nido è costruito. Il pericolo per chi si trovasse a passare sotto l’albero in quel momento è evidente.

          I parrocchetti con tutta probabilità ricostruiranno i loro nidi, non sappiamo se sulla stessa pianta o distribuendosi su piante diverse, ma si può supporre che ci vorrà del tempo prima che i nidi raggiungano di nuovo un peso tale da destare preoccupazione.

          Bisogna ricordare e sottolineare comunque che si tratta di una specie aliena, introdotta accidentalmente nel nostro paese come in molti altri paesi europei, che si è acclimatata facilmente, complici i cambiamenti climatici, e che ha eletto a proprio habitat soprattutto le città, in cui trova parchi e ville storiche ricchi di specie vegetali esotiche dei cui frutti, germogli e semi si nutre. Ma si tratta di una specie molto adattabile, che può nutrirsi anche di semi e frutti di specie della nostra flora. In diverse città europee sono stati attaccate le coltivazioni nelle campagne circostanti, con danni notevoli ai raccolti. Anche qui da noi, ad esempio, sono state accertate perdite fino al 30% nei raccolti di mandorle.

          La voracità dei parrocchetti, associata al loro numero ormai molto elevato ed in continua crescita, si traduce poi anche in un danno nei confronti delle specie autoctone di uccelli e mammiferi alle quali sottrae risorse trofiche, il che determina il rischio di una perdita di biodiversità.


          Ed è la Lipu questa volta a lanciare l'allarme:

          La Lipu salva 6 parrocchetti a Roma. «La legge vieta di rilasciarli, ma allora devono dirci cosa fare»

          Sono bellissimi, hanno un colore verde smeraldo sgargiante, una lunga coda e il becco rosso, ma i pappagalli sono una specie alloctona con una popolazione numerosissima in tutta Italia in forte espansione soprattutto nel Lazio, dove hanno colonizzato ormai quasi tutti gli spazi verdi tra la Capitale e Ostia, creando secondo gli esperti non pochi problemi alla fauna locale.

          L’ultimo ritrovamento riguarda sei piccoli parrocchetti dal collare a Guidonia Montecelio, in provincia di Roma, in un nido ricavato dal tronco di un albero. Non sapendo come gestirli, la famiglia protagonista della scoperta ha subito chiamato il Centro Recupero Fauna Selvatica della Lipu che, nonostante debba accogliere solo i selvatici autoctoni, è accorsa a salvarli impegnandosi a svezzarli per il prossimo mese.

          «I pappagalli non fanno parte della fauna autoctona italiana, sono stati introdotti dall’uomo e loro si sono ambientati bene e in qualche modo hanno colonizzato il nuovo mondo. Detto questo, sottostanno a regole diverse rispetto ai selvatici autoctoni», spiega a Kodami Francesca Manzia responsabile del Centro Recupero. «Per quanto ci riguarda, infatti, soccorrerli è un’eccezione non la regola, perché mentre i selvatici autoctoni si possono e si devono quando possibile reintrodurre in natura, queste specie aliene non si possono rilasciare. Il problema è che però, le richieste di aiuto sono molte e sono cresciute, e chiaramente noi facciamo quel che possiamo ogni volta amando tutti gli animali e non volendo discriminare nessuno, ma diventa sempre più complicato».

          Manzia si riferisce al fatto che è la Regione a normare sulla tutela della fauna selvatica e quindi anche su tutto quello che fa il Centro: «Rispetto a queste specie la legge ci vieta di ri-liberare gli esemplari in natura, ma la cosa che non ci dice è cosa dobbiamo farne visto che non possiamo mica tenerli tutti ammassati nelle gabbie. Oltretutto, sul motivo la legge non specifica nemmeno se è perché si tratta di animali alloctoni, ma parla solo di popolazioni di animali che vivono allo stato libero sul territorio nazionale. Insomma bisognerebbe fare chiarezza».

          Tornando allo svezzamento dei parrocchetti, Manzia ci spiega che non è una cosa particolarmente difficile: «Essendo arrivati da noi proprio per il commercio ormai da tanto tempo, esistono sul mercato tantissimi prodotti per svezzarli in maniera semplice, anche se ovviamente bisogna saperlo fare. Ma, infatti, non è questo che spaventa, quanto la sovraespansione. Qui a Roma ce ne sono ormai un numero davvero notevole, si riproducono e la crescita è esponenziale. E come sempre la responsabilità è umana, perché non sono mica arrivati da noi con le loro ali, ma trasportati in gabbie per essere poi rilasciati in grande quantità ed essere venduti come uccelli ornamentali e da compagnia o per il commercio illegale».

          ​Sono due le specie di pappagalli che vivono liberi nel Lazio: il parrocchetto dal collare (Psittacula krameri) originario dell’Asia ed Africa e il parrocchetto monaco (Myiopsitta monachus), proveniente invece dal Sudamerica. La colonia presente nella Capitale è la maggiore, secondo alcune stime sarebbero addirittura decine di migliaia, per altri non supererebbero le 1.000 coppie. I cittadini vedono di buon occhio questi animali che con i loro colori vivacizzano i viali e i parchi urbani, mentre esperti e ambientalisti osservano e descrivono il fenomeno con il termine «invasione».

          Nel caso del parrocchetto dal collare, in particolare, l’apprensione è motivata dal fatto che nidifica nelle cavità occupando il territorio dei picchi e precludendo spazi di nidificazione ad altri uccelli come storni e upupe, che hanno le stesse abitudini riproduttive. Ma non solo: questi volatili, infatti si nutrono di frutta, bacche, fiori, foglie e semi vari, che trovano per la maggior parte nei parchi e nei giardini e, secondo gli esperti, se mai si dovessero spostare nelle campagne, come pare stia accadendo nei dintorni di Roma, probabilmente l’impatto sarebbe ancora più importante. Finora sembra però che le loro preferenze siano rivolte soprattutto alle aeree urbane forse per il clima più mite e meno umido.

          ​​
          "Ululò a lungo, ma poi mi fu addosso come un uragano, e io mi trovai, per così dire, avvolto in un turbine di furiosa gioia canina.” Konrad Lorenz

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