Amarcord... (capanno vicini a Monselice)

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  • l'inglese
    Moderatore Setter & Pointer
    • Mar 2008
    • 4251
    • Arzignano, Vicenza

    #1

    Amarcord... (capanno vicini a Monselice)

    Si era a capanno vicini a Monselice , quando ancora non eravamo rinchiusi in ambiti e regole . La mattinata era stata come sempre noiosa , qualche passero , un paio di storni e nulla altro ... Oramai il sole era alto e le possibilita' di riempire ancora i lacciuoli erano poche ... Ero con Cipriano , classe 1937 come il mio papa' , mio maestro e compagno di caccia di allora ... Solo il rauco richiamo delle Cesene e qualche zirlo acuto dei Sasselli ci destarono , un battito di ciglia e le piante davanti a noi erano piene di Cesene , apparse come per magia dalle vicine piantagioni di mele . Puntammo i fucili e con la voce mozzata Cipriano inizio' a contare per chiamare il " Doppietto " : Uno , Due e BurumBumBum , sparammo alle piante e agli uccelli che stavano tentando la fuga per la Vita !!! Quante ne hai prese ? Mi chiese . Credo neanche una , risposi , Ah Bon da gnente !!! Le iera cossì a tiro ... Comunque non ghi no ciapa gnanca una anca mi !!! Ahahahahahahahahahhh Invece una volta ero solo a Passeri , in un vigneto con un capanno davvero invisibile da quanto era ben occultato , avevo delle cartuccine del 11 senza contenitore e alle 11 del mattino arrivo' il solito sciapeto di Cesene , quello delle 11 appunto . Erano 3 e messe una ad un mezzo metro dall' altra ... Diana in persona accompagno' la mia fucilata e due caddero subito , mentre un' altra , dopo una piccola impennata nel cielo , precipito' a terra con un pallino nella testa ... Questo solo un quarto di secolo fa' ....O forse piu' !
    Roberto

    Con affetto e simpatia [:-golf]

    un saluto

    l' inglese
  • lacopo giuseppe
    ⭐⭐⭐
    • Oct 2014
    • 5614
    • roma
    • setter

    #2
    È sempre bello leggere di avventure vissute con con i nostri cari, la sana passione dei tempi che furono.

    La caccia è sempre domani

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    • flou
      ⭐⭐⭐
      • Mar 2016
      • 5993
      • roma
      • setter LARA

      #3
      Un quarto di secolo fa, o poco più.......io cominciavo allora, che ricordi ragazzi
      Grazie Inglese, mi hai fatto venir in mente, di nuovo, tante belle cose...,..,. Lo mia prima pavoncella tirata(e padellata) a Ceri accompagnato da uno che manco conoscevo ,(primo anno di licenza).
      Mi viene in mente il primo tordo..........
      Sarebbe da scrivere assai ma non mi prolungo

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      • Er Mericano
        ⭐⭐⭐
        • Feb 2022
        • 2024
        • Alabama
        • Labrador

        #4
        16 anni, prima licenza. Papa' ed io facemmo qualche bella allodolata a Nettuno, dove il mio Beretta S55B 12/70 nuovo fiammante aveva mostrato l'incredibile portata della canna superiore, strozzatura full, o una stella, al punto che un altro cacciatore, lasciato il suo appostamento, mi venne a chiedere: "A more', ma che ciai messo ne le cartatucce, la dinamite?" E infatti avevo fatto tiri "alle stelle" e le lodole erano venute giu' "stracciate."
        Papa' aveva un amico che aveva una fattoria appena fuori Nettuno, e dopo una di queste cacciate, verso le 11, quando le allodole non traccheggiavano piu', andammo a trovarlo. In poco tempo le donne della fattoria spiumarono e pulirono le nostre prede e le cucinarono allo spiedo, insieme a quelle che uno dei ragazzotti della fattoria aveva preso quella stessa mattina. Mentre le allodole cuocevano, le donne ci servirono dei fagioli cotti in un grande orciuolo di terracotta. Forse sara' stata la fame, forse la bellissima cucina rustica del vecchio casale, con un camino cosi' largo che ci avresti potuto mettere allo spiedo un'intero vitello, forse la compagnia di gente alla buona, fatto sta che di fagioli cosi' prelibati non me ne sono piu' capitati sotto i denti. E le allodole allo spiedo erano fantastiche. A me poi la selvaggina fresca, non frollata, e' sempre piaciuta di piu' di quella nella quale putrescina e cadaverina hanno fatto il loro sporco lavoro...
        A proposito di compagnia, fra la quindicina di commensali c'era una bella ragazza bionda, procace, ritratto della salute, non grassa ma bene in carne come una starna ottobrina. Due occhi blu nei quali mi sarei tuffato come in un mare tropicale. Avevo 16 anni, che vuoi? Vi ricordate come eravate constantemente arrapati anche voi, a quell'eta'? Non le potevo togliere gli occhi di dosso. E lei pure mi fissava per qualche secondo, per poi arrossire e abbassare lo sguardo verso il piatto davanti a lei. Sai, io ero un ragazzo di citta', un romano, una persona raffinata, non uno dei giovani villici che di sicuro le sbavavano appresso... Era la sorella quindicenne del ragazzotto cacciatore, forse di 18 o 19 anni. Purtroppo lui s'accorse degli sguardi che si incrociavano, della mescolanza di pudicizia e provocazone che la sorella mostrava--una mescolanza cosi' deliziosamente femminile. E finito il pranzo, vedendo che io stavo manovrando per avvicinarmi a sua sorella per intavolare una conversazione che avrebbe potuto portare a qualcosa di buono, 'sto fijio de' 'na bona mamma che fa'? Mi si mette davanti, fra me e la ragazza, e mi dice, "Aho', e quarche lodola nun te la voi porta' puro a casa? 'Nnamo, pija lo schioppo e 'nnamo a spara' quarch'antra lodola, che so' 'n posto che de pomeriggio fa faville." Mica gli potevo dire che avrei preferito rimanere a fare la corte a sua sorella, cosi', a malincuore, presi schioppo e cartuccera e lo seguii. Lui, oltre al fucile e la sua cartuccera, aveva preso una lunga canna ed una vecchia pantofola di paglia intrecciata. Arrivammo dopo dieci minuti di cammino ad un seminato costeggiato da un prato e con un fossetto d'irrigazione secco fra prato e seminato. Lui mise la pantofola sulla canna, con il sommo della canna contro la punta della pantofola, pianto' la canna nella terra soffice del seminato, e ci nascondemmo nel fossetto. E, che la scalogna venatoria mi perseguiti per il resto dei miei giorni se sto dicendo una frescaccia, le allodole cominciarono a "giocare" sulla pantofola come se fosse stata una civetta viva che faceva "la riverenza." Allodole di una volta, non come quelle di oggi che se non hai richiami vivi, stampi di lodole impagliate, allodole imbracate e legate ad un piolo, giostre e madonne varie non ti si filano per niente. Una ciabatta e due fischietti, e daje, a spara'. Prima che cominciasse a far buio ne avevamo due bei mazzi. Bella giornata, si', ma quella ragazzotta bionda dagli occhi blu, che non vidi mai piu', ancora mi rimane nella memoria. Scriveva Gozzano: "Amo le rose che non colsi, le cose che non ebbi..."
        Ultima modifica Er Mericano; 07-06-22, 10:43.
        Chi se fa' pecora, la lupa arabbiata se lo magna!

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