Per mandato del Consiglio Direttivo d’intesa con il Comitato Tecnico della SABI e in ottemperanza a quanto stabilito dal regolamento di attuazione dello statuto della Società medesima, ho redatto alla fine del 2005 una breve relazione sullo stato attuale della razza e sulla sua evoluzione durante gli ultimi tre anni assumendomi il compito di fornire anche qualche indicazione per la selezione e l’allevamento nei prossimi anni.
L’analisi è stata condotta attraverso la valutazione dei soggetti presentati alle manifestazioni (prove ed esposizioni) con particolare attenzione alle speciali di razza, l’osservazione di prodotti dei principali allevamenti e alcune testimonianze di allevatori e utilizzatori. Si presume che per l’elevata percentuale dei bracchi controllati alle manifestazioni in rapporto ad una popolazione non molto numerosa che non è variata significativamente negli ultimi tre anni, le nostre valutazioni empiriche, realizzate senza ricorrere a metodi statistici, possono essere ritenute oggettive e utili per fornire indicazioni per il processo migliorativo della razza.
Non sono stati notati cambiamenti sostanziali in questi brevi tre anni durante i quali va segnalato come diversi bracchi si siano avvicendati, distinguendosi anche in manifestazioni di grande rilievo, per contribuire al prestigio ed alla notorietà della razza.
L’indicazione della SABI - sempre fortemente voluta e incentivata anche attraverso specifici premi a punteggio - di produrre il bello e bravo viene confermata non solo nei soggetti partecipanti a esposizioni e prove, ma anche in buona parte dei bracchi che gli allevatori più seri e capaci distribuiscono all’utenza venatoria. In grande percentuale si producono bracchi di media taglia, d’aspetto forte e vigoroso, con robusta ossatura, che mantenendo ben evidenti le caratteristiche morfologiche dettate dallo standard, evidenziano tonicità muscolare e la prestanza del cane da lavoro. Dobbiamo sempre declassare i soggetti esili e con poca sostanza, mentre il grande bracco di antico stampo può rivestire un certo interesse in allevamento per l’espressione, il carattere, la tipicità in generale purché dimostri di essere avido, resistente e dinamico nell’impegno sul terreno.
Confermo come le misurazioni dei soggetti di qualità più diffusi e più in vista alle manifestazioni rivelano per i maschi altezza al garrese tra 63-65 cm con perimetro toracico di 75 cm e per le femmine 59-61 cm con torace sui 70 cm. Si pongono cioè nelle misure medie dello standard entro i quali oggi sembra rientrare la maggior parte dei bracchi. In buona percentuale anche la lunghezza del tronco è pari all’altezza al garrese con minimi scostamenti. Da queste misurazioni scaturiscono pesi tra i 28-32 kg in cani in buono stato. Suggerisco, fornendo adeguate istruzioni, di utilizzare il sito internet per allargare la base di questa ricerca che dovrà fornirci non solo pesi e misure, ma anche una correlazione tra l’efficienza sul terreno (in particolare velocità e resistenza) in rapporto alla corporatura del cane.
La tipicità della testa e una corretta divergenza degli assi cranio-facciali è oggi diventata una costante. Così pure con soddisfazione vediamo come i cani ben tenuti non abbiano quasi mai problemi cutanei, tracce di linfatismo e rachitismo. Sarà merito della selezione o di un maggior benessere e di una migliore alimentazione? Si pensa che entrambe le cose abbiano positivamente influito. Ai raduni di razza è rarissimo vedere un soggetto con gli appiombi scorretti.
Confermo quanto già scritto tre anni fa: “La razza attraversa un momento di buona salute e non presenta nella media problemi particolari, si sta proseguendo in un processo evolutivo intrapreso molti anni fa e direi che si stanno consolidando gli ottimi risultati raggiunti nell’ultimo decennio; solo una raccomandazione importante va fatta agli allevatori e ai giudici che dovranno sempre considerare con giusta severità i soggetti che non dimostrano quella serenità e franchezza del carattere che determinano l’adattabilità della nostra razza a qualsiasi situazione, si notano infatti, con percentuali maggiori in linee di sangue facilmente definibili, alcuni soggetti con problemi di timidezza ed ipersensibilità.”
Forse questo ultimo problema è oggi meno frequente, ma teniamo alta la guardia!.
A differenza di quanto richiesto dall’ENCI non ritengo sia necessario istituire impegnativi controlli radiologici sulle displasie e tantomeno su altre patologie ereditarie fino a quando una grande percentuale dei nostri bracchi sarà impiegata nell’esercizio venatorio o nella preparazione per le prove di lavoro. Se impegneremo severamente i nostri cani nell’esercizio per il quale sono stati creati, avremo i migliori presupposti per selezionare cani sani e robusti.
Preoccupazioni per il futuro ci vengono dai cani che non vengono utilizzati sul terreno della caccia e delle prove o dai bracchi nei paesi stranieri, questi ci saranno utili solo se sapremo mantenere adeguati contatti e controlli con i loro allevatori.
Il materiale di cui oggi può disporre l’allevamento italiano, fondato su alcuni ceppi di gran pregio e ben controllati da molte generazioni, ci può consentire di selezionare senza necessariamente ricorrere a ripetuta consanguineità e di produrre con frequenza e facilità un elevato numero di bracchi altamente qualitativi come già sta avvenendo nei migliori allevamenti.
Giuseppe Colombo Manfroni
forse non tutti l'hanno visto e letto, lo ripropongo sul sito in attesa di commenti

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