Certe cose emotive che…prendono vanno condivise a caldo o taciute gelosamente!
Io sono per la condivisione perché la cucina è poesia e la poesia è un patrimonio di cui godere insieme.
Ma tornando con i piedi in…cucina oggi (poco fa) ci siamo fatto e sbafato un semplicissimo manicaretto che di tanto in tanto non ci facciamo mancare: I gamberoni in padella flambati al brandi.
So che potrebbe sembrare un piatto banale; i puristi arricciano (lo fanno sempre) il naso davanti al termine “surgelato”. In special modo parlando di pesce. Fattostà che i gamberoni o hai la fortuna di aspettare il peschereccio che rientra la mattina o te li rifilano come “freschi” mentre gli onesti ti espongono il cartellino “scongelati”. Visto comunque che la discriminante sta nella qualità del prodotto e della sua corretta commercializzazione, noi siamo da anni usi acquistare da un fidato commerciante di surgelati dei gamberoni argentini in confezioni da 800 g al prezzo di 16 € assolutamente scelti per pezzatura e qualità. Considerando poi che i prezzo al ristorante di un piatto con due gamberoni ha ben altro…peso, non c’è proprio da lamentarsi; anche perché si tratta di diciotto bei gamberoni per confezione che, fatti come di seguito, saziano e soddisfano due persone.
Non sto neppure ad elencare gli ingredienti perché vengono da soli chiacchierando del “come”.
Si dispongano i gamberoni su di un fianco ben accomodati in un tegame di 30 – 40 cm di diametro, leggermente (o punto) unto con un’idea d’olio, con tanto di carapace e testa. Ben viva la fiamma, si arrostiscano da un lato, controllando che dopo un paio di minuti inizieranno ad accentuare la loro originale curvatura corporea. E’ il momento di rigirarli sull’altro lato e completare la rosolatura che avverrà in altri due o tre minuti aumentando ulteriormente la loro “cifosi” dorsale. Si irrorino con una bella spruzzata di brandi (oggi era di turno lo Stock etichetta nera) e si incendino lasciando che la fiamma si spenga.
Servire subito e mangiare il tutto succhiando teste e carapaci.
Il Cartizze ha dato il meglio di se stesso guazzando da montanaro con i marinari sprigionando sentori inusuali…
Qui mi fermo non senza un gocciolino di Stock per finire e “Questi furo gli estremi onor renduti al domatore di cavalli Ettorre.”
Da provare.
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