1. il tiratore
2. il cacciatore
Il primo è mediamente un soggetto che dedica alla sua passione poco più delle giornate di caccia legali, generalmente poligonista prestato all’attività venatoria, massima resa col minimo sforzo, spesso anche amante delle cacciate in ambito comunitario e potendo extracomunitario dove, pagando, si ha la certezza quasi assoluta di portare a casa il trofeo, il più bello possibile per le proprie tasca ovviamente, indipendentemente dall’azione caccia, del tutto secondaria.
La sua arma è quasi sempre un supermagnum, tarato a centinaia di metri, freno di bocca e telescopio montato.
Abbigliamento ipersupertecnico che pur essendo utile nelle diverse condizioni climatiche per loro e solo fonte di sicurezza, casomai si guastasse il climatizzatore dell’auto in estate o il riscaldamento in inverno.
Nello zaino super mega come cibo porta sempre barrette energetiche e bibite ipervitaminiche casomai dovesse fare qualche decina di metri per piazzarsi.
La sola capacità di avvicinamento al selvatico è data dall’aumento degli ingrandimenti dell’ottica.
Il loro ego esplode al momento della foto con la preda, li possono arrivare all’eiaculazione, una prova di esibizionismo senza eguali, salvo omettere magari come si è svolta veramente l’azione di caccia che è stata magari una vera e propria schifezza, ma questo è secondario.
Al termine della giornata potrebbe andare tranquillamente in un ristorante di lusso con la sola necessità di doversi sciacquare le mani per essere presentabile.
La sua auto è mediamente un SUV con interni asettici, una sorta di sala operatoria viaggiante.
Non ferisce mai, o colpisce perfettamente o lo vola completamente.
Hanno tutti l’Hunting Room, tassativamente insonorizzata. Insonorizzata? Si, per non far uscire le balle che raccontano “spiegando” i trofei che, potendo, si staccherebbero dal chiodo che li tiene appesi nella ricerca di perdere le orecchie per non sentire più.
Il secondo, dopo aver letto le caratteristiche del primo, vien quasi pena a parlarne…
Stupidamente, anche a caccia chiusa, frequenta i territori che saranno oggetto di caccia, cerca di conoscere le abitudini e il numero dei capi che girano nell’area: un vero perditempo.
Mediamente è armato con carabine di umile calibro, anche se esiste fra di loro lo sborone che ha addirittura un 270win, sia pur con microottica rispetto al primo.
A guardare com’è vestito, rispetto al primo, pare un clochard.
Lo zaino e quasi sempre frusto/liso/rattoppato con all’interno il minimo indispensabile e l’immancabile panino nella stagnola, colmo di formaggio e affettati, anticolesterolo, mentre sul bere si spazia.
Terminata la giornata di caccia, per essere presentabile in società, rasenta la necessità di dover fare uso dello chanteclair prima della doccia.
La sua auto, un’utilitaria euro 0, fortunatamente viene revisionata solamente in un officina, se dovesse subire anche la revisione dell’ASL verrebbe interrata dopo essere stata sigillata come l’eternit.
Il ritrovo, terminate le operazioni, è presso famigerati locali nei quali si parla solo tassativamente il dialetto locale e si ammettono le padelle, perculandosi per ore, per poi continuare nei tempi a venire, ma si lasciano con già una cena organizzata e bevuta offerta dal padellatore.
Il trofeo dell’animale conta, ma molto di più la ciccia da mettere in freezer.
Conclusioni: se il legislatore, per assurdo purtroppo, domani decidesse di adottare obbligatoriamente come calibro un 6,5/7/8x57 con ottiche max 6x, chi e quanti sarebbero in grado di fare i carnieri?
Ok, vero, stasera non avevo nulla di meglio da fare, perdonatemi! Drool]
[brindisi]

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