coi soldi pubblici?!?!
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---------- Messaggio inserito alle 10:33 AM ---------- il messaggio prcedente inserito alle 10:31 AM ----------
Stop al business del randagismo o via preferenziale per
alcuni?!?!?
Animalisti in festa per la nuova ordinanza Martini che
riguarda la gestione dei canili comunali o convenzionati
(quindi quelli finanziati con soldi pubblici). Per spiegare
l’ordinanza quale miglior fonte se non la LAV? La
responsabile nazionale di canili e gattili Ilaria Innocenzi
scrive che l’ordinanza: “…, dispone che in sede di
bando di gara o di convenzione e di valutazione delle
offerte siano previsti principi di prelazione a favore delle
strutture gestite da associazioni onlus o enti morali aventi
come finalità la protezione degli animali…”, ovvero
che verranno in ogni modo privilegiate le associazioni
animaliste nel “vincere “ i bandi inerenti ai canili. E
continua, riferendosi ai Sindaci, rappresentanti
democraticamente eletti dai cittadini, a differenza delle
private e autoreferenziali associazioni animaliste, con il
monito: “Viene ribadita, inoltre, la precisa
responsabilità del Sindaco anche nel caso di animali
rinvenuti sul proprio Comune ma collocati in strutture che
insistono su territorio non di sua competenza.” Che
“tradotto”, vuol dire che secondo l’ordinanza, in
alcun modo i Sindaci potranno esimersi dall’essere
responsabili dei propri randagi, ovunque essi si trovino e,
ovviamente, in maniera perpetua. Ma non finisce qui: le
associazioni e gli enti morali, dopo aver avuto la gestione
dei canili o le convenzioni in via privilegiata,
necessiteranno ben anche di appositi “spazi
pubblicitari” (metaforicamente parlando)!... E quali
migliori spazi se non quelli dei siti istituzionali?!? Ecco
che da oggi potrete trovare, tra un bando di concorso e
un’ordinanza del Sindaco, anche frotte di pelosi in cerca
di famiglia, infatti, scrive la LAV: “E’ prevista anche
l’affissione presso l’albo pretorio o altri spazi
pubblici di informazioni e foto dei cani adottabili e la
pubblicazione sui siti web.” Il che vuol dire che forse un
cittadino non troverà il posto in Comune, ma un cane onlus
si!! E se per disgrazia il canile non avesse una gestione
“onlus e morale”? LAV scrive che nei bandi si dovrà
“…prevedere l’accesso alla struttura e la presenza
delle associazioni animaliste al fine di favorire
l’adozione dei cani…”. Quindi, sembra che con questa
ordinanza, le private, autoreferenziali e a volte
improvvisate associazioni animaliste avranno diritto di
accesso alle strutture comunali sempre e comunque! Un
normale cittadino no, ma un animalista si! D’ora in
avanti, grazie (si fa per dire) a Francesca Martini, le
associazioni animaliste avranno per così dire “diritto
di presenza” garantito in ogni canile pubblico o
consorziato, cosicchè, almeno in tema di randagismo, un
Sindaco per poter dire la sua dovrà prima essere eletto,
un animalista no! Per fortuna l’ordinanza prevede che
anche il comune cittadino possa visitare la pubblica
struttura, ad orari e date ben precise sia chiaro. Infatti
riporta la LAV: “Un diritto che invece è di ogni
cittadino in quanto i cani ospitati sono pubblici e per il
loro mantenimento tutti pagano le tasse.” , come dire che,
tutto sommato, essendo il cittadino che mantiene le
strutture gestite dagli animalisti ed enti morali o da loro
perpetuamente visitate per diritto acquisito a priori, possa
anche lui, qualche volta, fare qualche visita… FederFauna
si chiede come un Sindaco possa controllare un canile e le
suddette associazioni se sono, per diritto, esse stesse o
gestrici o visitatrici/controllori, quando il Sindaco ha un
mandato a termine e le associazioni no. Ci spieghi il
Sottosegretario come un Sindaco possa difendere un canile
comunale che costa di realizzazione, mediamente 1
milione-1milione e mezzo di euro, da abusi quali staffette e
traffici di meticci vari dall’Est e dalla Spagna che
sembrano essere operati proprio da associazioni animaliste.
Ci spieghi come un Sindaco possa difendere le casse
pubbliche dai traffici connessi al randagismo quali
stallaggi e staffettaggi dal meridione, di cani con
leismania o di cani che, proprio attraverso circuiti
animalisti, sembra partano meridionali e si naturalizzino
milanesi o romani. Come potrà un Sindaco di una città
metropolitana, controllare 5 canili da 200 cani anziché
uno solo da 1000? È probabile che soluzioni come quelle
imposte dall’Ordinanza, in caso di grandi città,
quintuplicheranno i costi di realizzazione e di gestione a
carico dei cittadini, quintuplicheranno le possibilità di
attività per gli animalisti ma è difficile credere che
faciliteranno i controlli!... Ci spieghi inoltre il
Sottosegretario come possa un Sindaco vigilare in piena
autonomia sulle attività di un canile se, da una prima
lettura dell’Ordinanza, sembra basti una segnalazione di
inadempienza alla Prefettura, perché questa intervenga
sostituendolo nelle competenze. Ci sentiremmo più
tranquilli se nelle gestioni dei canili, un Sindaco, colui
che è eletto dalla maggioranza dei suoi concittadini,
potesse agire in piena autonomia e si potesse anche
difendere da quegli animalisti che usano i soldi dei
cittadini per i traffici di randagi o di cani sequestrati o
per altre attività per le quali le strutture ed i soldi
pubblici non dovrebbero assolutamente essere usati. Non
vorremmo che i canili municipali diventassero strutture
pubbliche , con oneri di gestione pubblici, per fornire
gratuitamente basi logistiche ad attività “private”.
Bhè! Che dire? Il dubbio è forte: l’Ordinanza sembra
segnare effettivamente la fine di un certo tipo di business
del randagismo, ma non sarà forse l’inizio di un
altro?!?!
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