Non ce l'ha fatta Stefano M. rimasto gravemente ferito durante una battuta di caccia al cinghiale nella zone di Oristano. Il disperato tentativo dei medici di salvargli la vita, mediante operazione chirurgica, non è stato sufficiente: Stefano è morto nella notte scorsa a causa della munizione (esplosa da un suo compagno di squadra) che di rimbalzo lo ha colpito alla testa. Si trovava sul Monte Arci, quando un cinghiale gli è sbucato davanti: Stefano ha sparato, uccidendo il selvatico. Contemporaneamente alla sua, una seconda fucilata, esplosa da un suo compagno di squadra e rivolta allo stesso esemplare, và a vuoto, rimbalza su una roccia e lo colpisce alla testa: Aveva solo 23 anni!.
Sempre domenica, nelle campagne tra Arzachena e Luogosanto, Mario T. ha perso la vita, ucciso da una fucilata alla gola esplosa da un suo compagno di squadra, indirizzata anch'essa ad un cinghiale. Vicino alla stessa zona di caccia, mentre la squadra era impegnata nello spingere l'ennesimo cinghiale alla posta, si è sfiorata un altra tragedia: Gianfranco P. è rimasto ferito, sempre da una fucilata andata a vuoto, che gli si è conficcata, per sua fortuna, in una spalla.
In questa disgraziata annata venatoria il bilancio dei morti in Sardegna, durante le giornate di caccia, è salito a 5.
L'imprudenza ed il mancato rispetto di alcune leggi, sono le cause principali. I primi responsabili siamo noi cacciatori. Noi, che troppo spesso dimentichiamo di avere un'arma in mano. Noi, che troppo spesso ce ne freghiamo delle regole. Noi, che così facendo diamo fiato, forza e respiro a chi già ci odia di suo! Noi, che ci ritroviamo poi a piangere e a consolarci, quando questa nostra amata e splendida passione, diventa Tragedia.
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