Fagiani da allevamento (articolo preso da sito Federcaccia9

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    • Oct 2022
    • 161
    • (BS)
    • Setter inglese

    #1

    Fagiani da allevamento (articolo preso da sito Federcaccia9

    FAGIANI DI ALLEVAMENTO: PROBLEMA SOPRAVVIVENZA

    13 Marzo 2024
    11
    È esperienza comune che i ripopolamenti con selvaggina allevata (soprattutto fagiani) diano risultati molto deludenti soprattutto in termini di riproduzione. Uno studio condotto alcuni anni fa in Gran Bretagna (UK) conferma quelle che sono le sensazioni anche per il nostro Paese anche se si tratta di situazioni molto diverse: in UK il ripopolamento con soggetti di allevamento è utilizzato in modo massivo (la caccia è infatti una fonte significativa di reddito per molti proprietari terrieri), basti pensare che annualmente vengono immessi circa 35 milioni di fagiani a scopo venatorio! Proprio però per questo motivo la Gran Bretagna può essere utilizzata per valutare l’efficienza del ripopolamento e i problemi connessi con un ricorso così intenso e generalizzato a questa pratica.

    Si è osservato che se negli anni ‘60 la resa dei fagiani abbattuti rispetto a quelli immessi era di circa il 50%, oggi l’efficienza delle immissioni è scesa ad un livello inferiore al 35%


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    Fig. 1) Resa dei ripopolamenti di fagiano in UK dal 1960 ad oggi



    Inoltre, si stima che solo il 15% dei fagiani immessi per ripopolamento e sfuggiti al prelievo venatorio arrivi alla stagione successiva a quella dell’immissione. Certamente, in Gran Bretagna l’intensificazione delle tecniche di allevamento a livello industriale e l’estensione della caccia per tutto gennaio possono aver causato un aumento del rischio di mortalità per cause naturali, tuttavia tra queste, le perdite per predazione sembrano essere le principali (si sospetta espressamente la volpe).

    Per paragone i soggetti nati e allevati nell’ambiente selvatico hanno un tasso di sopravvivenza di circa sette volte superiore rispetto a quelli di allevamento.

    Se poi affrontiamo il problema del successo riproduttivo degli animali derivanti dall’allevamento i dati sono ancora più drammatici.

    È stato osservato, sempre nello studio inglese menzionato, che fino al 1990 circa, il carniere di fagiano presentava una stretta correlazione con la sopravvivenza estiva dei fagianotti. Questo suggerisce che il carniere dipendesse più dalla riproduzione dei soggetti selvatici che dai ripopolamenti e/o che questi ultimi erano in grado di contribuire alla riproduzione naturale.

    Dal 1990 in poi però non si registra più questa correlazione ed è quindi evidente che il contributo di questi animali alla riproduzione si è quasi azzerato. In pratica le popolazioni selvatiche sono state sostituite da quelle di allevamento che però non sono in grado di riprodursi a livelli tali da sostenere le popolazioni.

    Anche uno studio fatto in Toscana negli anni 2000 metteva in evidenza che il carniere di questa specie era correlato con la percentuale di ZRC mentre non mostrava alcuna relazione con il numero di fagiani di allevamento “lanciati”.

    I fagiani allevati infatti mostrano una fitness molto inferiore a quelli selvatici per vari motivi (comportamentali, genetici, sanitari ecc).

    È fondamentale quindi mantenere il più possibile delle popolazioni selvatiche di questa specie (e della piccola selvaggina stanziale in generale) attraverso la gestione di una rete di aree protette (ZRC e Istituti simili) e/o adottare delle forme di prelievo che non esauriscano la risorsa faunistica.


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    Fig. 2) Una rete di Istituti faunistici come ZRC o simili, ben vocati alla piccola selvaggina e gestiti attivamente, è ancora uno degli strumenti più efficaci per la conservazione e il prelievo del fagiano e della piccola selvaggina in generale

    Fonti:

    Robertson et al. (2017). Pheasant release in Great Britain: long-term and large-scale changes in the survival of a managed bird. European Journal of Wildlife Research, 63(6), 100.

    Santilli, F., & Bagliacca, M. (2008). Factors influencing pheasant Phasianus colchicus harvesting in Tuscany, Italy. Wildlife Biology, 14(3), 281-287.

    Dr. Francesco Santilli – Ufficio Studi e Ricerche Faunistiche e Agro Ambientali Federcaccia
  • Cinofilo75
    ⭐⭐
    • May 2023
    • 232
    • Siracusa
    • breton

    #2
    Per rispondere a questo studio bisognerebbe interpellare anche gli allevatori ti assicuro che la metodologia dell'allevamento, la genetica, l'alimentazione, grandi spazi, pulizia, ecc. possono influenzare la resa dei ripopolamenti in positivo. Tengo a sottolineare un aspetto molto importante, per diretta esperienza posso assicurare che se l'animale in allevamento oltre al mangime commerciale, viene alimentato sin da piccolo con insetti vivi quali vermi, cavallette, locuste, formiche e varie tipologie di erbe, una volta liberato avrà maggiori possibilità di sopravvivenza rispetto ad uno alimentato a solo mangime. Da premettere che negli anni 60 i fagiani venivano allevati con metodi il più naturale possibile, le uova venivano covate dalle fagiane, o in alternativa dalle galline covatrici o dalle tacchine, guardate questi due video allevamento selvaggina fiorentino del 1945Curiosità venatorie: allevamento di fagiani a Firenze. (youtube.com) L'allevamento di fagiani nella riserva di caccia. (youtube.com)

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    • Cinofilo75
      ⭐⭐
      • May 2023
      • 232
      • Siracusa
      • breton

      #3
      Ai nostri giorni negli allevamenti grandi e medi i fagiani vengono allevati incubando le uova in incubatrice, da generazioni e generazioni da circa mezzo secolo, è normale che i fagiani prodotti non danno alte percentuali di riproduzione, rispetto ai primi fagiani del dopoguerra. Per soddisfare l'immensa richiesta in Europa e Gran Bretagna i fagiani vengono allevati allo stato intensivo come polli dentro i capannoni, nutriti a sola miscela in luoghi semibui, sono animali che non sono adatti al ripopolamento, e prima di essere immessi necessitano di un preambientamento in voliera. Ci sarebbe da dire che oltre questo vengono imbottiti di antibiotici e tranquillanti ma questo è un discorso a parte. In poche parole ti ho svelato il motivo per cui i ripopolamenti non vanno come si deve... infatti osservando il grafico si vede che dal 2010 c'è stato un tracollo dovuto alla scarsa qualità dei fagiani immessi.

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      • Nico93
        ⭐⭐
        • Jan 2024
        • 313
        • Sicilia
        • kurzhaar

        #4
        Il problema principale è l allevamento... Se gli animali depongono e non covano non si è risolto proprio niente...incubare uova feconde lo può fare chiunque... E qui in Sicilia non abbiamo fagiani... Ma è normale che se animali lanciati non covano non ha senso lanciarli....

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        • Alessandro il cacciatore
          🥇🥇
          • Feb 2009
          • 20197
          • al centro della Toscana
          • Deutsch Kurzhaar

          #5
          Originariamente inviato da wolmer
          FAGIANI DI ALLEVAMENTO: PROBLEMA SOPRAVVIVENZA

          13 Marzo 2024
          11
          È esperienza comune che i ripopolamenti con selvaggina allevata (soprattutto fagiani) diano risultati molto deludenti soprattutto in termini di riproduzione. Uno studio condotto alcuni anni fa in Gran Bretagna (UK) conferma quelle che sono le sensazioni anche per il nostro Paese anche se si tratta di situazioni molto diverse: in UK il ripopolamento con soggetti di allevamento è utilizzato in modo massivo (la caccia è infatti una fonte significativa di reddito per molti proprietari terrieri), basti pensare che annualmente vengono immessi circa 35 milioni di fagiani a scopo venatorio! Proprio però per questo motivo la Gran Bretagna può essere utilizzata per valutare l’efficienza del ripopolamento e i problemi connessi con un ricorso così intenso e generalizzato a questa pratica.

          Si è osservato che se negli anni ‘60 la resa dei fagiani abbattuti rispetto a quelli immessi era di circa il 50%, oggi l’efficienza delle immissioni è scesa ad un livello inferiore al 35%


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          Fig. 1) Resa dei ripopolamenti di fagiano in UK dal 1960 ad oggi



          Inoltre, si stima che solo il 15% dei fagiani immessi per ripopolamento e sfuggiti al prelievo venatorio arrivi alla stagione successiva a quella dell’immissione. Certamente, in Gran Bretagna l’intensificazione delle tecniche di allevamento a livello industriale e l’estensione della caccia per tutto gennaio possono aver causato un aumento del rischio di mortalità per cause naturali, tuttavia tra queste, le perdite per predazione sembrano essere le principali (si sospetta espressamente la volpe).

          Per paragone i soggetti nati e allevati nell’ambiente selvatico hanno un tasso di sopravvivenza di circa sette volte superiore rispetto a quelli di allevamento.

          Se poi affrontiamo il problema del successo riproduttivo degli animali derivanti dall’allevamento i dati sono ancora più drammatici.

          È stato osservato, sempre nello studio inglese menzionato, che fino al 1990 circa, il carniere di fagiano presentava una stretta correlazione con la sopravvivenza estiva dei fagianotti. Questo suggerisce che il carniere dipendesse più dalla riproduzione dei soggetti selvatici che dai ripopolamenti e/o che questi ultimi erano in grado di contribuire alla riproduzione naturale.

          Dal 1990 in poi però non si registra più questa correlazione ed è quindi evidente che il contributo di questi animali alla riproduzione si è quasi azzerato. In pratica le popolazioni selvatiche sono state sostituite da quelle di allevamento che però non sono in grado di riprodursi a livelli tali da sostenere le popolazioni.

          Anche uno studio fatto in Toscana negli anni 2000 metteva in evidenza che il carniere di questa specie era correlato con la percentuale di ZRC mentre non mostrava alcuna relazione con il numero di fagiani di allevamento “lanciati”.

          I fagiani allevati infatti mostrano una fitness molto inferiore a quelli selvatici per vari motivi (comportamentali, genetici, sanitari ecc).

          È fondamentale quindi mantenere il più possibile delle popolazioni selvatiche di questa specie (e della piccola selvaggina stanziale in generale) attraverso la gestione di una rete di aree protette (ZRC e Istituti simili) e/o adottare delle forme di prelievo che non esauriscano la risorsa faunistica.


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          Fig. 2) Una rete di Istituti faunistici come ZRC o simili, ben vocati alla piccola selvaggina e gestiti attivamente, è ancora uno degli strumenti più efficaci per la conservazione e il prelievo del fagiano e della piccola selvaggina in generale

          Fonti:

          Robertson et al. (2017). Pheasant release in Great Britain: long-term and large-scale changes in the survival of a managed bird. European Journal of Wildlife Research, 63(6), 100.

          Santilli, F., & Bagliacca, M. (2008). Factors influencing pheasant Phasianus colchicus harvesting in Tuscany, Italy. Wildlife Biology, 14(3), 281-287.

          Dr. Francesco Santilli – Ufficio Studi e Ricerche Faunistiche e Agro Ambientali Federcaccia
          Sottoscrivo tutto in toto.
          E qui invece si insiste a lanciare fagiani d'allevamento.
          E non è una questione di allevamenti migliori (se proprio si deve, si va da questi) o peggiori (se la motivazione d'acquisto è il minor prezzo) : è genetica.
          Ars venandi est collectio documentorum, quibus scient homines ad opus suum deprehendere animalia non domestica cuiuscumque generis vi vel ingenio. (Fridericus II Imperator 1194-1250)

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          • Luca1990
            ⭐⭐⭐
            • Mar 2020
            • 1911
            • Provincia di Venezia
            • Mambo - vizsla

            #6
            Parlo per l’esperienza che ho nel mio territorio (zone di pianura coltivate intensamente).
            da circa 15 anni complice anche una serie di eventi collaterali (cambiamento dei metodi, modi e tempi dell’agricoltura,scomparsa delle micro stalle, cambiamento pac, aumento di volpi e corvidi) si è assistito a un continuo e inesorabile declino delle popolazioni selvatiche di fagiani che specialmente nelle ZRC o in zone precluse all’attività venatoria erano diffuse.

            Liberare fagiani di bassa qualità si traduce in perdite enormi. Prelevare solo il 20-30% dell’immesso non è tollerabile sotto diversi punti di vista.. in primis economico ma anche gestionale. I fagiani che muoiono per varie cause finiscono quasi sempre in bocca alla volpe.. con gli svantaggi che ne derivano.
            quello che i cacciatori non capiscono è che la politica del “meglio una gallina oggi che un uovo domani” non è più sostenibile (l’ho scritto volutamente al contrario).

            Oggi abbiamo seri problemi nel gestire le zrc non parliamo del territorio venabile dell’ATC.
            per me va rivisto completamente il sistema in primis dal punto di vista normativo
            Ultima modifica Luca1990; 13-03-24, 22:01.

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            • Tony86
              • Aug 2022
              • 70
              • Padova

              #7
              avevo letto qualcosa su un numero di Diana se non sbaglio. Nello studio (se lo trovo faccio screen), il vero passo avanti era stata la riduzione dei (stando alla precedente denominazione) nocivi. Il controllo sistematico sulla popolazione di volpi, incrementava esponenzialmente la riuscita
              del ripopolamento, rispetto a superfici medesime con medesime coltivazioni "di supporto". penso che il drastico calo del controllo in Italia contribuisca alla mancata sopravvivenza dei fagiani.

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              • Livia1968
                Livia1968 commenta
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                Beh con te la Natura è stata clemente. Evidentemente hai un super fucile e un fenomeno di cane oltre ovviamente alla disponibilità di poter usufruire di grandiosi terreni ricchi di selvaggina..... La Natura si sistemerà quando solo pochi privilegiati come te potranno andare a caccia, poi vediamo come si sistema anche la tua di possibilità di andarci
                Ultima modifica Livia1968; 14-03-24, 14:07.

              • Alessandro il cacciatore
                Alessandro il cacciatore commenta
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                Livia1968 Io non ho un super fucile, sono io un superfucile. Per il resto, sono d'accordo con te, hai detto la pura e semplice verità, brava, vedo che hai imparato molto.

              • Livia1968
                Livia1968 commenta
                Modifica di un commento
                Non sono sicura della sincerità del brava, ma cmq ribadisco, siamo sulla stessa barca e per stare a galla e non dico di avere grandi pretese di procedere, è bene si remi assieme. Perché gli orticelli idilliaci di qualche regione , anche se madre natura non l'ha distribuiti equamente , non sono stati concessi per merito.
            • cioni iliano
              ⭐⭐⭐
              • May 2017
              • 3479
              • castelfiorentino
              • setter

              #8
              Originariamente inviato da wolmer
              FAGIANI DI ALLEVAMENTO: PROBLEMA SOPRAVVIVENZA

              13 Marzo 2024
              11
              È esperienza comune che i ripopolamenti con selvaggina allevata (soprattutto fagiani) diano risultati molto deludenti soprattutto in termini di riproduzione. Uno studio condotto alcuni anni fa in Gran Bretagna (UK) conferma quelle che sono le sensazioni anche per il nostro Paese anche se si tratta di situazioni molto diverse: in UK il ripopolamento con soggetti di allevamento è utilizzato in modo massivo (la caccia è infatti una fonte significativa di reddito per molti proprietari terrieri), basti pensare che annualmente vengono immessi circa 35 milioni di fagiani a scopo venatorio! Proprio però per questo motivo la Gran Bretagna può essere utilizzata per valutare l’efficienza del ripopolamento e i problemi connessi con un ricorso così intenso e generalizzato a questa pratica.

              Si è osservato che se negli anni ‘60 la resa dei fagiani abbattuti rispetto a quelli immessi era di circa il 50%, oggi l’efficienza delle immissioni è scesa ad un livello inferiore al 35%


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              Fig. 1) Resa dei ripopolamenti di fagiano in UK dal 1960 ad oggi



              Inoltre, si stima che solo il 15% dei fagiani immessi per ripopolamento e sfuggiti al prelievo venatorio arrivi alla stagione successiva a quella dell’immissione. Certamente, in Gran Bretagna l’intensificazione delle tecniche di allevamento a livello industriale e l’estensione della caccia per tutto gennaio possono aver causato un aumento del rischio di mortalità per cause naturali, tuttavia tra queste, le perdite per predazione sembrano essere le principali (si sospetta espressamente la volpe).

              Per paragone i soggetti nati e allevati nell’ambiente selvatico hanno un tasso di sopravvivenza di circa sette volte superiore rispetto a quelli di allevamento.

              Se poi affrontiamo il problema del successo riproduttivo degli animali derivanti dall’allevamento i dati sono ancora più drammatici.

              È stato osservato, sempre nello studio inglese menzionato, che fino al 1990 circa, il carniere di fagiano presentava una stretta correlazione con la sopravvivenza estiva dei fagianotti. Questo suggerisce che il carniere dipendesse più dalla riproduzione dei soggetti selvatici che dai ripopolamenti e/o che questi ultimi erano in grado di contribuire alla riproduzione naturale.

              Dal 1990 in poi però non si registra più questa correlazione ed è quindi evidente che il contributo di questi animali alla riproduzione si è quasi azzerato. In pratica le popolazioni selvatiche sono state sostituite da quelle di allevamento che però non sono in grado di riprodursi a livelli tali da sostenere le popolazioni.

              Anche uno studio fatto in Toscana negli anni 2000 metteva in evidenza che il carniere di questa specie era correlato con la percentuale di ZRC mentre non mostrava alcuna relazione con il numero di fagiani di allevamento “lanciati”.

              I fagiani allevati infatti mostrano una fitness molto inferiore a quelli selvatici per vari motivi (comportamentali, genetici, sanitari ecc).

              È fondamentale quindi mantenere il più possibile delle popolazioni selvatiche di questa specie (e della piccola selvaggina stanziale in generale) attraverso la gestione di una rete di aree protette (ZRC e Istituti simili) e/o adottare delle forme di prelievo che non esauriscano la risorsa faunistica.


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              Fig. 2) Una rete di Istituti faunistici come ZRC o simili, ben vocati alla piccola selvaggina e gestiti attivamente, è ancora uno degli strumenti più efficaci per la conservazione e il prelievo del fagiano e della piccola selvaggina in generale

              Fonti:

              Robertson et al. (2017). Pheasant release in Great Britain: long-term and large-scale changes in the survival of a managed bird. European Journal of Wildlife Research, 63(6), 100.

              Santilli, F., & Bagliacca, M. (2008). Factors influencing pheasant Phasianus colchicus harvesting in Tuscany, Italy. Wildlife Biology, 14(3), 281-287.

              Dr. Francesco Santilli – Ufficio Studi e Ricerche Faunistiche e Agro Ambientali Federcaccia
              Io posso parlare della realtà della mia zona della Toscana. Le ZRC e altri istituti simili, ad eccetto di qualche isola felice, non funzionano affatto. Perché possano adempiere alla funzione preposta, hanno bisogno di tanta dedizione e competenza; purtroppo i disponibili sono pochi. A mio avviso, e lo dissi alle riunioni della mia associazione come in altri consessi, occorre andare verso la privatizzazione; non quella " cicciaia", ma quella volta a creare ambiti naturali adatti alla selvaggina. Dove il cacciatore ritrovi la sua collocazione naturale.

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              • wolmer
                wolmer commenta
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                Io l'anno scorso ho cacciato per il primo anno in ambiti Mantovani. E la gestione della selvaggina da penna funziona eccome. Non ti dico la meravigli i primi giorni di squaglio vedere il cane lavorare covate intere, e durante la caccia prelevare capi di fagiano giovani con ancora gli stongioni sul collo. Durante il periodo venatorio non hanno fatto un lancio pronta caccia, e l'ultimo giorno alla stanziale 3 incontri senza abbattimenti e questa volta non per le mie padelle, ma perchè dopo una stagione di caccia la selvaggina era diventata scaltra come mai... pedinate da centinaia di metri e appena capivano che il cane non li mollava s'involavano a distanze siderali. E sulle rimesse dove vedevi che poggiavano le zampe col cavolo che li ritrovavi. Speriamo duri ....
            • Cinofilo75
              ⭐⭐
              • May 2023
              • 232
              • Siracusa
              • breton

              #9
              Ho trovato questo vecchissimo video di un allevamento di fagiani filmato nel 1940 dove le uova di fagiano vengono covate dalle fagiane Mesola, 1940: allevamento dei fagiani (youtube.com)

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              • wolmer
                wolmer commenta
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                Quando c'era lo zio anche i fagiani stavano meglio ..... a parte la battuta, che bel documento storico. Oggi non sarebbe sostenibile, però dovrebbe essere preso da spunto!!!
            • Cinofilo75
              ⭐⭐
              • May 2023
              • 232
              • Siracusa
              • breton

              #10
              Questo è un moderno allevamento di fagiani da ripopolamento. I fagiani vengono allevati in voliere alte 6 metri e lunghe più di 100 metri

              Ultima modifica Livia1968; 15-03-24, 15:35.

              Commenta


              • Livia1968
                Livia1968 commenta
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                Cinofilo75 ti ho modificato il post per inserire bene il video

              • Cinofilo75
                Cinofilo75 commenta
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                Thank you Livia
            • SPRINGER TOSCANO
              ⭐⭐⭐
              • Sep 2013
              • 5682
              • VOLTERRA
              • Breton

              #11
              Originariamente inviato da wolmer
              FAGIANI DI ALLEVAMENTO: PROBLEMA SOPRAVVIVENZA

              13 Marzo 2024
              11
              È esperienza comune che i ripopolamenti con selvaggina allevata (soprattutto fagiani) diano risultati molto deludenti soprattutto in termini di riproduzione. Uno studio condotto alcuni anni fa in Gran Bretagna (UK) conferma quelle che sono le sensazioni anche per il nostro Paese anche se si tratta di situazioni molto diverse: in UK il ripopolamento con soggetti di allevamento è utilizzato in modo massivo (la caccia è infatti una fonte significativa di reddito per molti proprietari terrieri), basti pensare che annualmente vengono immessi circa 35 milioni di fagiani a scopo venatorio! Proprio però per questo motivo la Gran Bretagna può essere utilizzata per valutare l’efficienza del ripopolamento e i problemi connessi con un ricorso così intenso e generalizzato a questa pratica.

              Si è osservato che se negli anni ‘60 la resa dei fagiani abbattuti rispetto a quelli immessi era di circa il 50%, oggi l’efficienza delle immissioni è scesa ad un livello inferiore al 35%


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              Fig. 1) Resa dei ripopolamenti di fagiano in UK dal 1960 ad oggi



              Inoltre, si stima che solo il 15% dei fagiani immessi per ripopolamento e sfuggiti al prelievo venatorio arrivi alla stagione successiva a quella dell’immissione. Certamente, in Gran Bretagna l’intensificazione delle tecniche di allevamento a livello industriale e l’estensione della caccia per tutto gennaio possono aver causato un aumento del rischio di mortalità per cause naturali, tuttavia tra queste, le perdite per predazione sembrano essere le principali (si sospetta espressamente la volpe).

              Per paragone i soggetti nati e allevati nell’ambiente selvatico hanno un tasso di sopravvivenza di circa sette volte superiore rispetto a quelli di allevamento.

              Se poi affrontiamo il problema del successo riproduttivo degli animali derivanti dall’allevamento i dati sono ancora più drammatici.

              È stato osservato, sempre nello studio inglese menzionato, che fino al 1990 circa, il carniere di fagiano presentava una stretta correlazione con la sopravvivenza estiva dei fagianotti. Questo suggerisce che il carniere dipendesse più dalla riproduzione dei soggetti selvatici che dai ripopolamenti e/o che questi ultimi erano in grado di contribuire alla riproduzione naturale.

              Dal 1990 in poi però non si registra più questa correlazione ed è quindi evidente che il contributo di questi animali alla riproduzione si è quasi azzerato. In pratica le popolazioni selvatiche sono state sostituite da quelle di allevamento che però non sono in grado di riprodursi a livelli tali da sostenere le popolazioni.

              Anche uno studio fatto in Toscana negli anni 2000 metteva in evidenza che il carniere di questa specie era correlato con la percentuale di ZRC mentre non mostrava alcuna relazione con il numero di fagiani di allevamento “lanciati”.

              I fagiani allevati infatti mostrano una fitness molto inferiore a quelli selvatici per vari motivi (comportamentali, genetici, sanitari ecc).

              È fondamentale quindi mantenere il più possibile delle popolazioni selvatiche di questa specie (e della piccola selvaggina stanziale in generale) attraverso la gestione di una rete di aree protette (ZRC e Istituti simili) e/o adottare delle forme di prelievo che non esauriscano la risorsa faunistica.


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              Fig. 2) Una rete di Istituti faunistici come ZRC o simili, ben vocati alla piccola selvaggina e gestiti attivamente, è ancora uno degli strumenti più efficaci per la conservazione e il prelievo del fagiano e della piccola selvaggina in generale

              Fonti:

              Robertson et al. (2017). Pheasant release in Great Britain: long-term and large-scale changes in the survival of a managed bird. European Journal of Wildlife Research, 63(6), 100.

              Santilli, F., & Bagliacca, M. (2008). Factors influencing pheasant Phasianus colchicus harvesting in Tuscany, Italy. Wildlife Biology, 14(3), 281-287.

              Dr. Francesco Santilli – Ufficio Studi e Ricerche Faunistiche e Agro Ambientali Federcaccia
              Quoto tutto al 100%

              I soldi spesi in fagiani lanciati sono soldi SPRECATI!! Meglio, MOLTO MEGLIO, sarebbe se venissero spesi nella gestione proprio di strutture pubbliche tipo appunto le ZRC (in particolare) e tutte le altre!

              Lo sappiamo tutti che è così.....e sappiamo anche quali sono i motivi per cui si continua a sprecare risorse che, come il numero dei cacciatori, sono sempre minori.
              The Rebel![;)]

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              • SPRINGER TOSCANO
                ⭐⭐⭐
                • Sep 2013
                • 5682
                • VOLTERRA
                • Breton

                #12
                Originariamente inviato da Tony86
                avevo letto qualcosa su un numero di Diana se non sbaglio. Nello studio (se lo trovo faccio screen), il vero passo avanti era stata la riduzione dei (stando alla precedente denominazione) nocivi. Il controllo sistematico sulla popolazione di volpi, incrementava esponenzialmente la riuscita
                del ripopolamento, rispetto a superfici medesime con medesime coltivazioni "di supporto". penso che il drastico calo del controllo in Italia contribuisca alla mancata sopravvivenza dei fagiani.
                Negli anni abbiamo osservato che una grossa, grossissima incidenza sul numero delle covate portate a buon fine (e di conseguenza sul numero totale delle presenze) dei fagiani selvatici è data dall' agricoltura.

                L' avvento di trattori gommati di grandi dimensioni e molto veloci (che sostituiscono i cingolati anche in collina) muniti di barre falcianti grandissime provoca durante lo sfalcio dei fini danni enormi alle covate.

                L' estate 2023 che è stata piovosa fino a giugno inoltrato ha fatto posticipare (e spesso poi non fare) la fienagione, ecco, quest anno le presenze di fagiani SELVATICI sia nelle zrc che nel terreno libero è stata decisamente migliore degli anni passati (ma molto migliore).

                Bene la lotta ai nocivi (tutti compreso il cinghiale..veramente un' anatema per i fagiani e tutti gli animali che covano a terra) ma soprattutto andrebbero riviste alcune pratiche agricole. Certo per alcune credo sia impossibile fare qualcosa ma per altre penso che con poco si potrebbe ottenere tanto..
                The Rebel![;)]

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                • Cinofilo75
                  ⭐⭐
                  • May 2023
                  • 232
                  • Siracusa
                  • breton

                  #13
                  Dalle mie parti le zone ripopolamento e cattura non hanno mai funzionato... infatti non le hanno mai più istituite. Secondo me le zone zrc dovrebbero affidarle ai carabinieri del corpo forestale, sono sicuro che i risultati saranno superiori alle aspettative.

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                  • Alessandro il cacciatore
                    🥇🥇
                    • Feb 2009
                    • 20197
                    • al centro della Toscana
                    • Deutsch Kurzhaar

                    #14
                    Originariamente inviato da Cinofilo75
                    Dalle mie parti le zone ripopolamento e cattura non hanno mai funzionato... infatti non le hanno mai più istituite. Secondo me le zone zrc dovrebbero affidarle ai carabinieri del corpo forestale, sono sicuro che i risultati saranno superiori alle aspettative.
                    Se ci andate a caccia dentro, non funzionano di certo.
                    Ars venandi est collectio documentorum, quibus scient homines ad opus suum deprehendere animalia non domestica cuiuscumque generis vi vel ingenio. (Fridericus II Imperator 1194-1250)

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                    • Cinofilo75
                      ⭐⭐
                      • May 2023
                      • 232
                      • Siracusa
                      • breton

                      #15
                      Per quanto riguarda gli inglesi, se lanciano 35 milioni di fagiani d'allevamento all'anno, è chiaro che questi sono alla frutta, e che i fagiani selvatici scarseggiano. E se smettessero di lanciare fagiani non gli rimane da fare che appendere il fucile al chiodo e scordarsi i drive!

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