Sono, mio malgrado, uno di quelli che a tavola (metabolicamente) non sciupano niente, consuman poco ed il resto lo mettono in…cascina. E così il lievitar m’è facile in questo mare…
Ho passato la vita tra diete e cambio di misure di pantaloni e camicie, sbirciando con invidia i “lucertoloni” ingurgitanti qualunque e quantunque ma sempre e comunque snelli e secchi e leggiadri siccome chiodi.
Ovvia la perenne ricerca della dieta più adatta, la meno “infame”, da tirar fuori di soppiatto dopo ogni periodo di esecrabili baccanali o di impossibili contenimenti, festivi, feriali o occasionali, terminanti, comunque, nella successiva, tragica, constatazione dell’ineluttabile corrispondenza metrico-ponderale del “ 1 Kg = 1 cm di girovita” !
Ed allora oltre la “dieta” eccoli i vari sostitutivi dello zucchero (che comunque non amo) per il caffè che non mi piace amaro ma che ho sempre bevuto in quantità… Li ho provati tutti, pilloline, bustine, sintetici, naturali, più o meno cancerogeni, tossici, con il retrogusto, l’amaro in bocca, il pelo sulla lingua, il…gracidar de’ rospi…ed il breve grè grè di ranelle.
Poi mi sono arreso ed ho usato sino alla scorsa settimana dosi “omeopatiche” di zucchero “mascobado” nel caffè che rimaneva sempre quasi e sgradevolmente amaro.
foto da: https://it.123rf.com/photo_32692046_...aff%C3%A8.html

E’ risaputo che i romani, quelli della lupa, di Augustolo pastore e discendenti, usavano il miele per addolcire le bevande.
Con un certo timore di scoprir l’acqua calda ho voluto sperimentare e condividere l’esperienza con chi avesse i miei medesimi problemi di edulcorazione, magari glicemia e non amante del caffè amaro et similia.
Ho iniziato ad usare il miele nel caffè! Bella scoperta dirà qualcuno! Si certo. Ma la novità consta nel tipo di miele: ho usato il miele di castagno, quello scuro, normalmente un po' “ossimoricamente” definito “amaro”… Soprattutto un quantitativo estremamente contenuto atto ad una tazzina di caffè da bar (come usiamo da sempre in casa con una Saeco e miscela caffè per distributori automatici). Non ho ancora provveduto a quantificare ponderalmente il miele impiegato ma: intingendo verticalmente, neanche tutto, il cucchiaino nel miele del vasetto, estraendolo scolante e rigirandolo su se stesso per non impiastrare ovunque, la quantità del …succo d’api corrisponde perfettamente per gusto e dolcezza alle mie esigenze di edulcorazione, senza retrogusto, senza soverchie distorsioni dell’aroma del caffè e massima permagna satisfactione.
Infatti mi sono già rifornito di quattro bei vasetti da 500g di miele di castagno cuneense.
Sto escogitando un acconcio sistema per portarmi appresso il nettare “apino” se non lo troverò già confezionato con le caratteristiche specifiche per l’uso fuori domus.
Ora non mi resta che la “stechiometria” pignolesca per sapere quando ne dovrò predisporre per la dolcificazione del mio solito “termos da caccia di caffè” per la beneaugurabile prossima stagione venatoria essendo quasi conchiusa la presente da me forzosamente disertata.
Oizirbaf



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