Una pasta che poi genovese non è ma appartiene alla più vera tradizione napoletana e che tale è diventata per motivi storici, di frequentazioni portuali…
Vi sono diverse filosofie di preparazione che si discostano solo per certi ingredienti tradizionali: lo strutto invece del burro, il tipo di cipolle, o nella procedura di cottura della carne, in un solo pezzo invece che a pezzettoni. Ma alla fine il risultato è sempre eccezionale pur nella sua semplicità. Una variante che a me è piaciuta sta nel tipo di pasta. A me piacciono molto i tortiglioni in luogo dei tradizionali ziti.
Ho scelto e postato il video da “le ricette di Giorgione”
[VIDEO]https://www.youtube.com/watch?v=1q5i5C35ISE[/VIDEO]
Ingredienti:
• Cappello del prete 500 g
• 2 kg Cipolle anche di diverso tipo, ramate, Tropea, Montoro
• 100 g di burro
• Olio evo 50 ml
• Vino bianco q.b. (ca 200 ml)
• Sale e pepe
• Ziti o tortiglioni 500 g
Preparare le cipolle affettate. Porre l’olio ed il burro nella casseruola a scaldare e sciogliersi senza surriscaldare non senza una prima generosa pepata. Adagiare la carne e rosolarla su tutti i lati, senza esagerare. Coprire interamente con le cipolle affettate e spolverare con un poco di sale grosso. Una buona spruzzata di vino bianco, un giro d’olio in superficie e un’ulteriore pepata ( a gusto!)
Un ulteriore giro di vino bianco tutt’intorno (un bicchiere da tavola).
Coprire, abbassare il fuoco e lasciare fare al “dono di Prometeo” il suo mestiere per almeno un paio d’ore.
Trascorso il tempo indicato di cottura acchiappiamo ora la nostra carne che sarà diventata un succulento brasato, ed affettiamola parallelamente al senso del setto di collagene (la cosidetta “vena”) tipico di questa parte di carne per tagliarla poi in ulteriori minuti pezzetti.
Cuocere la pasta nel formato prescelto, nel caso degli “ziti” spezzandoli in tre. Riaccendere il fuoco sotto il fondo di cottura, riunirvi la carne “accoltellata” ed aggiungervi un mestolino d’acqua di cottura. Amalgamare e rigirare per il tempo di cottura della pasta. Scolare ed aggiungere al sugo eventualmente “tirando” un poco se occorre.
Oizirbaf
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