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stivali resistenti alle spine
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Purtroppo è vero, siamo rimasti in pochi, sicuramente è da attribuire alla mancanza di territorio vocato a questa tipologia di caccia, dalle mie parti la quasi totalità di territorio palustre è oasi oppure è rientrata nel parco nazione o fa parte della zona cuscinetto quindi niente caccia...mettici questi ultimi anni di siccità e anche il restante territorio libero offre scarse opportunità a chi della palude ne fa una vera e propria passione...resiste chi riesce a fare un chiaro privato in una zona di passaggio con appostamento fisso...ma non sono paludari, sono cacciatori di acquatici, è diverso. [:D]
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Purtroppo è vero, siamo rimasti in pochi, sicuramente è da attribuire alla mancanza di territorio vocato a questa tipologia di caccia, dalle mie parti la quasi totalità di territorio palustre è oasi oppure è rientrata nel parco nazione o fa parte della zona cuscinetto quindi niente caccia...mettici questi ultimi anni di siccità e anche il restante territorio libero offre scarse opportunità a chi della palude ne fa una vera e propria passione...resiste chi riesce a fare un chiaro privato in una zona di passaggio con appostamento fisso...ma non sono paludari, sono cacciatori di acquatici, è diverso. [:D]
[:-golf]ValerioCommenta
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La mia caccia principale fino a qualche anno fa era proprio spaludare lungo i canali, avevo un D.D. che era un fenomeno in questa tipologia di caccia...dopo l'albetta che solitamente facevo sul litoraneo o alla foce di qualche fiume (fino allo scorso anno si poteva cacciare a mare) passavo l'intera mattinata a battere qualche quel canalone in cerca qualche rallide furbo o qualche germano insediato nelle rientranze degli argini...era una caccia piena di attenzione, di astuzia ed emozioni...il massimo era quando il canale grande straripava e allagava tutte le golene che si riempivano di beccaccini ed anatre minori...quando battevo il canale di pomeriggio era anche molto interessante capire quali erano i posti migliori per appostarsi al rientro...c'era tutta una cultura ed una filosofia che ora non c'è piu perchè quei posti sono "proibiti"
Altra mia grande passione, la caccia a mare...la costruzione del capanno con ciò che si trovava lungo la battigia, facevamo dei piccoli fossi sulla sabbia, poi con qualche pedana recuperata qua e la si costruiva il capanno che veniva ricoperto di foglie di palma che si trovano sempre lungo le stradine che portano alla spiaggia...era tutta una poesia...lo scegliere il posto secondo i venti...la disposizione degli stampi nell'acqua che doveva creare un gioco perfetto con gli stampi sulla battigia...i primi stampi ad ali rotanti mossi dal vento...i primi mojo elettrici...i richiami a fiato che non sapevamo usare ed uscivano emerite pernacchie :D la voglia di imparare a suonarli al meglio...finito tutto...caccia a mare vietata...il 99% delle paludi sono parco nazionale, oasi, zone cuscinetto, abbandonate a se stesse sono diventate migliaia di ettari di canneto secco...
Il paludaro o pantaniere, come lo chiamiamo noi, è realmente in via di estinzione...oggi se non hai un chiaro con appostamento fisso in una buona zona di passaggio le anatre non le vedi neanche...
Anche la cinofila palustre è finita...il cane da pantano per eccellenza, il nostro grande spinone italiano, chi lo vede piu a caccia? Nella mia città un buon 70% dei cacciatori erano paludari, avevano tutti gli spinoni o i bracchispinoni, ora vedi solo setter e pointer veloci come il vento...qualche bracco...tutti dediti alle beccacce, perchè qui anche le grandi ristoppie sono finite e di quaglie se ne vedono ben poche...Commenta
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Stessa identica cosa dalle mie parti ,paludi pontine, la parcomania dilagante,che per prima cosa si è accanita verso le zone umide ha soffocato le paludi e con esse la cultura della caccia palustre,qui da me c'è un solo spinone italiano ,il mio , e forse qualche drahthaar ,usato per altre cose.Commenta
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Il problema è che mentre un parco montano si può gestire anche con l'aiuto della popolazione che ha sempre vissuto del bosco, come il pascolo del bestiame o con la legna, il turismo montano ecc; un parco palustre ha bisogno di una gestione seria e costante, molto dispendiosa dal punto di vista economico, molto meglio, per gli ambientaloidi che lo gestiscono, abbandonarlo a se stesso, poi chi se ne frega se si secca tutto e diventa un enorme canneto con tutto ciò che ne consegue, tra allagamenti invernali ed incendi estivi...
Per i cani, io ormai sono D.D. dipendente, è un grande cane con cui ci faccio tutto...dalle quaglie, al al riporto delle allodole a quelle poche volte che vado a beccacce, al riporto degli anatidi...un compagno di vita.Commenta
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Come darvi torto, su tutta la linea.
è veramente una caccia in via di estinzione per mancanza ormai cronica di ambienti, e si porterà via pian piano anche tutta la cultura venatoria che le era propria, in primis proprio quella dei cani da palude.
Resistiamo finché si può e per quel che si può.ValerioCommenta
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