Giorni tristi e malinconici, ma bellissimi e pieni di quella passione che vorresti non finisse mai.
Giorni da regine, di quelle vere che devi cacciare per giorni e giorni prima che facciano un errore o che a te riesca la gran botta di culo. Si perché spesso è di culo si tratta, perchè con queste non basta avere un gran cane, che batta luoghi classici e luoghi impensabili, che sappia fermare, guidare, rompere, ripartire e rientrare senza nessun tuo suggerimento, con un cervello umano e due palle così anche se è una femmina. E non basta che tu sappia piazzarti, intercettarne il volo scegliendo veloce tra strabelli e dirupi, roveti e querceti, zolle fangose e acquitrini. In basso, in alto, reggendoti a tronchi e arbusti, sparare mentre scivoli, mirare ad un’ombra a pochi metri oppure ad un missile a cinquanta metri. Canne corte e larghe, solo perché non ci sono regole e allora ne accetti una perché tanto è inutile impazzire, qualsiasi scelta è sbagliata, devi arrangiarti come puoi, a volte ti basta solo vederla, altre daresti fuoco all’intero bosco e poi ti sorprendi a ridere di te.
Dimentica i cuccioloni e le mezze seghe, combinano solo guai: cane esperto e in ottima forma, intelligente e scaltro non un mezzo cane, beccacciaio lui prima di te.
Fucile buono, cartucce ottime e spara dritto, tanto padelli lo stesso, ma tu spara dritto e spara. Giorni così, sporchi e bagnati, felici.
Non tutte le becche d’inverno sono però regine, alcune sono semplici viaggianti, concubine di qualche giorno, altro che amori, sveltine piacevoli, ma niente di impegnativo. E così molti si sentono veri amatori, ma invece non sono nulla di più che spettatori in club privè.
Altri l’aspettano vigliacchi, la sera e il mattino, ma non è amore è stupro.
Altri vanno a cercarla lontano e se ci sono difficoltà di ambiente in casa loro è roba da grandi amatori, se ci sono difficoltà di manico (in casa loro) è roba da coglioni.
Le regine sono altra cosa, altri amori, altre storie e per questo vanno vissute con cani campioni, perché la concentrazione deve essere totale, l’emozione non deve essere che per la regina il cane è solo l’amico, siete uguali lui: ha bisogno di te e tu di lui! Siete amici, collaborate e nessuno comanda, nessuno decide, cani con le palle. Partite con l’idea che dovrete farvi un sedere tanto, e siete già a metà dell’opera. Battete qualsiasi pezzetto di terra, ma non come automi, riflettete, immaginativi beccaccia voi stessi, non date niente per scontato, cercate di capire l’essenza del bosco e del fosso, tornate sui vostri passi, se il cane non batte dove dite voi, andateci soli, fate la vostra parte, dovete collaborare, lui ha il naso e voi il fucile. Il 99% degli incontri li farà lui, ma quell’uno per cento spesso è determinante e voi dovete impegnarvi, insomma dovete esserci.
Le regine sono belle e possibili e insieme alla capacità di trovarle godrete della poesia tipica di questa caccia e sarà quest’ultima a fare di voi dei beccacciai, solo la passione che nasce dalla poesia vi farà capire cosa fare e quando farlo, vi farà capire se il cane merita, se voi meritate.
Siate sicuri di una cosa: se è facile o non è una regina o è un’eccezione della dea bendata.
La caccia alla beccaccia è come l’amore:di maschi e femmine che ne commerciano è pieno il mondo, ma solo quelli che sonno cos’è capiscono la differenza. Si può uccidere una beccaccia più o meno facilmente, ma per cacciarla è necessaria una nobiltà d’animo che pochi possiedono, in generale questa è la differenza che esiste tra un cacciatore è uno sparatore, ma nei beccacciai è tutto amplificato dall’eterna melanconia che si portano dentro.
Raccontiamoci le nostre storie, ne godremo in eterno.
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Inizio io:
<link rel="File-List" href="file:///C:%5CDOCUME%7E1%5CFRANCE%7E1%5CIMPOST%7E1%5CTemp%5 Cmsohtml1%5C01%5Cclip_filelist.xml"><o:smarttagtyp e namespaceuri="urn:schemas-microsoft-com<img src=" http:="" www.ilbraccoitaliano.net="" forum="" images="" smilies="" redface.gif="" border="0" alt="" title="Embarrassment" smilieid="2" class="inlineimg"></o:smarttagtype> Camilla.
Camilla era una beccaccia che insidiavo da un mese e da un mese gli mandavo addosso pallini su pallini, niente. Un giorno, con un amico e il suo cane, sono pronto per una nuova sfida. Avevo una cagna fortissima e bellissima, Maya. La cagna nonostante fosse giovane mi dava una fiducia ceca. Maya era forte in tutte le cacce, ma con le beccacce si superava, aveva il pallino e spesso quando gli altri cani si limitavano a gironzolare lei incontrava, magari nella montagna di fronte, ma incontrava, spesso dove nessuno trovava niente io tornavo con due o tre becche, lei le inventava e basta. Camilla era un’ossessione per me e per lei, e visto che stava vicino casa un giro c’è lo dedicavo spesso, le si concedeva a metà, si faceva fermare e poi metteva in atto tante di quelle strategie (e sempre nuove) che mi era impossibile prevedere le sue mosse. L’avevo sparata diverse volte, ma sempre in condizioni al limite e sempre mi aveva fregato. Mi ritenevo fortunato perché la zona era molto battuta, ma nessuno riusciva ad averci un dialogo come il mio (merito di Maya) e ben presto tutti la l’abbandonarono. Quella mattina eravamo in due con due cani, appena arrivati alla solito posto, Maya ferma, mi piazzo, parte una becca e l’abbatto di prima, ma caso strano Maya anziché andare al riporto, corre avanti e scompare nel bosco. Strano. Raccolgo la beccaccia e aspetto Maya, non torna, la chiamo e andiamo verso un’altro boschetto, pochi secondi e Maya ferma ancora, parte altra becca, e prendo anche questa. Qualcosa però non torna, andiamo avanti e non troviamo più niente. Finito il solito giro si torna all’auto, penso ancora alla prima beccaccia e mi riprometto di tornare domani, a controllare. Maya mi precede allunga, la vedo ripassare nel posto del primo incontro e scompare dentro la macchia. Non torna, fischio e non torna, non sento più il campano. Mi avvio, più per rendermi conto di quanto accade, che per convinzione. Vedo una beccaccia venirmi incontro, alta sopra gli alberi, a <st1:metricconverter w:st="on" productid="30 metri">30 metri</st1:metricconverter> mi vede e gira, l’abbatto di seconda. Vado a raccoglierla, Maya ancora non torna, e vedo che ha una zampa sola perfettamente cicatrizzata, il becco con un vistoso soprosso, e una ferita nel petto perfettamente medicata. E’ questa Camilla, era una mese che incassava i miei pallini e mi avrebbe fregato ancora se non fosse stato per Maya, che ha capito subito che la prima becca non era Lei. Maya arrivò poco dopo, passeggiando con quella sua aria da star, come chi sa di essere il migliore tra i presenti.
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