Padre perdonali....

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    #1

    Padre perdonali....

    Padre perdonali.... perchè non sanno quel che fanno.

    Famosa frase bibblica quantomai d'attualità.

    Scansafatiche alle dipendenze dei genitori, vita durante, signore più o meno attempate, verosimilmente affette da "rugginite parossistica vulvare", mariti sottoposti al "giogo" muliebre, non sanno quante famiglie potrebbero lasciare al lastrico se si dovesse chiudere la caccia; referendum piemontese iniziando.

    Già al Ministero delle Politiche agricole qualcuno ha avuto il coraggio di metterlo nero su bianco.
    Posso anche pensare che i nostri politicanti, non avendo la faccia di rivolgersi direttamente ai cacciatori per le prossime elezioni, ci stiano mandando "un messaggio" indiretto.
    Il detto di Andreotti è sempre valido:"Pensare male si fa peccato.... ma spesso ci si azzecca".

    Ma tant'è. Datevi un pò una lettura!!!
    (Volàno=aggettivo e non volano=verbo).

    Caccia, volano per l'occupazione
    <TABLE id=table2><TBODY><TR><TD colSpan=2></TD></TR><TR><TD colSpan=2><TABLE><TBODY><TR><TD style="DISPLAY: block" width=430 colSpan=2>16 Settembre 2011



    </TD></TR><TR><TD style="DISPLAY: block" width=430 colSpan=2>CACCIA: COMITATO VENATORIO,INDOTTO DA 1,39 MLD EURO.
    BARDELLI, VOLANO PER L’OCCUPAZIONE MA NO FUGHE IN AVANTI

    (ANSA) – ROMA, 16 SET – “Il mondo della caccia rappresenta complessivamente un indotto economico di 1,39 miliardi di euro, non poco per un Paese come il nostro che sta cercando faticosamente di uscire da una grave crisi finanziaria internazionale”. A dirlo è Gianluca Bardelli, membro del Comitato tecnico faunistico venatorio nazionale del ministero delle Politiche agricole.

    Intervistato dall’ANSA, Bardelli sottolinea l’importanza economica del settore. L’Italia, spiega, rappresenta il primo produttore europeo di armi sportivo-venatorie coprendo il 60% dell’intera offerta comunitaria. Il comparto produttivo sfiora i 6.500 addetti diretti, mentre l’indotto arriva a un dato complessivo di circa 45 mila unità.

    La caccia, quindi, “può e deve costituire un importante volano per l’occupazione”, sostiene il membro del Comitato. “La particolare congiuntura economica pone il problema di riorganizzare anche la pratica venatoria rendendola più idonea alle mutate condizioni dell’ambiente e della società. Questo deve far riflettere politici, istituzioni e società civile prima di ipotizzare scenari di chiusura o di compressione dell’attività venatoria”.

    Tuttavia, prosegue, “non si può neanche pensare di agitare questa carta per pericolose fughe in avanti. Poiché la caccia rientra, al pari di altre, tra le attività di pianificazione e gestione del territorio, deve essere regolata da rigidi principi scientifici e in modo trasparente. Tutto ciò richiede un impegno più responsabile per i cacciatori e per le associazioni che li rappresentano”. “In tale senso – conclude Bardelli – va interpretata anche la bozza di regolamento sulle linee guida cui le Regioni dovranno conformarsi nell’esercizio delle deroghe all’attività venatoria previste dalla direttiva comunitaria ‘uccelli’, bozza che è stata da pochissimo licenziata dai competenti uffici dei ministeri dell’Ambiente e delle Politiche agricole”. (ANSA)."

    <TABLE><TBODY><TR><TD vAlign=top>
    Fonte (ANSA)



    </TD></TR></TBODY></TABLE>
    ......... e giacchè ci siamo, leggete anche queste:

    </TD></TR></TBODY></TABLE>

    AIW: Il problema dei cinghiali nei Parchi
    <TABLE id=table2><TBODY><TR><TD colSpan=2></TD></TR><TR><TD colSpan=2><TABLE><TBODY><TR><TD style="DISPLAY: block" width=430 colSpan=2>16 Settembre 2011

    </TD></TR><TR><TD style="DISPLAY: block" width=430 colSpan=2>La scrivente Associazione Italiana per la Wilderness ritiene di prendere ufficialmente posizione sulla spinosa questione della presenza dei cinghiali nel Parco Nazionale del Pollino, relativamente agli ultimi eventi, anche giudiziari, che hanno dato al problema una risonanza nazionale.

    Innanzi tutto si riconosce legittimità alle lamentele degli agricoltori per la presenza eccessiva di cinghiali nel Parco, problema, per altro, di livello nazionale, aggravatosi in tutte le aree Parco proprio dal fatto che non vi si può intervenire con la caccia per limitarne il numero; in secondo luogo si condivide altresì le lamentele degli stessi agricoltori per i danni non rimborsati o rimborsati solo parzialmente e spesso con imperdonabile ritardo.

    Avendo avuto modo di leggere l’intervento di Andrea Di Consoli in merito a questo problema, come associazione Wilderness riteniamo che egli non abbia scritto cose scandalose o da un punto di vista sbagliato; semplicemente riporta i fatti come sono e critica il modo sbagliato di gestire il Parco del Pollino almeno sotto questo aspetto. Se si avesse il coraggio di prendere anche provvedimenti oggi ritenuti “politicamente scorretti” tutti questi problemi i Parchi non li avrebbero. Sono anni che la scrivente associazione va dicendo che le popolazioni di cinghiali andrebbero tenute su limiti bassissimi anche nei Parchi; tanto più che in larga misura di cinghiali ibridi si tratta. Si dovrebbe poi proibire severamente i ripopolamenti di cinghiali. Ma in questo caso sono i cacciatori che se da un lato vogliono poter intervenire anche nei Parchi per ridurne il numero, dall’altro creano poi il problema con le introduzioni.

    Oggi è ora di dire che è necessaria ovunque una drastica riduzione della presenza del cinghiale, e prima che sia troppo tardi per altre specie faunistiche e floristiche da essi danneggiate (per esempio, nel Parco Nazionale d’Abruzzo l’eccessiva presenza di cinghiali è una delle cause che stanno mettendo a rischio la sopravvivenza dell’Orso bruno marsicano a causa della sua competitività alimentare).
    Quindi: caccia aperta al cinghiale anche nei Parchi (con regolamentazioni serie ma senza troppi paletti che finiscano per impedirla o renderla inefficace ai fini della riduzione delle popolazioni); proibizioni a nuove immissioni e monitoraggio continuo delle popolazioni, da mantenersi a livelli bassissimi: una mera presenza quasi simbolica, specie nei parchi.

    In quanto al recente fatto di cronaca che ha visto coinvolto il padre dell’autore del suddetto articolo, non possiamo che biasimare e condannare il suo gesto, pur, però, riconoscendo che tali forme di esasperazioni possono essere la conseguenza di un’eccessiva tolleranza verso i cinghiali ed un altrettanto eccessivo disinteresse delle autorità dei parchi verso i problemi che tali animali arrecano all’agricoltura.

    Se questi fatti avengono, e non è il primo caso, visto che in Abruzzo ci sono stati anche casi di avvelenamento di orsi e lupi per rivalsa per danni agli allevatori non rimborsati o rimborsati malamente e tardivamente, la causa va vista partendo dalle radici del problema, non dal fatto in sé delle violenze criminali commesse da chi finisce per decidere di farsi giustizia con le proprie mani.

    Oggi è ora che i Parchi Nazionali e Regionali comincino a prendere atto del fatto che in un paese sovrappopolato e iper-urbanizzato come il nostro non si possono applicare criteri di tutela integralista della fauna, le cui popolazioni vanno monitorate e poi controllate, al fine di mantenere a livelli accettabili le popolazioni degli animali dannosi alle attività umane; livelli che non minaccino le specie ma che neppure mettano in crisi le attività economiche del mondo rurale che ancora vive i Parchi e che spesso indirettamente provvede al mantenimento di quella biodiversità che i Parchi devono tutelare."

    <TABLE><TBODY><TR><TD vAlign=top>Autore: Franco Zunino Segretario Generale AIW


    </TD></TR></TBODY></TABLE>Pastori e allevatori esasperati dagli attacchi dei lupi <TABLE id=table2><TBODY><TR><TD colSpan=2></TD></TR><TR><TD colSpan=2><TABLE><TBODY><TR><TD style="DISPLAY: block" width=430 colSpan=2>15 Settembre 2011

    </TD></TR><TR><TD style="DISPLAY: block" width=430 colSpan=2>Confagricoltura: "Servono misure urgenti per arginare il problema"

    Acceglio - “Ormai la situazione si sta aggravando ogni anno di più e se si continua di questo passo rischiamo di trovarcelo anche nei boschi più a valle, con tutti i rischi che questo comporta”. L’oggetto di questa affermazione è il lupo, mentre a parlare è uno dei tanti allevatori che d’estate salgono nelle nostre Valli per portare greggi e mandrie in alpeggio. “Sulle alture di Acceglio, in zona Madonna delle Grazie, così come a Frise o a Montemale non è raro avvistarlo mentre si aggira indisturbato tra gli alberi e sulle pietraie – continua l’allevatore –; se va bene riusciamo a difendere gli animali dagli attacchi grazie all’attrezzatura fornitaci e ai pastori maremmani che in più di un’occasione hanno allontanato i lupi, ma non è possibile continuare a lavorare con questa apprensione”.

    La Confagricoltura di Cuneo da parte sua condivide i timori dei suoi associati che sempre più di sovente si rivolgono all’associazione chiedendo di porre rimedio a questa situazione. “Per pastori e allevatori la presenza del lupo sulle nostre montagne mette a rischio il loro duro lavoro – dichiara il direttore provinciale Roberto Abellonio –; per questo ci rivolgiamo alle istituzioni preposte affinchè agiscano con tempestività per arginare il problema. L’aggressività del predatore, infatti, annienta le attività economiche pa¬storali, ma il fenomeno va oltre, e coinvolge la società montana che finisce per non sentirsi più al sicuro”. L’organizzazione, quindi, appoggia totalmente la presa di posizione della Regione che si è schierata apertamente dalla parte del pastore e del fondamentale ruolo che ricopre per la conservazione dell’habitat montano. “Ben venga la richiesta di abbattimenti programmati avanzata dall’Assessore Claudio Sacchetto – conclude Abellonio -; perché non si può continuare a temporeggiare quando a rischio c’è la sopravvivenza dell’attività agricola delle nostre terre già fortemente provata da una crisi che non accenna ad andarsene da campi e stalle”."

    <TABLE><TBODY><TR><TD vAlign=top>
    Fonte (http://www.grandain.com/)

    </TD></TR></TBODY></TABLE>
    </TD></TR></TBODY></TABLE>

    </TD></TR></TBODY></TABLE>

    </TD></TR></TBODY></TABLE>

    </TD></TR></TBODY></TABLE>


    </TD></TR></TBODY></TABLE>
    Ultima modifica AngeloDiMaggio; 18-09-11, 15:34.
    Angelo Di Maggio

    « Non c'è patto che non sia stato rotto, non c'è fedeltà che non sia stata tradita, fuorché quella di un cane fedele. » (Konrad Lorenz)
  • Leonardo
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    • 2134
    • Siena, Toscana.
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    #2
    Quando c'è una errata gestione politica dello stato si riflette anche nella natura.
    Leonardo cinofilo cacciatore

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    • AngeloDiMaggio
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      #3
      Originariamente inviato da Leonardo
      Quando c'è una errata gestione politica dello stato si riflette anche nella natura.

      Hai pienamente ragione, Leonardo.
      Il problema è che la natura, per i nostri "amici" pseudo-ambientalisti\animalisti, viene turbata e deturpata solo dai cacciatori, senza guardare agli inquinamenti ed alla continua sottrazione di verde in favore della cementificazione.

      Il mio intervento, comunque, era rivolto alla perdita di lavoro di tutto un "indotto" che ruota e vive attorno alla caccia.
      Tale che anche nel Ministero delle Politiche Agricole qualcuno ha messo nero su bianco.

      Gli altri due allegati di cui sopra, vertono temi di più o meno grande attualità, dei quali si sta scrivendo anche in altri thread di questo forum.
      Angelo Di Maggio

      « Non c'è patto che non sia stato rotto, non c'è fedeltà che non sia stata tradita, fuorché quella di un cane fedele. » (Konrad Lorenz)

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        #4
        Certo Angelo lo sai come me, a quelli interessa chiudere la caccia, poi se ne fregano del resto, hanno raggiunto il loro scopo. Noi lo sappiamo che chiudendo la caccia non ci saranno più animali ma diminuiranno perchè mancherà anche quella poca gestione che abbiamo. Basta guardare le oasi di protezione vicino alle città quando vennero giustamente istituite vi erano animali, con il passare degli anni si sono svuotate, perchè sono state fatte e messe li e non gestite da nessuno. Lo stesso succederà al resto del territorio, se vennisse chiusa la caccia.
        Leonardo cinofilo cacciatore

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          #5
          Originariamente inviato da Leonardo
          Certo Angelo lo sai come me, a quelli interessa chiudere la caccia, poi se ne fregano del resto, hanno raggiunto il loro scopo. Noi lo sappiamo che chiudendo la caccia non ci saranno più animali ma diminuiranno perchè mancherà anche quella poca gestione che abbiamo. Basta guardare le oasi di protezione vicino alle città quando vennero giustamente istituite vi erano animali, con il passare degli anni si sono svuotate, perchè sono state fatte e messe li e non gestite da nessuno. Lo stesso succederà al resto del territorio, se vennisse chiusa la caccia.

          Sacrosante verità, Leonardo.

          I totali silenzi in questo thread, in particolare di piemontesi e bresciani del forum, però, mi danno da pensare.[:-bunny][:-bunny][:-bunny]
          I primi, interessati dal prossimo referendum anticaccia, i secondi, con il cospicuo numero di famigliari dipendenti dell'indotto caccia-armi.
          Silenzio assoluto.
          Menefreghismo? Abitudine a soccombere?
          Non mi va di pensare alle "parrocchie", perchè sarebbe proprio come le divisioni in "parrocchie" delle nostre AA.VV., grazie alle divergenze delle quali (gioco di poltrone) ci sguazzano poi i nostri "amici-nemici" che sopra ho nomenclato.
          Angelo Di Maggio

          « Non c'è patto che non sia stato rotto, non c'è fedeltà che non sia stata tradita, fuorché quella di un cane fedele. » (Konrad Lorenz)

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