Era usanza far arrampicare la vite su alberi per non fare le pergole e occupare terreno utile, per l’orto. A testimonianza di ciò ancora oggi ci sono piante vegete, che sono alte quanto le piante. Di queste c’era una varietà che noi chiamiamo uva puttanella per il la sua piccola dimensione del chicco di uva, che era punto di appostamento dei cacciatori locali. Infatti a Settembre quando l’uva maturava, si usava come nascondiglio un castagno che aveva alla base una cavità che veniva sfruttata come nascondiglio e che si trovava di fronte alla vite, e si aspettava il momento giusto per tirare la fucilata.
Quando l’uva maturava, era ghiotta per gli uccelli come merli e ghiandaie, che pasturavano dalla mattina alla sera.
Oggi dell’uva puttanella rimane solo qualche sarmento di poco conto, e la parte più grande seccata .Mi fermo li quando e cerco di rivivere quelle vecchie emozioni miste a nostalgia, visto ormai non potremo mai più assaporare perché il mondo è cambiato.
Ogni tanto i cinghiali grufolando tirano fuori i vecchi bossoli sparati, li vicino al vecchio castagno anche lui un po’ malandato, e se quei bossoli sono spazzatura io ci vedo una storia, ognuno di essi parlano di emozioni di una preda assicurata dall’appostamento e dal tiro meditato, e del legame che avevano con la caccia e la natura.
Qualcosa che molti di noi oggi, circondati da cemento, dalla tecnologia hanno perso, rendendoci schiava ad essa e aver perso le nostre radici, sentendoci smarriti. Quella pianta secca guardandola, significa anche questo.