Senza addentrarmi nelle polemiche che forse qualcuno avrà recentemente letto su vari blog e social piemontesi, vorrei fare una domanda riguardo alla legittimità della quota che alcuni comprensori e atc impongono per il prelievo della fauna in programmata.
Mi spiego meglio: da sempre i comprensori richiedono una quota per la partecipazione alla caccia di selezione e, sinceramente, ho sempre pagato senza pormi domande.
Quando però si affaccia la richiesta del versamento di una quota per il prelievo di selvaggina per la quale viene già pagata una tassa di concessione nazionale e regionale comincio a pormi qualche domanda sulla legittimità di tale richiesta (non conoscendo in dettaglio la legge). In base a quale articolo un ente può chiedermi un extra costo per il prelievo di un capo? Un processo portato all'estremo non rischia di diventare discriminatorio? Capisco che i cacciatori sono tendenzialmente considerati una categoria di benestanti, dal momento che chi può permettersi il trasporto in elicottero della spoglia di un cervo non è certo uno che ha problemi, ma non siamo tutti così.
Se per esempio devo pagare un tot per prelevare il cinghiale, un tot per prelevare la lepre, un tot per il fagiano e un tot per la pernice, cosa resta prelevabile solo per il fatto di aver pagato una concessione? Mi pare si profili in questo sistema la figura del cacciatore-base che per mancanza di reddito può dedicarsi al massimo alla cornacchia e al tordo, mentre per il resto servono soldi. E' lecito? E' corretto?
Grazie
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