Amarcord

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  • l'inglese
    Moderatore Setter & Pointer
    • Mar 2008
    • 4244
    • Arzignano, Vicenza

    #1

    Amarcord

    Per gli amanti del Bracco Italiano, ma ancor più per i suoi Cultori e Studiosi:
    Giuseppe Ceresa, chi era costui?

    Me ne ha riparlato proprio ieri sera il mio "Amico Pazzo", purtroppo vale anche in Cinofilia che vale di più la parola di un Asino vivo, che non quella di un Dottore morto... Ma abbiamo avuto dei "Gran Dottori", ahinoi che sono morti, che meritano di essere ricordati, ho letto che Salesman lo ha conosciuto e frequentato, probabilmente ancor più del mio amico.... Spero mi legga e ci racconti di quel Panettiere Liceale di Lodi che aveva ben in mente cosa doveva essere il Bracco e, con modi anche rudi, lo gridava al mondo... [brindisi][brindisi][brindisi]
    Roberto

    Con affetto e simpatia [:-golf]

    un saluto

    l' inglese
  • Livia1968
    Moderatore Domande sul sito - Chiacchierando - aka Motore di ricerca
    • Apr 2019
    • 6146
    • Guidonia Montecelio (Roma)
    • Rocca e Brio del Buonvento -Bracco Italiano Davidensi's Tabacco-Spinone Italiano, Bia-Kurzhaar

    #2
    E perché non ce lo racconti tu?

    Inviato dal mio HMA-L29 utilizzando Tapatalk
    "Ululò a lungo, ma poi mi fu addosso come un uragano, e io mi trovai, per così dire, avvolto in un turbine di furiosa gioia canina.” Konrad Lorenz

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    • bosco64
      ⭐⭐⭐
      • Nov 2011
      • 4544
      • Langhe
      • Basin Bracco Italiano Galitura Bracco Italiano Cicinin Bracco Italiano

      #3
      io non lo avevo mai sentito nominare.

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      • l'inglese
        Moderatore Setter & Pointer
        • Mar 2008
        • 4244
        • Arzignano, Vicenza

        #4
        Credo sia morto nei primi anni 80! Mentre verso la fine degli anni 70 ad un Raduno, mannaggia a me che, per il fatto che sono praticamente astemio, non ho affatto la memoria del mio " Amico Pazzo" e non rammento la località, forse un po' alticcio, ma dai modi certamente alterati, un tizio inveiva agli astanti in dialetto! Il senso delle sue frasi più, o meno era : Vergognatevi! Andate a casa! Non sono Bracchi questi!!! L' onnipresente, gentile e ragguardevole signora che, con il marito, Ragioniere, faceva da scrivana per la SABI, cercava di rabbonire quell' energumeno, ma senza grandi successi.... Lo perdoni. Disse al mio amico, ha questo caratteraccio e spesso si perde nell' alcool, pensare che ha anche fatto il Liceo! Andava a caccia, ma un giorno perdette il suo fucile dalla barca nell' Adda e sovente usa questi rozzi modi. I "Pazzi", o prima, o poi, si incontrano. Sempre! Il mio amico rispose alla garbata signora: Questo uomo ha ragione! Ed andò a conoscerlo. Parlarono di quegli pseudo Bracchi, grossi come Ippopotami e con l' orecchio a fettuccina, lungo ed attaccato molto basso, ben sotto la linea dell' occhio. Ma tu hai dei Bracchi Italiani? Chiese incuriosito il mio amico, Certo! Se hai la macchina mi porti a casa che te li mostro e poi mi riporti qui, che io sono in bicicletta. Quel fornaio aveva i Bracchi Italiani! L' orecchio, da sempre vera mania del mio amico, era quello corretto, a triangolo, come quello che dovrebbe avere il Pointer, solo un pochino più grosso ed attaccato alto! Erano asciutti e davano la sensazione di essere dei cani possenti, non linfatici! Un notissimo Giudice ENCI del passato, con la sicurezza ed il colpo d' occhio di chi conosce veramente i Cani e la Caccia, ad una Prova assegnò ad un suo soggetto il primo gradino de podio, anche se, nelle forme, probabilmente non erano state rispettate tutte le norme inventate dall' uomo. Nella Relazione disse:Questo soggetto non e' stato addestrato con i criteri ligi e severi della Terra d' Albione, ma con i vecchi modi dei nostri nonni: Alla Buona! Un Giudice che sapeva anche uscire dai Sacri Regolamenti, poiche' ritenne di dover esaltare le doti naturali di un Bravo Bracco! Questo e' quello che ricordo di quello che mi e' stato narrato... Passo la parola a chi ha avuto la fortuna di conoscere e frequentare questo Personaggio, magari un po' colorito, ma certamente conoscitore ed amante della Razza!
        Ultima modifica l'inglese; 16-01-21, 23:59.
        Roberto

        Con affetto e simpatia [:-golf]

        un saluto

        l' inglese

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        • salesman
          • Jun 2013
          • 90
          • chiavenna
          • avuto: bracchi italiani - epagneul breton

          #5
          Giuseppe Ceresa

          Risponderò alle domande poste su Giuseppe Ceresa, mio compianto, grandissimo amico, quotando alcuni spezzoni di miei post (alcuni da FaceBook, altri dal presente Forum) in cui lo citavo, ritenendo che ciò possa essere più esplicativo che non una descrizione dedicata della sua persona.


          .................................................. .....................mai accoppiamento fu tanto desiderato, sudato e infine meritato quanto quello che condusse alla nascita di Diana (nome d'iscrizione: Estrelita).
          Avevo ignorato praticamente tutto di prove cinofile sino al giorno in cui, in una cittadina del Milanese che la memoria non riesce più a localizzare (Paullo ... Melegnano?), assistetti allo spareggio di una gara Federcaccia su quaglie liberate, che aveva attirato la mia attenzione perchè i contendenti erano un Kurzhaar e un Bracco Italiano. Era il mese di giugno dell'anno 1967, ero lì per pura combinazione e a casa avevo un Pedro di nove mesi che aveva cominciato a fermare alla grande ogni capo di selvaggina che gli fosse capitato a tiro. Assistetti dunque a quello spareggio, ammirando l'azione della piccola Bracca che, ferma dopo ferma, mise sotto il fortissimo avversario con grande autorità. Di quella Bracca notai l'azione ordinata, la potenza olfattiva, la correttezza (al frullo eseguiva un "terra" quasi automatico, la testa a mo' di periscopio a seguire il destino della quaglietta che se n'era volata). Fu quella la prima lezione che appresi dal proprietario di quel piccolo fenomeno, che avrei conosciuto solo qualche mese più tardi: il "terra" andava insegnato al Bracco Italiano come a qualsiasi altro cane da ferma. E bisognava pretenderlo ferreo, istantaneo, perchè non era vero che il Bracco avesse riflessi lenti e lo potesse eseguire soltanto al rallentatore, come comunemente enunciato su vari articoli e trattatelli contemporanei.
          In quell'occasione non ebbi l'opportunità di indagare sui chi, sui come e sui dove ma, raccolte rapidamente le informazioni che mi avrebbero facilitato un futuro contatto, me ne dovetti tornare a casa, dove ero atteso con una certa urgenza. Decisi che, se mai il mio cane avesse mantenuto le promesse che mi andava facendo ogni giorno più decisamente, avrei fatto di tutto perchè si accoppiasse con quella bellissima Bracchetta.
          Nei mesi che seguirono, Pedro si confermò cane di grandi mezzi, prima in perlustrazione, poi a caccia, al 90% in Zona Alpi. Realizzammo con lui un carniere di forcelli e coturnici di una consistenza credo ormai dimenticata nella zona. E a quei tempi avevamo la fortuna di avere, a pochi chilometri da casa, una zona umida famosa per la sua estensione e per la frequenza con cui, anno dopo anno, la migratoria vi si fermava, sostando a volte anche parecchi giorni. Non mancarono quindi beccaccini, anatre, rallidi di ogni specie. Oltre, va da sé, alle beccacce che inevitabilmente incontravamo salendo il mattino verso i territori della nobile alpina, e scendendone la sera.
          Rintracciai e presi contatto col proprietario della famosa bracchetta verso la fine di quel glorioso 1967. Si chiamava Giuseppe Ceresa, di Lodi, la Bracca si chiamava Norma ed era figlia di una sua cagna ormai defunta, che era stata per anni l'emblema cinofilo di quella città: Danzica dei Ronchi.
          Divenimmo amici, e Ceresa mi insegnò molto di quello che c'era da sapere sui Bracchi, avviandomi al loro addestramento con l'autorevolezza che era frutto di una profonda esperienza. Quanto al da me desiderato accoppiamento, però, si riservò di decidere solo dopo aver visto di persona Pedro all'opera su selvaggina naturale. Facemmo un'infinità di perlustrazioni nelle campagne del lodigiano che, allora come credo anche oggi, offrivano una spaziosità quasi senza limiti. Alla fine, non contento, volle che ci scambiassimo i cani per un mese, condizione alla quale acconsentii subito; sicchè ebbi la fortuna di tenermi in casa l'educatissima Norma, mentre Ceresa si sbizzarriva con Pedro scovando quaglie nella pianura e fagiani sulle isole del fiume Adda. Il mese di prova ebbe esito positivo, e il tanto atteso matrimonio ebbe luogo a fine 1968. Tra l'11 e il 12 di Febbraio 1969 nacquero 10 cuccioli, dei quali ben otto morirono la settimana successiva. Di parvovirosi, dissero. Sopravvissero due femmine: Estrelita, da noi Ricci ribattezzata Diana, e Valencia, che Ceresa si tenne per sé.
          Raccontare come Diana si fosse sviluppata, quali doti avesse mostrato, che tipo di cane si fosse rivelata, sarebbe un po' ripetere quanto già detto per Pedro. Con un'annotazione: Diana esibì un'incredibile PRECOCITA'. Fermò le quagliette a circa due mesi; fermò forcelli a cinque mesi (perlustrazione); a otto mesi aveva già fermato, guidato, riportato o recuperato forcelli, coturnici, beccacce e anche un paio di bianche. In seguito si dimostrò altrettanto eclettica quanto lo era Pedro; anche in questo, con una nota: esplicò da subito una cerca ordinatissima, che non richiedeva correzioni, e non si concedeva distrazioni di sorta. Diana non giocò mai, nemmeno da cucciolina; Diana non galoppò mai (non che io ci tenessi particolarmente).
          Diana eccelse su ogni specie di selvaggina, ma a beccacce addirittura strabiliò, circostanza, quest'ultima, che non mi rese particolarmente felice. Io sognavo cotorni e forcelli .................................................. ............
          .................................Nel frattempo, la cucciola che si era tenuto Ceresa, Valencia, aveva fatto un eccellente percorso venatorio, così mi disse lui al telefono. Non avevo più avuto occasione di incontrarlo, e in quella telefonata mi scordai di chiedergli se avesse mai partecipato a qualche prova. A darmi informazioni più complete fu il gentilissimo sig. Antonio Casamassima, tre anni fa: Valencia prolificò, nella sua discendenza figurano dei campioni, tra i quali il nome più illustre fu quello del Ch. Augusto e di suo figlio, il Bracco Italiano ARGENTO, cane di una decina (?) di anni fa, che dicono essere stato soggetto molto bello e molto bravo.


          ..........................Il Pedigrée di Danzica dei Ronchi, eccelsa fattrice e cacciatrice di proprietà del compianto Giuseppe Ceresa. Fu utilizzata come fattrice dal Dott. Edmondo Amaldi (o forse lui comprò buona parte della cucciolata, che era stata ottenuta con uno stallone, non so se suo, ma certo di sua scelta). Ne conobbi la figlia, Norma, di Giuseppe Ceresa, piccola Bracca classicissima e dalle superbe doti venatorie, a sua volta madre di Campionessa Lavoro TEODOLINDA. Quest'ultima fu il soggetto -dando certo ben scontate anche le doti venatorie di tutti i grandi Bracchi- col percorso di cerca più intelligente e fruttuoso che io avessi e che abbia mai visto. Le foto mostrano Ch.Teodolinda, figlia di Norma e nipote di Danzica


          segue






          ---------- Messaggio inserito alle 06:00 PM ---------- il messaggio prcedente inserito alle 05:56 PM ----------



          ---------- Messaggio inserito alle 06:03 PM ---------- il messaggio prcedente inserito alle 06:00 PM ----------

          ..............Questa foto l'ho pubblicata parecchie volte. E' la mia preferita. Come si fa a trascurare (magari denigrare) una razza che esprime simili gattonatori? Diana si appiattiva come un leopardo, entrava in forteti dove non sarebbe penetrato un dito, e senza muovere un ramo. Non ruppe una ferma in tutta la sua (purtroppo breve) vita. Non perse mai una beccaccia, nemmeno su guidate di quarti d'ora...........................
          ....................Il suo gattonare fu predisposizione ereditata dalla famosissima nonna: Danzica dei Ronchi, madre di Norma, di Giuseppe Ceresa. Quante volte, parlandone con nostalgia, Peppino diceva (in lodigiano) " ... sono arrivato lì, ed era già a gattoni ... (a gatòn)". Abilità che esercitava soprattutto sul fagiano, il selvatico che più spesso cacciava. Ma i cani di Ceresa cacciavano e fermavano tutto: dal regale beccaccino alla gallinella, dalla lepre alla starna, alla beccaccia. Interessatissimo a Danzica dei Ronchi fu il compianto Dott. Edmondo Amaldi, titolare dell'affisso "delle Forre". Non ricordo se l'avesse ottenuta temporaneamente come fattrice o se avesse comprato i diritti di monta, in occasione di una cucciolata di Danzica. Il mio Pedro non gattonò mai, e credo nemmeno Norma. Di Norma occorre ricordare che, coperta da Ermes di Celinate, fu madre di Campionessa (lavoro) Teodolinda, il cane che, a parte le doti olfattive e di ferma (scontate per quella corrente di sangue), esprimeva il percorso d'esplorazione terreno (meglio se accidentato) più intelligente che avessi mai visto e che vidi mai dopo.

          ...................Onore e tanto affetto postumi a Giuseppe Ceresa, il cacciatore e carissimo amico lodigiano che accettò che la sua super classicissima Norma si facesse coprire dal mio Pedro. Ne venne fuori Diana (Estrelita sul pedigrée). Grazie, Peppino.
          Nella foto: Diana (Estrelita)




          ---------- Messaggio inserito alle 07:03 PM ---------- il messaggio prcedente inserito alle 06:03 PM ----------

          Infine, voglio sottolineare che Giuseppe Ceresa non era stato soltanto un liceale, ma abbastanza avanzato nel corso universitario di Veterinaria. Dovette interrompere per uno degli scherzi atroci coi quali talvolta la vita ti segna, e sul quale non ritengo potermi dilungare.
          Giuseppe Ceresa amava sì bere, ma in tutti gli anni in cui lo frequentai NON LO VIDI MAI UBRIACO. Il suo parlare ad alta voce veniva fuori anche quando, in effetti, non aveva bevuto nemmeno un cucchiaino, ed ESCLUSIVAMENTE quando i parlava di BRACCHI, argomento sul quale avrebbe potuto dissertare per ore. E naturalmente, se trovava contraddittorio ... Ma non fu assolutamente persona qualificabile di "energumeno". Giocava a terziglio da dio, e vinceva nove volte su dieci. Col bicchiere di vino sul tavolino, immancabilmente, alla sua destra.
          Giuseppe Ceresa fu, a livello amatoriale s'intende, un incomparabile addestratore di cani da ferma. Parlandone dopo più di mezzo secolo, e dopo aver visto innumerevoli video attuali (posso nutrire soltanto di essi la mia fame braccofila) in cui si premiano cani che hanno letteralmente arato il terreno col tartufo o si sono fatti inseguire dal padrone dopo il frullo sino al placcaggio conclusivo, posso dire che potrebbe ancor oggi insegnare a molti degli attuali attori le regole di base dell'addestramento di un fermatore.
          Non era ricco e, in fatto di gare, doveva limitarsi quasi esclusivamente a quelle della Federcaccia, su quaglie liberate, che avevano luogo nella parte orientale della provincia di Milano (allora Lodi non faceva provincia); ma lì si distingueva. La sua Norma, coperta da Ermes di Celinate, diede alla luce una copiosa cucciolata, dalla quale si erse una campionessa, Teodolinda, che, cucciola, fu ceduta all'amico Vignola. Ma ad addestrarla e a presentarla alle prime prove classiche che la portarono al campionato fu lui, Giuseppe Ceresa, vincendone la prima con un Ecc. e alcune altre ... forse ottenendo, ma non ricordo bene, anche il primo CAC. Teodolinda apparteneva alla terza generazione bracca nata in casa sua, a partire dalla favolosa Danzica dei Ronchi.
          Sì, i cani di Ceresa vincevano, nelle prove e sul terreno, spazzando via dal loro cammino anche nomi ultra famosi. Teodolinda, che io ebbi la fortuna di servire anche a caccia, fu senz'altro il MIGLIOR CANE DA FERMA che io avessi mai visto, a prescindere dalla razza: un cane da sogno.
          Forse perchè nessuno di essi sospettava di appartenere al modesto fornaio, il cui mestiere è stato ripetutamente sottolineato nei post che hanno portato alla presente rievocazione.
          Pax
          Nella foto: Pedro, anche lui marito di Norma di Ceresa, per una cucciolata successiva a quella con Ermes di Celinate


          Ultima modifica salesman; 25-01-21, 19:05. Motivo: ripetizione nel testo

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          • Amedeo AQ
            ⭐⭐
            • Apr 2005
            • 827
            • Luco dei Marsi AQ, L\'Aquila, Abruzzo.

            #6
            grazie Salesman
            questo è da stampare e conservare
            Nec sine Marsis nec contra Marsos triumphari posse

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            • l'inglese
              Moderatore Setter & Pointer
              • Mar 2008
              • 4244
              • Arzignano, Vicenza

              #7
              Salesman grazie per le precise ed interessantissime risposte , mi scuso se sono stato impreciso nel descrivere il suo grande e dotto amico, ma sono cose che mi sono state riportate, alcune certamente mal ricordate per primo da me.
              Quello che va sottolineato e' come deve essere il Bracco Italiano, dato che oramai persino molti amanti del Bracco non hanno le idee chiare.... ll mio intento era quello di ridar voce, in questo autorevole Forum, ad una persona molto Appassionata e Competente, che, non solo sapeva come dovesse essere il Vero Bracco, ma che lo possedeva anche! E che, per diffonderlo e proteggerlo, andava contro tutto e tutti, sempre a testa alta!
              Grazie del suo intervento
              Roberto

              Con affetto e simpatia [:-golf]

              un saluto

              l' inglese

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