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Con le cartucce 28 70 bisogna fare molta attenzione visto che le armi più vecchie sono camerate per 28 65 e sono molte in giro.
Negli anni 60 periodo di produzione della pistola Serena le cartucce erano esclusivamente di cartone senza tenute in plastica e la maggior parte caricate con polveri vivaci tipo Acapnia o Randite con pochissime eccezioni di Super balistite o S4.
Una piccola regola visto il progresso delle munizioni per la canna liscia, bisogna vedere sempre l' anno di costruzione delle armi che si va ad usare e il tipo di cartuccia in uso in quel periodo sempre facendo attenzione ai punzoni del banco di prova.
Saluti
Cercando e curiosando sul WEB ho trovato questa interessante analisi sulla pistola Bracco dei Fratelli Serena:
"La pistola Serena è uno degli aspetti del boom economico applicato all'oplologia. In quegli anni l'attività venatoria non era solo una splendida passione ma un vero mezzo di sostentamento per procacciare un pò di cibo con preteine nobili alla famiglia. Però allora solo persone di una certo ceto possedevano delle belle armi fini da caccia. Il volgo e il resto della popolazione utilizzava fucili ex militari resi monocolpo realizzati traforando le canne di fucili straight pull o bolt action (Vetterli, Mannlicher, Mauser, '91 e anche qualche SMLE),monocanna basculanti ricavati da pistole da segnalazione belliche (Very italiane, Ebel austroungariche nonchè quelle tedesche anche a due canne) o doppiette realizzate con canne a torcione recuperate da armi ad avancarica. Nel fantastico palcoscenico degli anni 'del boom, l'industria armiera si sbizzarì cercando innovazioni tecnologiche e novità di design, talune un pò bislacche altre che sono rimaste come veri e propri punti di riferimento. A fianco della Franchi con il suo sovrapposto superleggero realizzato in parte in lega e in parte in acciaio, della F.N.A. con il Victor e il SuperVictor con le canne sovrapposte che, anzichè basculare, scivolavano in avanti per il caricamento, con la Tonolini che realizzava una pistola quadricanna a blocco fisso con il percussore rotante, la ditta F.lli Serena che produceva macchine lanciapiattelli, propose la pistola da caccia monocolpo con canna e meccanismi in acciaio affogati in una struttura di lega predominante di alluminio rifinita a buccia d'arancia e verniciata di grigio molto scuro ma non nero. L'arma veniva fornita con una stampella gruccia di robusto tondo di ferro avvitabile all'impugnatura. I primi modelli furono presentati un cal. 28 e in cal. 32. Successivamente furono prodotti esemplari in altri calibri e, dopo poco, il meccanismo a barilotto laterale fu abbandonato per un retrattile a ritroso scorrevole su due binari paralleli che fuoriuscivano dalla pistola. La percussione rimase sempre a cane esterno battente sul percussore flottante nel barilotto di culatta. Ad un certo punto della produzione, il barilotto di culatta ricevette un piccolo svaso per servire da tacca di mira da collimare con il classico mirino a palla di tipo venatorio. I sistemi di mira erano tutti lì. La forma dell'impugnatura accentuata inclinata ricalcava la linea delle semiautomatiche importanti d'inizio secolo ma credo che ciò fosse più legato ad una soluzione ergonomica di tiro di tipo accademico piuttosto che fare il verso alla Luger o alla nostrana Glisenti o ancora alla fredda Lathi o alla Nambu orientale. Non ho mai visto nè saputo fosse stata realizzata una versione cal. 9 flobert e lo avrei escluso a priori dato che tutte avevano la percussione centrale per le normali cartucce da caccia. Ricordo anche il fatto però che dopo un timido iniziale successo di mercato, la ditta riscontrò una giacenza rilevante di pezzi in magazzino tanto che tento anche la via di una pseudo pistola da tiro camerandola per il 22 long rifle. Ritengo che anche questa fosse più una soluzione per bracconieri piuttosto che per il tiro accademico visto che l'impostazione generale rimaneva tale e quale con la sola modifica del mirino che diventava a cresta. Dopo l'adozione della Legge 110/75 e la Legge quadro sulla caccia, la Ditta Serena tentò di ammodernare la produzione sotto il profilo legislativo allungando la misura della canna (mi sembra 48 cm.). Taluni esemplari furono anche realizzati con calcio fisso (mi sembra di ricordare esemplari con pala di legno ed altri con scheletro metallico) ma credo che questa fosse solo una soluzione prospettata come possibile a richiesta oppure che non sia mai andata in produzione. Tale modifica maggiorata era proposta con la classificazione di "fuciletto" per aggirare il vincolo delle due armi comuni allora in vigore. Non credo però abbia avuto molto seguito. La maggior parte di esemplari che ho esaminato (io le ho viste materialmente solo cal. 28 e 32) avevano una stampella-gruccia semplice con un appoggio spalla di 6-7 centimetri su un tondo di metallo resistente che terminava con un filetto maschio da avvitare al foro filettato sulla parte posteriore dell'impugnatura. Mi è capitato però di confrontarmi con altri consulenti a cui erano stati affidati incarichi giudiziari d'ufficio o di parte su pistole Serena con stampelle di forma differente. Una aveva un calciolo-gruccia avvitabile trapezoidale come lo Sten, un'altra analoga forma ma che si avvitava sulla parte laterale dell'impugnatura pur mantenendo il foro posteriore. Non so però se si trattava di modifiche o se erano state prodotte proprio così."
Questo articolo mi è parso interessante ed esaustivo quindi l'ho pubblicato,sono ben accetti altre esperienza o documenti sull'arma in oggetto. Mirko
Opinione personale, ricordando che dagli anni '50 in poi l'Italia produsse una quantità enorme di armi da caccia, anche di basso costo, come il "tronchino" Beretta ed altri di marche sconosciute; ricordo anche le varie carabine a canna liscia in 9 flobert con otturatore "tipo 91", e qualche pregevole automatico a massa, ma la Serena in questione , a mio modesto parere, aveva un progetto carente nella chiusura. All'epoca era già sviluppata anche la produzione di giocattoli ed armi in lega, alcune ben riuscite, quindi non mancavano i mezzi per fare di meglio...
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