Petti di tortora

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    #1

    Petti di tortora

    Non ricordo se ho gia' pubblicato questa ricetta, ma siccome l'ho preparata ieri in onore di mia figlia, suo marito e della mia deliziosa nipotina di sette anni (mia figlia e mio genero avevano mangiato questa semplice leccornia parecchio tempo fa, se la ricordavano, e l'avevano richiesta esplicitamente), voglio pubblicarla qui adesso.

    Le nostre tortore sono piccoline, grandi come una cesena o poco piu'. L'unica cosa veramente utilizzabile e' il petto. Con le minuscole coscette inutile perderci tempo.

    Dunque, spello la parte anteriore della tortora, denudando i pettorali fino all'addome e ai lati. Poi inserisco il pollic nell'addome, appena sotto lo sterno. La pelle ed il peritoneo si lacerano facilmente, e io inserisco il pollice nella cavita' toracice, strappado via i due pettorali uniti allo sterno. Il resto dell'uccello lo metto nel surgelatore perche' e' un'ottima esca per trappole per predatori (procioni, linci, ecc.).

    Con un coltellino affilatissimo faccio due taglietti lungo lo sterno e ne scosto i pettorali producendo cosi' una "tasca." Poi metto a bagno tutti petti cosi' preparati in una soluzione di acqua e vino e spezie varie (qui se volete usate la vostra immaginazione e le vostre preferenze). Li metto nel frigo per una dozzina di ore. Poi li scolo e li asciugo. Nelle "tasche" di cui sopra infilo una noce di Philadelphia cream cheese. Poi avvolgo ogni petto in una spessa fetta di bacon che fermo con uno stuzzicadenti passato attraverso i pettorali e lo sterno (questo deve essere fatto cercando di non stringere troppo il tutto, o il Philadelphia uscira' dalle tasche). Poi metto tutti i petti in una di quelle griglie doppie (se non sbaglio si chiamano pescere, con l'accento sulla seconda "e") e li arrostisco a fuoco vivo sul barbecue stando attento a non farli bruciare quando il grasso cola sulle braci e fa fiamme. Quando questo avviene tolgo la griglia e aspetto chele fiamme muoiano. Il bacon deve essere ben arrostito, ma i petti non devono essere troppo cotti, ma ancora rosa internamente. Ogni petto fornisce, oltre al bacon, due deliziosissimi bocconi di carne prelibata, succosa. Tre uccelli a persona, magari quattro. Adesso ho finito le tortore che avevo surgelato intere, con penne e viscere. E' il metodo migliore per evitare l'ossidazione della carne senza dover impacchettare a vuoto. Meno male che prima dell'aperura di Settembre, potro' cecchinare dalla finestra col fucile ad a.c. le tortore dal collare orientali, alloctone ed invasive, che stanno colonizzando l''America da costa a costa da un ceppo originale sfuggito moltissimi anni fa da una voliera distrutta da un uragano in Florida, se non vado errato. Qui le si possono cacciare tutto l'anno, senza limiti e con qualsiasi mezzo. Ma voglio aspettare fino a quando l'ultima covata sara' in grado di mantenere se' stessa. Come tutte le altre tortore, depongono soltanto due uova alla volta, ma dopo la prima covata comincia a volare ne fanno un'altra. Durante i nostri lunghi mesi caldi ne possono fare anche tre o quattro. Come ciccia sono buone come le autoctone, ma sono grandi quasi il doppio.
    Questa ricetta si potrebbe provare anche con selvaggina minuta, come i tordi. E per coloro ai quali il pensiero di gettare via le microcoscette degli uccellesimi causa sconvolgimenti gastrointestinali, non vedo perche' non si possano lasciare attaccate, oppure essere utilizzate in altri modi dopo essere state separate dal resto. A me non va di perdere tempo a spiumarle, e spellarle non e' facile senza un microscopio...
    Chi se fa' pecora, la lupa arabbiata se lo magna!

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