La gratitudine
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E' molto peggio tirare alle femmine con i piccoli. Se la selezione fosse fatta bene, non dovrebbe servire fare contenimento. In selezione bisogna allungare l'orario di prelievo togliere il silenzio venatorio, e consentire l'utilizzo di visori notturni. Fermo restando il prelievo per sesso e classi di età. Bisognerebbe trovare un sistema da non far diventare la caccia di selezione in una caccia di ripiego, una caccia fatta quando non si ha altre cacce da fare.👍 3 -
Ma solo io mi ricordo un documentario di Maiorca degli anni 70/80 in cui attaccavano due ami ai bordi della bocca di una manta per poi cavalcarla come dei cow boy ????
ero bambino, pescatore da sempre e cacciatore nell’animo, ma una scena così mi colpì e turbò profondamente…. tanto che la ricordo ancora adesso.
E con questo, nulla tolgo alla straordinarietà della persona e ai mille messaggi positivi sul rispetto della natura che ha lanciato e ancora lanciano i suoi figli…
era solo per dire che la sensibilità ecologica ha le sue stagioni, come tutto, del resto.
In quanto ai delfini, pur avendoci nuotato più volte assieme, quandol’ho fatto in natura, non ero poi tanto tranquillo…sono predatori spietati ed efficientissimi, e la loro grande intelligenza li rende anco più difficili da interpretare…sono tra i pochi animali che uccidono per diletto.
Non cadiamo anche noi nell’errore di umanizzare gli animali, dando a certi loro comportamenti l’interpretazione che ci piace di più.Mala tempora currunt👍 4Commenta
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fabriboc, come fai a sapere che i delfini "uccidono per diletto"? Forse uccidono in eccedenza rispetto alle esigenze alimentari, ma si tratta di un comportamento tipico degli animali predatori. Ricordo che da bambino, nei primi anni '50, ho dovuto smettere di giocare con il trenino perché il boxer di uno zio in visita lo aggrediva appena si muoveva. Si trattava di boxer, razza non da caccia, ma l'istinto venatorio era ancora presente dopo non so quante generazioni. -
Lo dico perché è ampliamente documentato che spesso uccidono per il semplice gusto di farlo, abbandonando il loro oggetto di “svago”, (spesso altri tursiopi, come le focene, che in nessun modo li minacciano nè a livello di competizione alimentare, né di territorialità) appena muore, senza nemmeno dargli un morso.
Nemmeno uno squalo farà mai una cosa simile… che implica premeditazione e crudeltà.
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Non conosco questo famoso subacqueo ma ho imparato una cosa.. con il passare degli anni le storie (sia di caccia che di pesca) cambiano e a forza di raccontarle via via si aggiungono particolari.. non sempre veritieri.
onestamente questa storia del delfino mi sembra poco verosimile. Spero di sbagliarmi.
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Non credo che la questione sia la verosimiliglianza di questa specifica storia.Non conosco questo famoso subacqueo ma ho imparato una cosa.. con il passare degli anni le storie (sia di caccia che di pesca) cambiano e a forza di raccontarle via via si aggiungono particolari.. non sempre veritieri.
onestamente questa storia del delfino mi sembra poco verosimile. Spero di sbagliarmi.
Il messaggio di questa testimonanza come di tante similari, è che in circostanze particolari persone che vivono in profonda comunione con la natura colgono qualche comportamento animale affine a quelli di base dell'uomo.
Per restare sul forum, carpen ha più volte sottolineato certi comportamenti dei camosci...
...Im heil'gen Land Tirol...Commenta
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Parlo proprio di contadini e boscaioli.
Gente delle mie parti che fin dalla prima infanzia era abituata alla ciclo della vita con gli animali da corte.
...Im heil'gen Land Tirol...Commenta
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Credo che un po’ tutti gli animali, in special modo i vertebrati, siano accomunati da alcuni comportamenti che potremmo definire umani, se non altro perché anche noi apparteniamo a quel regno..
più si conoscono e si studiano gli animali più è facile smettere di cacciarli.. penso all’ornitologo Fabio Perco, fratello di Franco
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Mio nonno (Buonanima è morto ormai da più di 20 anni)mi ha raccontato più volte una storia, da giovane andava a caccia, e all'epoca (si parla degli anni 50 e 60) i gatti "fuori cascina" erano a tutti gli effetti un nocivo (e in teoria per la fauna lo sono ancora), gli si sparava se trovati in campagna lontani dai centri rurali, nessuno aveva a che obbiettare se un gatto "troppo selvaggio" non faceva ritorno.
Una volta ne sorprese uno nell'erba medica, era a caccia, forse di topi, o altro, ma per lui (lo raccontava quasi giustificandosi) se cacciava in autunno, lo faceva anche in primavera, con i nidiacei....quindi un pericoloso antagonista.
Gli sparò anche ad una certa distanza (non si facevano avvicinare)....
Ebbene lo colpì ma il gatto fece una breve fuga fino al bordo del campo, e prima di morire guardò mio nonno.
Non sapeva spiegare bene in che modo lo guardò, ma si sentì tremendamente colpevole...
Da lì nonostante varie occasioni....non sparò mai più a un gatto.
La caccia è una cosa profonda, è uno stile di vita che ci fa vivere a volte emozioni e sensazioni uniche, un contatto con la natura raggiungibile solo con l'esercizio venatorio....nel bene, e nel male.
Proviamo solo a pensare alla complicità con i nostri cani...è unica e solo la caccia può regalarci questo.Ultima modifica mesodcaburei; 06-03-24, 12:57.👍 2Commenta
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A proposito dello sparare ai gatti - siamo in "chiacchierando, si può divagare - circa 50 anni fa mio padre aveva una quota in una bellissima riserva a Borghetto Borbera.
Un giorno, a caccia col quotista più anziano, quest'ultimo sparò a un gatto ben lontano da una cascina.
Uscì il contadino inveendo che avevano sparato al suo gatto; l'anziano cacciatore negò con vigore, asserendo di aver sparato a una lepre.
Continuò lo scambio finchè..... arrivò il suo bracco tedesco, eccezionale riportatore, col gatto in bocca!
La mia presentazione https://www.ilbraccoitaliano.net/for...giorno-a-tuttiCommenta
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Non credo che la questione sia la verosimiliglianza di questa specifica storia.
Il messaggio di questa testimonanza come di tante similari, è che in circostanze particolari persone che vivono in profonda comunione con la natura colgono qualche comportamento animale affine a quelli di base dell'uomo.
Per restare sul forum, carpen ha più volte sottolineato certi comportamenti dei camosci...
Lo confermo, fatte le debite distinzioni, il comportamento del camoscio ha evidenti similitudini con quello umano, del resto siamo due mammiferi evoluti e a vita sociale di gruppo, le somiglianze comportamentali si notano bene nel comportamento dei maschi giovani e sub adulti, le femmine sono più schive e prudenti, i maschi adulti pure, diciamo che sono diventati "seri", se fai il paragone con gli umani gli yarling si comportano come i ragazzini di quartiere fanno gruppetto e giocano, i sub adulti ti richiamano in modo netto giovanotti di 18/20 anni che si sentono padroni del mondo pieni di forza e incoscienza, comportamenti sessuali però sono diversi, non di coppia monogama (di solito) ma di gruppo con il più forte che si prende l'harem.
Sono curiosi, vogliono capire, ciò denota capacità di ragionamento, soprattutto provano sentimenti straordinariamente simili ai nostri, non sono capre ottuse, sono intelligenti, certamente non al nostro livello ma "ragionano" lo vedi che stanno pensando per quanto gli é possibile fare, arrivano al loro limite e visto che di più non gli riesce scaricano il problema, una scrollata di spalle e via.
Da quando ho capito che provano sentimenti e hanno capacità pensiero proprio mi é diventato più difficile sparargli.
Sul fatto che da anziani si spara meno, si é vero, spari il necessario, la carne che consumi e basta, oltre non serve e soprattutto capisci che c'è una differenza abissale fra un camoscio vivo e uno morto, morto è solo un mucchio di pelle, ossa, carne e visceri, vivo aveva qualcosa in più, lo spirito vitale e gliel'hai tolto, quello spirito di vita valeva molto ma molto di più della carne morta che ti ritrovi, poi noi siamo i cacciatori predatori e loro le prede, tutto rientra nella logica naturale, va bene così, ma eccedere non serve.👍 62
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