Parchi, ZPS & SIC: matrimonio all' italiana

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sergiogunnella
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  • sergiogunnella

    #1

    Parchi, ZPS & SIC: matrimonio all' italiana


    Parchi, ZPS & SIC: matrimonio all’ italiana

    In nome del popolo italiano? Sì, proprio così. La legge quadro sulle aree protette, la 394, è licenziata dalle Camere un anno prima della L.157, il 6 dicembre del 1991. Con l’ art. –3. vengono testé istituiti il “ Comitato per le aree naturali protette” e la “Consulta tecnica per le aree naturali protette”. Nel silenzio della riforma, non fanno parte delle due istituzioni né gli agricoltori e né tanto meno i cacciatori, ma, quel che è peggio, nessuna delle due categorie avanza candidature. E così il Comitato per le aree naturali protette, formato e voluto, de quo, dalle anime ambientaliste peninsulari, comincia –tutto solo- a fare il proprio mestiere, quello che tutti conoscono, perfino i ballerini di tango: “vietare tutto - vietare sempre”. Prima di essere soppresso dal Decreto legislativo dell’ anno successivo, il 281 del 1997, tale Comitato stabilisce di corsa la classificazione delle aree protette, equiparando le ZPS e i SIC ai parchi nazionali, alle riserve naturali statali, ai parchi naturali regionali ed interregionali, alle riserve naturali regionali e alle zone umide di importanza internazionale (Convenzione di Ramsar). Pertanto con questa delibera un Comitato che dopo un anno dalla sua costituzione veniva abrogato, agganciava alle aree protette, tout court, anche le ZPS e i SIC, legittimando loro in materia di tutela e di applicazione, le stesse misure di protezione! E ciò in barba ai distinguo già approvati in fase di istituzione dall’ UE, promotrice del progetto Natura 2000! Alla faccia del bicarbonato di sodio!
    Perché, se nei parchi e nelle altre istituzioni similari, il regime di tutela (noi continuiamo a considerare il sostantivo un’ eufemismo, insistendo con quello di “conservazione”) è rigido, nei “siti” esso è da ritagliarsi in base alle peculiarità delle specie che si intende conservare improntate su precisi indirizzi tecnici e scientifici. Da ciò si desume quindi che nelle ZPS e nei SIC la caccia non è vietata in assoluto e a priori da alcuna direttiva comunitaria, così come in tali istituzioni non è vietata alcuna attività agricola e legata alla ruralità, purché rispettosa delle finalità per le quali tali siti sono stati individuati. Punto e basta. Perché nel nostro bel Paese ci si inventa sempre qualcosa per creare steccati fra una categoria e l’ altra? Non è giunta l’ ora, dico io, di interrompere questo giro vizioso che con i suoi ripetuti “no” sta immobilizzando il nostro Paese, facendolo ritornare indietro nel tempo? Dov’ è, insisto, lo sviluppo sostenibile, l’ utilizzo durevole del territorio tanto decantati da coloro che, al contrario, vorrebbero in un sol colpo cancellare le nostre “diversità”, le nostre “specificità” e le nostre tradizioni? Può, in virtù di un’ ideologia preconcetta, un Comitato poi rivelatosi inutile, per giunta composto da “soloni dell’ ambiente”, influenzare con le proprie decisioni prevaricatrici la vita futura di gente onesta che intende fruire di un territorio lasciatogli in eredità dai propri progenitori? Che fine farà la “pianificazione del territorio e la programmazione del prelievo venatorio” voluti dalla 157 da ben 16 anni con gli Ambiti Territoriali di Caccia, se queste realtà, ZPS e SIC interesseranno anche parte di questi territori? Dove andrà a finire tutto il lavoro fatto dagli agricoltori, dai cacciatori e dai rappresentanti delle amministrazioni locali in tutti questi anni?
    Se le ZPS e i SIC debbono far parte delle aree protette a tutti gli effetti, così come ha voluto un fantomatico Comitato di soli ambientalisti rimasto in carica un solo anno e “licenziato” ormai da 11, che se n’ è spudoratamente infischiato dei criteri dettati dall’ UE, che fine farà la percentuale massima del 30% destinata dalla L.157 al territorio agro-silvo-pastorale dove è “comunque vietata la caccia”-ndr-?
    Occorre fare qualcosa, prima che sia troppo tardi. Non solo per i cacciatori, ma per tutti i cittadini italiani. Questa volta a dire “NO” dobbiamo essere noi.

    Dott. Sergio Gunnella

  • randagio
    ⭐⭐⭐⭐
    • Nov 2007
    • 12235
    • Tuscany.
    • Bracco francese dei Pirenei Nedo

    #2
    [:-golf]Mi viene immente una canzone di Mina Parole, Parole, Parole. Saluti
    Randagio[ciao][ciao][ciao]
    [fiuu] E' la Somma che fa il Totale. (Totò) [:-bunny]

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    • randagio
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      • Nov 2007
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      #3
      [:-golf]Mi viene immente una canzone di Mina Parole, Parole, Parole. Saluti
      Randagio[ciao][ciao][ciao]
      [fiuu] E' la Somma che fa il Totale. (Totò) [:-bunny]

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      • sergiogunnella

        #4
        Le parole, se espresse per comprendere se stessi e gli altri, sono indispensabili. Non sempre, però, esse raggiungono lo scopo…. Come non sempre tutto ciò che è legittimo è ugualmente onesto…. Su tale riflessione, amico Randagio, anche a me viene in mente una canzone: les feuilles mortes. Importante, semmai, è che le "parole" non cadano in terra come le foglie cantate da Jaques Prévert….
        Saluti.
        Sergio Gunnella

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        • sergiogunnella

          #5
          Le parole, se espresse per comprendere se stessi e gli altri, sono indispensabili. Non sempre, però, esse raggiungono lo scopo…. Come non sempre tutto ciò che è legittimo è ugualmente onesto…. Su tale riflessione, amico Randagio, anche a me viene in mente una canzone: les feuilles mortes. Importante, semmai, è che le "parole" non cadano in terra come le foglie cantate da Jaques Prévert….
          Saluti.
          Sergio Gunnella

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