posto qui e non in "racconti" per cercare di animare un po' questa sezione, a me cara e che tanto mi ha dato negli anni, che manca di nuove discussioni.
In montagna per oltre un mese abbiamo avuto temperature eccessivamente miti, anzi calde, che insieme alla mancanza di precipitazioni han fatto sparire gli ungulati.
A riguardo dei caprioli, purtroppo il problema è un altro; ma camosci e cervi non si sa dove siano finiti.
Finalmente lunedì scorso una prima perturbazione è riuscita a scapolare le Alpi Marittime e ha portato 25 mm di pioggia e un abbassamento delle temperature. E il mercoledì successivo, ecco di nuovo i camosci: un branchetto di 15 lontani e un paio a 70 metri. Ma io ero a cotorne col sovrapposto...
Sabato avevo promesso di passarlo con la moglie, ma mi riservo la mezza giornata di domenica/ieri per salire a camoscio. Il mio secondogenito 19enne decide di accompagnarmi.
La mattina la sveglia deve essere messa piuttosto presto, ma la notte cambierà l'ora e la sera ho paura di incasinarmi coi calcoli; ed ecco il lampo di genio: metto il telefono in modalità aereo, almeno non si aggiorna e punto la sveglia con l'orario vecchio!
Tutto pronto, a mezzanotte sono a nanna.
A metà notte la necessità di fare pipì mi fa svegliare, procedo e prima di ri-coricarmi dò un'occhiata all'orologio: porca p......na, le 5.30!
Il bastardo di telefono, benchè off line, si è aggiornato all'ora solare e mi ha fregato; benedetta, per una volta, la prostata e la sua ipertrofia
Benchè la mia amata Liguria permetta di passare dal mare a oltre 2.000 metri in un'ora e mezza, arriviamo al Colle dove lascio la macchina dopo 20 km di sterrato, con mezz'ora di ritardo.
Ritardo che pagheremo una volta affacciatisi in zona camosci, una grossa radura tra i 2.300 e i 2.400 metri di altitudine, quando vedo tre animali solitari attraversare la cresta passando dalla zona visibile e sparabile a quelle boscata di larici e inespugnabile.
Un po' attapirati procediamo salendo lungo la cresta, con frequenti soste per sbinocolare e monitorare la situazione. Intanto il sole si alza e disturba la vista.
Arrivati a un bel colletto che permette di osservare un'ampia zona decido di fare una sosta. Carabina e zaino a terra, noi belli sdraiati sull'erba secca e asciutta a sbinocolare.

Mio figlio, andato a dormire alle tre, si addormenta all'istante.
Nell'attesa di qualche movimento mi prendo col telemetro tutte le distanze dei punti cospicui dove c'è più probabilità, per la conformazione del terreno, che transiti un camoscio: ho un colle vicino, a 70 metri, un altro avvallamento della cresta a 250 e infine un pianoro tra i 300 e i 450.
Proprio in quest'ultimo, dopo circa un quarto d'ora, sbucano due camosci belli neri. Sveglio immediatamente il figlio e solo col binocolo 7x si capisce subito che si tratta di un bellissimo maschio (è possente e ha un palmo di bart sulla schiena!) col suo scudiero.
Ho tre braccialetti con me, ogni classe di età, posso sparare senza indagare troppo e quindi non ho neanche portato il lungo.
Mi concentro sul giovane, al telemetro 337 metri, ma i due sono in movimento e alternano rapide brucate a decisi spostamenti; non ci daranno molto tempo e le chance di tiro svaniranno a breve.
Non mi piace sparare così lontano, mai fatto oltre i 300 metri in 40 anni di caccia agli ungulati, ma siamo in due, la Bavarese con noi, un'ampia radura che ci permette di valutare l'animale per centinaia di metri in caso di fuga dopo il colpo. Decido di sparare e dico a mio figlio di inquadrare il giovane e di rimanere con gli occhi su di lui. La carabina è regolata sulla BT che esce a 970 m/s, DRO di 195 metri; la tabella cartacea (un cartoncino10x10 che ho in tasca) mi dice che devo dare 18 click up; Strelok, su cui avevo preventivamente inserito le variabili (pressione atmosferica, altitudine e temperatura), conferma 17 click che la torretta del Leupold prende nitidamente.
Ho il bipiede montato, il sacchetto sotto la pala del calcio, sdraiato a gambe larghe, gomiti in appoggio: la croce è ferma nell'animale.
Aspetto che si fermi un attimo e finalmente ce l'ho bene, non a cartolina ma di tre quarti.
Decido che è il momento e lascio partire il colpo. I 10 ingrandimenti e la distanza fanno si che il pur lieve rinculo mi faccia perdere lui dall'ottica e andare sul vecchio maschio che vedo saltare sul colpo; immediatamente ritorno sul bersaglio e lo vedo crollato. Mio figlio conferma che non ha fatto un metro.
Aspettiamo una decina di minuti, godendoci la situazione e il tepore del sole e poi ci muoviamo, fermandoci ogni tanto a controllare che nulla si sia mosso.
Una quindicina di minuti e siamo aull'anschuss: Efra oggi non lavorerà, il bel camoscio è accasciato su un cespuglio di rododendri.
All'esame vedo che l'ho colpito alla base del collo, sebbene mirato 15 cm piu a sx appena dietro alla spalla: probabilmente il vento che scendeva dalla cresta, di cui non ho tenuto conto, ha spostato un poco il proiettile. Oltre al fatto che l'animale era un po' intraversato rispetto alla linea di tiro. Va bene comunque!
Onori al magnifico camoscio, che si conferma maschio di 4 anni.

Carichiamo lo sloveno e ho il privilegio, dopo oltre 40 anni di fatiche, di avere figli che portano il pesante fardello
Fortuna comunque che siamo in piano, anzi lieve discesa fino ai ruderi militari a 2.300 m che quest'anno abbiamo fatto la pazzia di parzialmente ristrutturare (la sola stanza dell'ufficiale, l'unica col caminetto); siamo partiti con l'intenzione di tirar su i soli muri perimetrali, ormai crollati a metà altezza e completamente spanciati, ma ci siamo fatti prendere la mano e, grazie a tre giovani operai competentissimi e di buona volontà, abbiamo fatto pure la copertura, l'interno e gli infissi

Intanto è diventato nuvolo e fa freddo e inauguriamo l'interno della baita per un piccolo spuntino

Poi continuiamo a scendere verso la macchina.
Siamo a casa per le 15, complice l'ora solare che ci fa guadagnare un'ora. Finalmente una splendida giornata di caccia.
Saluti, Matteo



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