Ultima giornata a cinghiali

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  • Ciccio58
    ⭐⭐⭐
    • Aug 2008
    • 3026
    • palermo
    • Korthals/orma

    #1

    Ultima giornata a cinghiali

    Spero che Matteo mi perdoni per avergli scopiazzato il titolo del suo bel post, ma è la piacevole lettura del suo racconto che mi ha spinto a rendervi partecipi di una bella giornata inaspettatamente conclusasi al meglio.
    Avrei potuto scriverlo sulla discussione del ba13 che è protagonista del finale, ma per come è andata credo meriti uno spazio a se.
    È un poco lunghetto per cui lo posterò in due spezzoni, ma senza renderci partecipi di ciò che è accaduto nelle prime ore non si comprenderebbe l’appagante esito finale.
    Spero che un poco di quelle emozioni di quella strana giornata vi arrivino.
    [brindisi]

    ---------- Messaggio inserito alle 10:21 AM ---------- il messaggio prcedente inserito alle 10:19 AM ----------

    Il meteo indicava pioggia sino alle sette, poi una tregua di cinque sei ore quindi ancora pioggia.
    Il lunedì avevo declinato l’invito e poi erano già in tre, ma Alex il martedì è tornato alla carica per il giorno successivo, sa come convincermi, mi ha raccontato del lunedì e poi: “allora che fai io vado lo stesso anche da solo”, non si lascia solo un tale amico.
    E va bene lo confesso ero interessato anche a quanto riferito del lunedì.
    In pratica lui aveva visto tre animali interessanti attraversare in alto una pietraia, mentre gli altri due amici avevano incrociato un bel verro da un’altra parte, senza riuscire a tirare.
    Con queste premesse attendevamo al buio che spiovesse, era semplice, lui più interessato ai tre sarebbe salito verso la pietraia, mentre io sarei andato alla ricerca dell’altro.
    Appena prima di albeggiare ha smesso di piovere, bene, lui si avvia subito ha da fare quindici minuti buoni in salita.
    Io attendo che la luce fosse buona, la mia azione sarebbe iniziata sin da subito appena affacciato ad un dosso.
    C’erano interessanti pratini, che poi avrei costeggiato lungo una stradina malconcia, un tratto di circa duecento metri in discesa, da fare lentamente e con tante soste.
    Speravo che con la pioggia non potendo pasturare al meglio, gli animali si attardassero più del solito.
    Mi affaccio e subito distinguo tracce interessanti, passo il filo spinato e controllo da vicino, orme di buona misura nette dove non si era raccolta acqua o comunque un velo, terra rivoltata che seppur bagnata manteneva un aspetto “ruvido” con grani ben definiti , tutto portava a supporre una frequenza nell’ultima ora.
    Guardo in direzione del mare e non prometteva bene, si distinguevano nuvole con appesi scrosci d’acqua che seppur distanziati tra loro avanzavano verso monte.
    Mi sono avviato per la stradina una la lenta discesa, sperando che il proprietario di quelle impronte titubasse in quei puliti tra rovi e cisto.
    Pur con il vento a mio favore, ero molto attento a non fare rumore, evitavo i sassi instabili e posavo i piedi su quelli ben incassati nel terreno, quando possibile preferivo piccole zone erbose.
    Intanto gli occhi cercavano, il vento però con il suo andare discontinuo muoveva tutto, non era possibile individuare tra tanto cisto qualche movimento premonitore.
    Arrivato in vista della pozza usata come insoglio, non che avessero motivo per usare proprio quella, aumentai l’attenzione, intorno era tutto pasticciato ma con i rivoli d’acqua che scendevano per la stradina e dai suoi margini non era possibile leggere nulla.
    In quel punto c’è sempre il dilemma se affacciarsi sullo spiazzo di destra con tanto cisto e rovi alti circa al ginocchio, una sorta di anfiteatro circondato da una muraglia di alberi e arbusti fitti, ove conosco quattro buoni punti di passaggio per il folto.
    Oppure andare a sinistra verso un praterello con una piccola stalla, poco più di una tettoia in lamiera con tre pareti in legno, il percorso consente di tenere l’occhio, da altra angolazione, gli sprazzi di pulito che avevo incessantemente guardato sino ad allora, quindi poi scendere per un tratto ripido ove allungare lo sguardo verso un laghetto e l’ampio spiazzo che lo circonda.
    Scelsi quest’ultima opzione, attraversando in prossimità della pozza il fango si attaccava agli scarponi e produceva un rumoroso risucchio non era un bene.
    Fatti pochi passi nel prato alle mie spalle, dalla stradella appena abbandonata, il netto rotolare di una pietra, qualcosa l’aveva smossa.
    Sono tornato indietro molto lentamente per evitare il risucchio del fango, io non l’ho sentito ma non ero certo di esserci riuscito del tutto.
    Rimasi un attimo a spiare sulla strada nulla.
    Poi la sensazione di uno strusciare tra gli arbusti, poteva essere lui o il vento che mi prendeva in giro.
    Sempre con passo misurato ho attraversato la strada immettendomi nello spiazzo di destra con il rammarico di non averlo fatto prima.
    Intanto una pioggerella fine e ghiacciata arrivava a sprazzi.
    Sondavo metro per metro quella radura alla ricerca di un indizio nulla.
    E sempre con la massima attenzione mi sono addentrato verso un gruppetto di alberi per migliorare il punto di osservazione, potevo anche ripararmi da quegli aghi gelati che mi colpivano il viso.
    Ho atteso un po’ ma non aveva senso restare lì, la pioggia era aumentata e tornata liquida.
    Sono andato alla tettoia per attendere l’evolversi della situazione, potevo tenere d’occhio una bella fetta di terreno, proprio la parte più bassa dove avevo visto le prime tracce, pochi alberi, rovi e altri arbusti con buone zone di pulito.
    Il meteo non era disposto a supportare le mie intenzioni, le nuvole si susseguivano trasportate dal vento, basse sulla vallata che alla mia altezza erano nebbia.
    E così tutto si trasformò nel mondo dei folletti e delle fate, quel piccolo mondo che mi circondava spariva e riappariva di continuo, tra grigiore e improvvise lame di luce.
    Un mondo velato con ombre e strane luci, non mi sarei meravigliato se all’improvviso qualche creatura magica si fosse palesata.
    Mentre ero perso in questi pensieri una folata di vento spazzò parte del grigiore, riapparve la bella quercia alla mia destra e sotto…..strizzai gli occhi non era possibile ….. al riparo sotto quella grande chioma …..un unicorno.
    Che ci crediate o no era lì.
    Beh sì insomma, la prima sensazione e forse anche la seconda, ma guardando bene quel bel cavallo candido per un gioco di luci sembrava avere un iridescente unico corno, effetto delle goccioline di pioggia su un ramo spoglio.
    Da quel momento un poco per gioco un poco per scaramanzia cominciai, con la fantasia dei miei pensieri, a immergermi in quel mondo magico.
    Lo sguardo ipnotizzato dalla pioggia che formava quelle continue piccole onde concentriche nelle pozzanghere vicine.
    Mi riportava alla realtà solo il continuo ticchettare della pioggia sulle lamiere del tetto, il freddo intenso che trasformava le goccioline d’acqua in ghiaccio.
    Povere le dita delle mani sempre più gelate, poi una folata di vento spazzava per qualche attimo le nuvole e allora lo sguardo bramoso correva lungo i pratini, ogni roccia ogni tronco caduto poteva anche muoversi ed essere una sorpresa, poi tutto spariva inghiottito dalla nebbia e lui l’unicorno sempre sotto la sua quercia a testa bassa.
    Gelavo, ho iniziato il pellegrinaggio dentro la piccola stalla, anche i piedi erano gelati, giravo in tondo come un matto in gabbia, almeno mitigavo un po’ il freddo.
    Dopo una mezz’ora ho pensato che appena rallentava la pioggia sarei tornato all’auto, davvero tanto freddo.
    La pioggia rallentò e ricominciò per ben 4 volte ma sono sempre rimasto lì ammaliato da ciò che mi circondava, l’unicorno sempre sotto il suo albero, immobile, paziente, ormai era il mio consigliere.
    Trascorse così più di un’ora, quanta strada avrò fatto dentro quella piccola stalla chissà.
    Ancora un diradarsi di nuvole e il mio unicorno ancora lì.
    Ma qualcosa stava cambiando, il cavallo non teneva più la testa ciondoloni ma ben alta, si portò al limite della chioma, piovigginava appena, lui si mise a pascolare, poi si avviò nella mia direzione mi guardò e tornò a pascolare, crederci? cosa voleva suggerirmi il mio consigliere…..capì e uscì da quel rifugio.
    Avrei ascoltato ogni sussurro del vento e interpretato ogni segno, non era un giorno come gli altri, non so se era più un credere o perlomeno sperare, certamente volevo provare.
    Dopotutto un unicorno non si scomoda dal suo mondo per te senza un buon motivo.

    ---------- Messaggio inserito alle 10:24 AM ---------- il messaggio prcedente inserito alle 10:21 AM ----------

  • pinnici
    ⭐⭐⭐
    • Feb 2010
    • 1374
    • Riposto
    • setter inglese

    #2
    Originariamente inviato da Ciccio58
    Spero che Matteo mi perdoni per avergli scopiazzato il titolo del suo bel post, ma è la piacevole lettura del suo racconto che mi ha spinto a rendervi partecipi di una bella giornata inaspettatamente conclusasi al meglio.
    Avrei potuto scriverlo sulla discussione del ba13 che è protagonista del finale, ma per come è andata credo meriti uno spazio a se.
    È un poco lunghetto per cui lo posterò in due spezzoni, ma senza renderci partecipi di ciò che è accaduto nelle prime ore non si comprenderebbe l’appagante esito finale.
    Spero che un poco di quelle emozioni di quella strana giornata vi arrivino.
    [brindisi]

    ---------- Messaggio inserito alle 10:21 AM ---------- il messaggio prcedente inserito alle 10:19 AM ----------

    Il meteo indicava pioggia sino alle sette, poi una tregua di cinque sei ore quindi ancora pioggia.
    Il lunedì avevo declinato l’invito e poi erano già in tre, ma Alex il martedì è tornato alla carica per il giorno successivo, sa come convincermi, mi ha raccontato del lunedì e poi: “allora che fai io vado lo stesso anche da solo”, non si lascia solo un tale amico.
    E va bene lo confesso ero interessato anche a quanto riferito del lunedì.
    In pratica lui aveva visto tre animali interessanti attraversare in alto una pietraia, mentre gli altri due amici avevano incrociato un bel verro da un’altra parte, senza riuscire a tirare.
    Con queste premesse attendevamo al buio che spiovesse, era semplice, lui più interessato ai tre sarebbe salito verso la pietraia, mentre io sarei andato alla ricerca dell’altro.
    Appena prima di albeggiare ha smesso di piovere, bene, lui si avvia subito ha da fare quindici minuti buoni in salita.
    Io attendo che la luce fosse buona, la mia azione sarebbe iniziata sin da subito appena affacciato ad un dosso.
    C’erano interessanti pratini, che poi avrei costeggiato lungo una stradina malconcia, un tratto di circa duecento metri in discesa, da fare lentamente e con tante soste.
    Speravo che con la pioggia non potendo pasturare al meglio, gli animali si attardassero più del solito.
    Mi affaccio e subito distinguo tracce interessanti, passo il filo spinato e controllo da vicino, orme di buona misura nette dove non si era raccolta acqua o comunque un velo, terra rivoltata che seppur bagnata manteneva un aspetto “ruvido” con grani ben definiti , tutto portava a supporre una frequenza nell’ultima ora.
    Guardo in direzione del mare e non prometteva bene, si distinguevano nuvole con appesi scrosci d’acqua che seppur distanziati tra loro avanzavano verso monte.
    Mi sono avviato per la stradina una la lenta discesa, sperando che il proprietario di quelle impronte titubasse in quei puliti tra rovi e cisto.
    Pur con il vento a mio favore, ero molto attento a non fare rumore, evitavo i sassi instabili e posavo i piedi su quelli ben incassati nel terreno, quando possibile preferivo piccole zone erbose.
    Intanto gli occhi cercavano, il vento però con il suo andare discontinuo muoveva tutto, non era possibile individuare tra tanto cisto qualche movimento premonitore.
    Arrivato in vista della pozza usata come insoglio, non che avessero motivo per usare proprio quella, aumentai l’attenzione, intorno era tutto pasticciato ma con i rivoli d’acqua che scendevano per la stradina e dai suoi margini non era possibile leggere nulla.
    In quel punto c’è sempre il dilemma se affacciarsi sullo spiazzo di destra con tanto cisto e rovi alti circa al ginocchio, una sorta di anfiteatro circondato da una muraglia di alberi e arbusti fitti, ove conosco quattro buoni punti di passaggio per il folto.
    Oppure andare a sinistra verso un praterello con una piccola stalla, poco più di una tettoia in lamiera con tre pareti in legno, il percorso consente di tenere l’occhio, da altra angolazione, gli sprazzi di pulito che avevo incessantemente guardato sino ad allora, quindi poi scendere per un tratto ripido ove allungare lo sguardo verso un laghetto e l’ampio spiazzo che lo circonda.
    Scelsi quest’ultima opzione, attraversando in prossimità della pozza il fango si attaccava agli scarponi e produceva un rumoroso risucchio non era un bene.
    Fatti pochi passi nel prato alle mie spalle, dalla stradella appena abbandonata, il netto rotolare di una pietra, qualcosa l’aveva smossa.
    Sono tornato indietro molto lentamente per evitare il risucchio del fango, io non l’ho sentito ma non ero certo di esserci riuscito del tutto.
    Rimasi un attimo a spiare sulla strada nulla.
    Poi la sensazione di uno strusciare tra gli arbusti, poteva essere lui o il vento che mi prendeva in giro.
    Sempre con passo misurato ho attraversato la strada immettendomi nello spiazzo di destra con il rammarico di non averlo fatto prima.
    Intanto una pioggerella fine e ghiacciata arrivava a sprazzi.
    Sondavo metro per metro quella radura alla ricerca di un indizio nulla.
    E sempre con la massima attenzione mi sono addentrato verso un gruppetto di alberi per migliorare il punto di osservazione, potevo anche ripararmi da quegli aghi gelati che mi colpivano il viso.
    Ho atteso un po’ ma non aveva senso restare lì, la pioggia era aumentata e tornata liquida.
    Sono andato alla tettoia per attendere l’evolversi della situazione, potevo tenere d’occhio una bella fetta di terreno, proprio la parte più bassa dove avevo visto le prime tracce, pochi alberi, rovi e altri arbusti con buone zone di pulito.
    Il meteo non era disposto a supportare le mie intenzioni, le nuvole si susseguivano trasportate dal vento, basse sulla vallata che alla mia altezza erano nebbia.
    E così tutto si trasformò nel mondo dei folletti e delle fate, quel piccolo mondo che mi circondava spariva e riappariva di continuo, tra grigiore e improvvise lame di luce.
    Un mondo velato con ombre e strane luci, non mi sarei meravigliato se all’improvviso qualche creatura magica si fosse palesata.
    Mentre ero perso in questi pensieri una folata di vento spazzò parte del grigiore, riapparve la bella quercia alla mia destra e sotto…..strizzai gli occhi non era possibile ….. al riparo sotto quella grande chioma …..un unicorno.
    Che ci crediate o no era lì.
    Beh sì insomma, la prima sensazione e forse anche la seconda, ma guardando bene quel bel cavallo candido per un gioco di luci sembrava avere un iridescente unico corno, effetto delle goccioline di pioggia su un ramo spoglio.
    Da quel momento un poco per gioco un poco per scaramanzia cominciai, con la fantasia dei miei pensieri, a immergermi in quel mondo magico.
    Lo sguardo ipnotizzato dalla pioggia che formava quelle continue piccole onde concentriche nelle pozzanghere vicine.
    Mi riportava alla realtà solo il continuo ticchettare della pioggia sulle lamiere del tetto, il freddo intenso che trasformava le goccioline d’acqua in ghiaccio.
    Povere le dita delle mani sempre più gelate, poi una folata di vento spazzava per qualche attimo le nuvole e allora lo sguardo bramoso correva lungo i pratini, ogni roccia ogni tronco caduto poteva anche muoversi ed essere una sorpresa, poi tutto spariva inghiottito dalla nebbia e lui l’unicorno sempre sotto la sua quercia a testa bassa.
    Gelavo, ho iniziato il pellegrinaggio dentro la piccola stalla, anche i piedi erano gelati, giravo in tondo come un matto in gabbia, almeno mitigavo un po’ il freddo.
    Dopo una mezz’ora ho pensato che appena rallentava la pioggia sarei tornato all’auto, davvero tanto freddo.
    La pioggia rallentò e ricominciò per ben 4 volte ma sono sempre rimasto lì ammaliato da ciò che mi circondava, l’unicorno sempre sotto il suo albero, immobile, paziente, ormai era il mio consigliere.
    Trascorse così più di un’ora, quanta strada avrò fatto dentro quella piccola stalla chissà.
    Ancora un diradarsi di nuvole e il mio unicorno ancora lì.
    Ma qualcosa stava cambiando, il cavallo non teneva più la testa ciondoloni ma ben alta, si portò al limite della chioma, piovigginava appena, lui si mise a pascolare, poi si avviò nella mia direzione mi guardò e tornò a pascolare, crederci? cosa voleva suggerirmi il mio consigliere…..capì e uscì da quel rifugio.
    Avrei ascoltato ogni sussurro del vento e interpretato ogni segno, non era un giorno come gli altri, non so se era più un credere o perlomeno sperare, certamente volevo provare.
    Dopotutto un unicorno non si scomoda dal suo mondo per te senza un buon motivo.

    ---------- Messaggio inserito alle 10:24 AM ---------- il messaggio prcedente inserito alle 10:21 AM ----------


    Ciccio ma è finita quì la storia?? o ha qualche altro lieto fine da 70/80 kg...??
    FATTI NON FOSTE A VIVER COME BRUTI, MA PER SEGUIR VIRTUTE E CANOSCENZA
    (Dante Alighieri )

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    • matteo1966
      ⭐⭐⭐
      • Apr 2010
      • 2038
      • Liguria
      • setter inglese segugio bavarese da montagna (Bayerischer Gebirgsschweisshund )

      #3
      Ti perdono e ti ringrazio per il bel racconto.
      Continua!
      La mia presentazione https://www.ilbraccoitaliano.net/for...giorno-a-tutti

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      • Ciccio58
        ⭐⭐⭐
        • Aug 2008
        • 3026
        • palermo
        • Korthals/orma

        #4


        ---------- Messaggio inserito alle 05:57 PM ---------- il messaggio prcedente inserito alle 05:56 PM ----------



        ---------- Messaggio inserito alle 06:00 PM ---------- il messaggio prcedente inserito alle 05:57 PM ----------

        Piovigginava appena, volevo comunque fidarmi del mio consigliere.
        Fatto un breve giro nel prato per sbirciare piccole porzioni alberate, imbocco il viottolo che conduce ad un susseguirsi di piccoli terrazzi dai quali spaziare con lo sguardo fino al laghetto e altre porzioni di buon terreno.
        Il percorso ripido, da subito si rivela molto scivoloso, per un paio di volte ho parato con la mano gli scivoloni, poi alla prima ginocchiata ho capito che per quel giorno non era la via giusta.
        Piano B raggiungere la pietraia da cui avrei ugualmente controllato le porzioni di territorio che mi interessavano.
        Tornato sulla stradina certamente più agevole, in poco sono in vista dell’ampia depressione alberata molto frequentata per via delle ghiande.
        Li arriva anche un viottolo molto trafficato, che si snoda tra fitti rovi e porta più in basso direttamente ad un’altra ampia conca, con sugheri, lecci e qualche roverella.
        Aveva smesso di piovigginare e le nuvole si diradavano, ho asciugato con cura l’ottica e sostituito la cartuccia con una DK asciutta.
        Restando sulla strada, mi sono avviato verso la successiva radura, un ampio pratone con vegetazione sparsa che a sinistra degrada verso la conca alberata, mentre a destra è delimitato da un lungo serpentone di alti rovi, alle spalle di questi una striscia erbosa e poi la sommità rocciosa che cade verso il laghetto in un continuo ammasso di rocce e sassi.
        Procedo con molta circospezione addossato alla muraglia spinosa, quel luogo è sempre stato prodigo di gradite sorprese.
        Gli occhi scandagliano ogni perastro o prugnolo, alla base dei quali negli anni ho sorpreso alcuni cinghiali distratti.
        Arrivato ad una apertura nel muro di vegetazione mi sono diretto verso la pietraia, già in quel primo tratto la presenza di grossi sassi viscidi e traballanti rendeva difficile ogni passo, figuriamoci dover poi attuare un eventuale avvicinamento.
        Mi spinsi con cautela fino ad avvistare il laghetto, non era come speravo, tutto il prato con i radi alberi era allagato, impossibile che qualcosa vi stazionasse ed alquanto improbabile che qualcosa lo attraversasse.
        Restava da controllare la zona a nord, ma ho preferito ragionare con i piedi e a volte non è poi così sbagliato, i piedi mi suggerivano che ad ogni passo rischiavo qualche brutto scivolone, quindi tornai indietro verso la striscia erbosa.
        A quel punto costeggiando i rovi dalla parte interna sarei sceso direttamente verso i sugheri.
        Fatti pochi passi una lepre schizzò via, non scappò verso il basso ma girando mi è passata di fianco infilandosi nel varco da cui ero entrato .
        Rimasi perplesso, che fosse un messaggero dell’unicorno, sorrisi.
        Ma che strana giornata, mi divertiva comunque questa idea matta e stetti al gioco, dopotutto per ogni percorso intrapreso si era sempre presentato qualche ostacolo.
        Ho seguito la via segnata dalla lepre, ed eccomi ancora in vista del prato con i perastri, tutto mi conduceva li, ai suoi arbusti al fitto dei roveti che lo delimitano mentre scende verso l’ombrosa conca.
        Li in fondo sulla destra sono querce e lecci con la terra rivoltata sotto, di fronte una scarpata irta di rovi e prugnoli, mentre al centro un po’ delineata spicca una luminosa roverella il cui giallo e arancio pallido contrasta con il verde cupo dei sugheri e il grigiore delle nuvole.
        Visione ammaliante che mi colpì intensamente, come se qualcosa aleggiasse nell’aria.
        Il tempo si annullò, mi sentivo atteso in quel luogo in quel preciso istante, i minuti che seguirono interminabili, tutto si svolse con lentezza in una nuova dimensione.
        Solo alcune percezioni mi legavano al mondo reale, il vento gelido sulla guancia destra, mi suggerì che dovevo scendere ancora per qualche passo.
        Poi, per quanto possibile, ho memorizzato la posizione di ogni buchetta, sasso, cespuglietto, rametto, dovevo muovermi in silenzio senza guardare dove posavo i piedi.
        Con gli occhi incollati sotto i sugheri mi spostavo di lato, un passo e si mostrava una piccola porzione di terreno, una breve sosta per controllare se qualche ombra prendesse vita, poi un altro passo e ancora un angolo appariva e speravo che si riempisse di scure creature.
        Doveva succedere, tutto mi portava a crederlo.
        Così fin sotto un perastro addossato ai rovi, lì potevo allungare lo sguardo su porzioni di viottoli e buona parte del boschetto.
        Attesa.
        Forse non era saggio affidarsi ad un cavallo e una lepre, pardon un unicorno e il suo messaggero. Forse!
        Tra i rovi della scarpata un merlo chioccolò stizzito, perché?
        Attesa.
        La coda dell’occhio rubò un movimento in alto in cima alla roverella , un’ombra appena, forse ghiandaia? Colombaccio?
        Non distinsi se era stato dentro la chioma o oltre sulla ripida scarpata, d’istinto alzai il nero diavoletto e lo strinsi al petto.
        L’ombra si ripresentò alquanto indistinta più in basso oltre i rami.
        E avvenne, calai in uno stato di calma efficiente.
        Consapevole delle emozioni che volevano sopraffarmi ma che tenevo ben imbrigliate.
        Sorrisi, non è poi da matti credere agli unicorni.
        Scuro scendeva dal costone per quel viottolo seminascosto che lo portava sin sotto la roverella, sarebbe scomparso a tratti alla mia vista.
        Giunto ai piedi dell’albero , poteva andare verso i sugheri ed essere bene in vista, oppure poteva rimontare a sinistra imboccando l’ampio canalone e il viottolo che conduce alla prima depressione, sarebbe stata un’azione faticosa ma fattibile, schizzare al trotto verso l’alto e con un ampio giro intercettarlo al pulito.
        Ultima probabilità proseguiva dritto per il viottolo più battuto, apparendo infine tra i bassi cespugli ad alcune decine di metri davanti a me, poteva anche imboccare un viottolo secondario, divergente e sbucare a cinque metri oltre il perastro.
        Era ben grosso e andava lento, con attenzione potevo migliorare la mia posizione, mi sono scostato per alcuni metri verso il centro del prato e altrettanto verso l’alto.
        Ho atteso con ansia che ricomparisse nel piccolo pulito sotto l’albero luminoso, li si è attardato un attimo come a riflettere, poi è stato inghiottito dalla vegetazione.
        Aveva deciso, per la via più battuta ora saliva verso di me, ma in quale dei due viottoli non sapevo.
        Attesa
        Finché alcuni rametti di rovo vibrarono appena, è sul viottolo principale, ho fatto tre passi a sinistra non gradivo l’incontro di muso.
        Il grigiore attorno aumentò percepivo sbiaditi i bei colori della roverella, ma ben netto il piccolo punto rosso dell’ottica che già puntava il varco della vegetazione dove sarebbe apparso.
        Abbassai il cane e sentì che il pollice gelato aveva poca sensibilità.
        Mossi energicamente più volte l’indice per strapparlo al gelido torpore, lo adagiai leggero sul grilletto.
        Attesi…..finché lo scuro testone non apparve.
        Il grugno entrò nell’ottica alquanto in alto alzai appena la canna e attesi che avanzando il suo occhio oltrepassasse il punto rosso……poi l’orecchio …..e prima che la spalla arrivasse il grilletto era a fine corsa.
        Un breve strillo e cade rigido di fianco, a terra immobile solo la mandibola accennava a un vago inutile movimento.
        Lo guardai per un po’, ringraziai il mio unicorno e sorrisi ancora.
        L’ho raggiunto, un velo di tristezza mi passo per la mente, povera creatura.
        Il vento spazzò ancora il grigiore e la roverella si accese dei suoi colori.
        Alla radio la voce del socio mi risvegliò “ hai fatto quello grosso “ risposi “no è più grosso assai, scendi che c’è da tirare“ e scoppiai in una risata.
        Portarlo alla stradina in due è stata arduo, ma questa è un’altra storia.

        ---------- Messaggio inserito alle 06:01 PM ---------- il messaggio prcedente inserito alle 06:00 PM ----------

        Le foto dovevano venire alla fine ho pasticciato pazienza

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        • trikuspide
          ⭐⭐⭐
          • Jan 2019
          • 5795
          • Sicilia

          #5
          Bella storia, grazie Ciccio!
          ".. appostati per tempo e aspetta immobile. La preda scruterá a lungo l'ambiente circostante , se nel mentre ti sarai mosso per quella sera non vedrai nulla!"

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          • Yed
            ⭐⭐⭐
            • Sep 2012
            • 6364
            • Pordenone
            • Segugio Bavarese di montagna

            #6
            Ciccio waidmanns'heil ! [brindisi][brindisi]

            e complimenti x il bel racconto, ma l'unicorno dove stava che non si vede?

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            • trikuspide
              ⭐⭐⭐
              • Jan 2019
              • 5795
              • Sicilia

              #7
              Originariamente inviato da Yed
              Ciccio waidmanns'heil ! [brindisi][brindisi]

              e complimenti x il bel racconto, ma l'unicorno dove stava che non si vede?
              Per il botto della fucilata il corno gli sarà caduto e gli saranno spuntate anche le ali...a me è successa una cosa analoga, pensa te, con un gatto che ha avuto la brillante idea di mettersi alla posta nella stessa zona dove mi ero
              già piazzato da un pezzo io...alla stessa maniera di Ciccio lo tenevo sott'occhio per usarlo come "radar".
              Vedessi le corse quando io più fortunato di lui sparai per primo alla mia di preda.
              ".. appostati per tempo e aspetta immobile. La preda scruterá a lungo l'ambiente circostante , se nel mentre ti sarai mosso per quella sera non vedrai nulla!"

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              • matteo1966
                ⭐⭐⭐
                • Apr 2010
                • 2038
                • Liguria
                • setter inglese segugio bavarese da montagna (Bayerischer Gebirgsschweisshund )

                #8
                Bravo Ciccio, intanto per l'azione di caccia: agguatare e sorprendere così un animale nel suo territorio non è cosa da poco.
                Poi per come scrivi; hai sensibilità sui dettagli e con ottimo uso della lingua li metti giù bene.

                Fa strano piuttosto vedere la "roverella" ancora con le foglie a marzo....
                Buona giornata, matteo

                P.S. povera creatura si, viene anche a me un po' di tristezza quando raggiungo il mio animale inerme (un po' meno coi cinghiali, in montagna li odiamo). Bisogna però considerare che è morto bene, senza neanche accorgersene.
                La mia presentazione https://www.ilbraccoitaliano.net/for...giorno-a-tutti

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                • trikuspide
                  ⭐⭐⭐
                  • Jan 2019
                  • 5795
                  • Sicilia

                  #9
                  I fatti dovrebbero risalire a fine gennaio...al più tardi.
                  ".. appostati per tempo e aspetta immobile. La preda scruterá a lungo l'ambiente circostante , se nel mentre ti sarai mosso per quella sera non vedrai nulla!"

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                  • Ciccio58
                    ⭐⭐⭐
                    • Aug 2008
                    • 3026
                    • palermo
                    • Korthals/orma

                    #10
                    Si il fattaccio è di metà gennaio.
                    Grazie per le belle parole Matteo.
                    Era certamente nel suo territorio, ma è per certi versi anche il mio lo conosco palmo a palmo e negli anni ho imparato come con il passare dei mesi e con un occhio al meteo cambiano molti aspetti, di conseguenza occorre adattare le strategie variandole anche da un giorno all’altro.
                    Non basta passeggiare per i campi, su un crinale il sole basso può portare la tua ombra a centinaia di metri pochi secondi e si svuota un buon posto, e tanti altri piccoli accorgimenti da mettere in atto.

                    ---------- Messaggio inserito alle 12:32 PM ---------- il messaggio prcedente inserito alle 12:31 PM ----------

                    Caro il mio buon Yed per vedere gli unicorni occorre crederci [:D]
                    [brindisi]

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                    • Skeetshooter
                      ⭐⭐
                      • Jul 2019
                      • 309
                      • Conversano
                      • Setter Eba

                      #11
                      Complimenti per l'azione di caccia, ma soprattutto per la tua sensibilità.
                      Un bel racconto di caccia e di vita.

                      P.S.:Anch'io, a volte, credo nell'unicorno.
                      “Non si mente mai così tanto come prima delle elezioni, durante la guerra e dopo la caccia.”

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                      • sly8489
                        ⭐⭐⭐⭐
                        • Mar 2009
                        • 11961
                        • Trieste
                        • spring spaniel

                        #12
                        Impensabile nel mio territori cacciare il cinghiale con la stessa tecnica di Ciccio58, almeno per me. A prima vista, ho avuto la netta impressione che la foto mostrasse una zona di pasturazione, con massi per coprire la pastura e capanno per l'aspetto, forse il capanno era meglio un poco più chiuso. La mia è pura deformazione professionale. Per esempio il palo che si vede nella foto lo avrei cosparso di catrame vegetale, in aggiunta avrei spalmato sui massi della pasta all'anice, dove consentito pasturare, ovviamente avrei messo anche la pastura. Complimenti a Ciccio58 per il bel racconto, per l'abbattimento e per il tiro fatto con precisione.

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                        • cero
                          ⭐⭐⭐
                          • Jan 2009
                          • 3029
                          • Romagna

                          #13
                          Forse è il caso che rileggi con calma e attenzione il bel racconto di Ciccio...

                          Commenta

                          • gabriele dd
                            • Mar 2006
                            • 160
                            • lombardia
                            • drahthaar

                            #14
                            bellissimo racconto bravo
                            gabriele

                            Commenta

                            • sly8489
                              ⭐⭐⭐⭐
                              • Mar 2009
                              • 11961
                              • Trieste
                              • spring spaniel

                              #15
                              Originariamente inviato da cero
                              Forse è il caso che rileggi con calma e attenzione il bel racconto di Ciccio...
                              Fatto, ma non cambio niente di quello che ho scritto. [:D]

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