Chronic Wasting Disease (CWD) (Encefalopatia Spongiforme dei Cervidi)

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  • Oizirbaf
    Moderatore Buona Forchetta
    • Nov 2014
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    • Milano

    #1

    Chronic Wasting Disease (CWD) (Encefalopatia Spongiforme dei Cervidi)

    Chiedo scusa se mi sia sfuggito qualche articolo sul tema di cui non mi sia colpevolmente accorto ma ne sono venuto a conoscenza a mezzo chiacchiere venatico- culinarie con Il Mericano Giovanni. Pubblico, di seguito, un articolo (in link) proveniente da fonte scientifica CDC. Center for Disease Control an prevention.
    Sembra ci ritrovi daccapo con la Encefalopatia spongiforme Trasmissibile, dei bovini, della "scrapie" di ovini e caprini, e la variante di Creutzfield/Jakob Disease, la forma umana della "mucca pazza".
    Saremmo, quindi nuovamente alle prese con questi malefici "prioni".
    Per ora le cose sembrerebbero interessare il nord America ma anche Renne e Alci in Norvegia, Finlandia e Svezia.
    Proprio una bella grana. Anche perchè la lunga"incubazione" prima del manifestarsi di qualsiviglia sintomo negli umani crea un buco gnosologico pericoloso in tutti i sensi.
    Posto l'origine dell'articolo, in inglese, facilmente traducibile per i non spiccanti albionico con il traduttore del PC.
    Oizirbaf

    Ultima modifica Oizirbaf; 11-08-22, 21:41.
    "...Apri la mente a quel ch'io ti paleso
    e fermalvi entro; ché non fa scienza,
    sanza lo ritenere, avere inteso..."
  • Er Mericano
    ⭐⭐⭐
    • Feb 2022
    • 2024
    • Alabama
    • Labrador

    #2
    Una delle prime misure adottate e' stata quella di proibire le esche olfattorie a base di urina di cerve. L'urina proviene dagli allevamenti di cervi in cattivita' sparge l'infezione. I prioni resistono a qualsiasi tentativo di distruggerli. Neanche la prolungata ebollizione puo' far nulla. Ecco perche' cuocere le carni contaminate di animali infetti non elimina i prioni. Molti degli allevamenti di cervi hanno mostrato un'alta percentuale di infezioni, certamente dovuta all'affollamento dei recinti. La seconda contromisura e' stata quella di aumentare il numero di cervi abbattuti in certe zone piu' colpite per sfoltirne il numero e diminuire la possibilita' di contagi. La terza e' stata gia' adottata in molte zone: la proibizione di mangiatoie e di foodplots, campetti per raccolti a perdere per attirare e concentrare i cervi. I cervi che si concentrano intorno a mangiatoie e nei campetti e mangiano insieme sono molto piu' esposti a fluidi corporei (urina, muco, saliva, feci) di animali infetti.

    Contagio da cervo infetto ad essere umano? Per ora non ci sono stati casi di tale contagio. Comunque, se ricordate la "mucca pazza," molti comnciarono a mostrare sintomi parecchio tempo (anche anni) dopo aver consumato carni infette. Quali parti del cervo (o capriolo, o daino) sono le piu' pericolose? Ovviamente quelle che contengono particelle anche minime di materia cerebrale e spinale, dove si annidano i prioni. Con gli animali (bovini, ovini) d'allevamento oggi il midollo spinale ed il cervello vengono scartati e--credo--inceneriti. Il muscolo ed il grasso, se non contaminati da tali organi, dovrebbero essere sicuri. In un mattatoio e' facile isolare le parti pericolose dal resto.

    MA... ed e' un grosso MA: i selvatici cacciati vengono uccisi da palle espansive che o si frammentano in parte, si espandono sempre, e nel loro tragitto nel corpo dall'animale potrebbero trascinare con se' frammenti di tessuti infetti e farne contaminare muscolo e grasso. IL colpo che io e tanti altri preferiscono per le sue capacita' paralizzanti e' alla punta anteriore della scapola. La colonna vertebrale ne e' sempre colpita, direttamente o indirettamente (da schegge di palla e/o di ossa). Particelle di midollo spinale possono finire nel muscolo della spalla e del collo. Se l'animale e' infetto dal CWD questo potrebbe essere pericoloso. Forse io e tanti altri dovremo ritornare al tiro al blatt. Anche la macellazione dovra' essere fatta con criteri diversi, prestando grande attenzione a non contaminare le parti consumabili con coltelli o seghe che sono venuti in contatto con l'intera lunghezza del sistema nervoso centrale, da cervello a coccige. Non so se il midollo osseo (quello dei femori e delle altre grandi ossa non collegate al sistema nervoso centrale) possa contenere i prioni.
    Forse non ci saranno mai casi di umani infettati da "cervo pazzo," ma io non ci giurerei.
    Vedremo. Forse ci saranno ceppi di cervi resistenti o immuni a tale infezione, e se sopravviveranno saranno capaci di passare il loro DNA ai loro discendenti che saranno anche loro immuni. A questi sara' dato il compito di continuare la specie.

    Come dicono a Grottaferrata, "So' cartacce." Mala tempora currunt. Si vedra'. Intanto spero che in tutto il mondo lo spargersi di questa infezione sara' attentamente monitorato, e quelle poche cose che si possono fare per ritardare il contagio (prevenirlo credo sia impossibile) vengano fatte senza eccezioni, deroghe, piagnistei, opposizione, cavilli, favoritismi, e atteggiamento da struzzo con la testa sepolta nella sabbia. I cervidi sono in vero pericolo. Basta guardare la mappa della concentrazione di infezioni negli U.S. e Canada.
    Chi se fa' pecora, la lupa arabbiata se lo magna!

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    • Frank
      ⭐⭐⭐
      • Oct 2019
      • 1542
      • Regno Borbonico

      #3
      i prioni sono e saranno una piaga, ovunque ci sono grandi assembramenti di animali. e purtroppo peggio ove ammessi i mangimi derivati da altri mammiferi.

      sono un medico e vi assicuro che fra la reale portata della creutzfeld jacob e la variante, si sa davvero poco. la mia paura è che emergano pure fra i suidi…
      «Contro di te sarei preda o predatore?»

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      • Nikolis
        ⭐⭐
        • Dec 2016
        • 914
        • Greece
        • [url=https://postimg.cc/tY3NZjyf][img]https://i.postimg.cc/65SjPWP9/IMG-3326.jpg[/img][/url]

        #4
        Prione, dall'inglese prion (acronimo di "PRoteinaceous Infective ONly particle" = particella proteica solamente infettiva), è il nome attribuito da Stanley B. Prusiner a una molecola di natura proteica (un isomero conformazionale di una glicoproteina) con la capacità di trasmettere la propria forma mal ripiegata a varianti normali della stessa proteina.

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